Per lanciare un manifesto bisogna volere: A,
B, C, scagliare invettive contro 1, 2, 3, eccitarsi e aguzzare le ali
per conquistare e diffonder grandi e piccole a, b, c, firmare, gridare,
bestemmiare, imprimere alla propria prosa l'accento dell'ovvietà
assoluta, irrifiutabile, dimostrare il proprio non-plus-ultra e
sostenere che la novità somiglia alla vita tanto quanto l'ultima
apparizione di una cocotte dimostri l'essenza di Dio.
Scrivo un manifesto e non voglio niente, eppure
certe cose le dico, e sono per principio contro i manifesti, come del
resto sono contro i principi (misurini per il valore morale di qualunque
frase). Scrivo questo manifesto per provare che si possono fare
contemporaneamente azioni contradittorie, in un unico refrigerante
respiro; sono contro l'azione, per la contraddizione continua e anche
per l'affermazione, non sono nè favorevole nè contrario e non dò
spiegazioni perchè detesto il buon senso.
DADA non significa nulla.
Se lo si giustifica futile e non si vuol perdere
tempo per una parola che non significa nulla. Il primo pensiero che
ronza in questi cervelli è di ordine batteriologico: trovare l'origine
etimologica, storica, o per lo meno psicologica. Si viene a sapere dai
giornali che i negri Kru chiamano la coda di una vacca sacra DADA. Il
cubo e la madre di non so quale regione italiana: DADA. Il cavallo a
dondolo, la balia, doppia conferma russa e romena: DADA . Alcuni
giornalisti eruditi ci vedono un arte per i neonati, per latri santoni,
versione attuale di Gesùcheparlaaifanciulli, è il ritorno ad un
primitivismo arido e chiassoso, chiassoso e monotono. Non si può
costruire tutta la sensibilità su una parola, ogni costruzione converge
nella perfezione che annoia, idea stagnante di una palude dorata,
prodotto umano relativo.
L'opera d'arte non deve rappresentare la bellezza
che è morta. Un'opera d'arte non è mai bella per decreto legge,
obiettivamente, all'unanimità. La critica è inutile, non può esistere
che soggettivamente, ciascuno la sua, e senza alcun carattere di
universalità. Si crede forse di aver trovato una base psichica comune a
tutta l'umanità? Come si può far ordine nel caos di questa informa
entità infinitamente variabile: l'uomo? Parlo sempre di me perchè non
voglio convincere nessuno, non ho il diritto di trascinare gli altri
nella mia corrente, non costringo nessuno a seguirmi e ciascuno si fa
l'arte che gli pare.
Così nacque DADA da un bisogno d'indipendenza.
Quelli che dipendono da noi restano liberi. Noi non ci basiamo su
nessuna teoria. Ne abbiamo abbastanza delle accademie cubiste e
futuriste: laboratori di idee formali: Forse che l'arte si fa per soldi e
per lisciare il pelo dei nostri cari borghesi? Le rime hanno il suono
delle monete. Il ritmo segue e il ritmo della pancia vista di profilo.
Tutti i gruppi di artisti sono finiti in banca,
cavalcando differenti comete. Una porta aperta ha la possibilità di
crogiolarsi nel caldo dei cuscini e nel cibo. Il pittore nuovo crea un
mondo i cui elementi sono i suoi stessi mezzi, un'opera sobria e
precisa, senza oggetto. L'artista nuovo si ribella: non dipinge più
(riproduzione simbolica e illusionistica) ma crea direttamente con la
pietra, il legno, il ferro, lo stagno, macigni, organismi, locomotive
che si possono voltare da tutte le parti, secondo il vento limpido della
sensazione del momento.
Qualunque opera pittorica o plastica è inutile;
che almeno sia un mostro capace di spaventare gli spiriti servili, e non
la decorazione sdolcinata dei refettori degli animali travestiti da
uomini, illustrazioni della squallida favola dell'umanità .Un quadro è
l'arte di fare incontrare due linee, parallele per constatazione
geometrica, su una tela, davanti ai nostri occhi, secondo la realtà di
un mondo basato su altre condizioni e possibilità. Questo mondo non è
specificato, nè definito nell'opera, appartiene alle sue innumerevoli
variazioni allo spettatore.
La spontaneità dadaista.
L'arte è una cosa privata. L'artista lo fa per se
stesso. L'artista, il poeta, apprezza il veleno della massa che si
condensa nel caporeparto di questa industria. E' felice quando si sente
ingiuriato: una prova della sua incoerenza. Abbiamo bisogno di opere
forti, dirette e imcomprese, una volta per tutte. La logica è una
complicazione. La logica è sempre falsa. Tutti gli uomini gridano: c'è
un gran lavoro distruttivo, negativo da compiere: spazzare, pulire.
Senza scopo nè progetto alcuno, senza organizzazione: la follia
indomabile, la decomposizione. Qualsiasi prodotto del disgusto
suscettibile di trasformarsi in negazione della famiglia è DADA;
protesta a suon di pugni di tutto il proprio essere teso nell'azione
distruttiva: DADA; presa di coscienza di tutti i mezzi repressi fin'ora
dal senso pudibondo del comodo compromesso e della buona educazione:
DADA ; abolizione della logica; belletto degli impotenti della
creazione: DADA ; di ogni gerarchia ed equazione sociale di valori
stabiliti dai servi che bazzicano tra noi: DADA ; ogni oggetto, tutti
gli oggetti, i sentimenti e il buoi, le apparizioni e lo scontro
inequivocabile delle linee parallele sono armi per la lotta: DADA ;
abolizione della memoria: DADA ; abolizione dell'archeologia: DADA ;
abolizione dei profeti: DADA ; abolizione del futuro: DADA ; fede
assoluta irrefutabile inogni Dio che sia il prodotto immediato della
spontaneità: DADA ."
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