iniziativa italiana
libertà per ocalan – pace
in kurdistan
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Il terzo dominio
DI ABDULLAH OCALAN
Estratti ragionati del
memoriale difensivo presentato alla Corte Europea per i diritti umani
Indice
Introduzione
Democratizzazione: la strada
per una nuova forma di civiltà?
Sulla democrazia
Il ruolo della forza nella
storia
Sulla legittima difesa
La teoria del terzo dominio
La società civile – Un nuovo
modello per il Medioriente
Creazione e sviluppo del
Diritto
La parte giocata dal diritto
nella soluzione dei problemi sociali
Stato, religione e società – L’esempio sumerico
Patriarcato – La schiavitù della donna
Problemi di metodo e
responsabilità degli intellettuali
L’attuale crisi di civiltà
La dimensione umana della
crisi
Critica al socialismo reale
Il socialismo può diventare
la forma alternativa di civiltà?
Dogmatismo e individualismo
Le implicazioni della lotta di genere
Appendici
Abdullah Ocalan – Cenni biografici
Sulle
condizioni detentive di Abdullah Ocalan
KHRP –
comunicato stampa su sentenza CEDU
Iniziativa
Italiana “Libertà per Ocalan – pace in Kurdistan”
Introduzione
Il memoriale difensivo che Ocalan presentò al suo
grottesco processo nel tribunale dell’isola di Imrali includeva idee per la soluzione
pacifica del conflitto nell’ambito dei confini della Turchia (pubblicato in
inglese con il titolo “Declaration on the democratic solution of the Kurdish
question”, ISBN 3-931885-18-6). Queste idee si basavano sul concetto di democratizzazione universale in
opposizione a quelle di autonomia nazionale. A guardarsi indietro Ocalan
intendeva le sue dichiarazioni come un appello a smorzare gli animi di una
situazione per cui il suo rapimento, risultato dalla partecipazione di USA e
stati europei << ha offerto un pacco regalo allo sciovinismo, che
raggiunse così un livello di isteria; un pacchetto gettato nell’arena del XX
secolo, come se fosse stato uno spettacolo romano, quando si davano le persone
in pasto ai leoni>>.
Ma i due volumi difensivi sottoposti invece alla Corte
europea per i diritti dell’uomo non erano più solo indirizzati all’opinione
pubblica turca. Egli ha elaborato le sue idee precedenti attraverso un’analisi
generale della civilizzazione. Una tale analisi è risultata obbligatoria per comprendere
sia la sua apprensione che in maniera allargata la questione kurda. << a causa del fatto che le circostanze che hanno portato al mio
arresto e le forze che lo hanno realizzato, erano in collegamento con le
potenze dominanti della civilizzazione moderna, è chiaro che la mia difesa
andava così presentata […] ho fatto uso del mio diritto alla difesa sentendo
come mio obbligo quello di far uso della piattaforma legale, per quello che
ritengo sia la Corte Europea per i Diritti Umani, per poter dire cose che […]
dovevano essere dette al mondo a nome del popolo kurdo>>.
Quello che Ocalan ha da dire non riguarda tanto un
calcolo pragmatico relativo al bilancio di forze fra coloro che sono coinvolti
nel conflitto, ma invece connesso al corso della storia del mondo. Fin dal suo
inizio il movimento si è concentrato a voler rompere lo status quo del
Medioriente – anche al tempo in cui non erano altro che una manciata di
studenti kurdi e turchi ad Ankara che ruotavano attorno alle idee di Abdullah
Ocalan nella metà degli anni settanta. Il loro obiettivo era quello dell’unione
socialista del Medioriente e il primo passo verso l’unione era porre fine
all’oppressione dei kurdi nei quattro paesi. Per Kemal Pir, co-fondatore del
PKK, era quindi chiaro che “la rivoluzione in Turchia passava per il Kurdistan”
.
Il crollo del “real-socialismo” è stato la prova che
l’obiettivo sarebbe stato raggiunto al di là del dogma dei due blocchi e senza
un prospettiva utopica di un mondo rivoluzionario. Non di meno, il fatto che ci
sia stato un Nuovo Ordine Mondiale non ha spinto il PKK ad abbandonare
l’obiettivo originario, ma l’ha circoscritto ai diritti culturali ed identitari
dei kurdi all’interno della comunità degli stati nel Medio Oriente. Quello di
cui Ocalan effettivamente si preoccupa è che i confini politici degli stati
mediorientali restino inalterati mentre venga radicalmente cambiato il senso
delle politiche che delimitano.
Nonostante tutte le limitazioni arbitrarie che gli sono
state imposte, Ocalan è stato capace di terminare i due volumi intitolati
“Dallo stato clericale sumero alla civilizzazione democratica” in lingua
originale turca appena prima che si verificasse la tragedia che ha innescato
una catena di eventi che ha reso le sue tesi ancora più attuali e più indispensabili
che mai: l’11 settembre. La parte restante del vecchio sistema mondiale è stato
scosso da un evento devastante e scioccante che ha innescato una nuova e più
intensa fase nella lottta per un nuovo sistema internazionale. Quando il 4
aprile 2002 è stato fondato il KADEK si è discusso di come collegare le tesi di
Ocalan con ciò che stava accadendo nel mondo dopo che le Torri Gemelle caddero.
Quando gli USA dichiararono la terza guerra mondiale, questo significò
principalmente e particolarmente che da quel momento in poi tutte le regole
legali internazionali e i criteri comunemente accettati avevano perso la loro
validità e le relazioni internazionali sarebbero state ancora una volta
determinate da disastri e guerre. Da questa guerra sarebbero emerse nuove
regole, nuove forme di relazioni e un nuovo sistema e coloro che lo avrebbero
condotto ne chiarirono la durata. È un dato di fatto, che tutte le regioni del
mondo che precedentemente si trovavano sotto l’influenza del sistema sovietico
in qualche modo sono passati per estesi processi di cambiamento nella prima
decade dopo la sua caduta. Questi processi spesso hanno significato un
ri-orientamento politico, economico ed ideologico totale, nel corso dei quali
alcuni dei vecchi stati si sono dissolti
ed altri si sono formati ex novo
e le strutture sociali sono drasticamente cambiate. Con l’esistenza
dell’Unione Sovietica a livello mondiale, tutti i problemi relativi al
conflitto USA-URSS fra le potenze occidentali sono stati delegati alla
leadership USA che se ne è occupata. Cercando di risolvere questi problemi il
sistema ha dovuto cambiare. Gli eventi recenti hanno illustrato come delle
piccole fessure possano diventare delle crepe che possono approfondirsi e
colpire irrevocabilmente il funzionamento delle istituzioni internazionali.
Soltanto perché la parte orientale del sistema del XX secolo si è dissolta ed è
cambiata negli ultimi dieci anni, adesso più o meno si può prevedere che la
parte occidentale del sistema verrà attraversata da cambiamenti simili nei
prossimi dieci, quindici anni. Già da adesso è prevedibile che né la NATO, né
l’UE, tanto meno l’ONU saranno più le stesse. Senza tenere conto di chi ha
commesso le atrocità dell’11 settembre o di quali fossero le intenzioni, anche
questa è stata una lezione dalla quale imparare.
Il sistema internazionale del XX secolo emergeva dal caos
prodotto dalla Prima Guerra Mondiale, che da parte sua era un’eruzione di
conflitti fra potenze europee rivali circa le loro questioni di dominazione per
stabilire l’ordine universale della civiltà capitalista. Per la prima volta ci
fu un sistema che veramente coinvolgeva tutto il mondo e controllato da certi
centri politico-economici. Due eventi epocali catalizzati dalla Prima Guerra
Mondiale furono l’instaurarsi dell’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche e il crollo dell’Impero Ottomano, permettendo a molti stati europei
di instaurare per la prima volta una loro dominazione diretta del Medioriente.
La Seconda Guerra Mondiale con i suoi indimenticabili orrori non ha cambiato di
molto quella sistemazione di base. Considerando la correlazione storica, forse
ci sorprende che la prima guerra che ha seguito il crollo dell’Unione Sovietica
sia stata la Guerra del Golfo in Iraq nei primi anni Novanta? Parlare della Terza
Guerra Mondiale significa fondamentalmente che il suddetto status quo sia ormai
spezzato e supponendo di creare un nuovo ordine. Finché la violenza sarà ancora
intesa come strumento di risoluzione dei problemi del vecchio sistema, una
delle ragioni per cui l’Iraq è stato indicato come punto critico è che la sua
struttura presente pone un ostacolo ad
ogni tentativo di affrontare il
conflitto arabo-israeliano e la questione kurda nel modo che gli USA intendono.
Avendo detto che un assesto sobrio della corsa al
Medioriente si rivelerà che questo è un
conflitto che si esprime per un aspetto come conflitto tra il vecchio status
quo, i vari regimi autarchici (Iraq e Siria), oligarchici (Turchia ed Egitto) e
monarchici (Arabia Saudita, Giordania, ecc) della regione e i concetti
divergenti della trasformazione. Per un altro aspetto il conflitto si esprime
come uno fra quelli che intendono il cambiamento come processo, secondo i
ristretti interessi e piani egemonici e quelli che si battono per il
cambiamento democratico e l’unità fra i popoli della regione. In altre parole,
la configurazione presente del conflitto nel Medioriente è sia una lotta fra la
predominanza del capitale internazionale e l’aspirazione dei popoli a vivere in
libertà e dignità, sia uno fra i nazionalismi locali e i progetti di pace e
democratizzazione.
Nella sua opera Ocalan ha tracciato questo schema
dialettico intricato tendendo più generalmente alla recente storia mondiale:
<< In questa struttura la contraddizione si
sviluppa tra i possessori sciovinisti dello stato nazione, trasformatisi in una
tribù moderna, ed i rappresentanti cosmopoliti del capitale finanziario
internazionale, da un lato, e tra tutti i popoli e queste due forze dall’altro.
Mentre le forze dello stato nazione rivolte verso l’interno privano il loro
stesso popolo della democrazia moderna e degli effetti arricchenti dello
sviluppo tecnologico, allo stesso tempo entrano in conflitto con il capitale
finanziario internazionale sulla questione della globalizzazione, ed in entrambi
i casi svolgono un ruolo reazionario. Lo stato nazione può anche usare gli
slogan di indipendenza nazionale, che forse ebbero una limitata funzione
progressista contro l’imperialismo dei vecchi tempi, però in effetti esso è
diventato uno strumento di sfruttamento per il sistema sopranazionale, dato che
gli elementi obiettivi del passato a cui fa riferimento non esistono più.
Quando messi con le spalle al muro, questi regimi possono diventare remissivi e
più pericolosi di prima, in cambio di poche briciole. La ricostituzione del
nuovo regime tra l’imperialismo del capitale finanziario ed i rappresentanti
nazionali collaboratori ha luogo in questa struttura.>>
Questa analisi implica che il progresso delle forze
civili, che si battono per la giustizia e la democrazia, dovrebbe prendere
un’istanza chiara a seconda degli interessi dei popoli della regione.
Una volta che applichiamo il principio << pensa globalmente, agisci localmente >> vedremo che i kurdi saranno
seriamente avvisati per arrivare al raggiungimento di alcuni progetti dietro i
quali saranno in grado di realizzarsi. La soluzione elaborata da Ocalan nel
contesto dell’Unione democratica del Medioriente, prevede che gli stati e le
società vivranno attraverso la democratizzazione nella prospettiva di confluire
in un’entità confederazionale. Circa e su questioni di strategia generali della
democratizzazione come l’uguaglianza di genere, la giustizia sociale, la tutela
dei diritti umani, la decentralizzazione e la devoluzione, ci sono invece
specifici temi di cui Ocalan discute: la pace arabo-israeliana, la
democratizzazione delle forme di governo islamiche per esempio in Iran,
stabilire il pluralismo culturale e politico in Siria e la democratizzazione
della Turchia per la soluzione del suo problema kurdo, con tutto ciò ci chiede
principalmente a che cosa possono contribuire i kurdi. Il conflitto kurdo, al
di là di una sua fine, è comunque visto come un ostacolo di fronte al progresso
e allo sviluppo del Medioriente e la sua soluzione come un contributo alla
richiesta di diritti e libertà di tutte
le altre nazioni e minoranze della regione, come un tutt’uno.
Democratizzazione, la via verso una nuova forma di civiltà
Il termine democratizzazione
usato così frequentemente acquisisce un senso centrale nel pensiero di Ocalan
perché in esso egli percepisce lo spirito della nostra epoca: << Le caratteristiche fondamentali della nostra epoca possono essere
definite dalla coesistenza della crisi generale e della disintegrazione della
civiltà fondata sulla società classista da un lato, e dalle caratteristiche del
periodo di transizione che conduce alla formazione dell’identità della nuova
civiltà, dall’altro. Nonostante le diverse caratteristiche di entrambi i mondi
siano duramente in lotta tra di loro, nessuno di loro è in grado di superare
completamente ed annientare l’altro. Tuttavia un tale dilemma in bianco e nero
è in contraddizione con le leggi basilari della natura. […] Proprio come in
natura, l’umanità vivrà creando la ricchezza di colori nella società. […] La
democrazia moderna si fonda sulla ricchezza di un’ulteriore trasformazione
sociale. Guardando oltre il compromesso dei due estremi, può essere considerata
un sistema che immagina la libera auto-espressione e la libera esistenza come suo
principio più importante, quello cioè che rispetta la ricchezza delle forme che
la società crea e continuerà a creare per tutta la storia. >>
Ocalan
ci richiama perché non si guardi alla democrazia come una mera forma di
determinazione delle forze politiche, ma come <<
un sistema in cui tutte le parti sociali, in particolare le donne come la
classe ed il sesso più oppresso fin dall’antichità, ed i bambini, si esprimono
liberamente. E’ un sistema che prende la scienza e la tecnologia come base del
progresso e per la risoluzione, non solo delle contraddizioni interne della
società, ma anche delle sempre crescenti contraddizioni nell’ambiente. E’ un
sistema basato sul cambiamento e la trasformazione in condizioni
pacifiche.>>
La democrazia è << una forma di civiltà a lungo termine e comprensiva. Ospita sia gli
elementi classisti che quelli tipici della mancanza di classi, ma è un sistema
che determina e fornisce le basi per la libera e slegata esistenza di tutte le
varianti proprie di entrambi gli elementi. >> la lotta di classe viene aumentata con temi programmatici come la
liberazione della donna, la protezione ambientale e i diritti degli animali e
il controllo e la regolamentazione della tecnologia.
Se è così, la
democratizzazione non può essere ridotta soltanto a pacchetti di riforme come
qualcuno vuol far intendere, ma richiede una vasta organizzazione e
partecipazione di tutti i settori della popolazione. I veicoli di ciò sono le
organizzazioni indipendenti della società civile. Progetti come questi sono
intesi a creare la consapevolezza dell’essere custodi dei diritti nella società
e a cambiare, democratizzando le strutture sociali tradizionali, abitudini e
codici di comportamento. Ma essi anche sono intesi a democratizzare le
politiche, le << relazioni mediate fra società e
stato>>. La stessa
democratizzazione dello stato dovrebbe iniziare con il generare una : <<suscettibilità
nei confronti della democrazia con lo stato>> per mezzo di una società civile forte e cosciente e la partecipazione
attiva alle politiche, e che tendenzialmente conduca alla <<trasformazione
dello stato>> a mero <<strumento
generale di coordinamento>> della
società e a stabilire il pubblico <<controllo su di esso in quanto
istituzione fondamentale della politica democratica>>. Quindi abbiamo qui un programma per la cui
realizzazione è richiesta un’immensa mole di lavoro se lo si vuole pienamente
praticare – non solo per gli stati come l’Iran e la Turchia, ma anche per le
politiche occidentali. Parlando per il Medioriente, si richiede inoltre una
<<rivoluzione mentale>> che
consisterebbe nelle tre fasi di un autentico Rinascimento (come rinascita dei
valori della civiltà mediorientale), una riforma della religione e un
illuminismo che coinvolga tutta la società. Una tale rivoluzione comporterebbe
per il Medio Oriente la <<separazione dalla sua identità e
personalità ideologicamente reazionaria>> .
Gli
estratti dall’opera di Ocalan che seguono servono ad illustrare i concetti centrali di
questa tesi.
SULLA DEMOCRAZIA
<< Ci possono
essere numerose definizioni di democrazia. Si possono discutere a lungo il suo
carattere classista, come pure gli aspetti pacifici e fondati sul compromesso.
Si potrebbe dire che di per se non è un sistema di civiltà. Si può comunque
dire che per la prima volta, per quanto insufficiente possa essere, la
democrazia ha fornito a tutte le nazioni e culture, alle scelte ideologiche,
economiche e politiche un ambiente comprensivo e pacifico per lo sviluppo e la
competizione. E’ inoltre molto importante sottolineare che alla fine del
ventesimo secolo la democrazia, che si è assicurata la vittoria, ha anche
superato la sua ristretta base classista. Tutte le democrazie che erano state
sperimentate in precedenza avevano portato il marchio di limitate
caratteristiche classiste. Si potrebbe obiettare che la democrazia non
comprendeva l’intera cittadinanza ufficiale, neppure nella forma, e non andava
oltre un sistema amministrativo che apparteneva ad una sezione ristretta di
cittadini ricchi. Per certi aspetti la realtà classista era simile a quella
della democrazia ateniese. Il sistema democratico emerso alla fine del
ventesimo secolo, invece, ha superato queste basi limitate. Non solo ha
allargato la sua base classista, ma ha anche favorito l’auto-espressione e
l’auto-organizzazione nel senso più ampio possibile in ambiti fondamentali,
quali il pensiero la fede, la vita culturale la differenziazione economica e le
organizzazioni politiche. Tutti gli oppositori della democrazia hanno più o
meno l’opportunità di cambiare e svilupparsi senza ricorrere all’uso della
forza. In questo sistema non termina la lotta dell’opposizione o la solidarietà
intorno a classe, nazione, filosofia, fede, sfera economica, culturale e
sociale. Le relazioni e le contraddizioni non si congelano. Sorge invece una
nuova epoca nella quale possono essere sostenute in maniera pacifica, nel
rispetto delle leggi vigenti.
<<
Sicuramente la democrazia ha un’essenza più umanitaria di altri sistemi. Lo
spargimento di sangue come misura di eroismo e grandezza è una tradizione che
apparteneva alle più barbare società classiste. L’ammirazione ed il rispetto
per questi spargimenti di sangue serviva, infatti, a coprire la realtà più
crudele. Nessuna vittoria ottenuta per mezzo di orribili massacri può essere
considerata sacra. Se si vuole parlare di rispetto, è degno di esso soltanto
quel progresso che si sviluppa con il minimo dolore, eccezion fatta per il
progresso possibile grazie alle sofferenze del lavoro, sopportate in favore di
tutta l’umanità. Quindi la democrazia moderna è la forma di governo e di vita
che più si avvicina alla definizione di un regime che permette la libera
espressione di ognuno; libera espressione di tutti i gruppi etnici, religiosi,
economici e politici, sia di sesso maschile che femminile, dopo il superamento
delle più crudeli forme amministrative nella storia della società classista. E’
appropriato sottolineare che questa è la prima volta nella storia in cui tutto
ciò è accaduto.
<< Lo
sviluppo della democrazia moderna è stato dall’interno, di tipo evolutivo. Non
si presenta con degli esiti sorprendenti. Se però l’intenzione è quella di
appagare la mente e lo spirito con uno sviluppo creativo, si può dire
facilmente che non c’è per l’umanità nessun altro sistema migliore di questo.
[…] La realtà importante che la nostra analisi della civiltà cerca di
dimostrare è che la nascita e la dissoluzione delle classi non possono essere
determinate dalla forza. Gli elementi determinanti sono legati soprattutto alla
capacità tecnologica. Quando una società dimostra che il suo sviluppo ha la
potenzialità di una produttività tecnologica, le divisioni tra le classi
diventano inevitabili. Questo perché ognuno trae beneficio dallo sviluppo.
Anche nella costituzione iniziale della società schiavista le circostanze della
vita per un gran numero di schiavi erano più sicure di prima. Questi sono i
mezzi materiali che determinarono la nascita delle divisioni in classi. Le
dialettiche di tutti gli sviluppi di classe nel corso di tutta la storia
portano elementi che confermano questa realtà.
<< Di
conseguenza, l’esperimento del socialismo reale in particolare ha indicato che
per tutto il periodo della civiltà capitalista, anche se le classi erano state
fisicamente rimosse con l’uso della forza attraverso le rivoluzioni, alla fine
sarebbero riapparse alla prima opportunità. Durante il socialismo reale alcune
classi furono eliminare con la forza. Questo non evitò comunque la creazione di
nuove classi considerate illegittime. Ciò si collega al livello tecnico del periodo.
Il concetto sociale che il livello tecnico permise e contribuì allo sviluppo,
potrà sparire soltanto quando non sarà più necessario per il livello tecnico
stesso. Le rivoluzioni, l’uso della forza e le contro-rivoluzioni possono
ostacolare qualche fenomeno sociale, ma non lo possono eliminare completamente.
Di conseguenza, soltanto quando gli sviluppi tecnologici lo rendono
inevitabile, le società in cui questo si è sviluppato spariscono sia al livello
di sovrastrutture che di infrastrutture, e si trasformano in società diverse.
<
<< La
democrazia moderna, invece, rovescia queste qualità dello stato. La democrazia
moderna si fonda su sofisticati rapporti sociali, si sforza in particolare di
essere trasparente ed aperta, ed intende assicurare di essere una fonte di
fiducia, non di paura. Vuole considerarsi il garante di un’equa distribuzione,
e non dello sfruttamento. Un tale stato perde i suoi connotati classici. Questa
evoluzione mira alla regolamentazione, ed al più alto grado di coordinamento di
una società già sofisticata. I principi si basano sulla ricostruzione delle
funzioni, quali la sicurezza generale, l’istruzione, la salute, il trasporto e
la diplomazia, a cui ogni sezione della società non può far fronte
individualmente. I loro poteri decisionali ed amministrativi, che non si
possono privatizzare, vengono prelevati dalla società.
<<
Attualmente il cambiamento e la trasformazione, su cui si sta svolgendo una
lotta intensa, è dal concetto classico di stato verso lo stato democratico
moderno. L’istituzione più resistente alla democrazia moderna è lo stato
stesso. Naturalmente le istituzioni e le tradizioni antiche e profondamente
radicate dello stato, che sono vecchie come la civiltà stessa, svolgono una
parte determinante. Comunque, dal momento in cui si è reso conto che, se non si
trasforma, non può più resistere a lungo alla rivoluzione
scientifico-tecnologica, lo sviluppo in questa direzione guadagna velocità ogni
giorno di più in tutto il mondo.
<< Nel corso
dell’intero sviluppo della democrazia moderna, i diritti umani e la liberazione
della donna sono stati tra i temi principali, che hanno via via acquisito
un’importanza crescente. Considerare i diritti umani e la liberazione delle
donne questioni che appartengono alla società capitalista, sarebbe una
valutazione incompleta. Al contrario, si registra un progresso in queste
questioni nel periodo in cui la civiltà capitalista veniva superata, e si
rivelavano le insufficienze tra l’amministrazione tradizionale e le realtà
della vita. I diritti umani e la liberazione delle donne furono due elementi
fondamentali della generale democratizzazione della società. Più si supera la
struttura classica della civiltà, più grandi diventano le possibilità di
sviluppo, e quindi questi due concetti fondamentali guadagnano una maggiore
importanza nel determinare il percorso verso lo sviluppo della nuova civiltà.
Non sono il prodotto del capitalismo; sono il prodotto di uno sviluppo sociale
che si è lasciato alle spalle il capitalismo. Da questo punto di vista le loro
caratteristiche si adattavano alle misure democratiche moderne. Lo sviluppo
della democrazia moderna si manifesta soprattutto nei diritti umani e nella
liberazione della donna. Sembra che questi due temi svolgeranno una funzione
dominante nel determinare l’avvio della nuova civiltà. I diritti umani e la liberazione
della donna, che erano stati quasi cancellati dai libri della società classista
nel corso della sua storia, sono i candidati che otterranno i maggiori successi
nei campi più importanti del rinnovamento. Mentre i diritti umani
determineranno le fondamenta della struttura legale della nuova società, quelli
delle donne ne determineranno per lo più le fondamenta sociali. I progressi
ottenuti in questi due campi determineranno l’evoluzione e la profondità della
democrazia moderna.
Il ruolo della forza nella storia
<< La fase
finale nella storia delle civiltà basata sulla società classista è l’epoca
della civiltà capitalista. Il fenomeno più significativo che emerge nella fase
di crollo di quest’epoca è il fatto che le grandi rivoluzioni
scientifico-tecnologiche estirparono la necessità dell’uso della forza per la
trasformazione sociale, ad eccezione della legittima difesa. La forza, che nel
corso di tutta la storia era stata al servizio della politica dominante e
sfruttatrice, non aveva altra funzione se non quella di creare distruzione e
crolli di grandi proporzioni. Con la loro paura per le caratteristiche di
ladrocinio della proprietà, la classe dominante considerava la forza come la
garanzia maggiore; la forza era lodata e diventava il soggetto di esagerate
storie di eroismo. Infatti, per tutto lo sviluppo della società classista,
quegli dei che non conoscevano la forza nelle loro mitologie originali, col
tempo, soprattutto nell’epoca feudale, assunsero titoli che permettevano loro
di condannare e punire.
Il ruolo della
forza nelle trasformazioni sociali è molto più piccolo di quanto si possa
pensare. La forza ha avuto un ruolo trasformatore durante le fasi
caratterizzate da salti qualitativi del processo sociale, al fine di superare
gli ostacoli conservatori. Anche se queste applicazioni della forza hanno
causato salti qualitativi a breve termine, col tempo sono state superate. Ma,
nel suo perpetrarsi nella storia, in maggioranza l’uso della forza ha causato distruzione e rovina nella forma
di conquiste, invasioni, saccheggi e simili, troppo spesso mascherate da
dettami divini. Sostenere che, se un partecipante di tali venture morendo
potesse diventare un martire o rimanendo ferito potesse essere risarcito in
quanto veterano e partecipe del bottino, fa parte della maledizione della
storiografia. Se consideriamo maledetta la storia scritta partendo da questi
punti di vista, allora si deve scrivere una vera storia per lodare gli oppressi
e l’umanità, come gli eroi genuini della coscienza e del lavoro.
<< L’ignoranza svolge un ruolo determinante
nella base della forza. Più la pratica della scienza sconfigge l’ignoranza, più
diventa chiara l’inutilità della forza. Nella storia dell’umanità la forza è
stata di gran lunga il prodotto del fallimento della scienza e della sua messa
in pratica. Si dovrebbe cercare di capire correttamente la teoria secondo la
quale la forza è l’ostetrica di una nuova società emergente. Il compito
dell’ostetrica durante la nascita è quello di ridurre il dolore della madre e
assisterla per una nascita sana. Al contrario, la funzione della forza, come
impiegata nella storia, è sempre stata quella di diminuire il numero dei
bambini sani già nati, cioè gli esseri umani, e impedirne il libero sviluppo,
trasformandoli persino in mandrie simili agli animali ed a volte
distruggendoli. Ciò non aveva niente a che fare con l’arte dell’ostetricia, ma
era il ruolo del boia e del guardiano di prigione, tenere cioè gli uomini in
uno stato di cattività. Il troppo eccessivo e feroce uso della forza nella
storia ha soppiantato la naturale evoluzione della società, e si è esteso fin
oltre i suoi limiti.
<< La
democrazia moderna prende come base la trasformazione della società in accordo
con l’evoluzione naturale, e fa affidamento sulla consapevolezza che questa
possiede forti fondamenta scientifico-tecnologiche. Detto questo, ciò non
significa necessariamente che la democrazia è un compromesso tra le forze
rivoluzionarie e controrivoluzionarie. Certi approcci sono completamente
sbagliati. L’essenza della democrazia non ha alcun compromesso con la forza. Al
contrario, la democrazia parte dall’eliminazione della forza dal suo ordine del
giorno. Ciò non ha niente a che fare con la sottomissione, infatti alcuni
credono che il più corretto libero sviluppo ci può essere solo in assenza di
forza. Da questa prospettiva la democrazia moderna richiede anche
l’auto-critica di tutte le forme di civiltà fondate sulla forza. La democrazia
è un sistema di auto-critica radicale. La sua presa di posizione contro la
forza non è tattica, e neppure strategica, ma è un principio. Il più importante
principio della democrazia è il credere in un periodo storico che escluda la
forza grazie al potere della scienza e della tecnologia. Questo principio
contiene un profondo fondamento filosofico. Non si appoggia a strategie e
tattiche politiche o amministrative, ma le considera delle forme di requisiti
pratici. Questo approccio alla forza sottolinea il carattere pacifico della
democrazia moderna. La quale considera, ed è convinta che lo sviluppo sociale
prenda la forma della pace sociale. Non si deve intendere la pace come
sottomissione alla forza, al contrario si enfatizza l’eliminazione della forza
dalla società. Si crede fermamente in una società senza guerra in un mondo
civilizzato.
Sulla legittima difesa
<< La
legittima difesa è l’altro principio importante della democrazia moderna. Nelle
società dove non esistono rapporti democratici moderni, o dove la democrazia è
sotto attacco, la conservazione della loro esistenza sulla base della legittima
difesa, non solo è un diritto, ma è il diritto costituzionale più importante.
La sottomissione a leggi e regimi democratici non può essere un atteggiamento
democratico. Questo approccio non esclude necessariamente il contrattacco da
parte di forze anti-democratiche. Ciò determina per lo più che si cerchi di
superare l’ingiustizia con una sempre crescente presa di coscienza,
organizzando la società ed esercitando il diritto a manifestare continuamente.
La resistenza esercitata rientra nel diritto di difesa previsto, e diventa
l’essenza della legge. La legittima difesa, compresa quella armata, si origina
dai principi democratici moderni. Ogni altra azione al di fuori di questo non
rientra nei parametri della legittima difesa.
Collegata a questa riflessione c’è una valutazione di
auto-critica del primo concetto di violenza assunto dal PKK << la principale fonte di insufficienza e deviazione
nell’ideologia e nel modo d’agire, nell’arco del processo di nascita e di
sviluppo del PKK, era strettamente connesso al suo concetto di stato e al modo
in cui ha applicato la violenza. La relazione tra la dittatura del proletariato
nel socialismo e una rivoluzione basata sulla violenza ne sono chiari esempi.
La violenza rivoluzionaria e, in caso di successo, il suo manifestarsi
istituzionalmente nella dittatura del proletariato, ha rivelato il suo
carattere contraddittorio nel socialismo reale, e fu incapace di evitare che
diventasse uno strumento di forza del capitalismo.>>
Quando il PKK ha messo fine alla sua lotta armata, a
seguito della cattura nel 1999 di Abdullah Ocalan, ha continuato quel cessate
il fuoco che già da diversi mesi le forze del PKK osservavano, il terzo cessate
il fuoco unilaterale in ordine di tempo dopo quelli del ’93 e del ‘95. Le unità
guerrigliere si trasferirono fuori dal territorio turco posizionandosi in Nord
Iraq in attesa di sviluppi che speravano potessero portare all’indicazione di
un assetto politico. In effetti, la cattura del leader kurdo non ha soltanto
richiesto che si procedesse ad un riassestamento della lotta, ma diede anche
forma al corollario di una discussione sui risultati teoretici evidenziati da
parte kurda, che hanno contribuito senza dubbio a ritrovarsi nel vicolo cieco
in cui si trovò, appunto, il conflitto kurdo. L’opera di Abdullah Ocalan, in un
certo senso, è un rapporto politico sulle sue riflessioni circa l’aspetto
teoretico e le premesse ideologiche del movimento. Adesso il KADEK, che si
riferisce all’opera di Ocalan come al proprio Manifesto, ha posizionato le sue
forze combattenti sulla difensiva, nel caso fossero attaccate, danneggiando le
speranze di completa smilitarizzazione del conflitto. Si riparte da zero? Molte
cose negli ultimi anni sono cambiate. È importante notare che il KADEK non è
una mera continuazione delle strategie del PKK sotto un nome diverso, come le
autorità turche vorrebbero far intendere, tanto meno il movimento è stato
domato o relegato ad essere una forza marginale, come spesso i commentatori
occidentali ipotizzano. Oltre ad avere relegato l’uso delle armi
all’autodifesa, il KADEK ha adottato un programma che prevede la lotta politica
democratica su un terreno equidistante dallo stato dispotico e dalla
tradizionale società conservatrice - il Terzo Dominio.
La teoria del Terzo Dominio
<< L’organizzazione di tutti gli elementi della
società civile secondo le proprie identità e necessità è l’alternativa al
sistema dominante.>>
<< La teoria e la pratica
della società civile è correlata alle rivoluzioni scientifico-tecnologiche del
20. secolo. Fu la nascita di una base materiale, attraverso queste rivoluzioni,
che ha accresciuto le possibilità di successo per la società civile.
Istituzioni che una volta erano eccezionali e marginali diventano invece
essenziali.
<< Il Terzo
Dominio riguarda la sfera della politica democratica. Divenne inevitabile un
meccanismo civile per soddisfare i bisogni pressanti, determinati dalle
circostanze della civiltà, diventati più complicati. Questi meccanismi non sono
né i solidi meccanismi della rivoluzione, né la rete della comunicazione che lo
stato ha esteso alla società. Sono organizzazioni indipendenti costituite a
seconda dei bisogni, con un’identità collocata tra lo stato e la società, ad
una certa distanza da entrambi. Non sono né contro lo stato, né collaborano con
esso. Sono sotto il comando dei bisogni di cui rappresentano una risposta. Non
sono organizzazioni sociali fondamentali. Non sono istituzioni religiose o
morali. Il numero dei loro soci è limitato e le loro strutture sono costruite a
seconda delle funzioni da esse svolte. Sono un tipo di organizzazione che
scompare dopo aver portato a termine i propri compiti oppure si trasformano in
organizzazioni diverse con compiti nuovi. Questo modello fece sì che la loro
esistenza funzionasse come quel percorso necessario ad ognuno per liberarsi dal
sempre più profondo vicolo cieco della rivoluzione e della contro-rivoluzione.
Visti i bisogni che premono su ogni dominio, che si estendono dall’ambito
economico alla cultura, dagli sport all’ambiente, dalla pace ai diritti umani,
l’importanza di questo campo aumenta ogni giorno di più. In quanto l’ambito più
caloroso e più produttivo, il dominio della politica democratica, le
organizzazioni della società civile saranno in grado di formulare delle
soluzioni in maniera direttamente proporzionale alla loro varietà, alle loro
funzioni ed al loro coordinamento. E’ la via della politica democratica, che
crea una più ampia varietà di soluzioni alternative. La vita preme perché più
progetti e pratiche sviluppino la società civile. Qualsiasi istituzione,
partito o persona che abbia progetti, organizzazioni e studi per la società
civile, apporterà un importantissimo contributo alla democratizzazione dello
stato e della società. Eseguiranno tale lavoro quei partiti e quelle
istituzioni che sono lontani dalla mentalità della politica fondata sulla
rendita, e che si estenderanno verso una società ed uno stato democratici.
D’ora in poi la storia farà sì che le persone o le istituzioni con questa
teoria, programma, strategia e tattica svolgano una funzione di trasformazione.
E’ necessario focalizzare l’attenzione sulla sua stessa posizione teoretica e
pratica. Si sente ogni giorno in
proporzioni crescenti il bisogno di una teoria e pratica del Terzo Dominio, il
quale necessita di una teoria, un programma, una strategia ed una tattica
specifici. Significa intraprendere un percorso teoretico e pratico che
permetterà un successo notevole, se verranno fatti i dovuti e corretti sforzi e
si soddisferanno i relativi requisiti.
<< La politica
democratica, in quanto terzo dominio tra stato e società, ha ottenuto il ruolo
di un’istituzione innovativa e produttiva. Non si potrebbe suggerire, né una
sana democratizzazione della società, né lo sviluppo di una sensibilità statale
in questa direzione, se non ci fosse il meccanismo della politica democratica
in ogni sfera, dall’economia alla politica, dai diritti umani all’ambiente,
dalla cultura alla salute, dall’istruzione alla pace. Le istituzioni moderne
costituite in ogni ambito, a partire dai partiti politici, sono i principali
anelli intermediari che determinano il carattere democratico e giusto di quei
valori, che dovrebbero essere continuamente trasmessi dalla società allo stato,
e dallo stato alla società. E’ come se queste organizzazioni della società
civile, che sono emerse come terza società del terzo dominio, fossero diventate
gli elementi essenziali della nostra epoca.
<< Visto che
le donne ed i giovani sono quelli che hanno maggior bisogno della pace, alcune
delle principali organizzazioni della società civile sono le organizzazioni
pluri-dimensionali delle donne e dei giovani. Organizzazioni che rispondono in
maniera accurata alle circostanze concrete ed ai fini politici di donne e
giovani, da un lato riusciranno a superare gli ostacoli dispotici dello stato,
e dall’altro diventeranno importanti strumenti della società civile e della
società nella sua interezza che ne seguirà le tracce. Organizzazioni di donne e
giovani ben indirizzate e impegnate sia qualitativamente che quantitativamente
rappresentano le garanzie fondamentali della vittoria della società civile.
<< Il
comportamento dominante nei confronti dei bambini è molto più sbagliato e
pericoloso di quanto ci si possa aspettare. Questa realtà è dominante ed
istituzionalizzata in tutti i settori, dalla famiglia alla scuola e dalla
strada al campo d’allenamento. Si permette ad incubi reali di dominare il mondo
dell’infanzia. Il mondo degli anziani è circondato da una simile distrazione. È
come se un muro d’acciaio fosse stato eretto fra essi e i loro bambini. Anche
la società di classe ha generato una certa insensibilità nei confronti di
ciò. Non c’è scampo a che la società
democratica porti delle riforme anche in questi due settori. I bambini vivono
in un mondo proprio che non va mai tradito e si dovrebbe rispettosamente
conformarsi ai suoi requisiti. Tradire il loro mondo è costato alla società una
perdita di grande valore. Gli anziani vivono in un mondo di saggezza che viene
filtrato attraverso il setaccio dell’esperienza di vita. Una società che non
impari dalle lezioni di questo mondo non può pensare accuratamente e
sopravvivere. Per questa ragione i mondi dei bambini e degli anziani non sono
consumisti, ma arricchenti e produttivi.
Un obiettivo irrinunciabile della civiltà moderna è di vincere questi
due mondi attraverso la loro re-istituzionalizzazione sulle basi dei diritti e
delle libertà che l’applicazione dei principi della società democratica
richiede con un’attenzione speciale a queste circostanze specifiche. La civiltà
democratica è anche l’era in cui i bambini e gli anziani sono considerati con
amore e rispetto e in cui la società sia unita in questa consapevolezza e
attitudine morale.
<
<< L’umanità
essendo stata continuamente divisa secondo linee etniche, religiose o nazionali
incontra una situazione in cui dovrebbe essere unita sulle basi del linguaggio
comune della tecnologia, della scienza e della democrazia. L’internazionalismo
è diventato più vivo e indispensabile che in ogni altro periodo passato. Il
diritto ha reso possibile che per la prima volta il principio per cui tanta più
socialità di quanto sia necessaria e tanto più individualismo di quanto sia necessario
siano diventati principi centrali nella vita moderna. Probabilmente lo sviluppo
più significativo della storia è il raggiungimento di un equilibrio ottimale
fra esistenza sociale ed individuale.
Società civile Un nuovo modello per il Medio Oriente
<< C’è un
bisogno urgente e pressante di una teoria aggregata, di un programma, di una
strategia e tattiche della società civile per il Medio Oriente. Una società
civile alternativa può essere d’importanza vitale per il superamento del punto
morto in cui attualmente si trova e per indicare la via da intraprendere nel
momento in cui si sia attrezzati con organizzazioni che non siano né
l’estensione dello stato né la società tradizionale, che assumano visioni del
mondo indipendenti, che siano interrelate in un coordinamento generale, avendo
un programma dettagliato e funzioni corrispondenti a requisiti concreti e che
siano consapevoli delle forme più efficaci di azione per il perseguimento degli
scopi.
<< E’
importante materializzare il modello per il Medio Oriente considerando le
realtà storiche, sociali e politiche. Per sottolineare i punti principali si
può affermare quanto segue:
<< - nella
sfera economica, a partire dall’aspetto del consumo, l’organizzazione di una
società attinente, o comunità o gruppo di persone, materializzerà il potere
della trasformazione. Anche nelle società avanzate i gruppi di consumo
diventano influenti. Soprattutto se cooperative di consumatori, compagnie di
trasporti, agenzie turistiche e di viaggio, associazioni di produttori, organizzazioni
di solidarietà e carità, associazioni commerciali e finanziarie, saranno
costituite per uno scopo preciso, oltre ad avere fondamenta legali,
diventeranno una forza di cui si dovrà tenere conto. In tali circostanze lo
stato e la società potrebbero persino diventare quasi subordinati;
<< - nella
sfera sociale, a partire dalla salute e dall’istruzione, una società che si è
organizzata sulle proprie forze diventa un fattore determinante. Anche qui, una
società civile che organizza le proprie attività ed istituzioni culturali,
quali teatro, cinema, letteratura, musica, pittura e documentari, sarebbe molto
attraente ed influente. Parlando di sport, attrezzature quali centri sportivi,
stadi, campi di atletica dedicati in particolare alle donne ed ai giovani,
attività quali l’escursionismo e la corsa campestre, sono importantissime dal
punto di vista medico e della salute mentale. Soprattutto in un ambiente urbano
sottosviluppato, favorire gli sport di massa sta sempre più diventando una
delle principali necessità vitali. Invece dello sport ufficiale rivolto a degli
spettatori che assopisce la mente, un tipo di sport basato sulla partecipazione
attiva della società civile è candidato a diventare una delle più civilizzate
istituzioni della società;
<< - come
risultato dell’illegalità e della generale fragilità della coscienza legale,
l’auto-organizzazione della società civile nel campo legislativo sta diventando
uno degli elementi essenziali. E’ vitale che tutte le associazioni ed i gruppi
popolari della società civile abbiano dei centri legali. I centri legali
offrono coscienza della legge, conducono verso una politica democratica
legittima, diventano il centro della lotta contro l’illegalità e sono le più
importanti istituzioni della società civile per l’introduzione del sistema
costituzionale universale;
<< - in
quanto meccanismi per ottenere potere nella sfera politica, i partiti politici
sono istituzioni che meritano di grande considerazione. Al posto dei partiti
tradizionali, fondati sulla carità sociale, partiti politici fortemente
organizzati e preparati, in grado di rivelare la forza stessa della società,
sono i meccanismi di cui la società civile non può fare a meno. Dovrebbero
sostituire i partiti tradizionali basandosi sull’ottenimento di redditi dallo
stato e dalla società.
<< Le
organizzazioni e le associazioni per la pace sono una grande necessità,
specialmente in un momento in cui nella società ed in specifiche regioni è vivo
il desiderio di sradicare la violenza e stabilire la pace. I movimenti
pacifisti sono certamente necessari per stabilire il significato, l’importanza,
i metodi e i fini per l’attivazione della pace. I movimenti pacifisti ed i
mezzi e le azioni per il raggiungimento della pace sono alcune delle
istituzioni più importanti per una società, quale quella mediorientale, che è
impregnata di violenza fin nelle ossa. La loro convinzione a forte dedizione
all’azione stanno a significare che saranno in grado di svolgere un ruolo
vitale nello sviluppo dello stato e della società democratica.
<<
L’importanza della teoria del Terzo Dominio è il suo scopo di raggiungere i
risultati grazie ad una corretta strutturazione, osservando le insufficienze,
gli errori ed i vuoti, senza scontrarsi con il sistema legale esistente, lo
stato e le strutture societarie che conducono in un vicolo cieco e non portano
alcuna soluzione. E’ quasi come dire: “Se tu non puoi farlo, lo posso fare io”.
Dall’economia alla tecnologia ed all’ambiente, dal dominio sociale alla legge,
alla cultura ed alla scienza, dagli sport a tutti i rami dell’arte,
dall’ideologia alla politica, è necessario creare una società alternativa,
condivisa ed organizzata.
<< La
legittima difesa, in quanto uno dei concetti generali della società civile, è
tra gli argomenti importanti che merita di essere compreso ed applicato
correttamente. Non è remota la possibilità di attacchi alla società civile, sia
da parte dello stato che della società tradizionale. Le forze che intendono
farla fallire o provocarla manterranno sempre viva questa possibilità,
impiegando metodi legali ed illegali, sia segretamente che apertamente. Questo
perché i loro interessi sono minacciati e i profitti messi in pericolo. Cosa
che per loro non è facile da accettare. Dato che la vecchia società ed alcune
strutture statali diventeranno inutili e la loro autorità verrà scossa, esiste
sempre la possibilità dell’illegalità e dell’uso della forza. Queste situazioni
sollevano la questione della legittima difesa, come un diritto indispensabile
sancito dalla legge. Si deve fare estrema chiarezza sulla forma e sul contenuto
della legittima difesa. Quando si trovano di fronte ad una situazione in cui
devono difendere i propri diritti sanciti dalla Costituzione, da convenzioni e
leggi internazionali, tutti gli individui ed i gruppi equi possono esercitare i
loro diritti, dal diritto di organizzare proteste e manifestazioni, a quello di
fare petizioni collettive e rivolgersi a tribunali, sia individualmente che
collettivamente, sia interamente che parzialmente, finché l’ingiustizia è tolta
ed i loro diritti ripristinati. Se una nazione è di fronte all’ingiustizia,
perché i suoi diritti linguistici e culturali non vengono rispettati, e le
strade legali e politiche per una soluzione sono bloccate, allora la nazione in
questione può iniziare un periodo di breve o lunga resistenza. Questa non è
ribellione, ma un diritto legittimo e legale. La mancata esercitazione di
questo diritto significa una violazione della legge.
<< Il rifiuto
dei propri diritti, il rifiuto ad esercitarli, è la più grande illegalità.
L’illegalità domina in assenza di legge. Quindi con il silenzio, tutti gli
individui, le società ed i popoli contestano la legge. Pretendere i diritti e
ribellarsi quando questi non vengono rispettati è il sacro diritto alla
resistenza. Questa è in effetti l’essenza della nascita della legge e della
giustizia. Nessuno, e nessuna nazione, ha il diritto di rimanere in silenzio ed
essere remissivo di fronte all’interruzione dei propri diritti. La vera rottura
della legge, l’avvelenamento della società e dello stato, deriva da questa
arrendevolezza. La legittima difesa è la posizione legale essenziale e
fondamentale nell’apparizione ed esercizio della legge. Gli individui, le
società ed i popoli che non ne soddisfano i requisiti, non hanno il diritto di
considerare se stessi esseri umani o di lamentarsi. I Diritti di Prima, Seconda
e Terza Generazione, inclusi i diritti civili, economici e sociali
dell’individuo, ed i diritti culturali del popolo, come pure il diritto
all’autodeterminazione, sono quelli che la legge universale considera in modo
particolare come i diritti più essenziali e che riconosce come pietre miliari
su cui si fonda la civiltà democratica.
<< Il sistema
è destinato ad essere completato nel modo di una “Federazione Democratica”,
dopo che tutte le organizzazioni della società civile saranno state incorporate
in organizzazioni comprensive, cioè federazioni democratiche a tutti gli
effetti, non solo su base nazionale o statale, ma anche in unione con
organizzazioni simili tra varie nazioni o stati, su una base di solidarietà.
Creazione e sviluppo del diritto
<< Dovrei spiegare che cosa
significa per me il termine legge: la legge si riferisce ad un insieme di
regole sociali il cui rispetto è assicurato dalla forza. Ci sono leggi sia
scritte che orali. Non c’erano leggi così intese nelle epoche in cui le società
si basavano su clan e tribù.
<< Ci sono
leggi che vengono osservate più o meno spontaneamente; queste possono essere
definite come leggi comuni (usi) o leggi naturali. Un’altra parola che indica
gli usi può essere l’etica. La distinzione tra l’etica e le leggi è che mentre
l’ultima è mantenuta con l’uso della forza e agisce all’interno di un quadro di
sanzioni, la precedente è mantenuta senza ricorrere a nessuna forma di sanzione
formale, se si vuole, spontaneamente. La legge diventa un fenomeno prevalente
quando uno specifico gruppo di norme è necessario per poter risolvere i
conflitti che nascono dalla divisione delle società in classi.
<< Le fonti dalle quali emerge
la legge, quindi, sono frutto di e accrescono le forze che danno forma e
governano lo stato; senza tenere conto se l’organismo concreto sia il
parlamento o il re, c’è un’essenza di classismo nella legge. Si può vedere che
gli usi primordiali diventano o sono valutati come la maggiore fonte delle
normative. Le normative possono essere poste per accordo di circoli istruiti
implicati con la legge orale o possono essere super imposti a società date da
potenze straniere dall’esterno.
<< Il diritto clericale potrebbe
essere visto come la forma più reazionaria, visto che non è né legge comune né
fornisce l’accordo in caso di conflitti di interessi, ma si riferisce
all’autorità di un monarca, che emerge dall’interno di una società esaltando il
rango dell’essere supremo in quanto sua forza esecutiva. Questa concezione di
legge ha avuto un impatto palpabile sul ritardo dello sviluppo, il carattere
dispotico di esercizio del potere e le difficoltà nei confronti della
democratizzazione delle società orientali.
<< La nascita del diritto
contemporaneo si è avuta quando l’antica società romana si trasformò in
città-stato, nella seconda metà del VIII secolo a.C., e le disposizioni
normative nascevano da un consiglio eletto in quanto rappresentante della
società piuttosto che di un re. Questo non per dire che la volontà del re non
fosse una fonte della legge nella società romana, ma che alle fondamenta
iniziali di questa società, come requisito dei cittadini romani per governare i
loro affari, si aveva una legge emanata dai loro delegati e all’interno di un
contesto di norme definito, pubblicamente noto e sanzionabile. Il diritto
romano ha lasciato la sua impronta per un periodo che è durato fino a quello di
Giustiniano, Impero Romano d’Oriente (seconda metà del XVI sec. d.C.). Essendo
passato attraverso diverse trasmutazioni funziona ancora da base del diritto
contemporaneo. Ciò che è importante è che qui abbiamo una forma di diritto non
intesa come d’emanazione diretta divina
ma di carattere secolare come si è poi sviluppata, cioè come emanata dagli
stessi cittadini. Questa differenza nella concezione del diritto costituisce
una delle ragioni per cui la civiltà occidentale sia diventata superiore
rispetto a quella orientale. Un sistema
legislativo secolare protegge e rafforza i singoli cittadini di fronte allo
stato e alla società incoraggiando la consapevolezza dei singoli cittadini e
individui. Il Medioevo ha visto un processo di differenziazione che ha avuto
l’effetto che mentre nelle società orientali il diritto manteneva la sua
posizione di emanazione della volontà divina, nelle società occidentali
emergevano classi nuove che cominciavano ad imporre le loro volontà sulle
autorità monarchiche e raggiunsero un primo punto di rottura quando si disegnò
la Magna Charta nel 13mo secolo per tutelare gli interessi della nascente
borghesia, in ciò che poteva essere visto come atto restaurante o continuativo
della tradizione del diritto romano. Nelle società orientali, non ci fu alcuna
innovazione comparabile con il diritto innovativo che avrebbe riflettuto la
volontà di qualsiasi forza sociale di nuova emersione. Al contrario, alleati
delle innovative leggi date in virtù di interpretazioni divergenti, come fu nel
caso dell’istituzione del ittihad, la
determinazione dei conflitti sulla base del diritto islamico, furono chiuse e
la shariah non diventò altro che una
dichiarazione unilaterale della volontà di legiferare della monarchia.
<< Il punto chiave nella nostra discussione sul diritto,
allora, è l’avvento di qualsiasi forza sociale o movimento che crei spazio per
se, premendo sulle limitazioni poste dallo status quo e il suo sistema legale.
Qualsiasi forza, che abbia mancato di riassicurare un riflesso dei propri
interessi nei codici legislativi, pure se fosse stato magari tramite un vero
atto di forza, avrà fallito di assicurare ufficialmente qualsiasi diritto. La
trasformazione in norme di diritto vigenti, per esempio le dichiarazioni di
libero arbitrio degli individui o dei gruppi, si classifica fra i problemi
primari di qualsiasi sistema legislativo. Il modo migliore di risolvere i
disguidi sociali e le preoccupazioni è di assicurarsi che essi siano rimediati
attraverso un modo di rinvenirne l’espressione legale, di sottolineare il
conflitto di interessi. Questa è la democratizzazione del diritto.
<< Quando il modo di
produzione capitalista diventò la forma prevalente, portò con sé una struttura
sociale altamente complessa. Sarebbe stato impossibile per la borghesia, in
quanto classe d’avanguardia, trovare un compromesso con il sistema legislativo
monarchico del vecchio feudalesimo. Per poter creare il proprio sistema
legislativo, doveva far rivivere il diritto romano. Rinnovando specialmente il
diritto civile, la giovane borghesia avviò movimenti costituzionali che sarebbero
stati di base per il sistema legislativo come un tutto. Una costituzione
singola per ogni singolo stato-nazione diventò il suo principale scopo. Le
costituzioni divennero i simboli delle trasformazioni sociali.
<< La modernità, inoltre, si riferisce sempre allo Stato di
Diritto. Sia nelle relazioni nazionali che internazionali, c’è una forte
tendenza ad intrecciare reti intensive di convenzioni legali che non lasciarono
nessuna relazione senza una normativa specifica. A democratizzazione dei regimi
politici ha espanso le basi del diritto. È stata avviata una nuova era in cui i
diritti di tutti i cittadini sono tutelati: l’era dei diritti umani. La civiltà
occidentale d’ora in avanti sarebbe stata definita l’era del diritto
democratico.
La parte giocata dal diritto nella soluzione dei problemi sociali
<< Nel corso della storia,
tutte le questioni importanti sono state risolte attraverso mezzi militari e
politici. La forza e la potenza delle caste militari sono radicate in questa
realtà. È il potere militare a determinare chi è nel giusto e chi nello
sbagliato. La politica di conseguenza assegna il dovere ad ottenere dei
risultati superiori sotto le condizioni della forza militare data. Non ci
sarebbe stato da dire sui principi universali di giustizia nella società. La
giustizia andava definita attraverso la spada. Il diritto contemporaneo emerse
dalla lotta contro questa comprensione e fu uno dei risultati ottenuti durante
il suo graduale successo, cui i militari e i politici erano legati, attraverso
un certo sistema di norme. Istituzioni internazionali come l’ONU e l’UE sono
esempi evidenti del processo per il superamento delle limitazioni nazionali del
diritto, investendolo di una dimensione universale, facilitando il costituirsi
di un ordine mondiale più sano e stabile.
<< Il diritto
oggi ha la priorità sia sulla politica che sul militare, oltre che a livello
internazionale. La richiesta incessante di soluzione all’interno del contesto
legale di ogni problema dato è diventata un metodo contemporaneo. Dovrà
necessariamente essere considerata grave violazione di metodo se le potenze
ignorassero le possibilità legali e passassero immediatamente a soluzioni
politico-militari. In ogni situazione critica la cosa giusta da fare o
relazione a instaurare è l’esplorazione fin ai suoi limiti, della legge;
soltanto se ciò fallisce e tutte le strade legali sono bloccate sarà legittimo
rivolgersi ai mezzi politico-militari. Il passato recente della Comunità
europea è piena di guerre religiose, sociali e nazionali; a seguito delle due
guerre mondiali, è stata intensificata però la richiesta di un sistema legale
democratico. Trasformando i conflitti in vie risolutive non disseminate di
sangue e rivolgendosi ad un contesto legale avanzato, qualcosa che è più
amorevolmente richiesto, diventa possibile prevenire guerre od ostilità
militari che provocherebbero immenso caos. Un’altra caratteristica importante
del diritto europeo è il fatto che non si ferma dal creare nuove norme legali,
ma ha impostato una nozione dinamica di diritto, che offre maggiori possibilità
per assicurare soluzioni preventive di qualsiasi problema che possa sorgere
sulla base del diritto positivo. Allo stesso tempo, ha stabilito come sua
funzione essenziale non la protezione e il rafforzamento dello stato nei
confronti dei cittadini, ma al contrario la protezione dei cittadini dal potere
dello stato, in virtù del fatto che fosse circondato da consolidati diritti
fondamentali. Non è lo stato che necessita di essere protetto ma gli individui,
i cittadini. Nonostante ciò, questo stesso sistema ha anche ignorato le diverse
culture e minoranze, senza tener conto
della loro soppressione, come oggi inizia a dimostrare un nuovo corso di
sensibilità nei confronti del tema di concessione di protezione all’interno dei
fondamenti del diritto.
<< La
questione delle minoranze e delle entità culturali trova più e più riflessione
nelle codifiche legali e sta prendendo in considerazione sempre più tutto ciò,
proprio nel rinvenirne delle soluzioni. In questo modo, una varietà di
questioni sociali che nel passato avrebbero scatenato insurrezioni o guerre,
l’escalation dell’antagonismo sociale o delle ostilità sono adesso trattate
secondo le convenzioni legislative e quindi se ne trovano i necessari strumenti
risolutivi. Tale approccio viene sotto il nome del sistema legale democratico,
fintantoché comprende tutta la società e lo attrezza generosamente di mezzi legali. Possiamo qui prendere una
lezione dall’Europa, che l’ha assunta attraverso la sua esperienza storica,
anch’essa è esempio per la comunità mondiale. L’espressione più concreta del
sistema legale democratico in Europa è rappresentata dalla Convenzione europea
per la prevenzione dei diritti umani e dei trattamenti disumani e degradanti e
la Corte europea per i diritti umani, come istituzione creata per la sua
applicazione. Si sta anche parlando, inoltre, della Costituzione europea.
<< Questo
breve esame storico e la presentazione dello stato attuale delle cose
dovrebbero aiutarci a trattare la questione kurda e a fare uso del diritto come
una possibilità sulla nostra strada verso una soluzione della questione.
Gli eventi che sono occorsi fino al marzo 2003 – quando
la Corte europea per i diritti umani si è pronunciata sul caso “Ocalan vs
Turchia” – sono risultati nella situazione de facto che è ben lontana dal
portare a risolvere le questioni dei diritti umani e delle minoranze
all’interno del contesto del diritto internazionale. Mentre il nuovo governo
turco sotto la guida di Erdogan ha negato per mesi che Ocalan ricevesse visite
dei suoi legali, il nuovo acuirsi delle tensioni fra kurdi e autorità turche
indicano che i mesi che verranno potrebbero significare una recrudescenza della
situazione civile nelle aree kurde della Turchia.
Nonostante i crescenti pericoli, molti kurdi sono
ottimisti di poter al più presto realizzare il progetto politico espresso nel memoriale difensivo di Ocalan,
in quanto saranno in grado di riemergere dalle tribolazioni che affliggono il
Medioriente come una comunità forte al cuore della soluzione democratica per i
problemi della regione.
Gli estratti dell’opera di Ocalan che seguono a riguardo
del dibattito circa l’evoluzione del potere statale dalla sua prima comparsa
nell’antica Mesopotamia fino agli organismi sopranazionali del XXI secolo
possono brillantemente fornire un quadro attuale della civiltà, che emerse
proprio nel cuore della Mesopotamia.
Stato, religione e società l’esempio numerico
<< La civiltà
schiavista sumerica fu fondata sui valori della società neolitica che da 10000
anni si trovava nella Mezzaluna Fertile. Grazie a volte al commercio, altre
volte all’uso della violenza, ma soprattutto grazie all’influenza di questo
sistema fertile, non solo questa civiltà incorporò la scienza nella sua interezza,
ma istituzionalizzò le arti e le professioni che a loro volta aumentavano e
fertilizzavano in maniera incommensurabile la ricchezza della società. Se si
vuole fare un paragone completo con l’atteggiamento imperialista degli Stati
Uniti verso i popoli del globo nel mondo attuale, i gruppi etnici e le
popolazioni dell’era neolitica furono paralizzati di fronte all’emergere della
società schiavista sumerica. Specialmente durante l’imperialismo assiro e
sumerico, le popolazioni del tempo furono sradicate e soggiogate così
profondamente che gli effetti duraturi sussistono tuttora nel Medio Oriente e
nel resto del mondo. L’affissione ad un palo, la crocifissione e la dispersione
violenta divennero i metodi del genocidio e del terrorismo che lasceranno dei
segni duraturi nella memoria umana. Una tale egemonia e sfruttamento della
specie umana programmati e sistematici all’interno della società classista sono
stati mantenuti, sviluppati e sono continuati fino all’epoca attuale. Se ai
giorni nostri si compiono massacri programmati e sistematici su scala sempre
maggiore con l’aiuto del progresso e della tecnica, ciò deriva dalla profondità
della pratica della prima civiltà, che si è radicata nella memoria umana come
fosse un gene. Proprio come nei corpi viventi si producono geni che a loro
volta si riproducono, la memoria sociale possiede dei geni che si insediano
nella società ed hanno effetti simili su di essa. Le forze dominanti e
sfruttatrici della società aumentano in continuazione gli eccessi, mentre le classi
sfruttate e governate si indeboliscono e subiscono perdite. Una volta creatasi
nel genere umano la dialettica della crudeltà e dello sfruttamento, non è più
stato possibile arrestare questa ruota.
<< E’ questa
situazione che nella mente umana, diversamente consapevole rispetto agli
animali, causa dolore, fa nascere l’onore, cambia il corso della storia,
determina la resistenza e la tendenza verso la libertà. Nella geografia medio
orientale l’istituzione della profezia ha esattamente lo stesso significato.
Come si può vedere in questo primo esempio illustre, la civiltà inizia con il
furto su grande scala della società egalitaria e pacifica del neolitico, sempre
presente nella memoria umana come il sogno del paradiso, e coloro i quali
sfuggirono a tale furto furono spinti fuori dalla storia, condannati ad essere
senza una storia. Con l’invenzione della struttura statale e dei valori da essa
assimilati, questa mostruosità divorò tutti gli individui ed i gruppi etnici
deboli.
<< Essendo il
primo esempio e quello più originale, i Sumeri ci forniscono lo strumento più
adatto per analizzare la civiltà e delineare in modo chiaro la fonte del potere
statale. Per prima cosa c’è questa incomparabile concentrazione di potere
contro l’individuo ed il gruppo etnico in cui l’individuo si identifica, come
pure contro gli altri strati della società al di fuori dei confini statali. Nel
processo di costruzione dello stato le invenzioni magistrali ed ideologicamente
astute dei sacerdoti sumerici plasmarono la mente della società e crearono
magnificamente l’idea che la struttura designata dello stato fosse il riflesso
sulla terra del sistema celeste. Lo scopo principale della teologia e della
mitologia è sempre stato quello di assicurarsi che l’idea della nascita di una
società classista eterna e sacra fosse la legge della natura. Le autorità
divine erano in effetti le dinastie dei regni nascenti. Ma mettendolo in
maniera così ottusa non sarebbe stato possibile convincere la società, e si
sarebbe così messa in pericolo la sua istituzione e continuità. Come prima cosa
lo stato deve essere disegnato e fondato su un livello ideologico. Lo stato
emerge quando l’eccedenza creata grazie alla tecnologia della società del
neolitico si unisce alla convinzione ideologica. Assicurasi la prima determina
la produzione della seconda ed una volta uniti i due elementi si crea una
produttività precedentemente imprevista.
<< Il tempio
sumerico è chiaramente l’utero dello stato. In altre parole, contrariamente a
ciò che si è affermato in precedenza, lo stato è l’espressione della mente
teologica e dogmatica, e non l’espressione della mente umana scientifica.
Voglio offrirvi una nuova e semplice spiegazione: la civiltà e lo stato sono
nella loro essenza l’espressione teologica del dogmatismo che precede la
formazione del pensiero scientifico al livello primitivo della differenziazione
delle classi. Le sue fondamenta furono i dogmi del credo e non la scienza.
Forse in questo contesto lo strumento più superato è lo stato stesso,
specialmente nelle sue forme classiche che non riuscirono a diventare popolari.
In capitoli successivi si vedrà come, sebbene in grado limitato, l’Europa fece
un passo in avanti importante e progressivo nell’inglobare la democrazia nel
carattere dello stato. Ciò fu possibile grazie alle impreviste lotte di
resistenza e liberazione di popoli, classi, nazioni ed individui.
<< C’è un
rapporto molto stretto tra lo stato e Dio, uno stato fortemente centralizzato e
l’idea di monoteismo. […] A me sembra però che la teoria di Marx, secondo la
quale il potere ideologico dello stato è un semplice riflesso, abbia delle
mancanze, con, quindi, una tendenza pericolosa. Uno dei motivi fondamentali del
suo fallimento è la sua sottovalutazione della religione che viene
semplicemente etichettata come “l’oppio della società”. Secondo me la
“teologia” merita la stessa analisi approfondita del “denaro” e dello “stato”.
Per analizzare la società sumerica si deve analizzare la sua teologia. La
teologia è la scienza sumerica della lotta di classe. Se non si analizzano le
proiezioni sociali delle teorie e dei concetti della teologia non è possibile
analizzare l’ideologia sumerica e l’intera antichità basata su di essa. Senza
l’analisi delle religioni monoteiste non è possibile analizzare l’era classica
e quella medioevale, per non parlare della comprensione della formazione della
logica e della letteratura dei giorni moderni. La teologia lascia la sua
impronta nella coscienza di tutte le società. Se non si scopre e cancella
questa impronta, non è possibile creare una società positiva su basi
scientifiche. E’ mia intenzione mostrare nei dettagli come la più grande
mancanza e sbaglio del “socialismo reale” è stato non avvicinarsi mai alla
sfera ideologica e storica della società ed essere influenzato nell’analisi
dello stato. La realtà sociale non può essere spiegata in maniera esaustiva
partendo dalla semplice analisi del denaro e del capitale, anzi al contrario
questa fa cadere in una forma diversa di idealismo, che loro stessi criticavano
in continuazione. Alla fine il “socialismo reale” fece esattamente la stessa
cosa arrendendosi al capitale. Sembra inevitabile che il pensiero marxista,
incompleto, fosse diretto in questa direzione, per i motivi che abbiamo cercato
di spiegare.
<< Il potere
dell’ideologia e delle forme della teologia non è inferiore a quello del denaro
o dello stato. Tuttavia questi tre elementi sono collegati e si influenzano a
vicenda. Forse mai nella storia umana tre elementi hanno avuto l’opportunità di
insinuarsi uno dentro all’altro e creare un tale grande potere come questi tre
elementi. Prende anche l’aspetto della relazione tra “il padre, il figlio e lo
spirito santo”. Non è solo una rassomiglianza, in effetti, invece, la modalità
della loro formazione è la stessa. Mentre un elemento diventa sempre più
materialista, l’altro diviene più spirituale. Nei Sumeri questi tre elementi
erano aderenti l’uno all’altro. Da questa triplicità uno genera il potere
terreno, mentre l’altro crea il potere ivino.
<< In virtù
della mancata analisi dello stato e della civiltà unitamente alla teologia, la
scienza, responsabile di non essere stata capace di evitare che milioni di
uomini fossero vittime di regimi dogmatici, è caduta nella stessa posizione del
mago diventato vittima della propria magia. Quando gli ideologi della società
moderna, che affermano di basarsi sulla scienza, saranno in grado di analizzare
la trilogia teologia-stato-denaro in maniera equilibrata nella sua forma
originale, ed a sviluppare i loro progetti sociali di conseguenza, solo allora
riusciranno a liberarsi dalla decadenza di questa stregoneria.
<<
Nell’esaminare la società classista dei Sumeri e la storia della civiltà da
essa creata, uno degli altri fattori importanti è l’influenza ed il rapporto
tra scienza e filosofia da un lato, e mitologia e religione dall’altro. Mentre
una teoria sostiene che “la scienza e la filosofia si sono sviluppate con la
civiltà”, un’altra teoria afferma esattamente l’opposto. E’ un fatto
generalmente riconosciuto che le invenzioni del periodo compreso tra il 6000 ed
il 4000 a.C. – la cultura di Tel Khalaf – sono paragonabili soltanto a
invenzioni e tecnologie sviluppatesi successivamente al sedicesimo secolo d.C.
L’affermazione invece che la società classista fu la fonte delle esplorazioni
scientifiche e della tecnologia, è falsa. Al contrario il più grande accumulo
di conoscenze e tecnologia si ebbe prima della società classista e l’esempio
sumerico dimostra come l’egemonia ideologica dello stato svolse un ruolo
conservatore. Le nuove conoscenze dei Sumeri e le scoperte tecniche furono
limitate. Erano più impegnati nel monopolizzare la conoscenza e la ricchezza
tecnica della società agricola e nello stabilire un’egemonia ideologica su di
esse. La conoscenza fu idealizzata come un dono degli dei – kayra – agli umani,
i quali erano visti come i servitori ed il riflesso di dio, e non il prodotto
della tecnologia, del lavoro e delle abitudini umane. Questa è una delle più
grandi distorsioni della storia. Il potere dell’illusione ideologica che i
sacerdoti sumerici crearono nella storia della società classista svolge la
parte più importante nella fondazione dello stato e nel dominio del suo
carattere classista sulla civiltà.
<< La caduta
in disgrazia di Adamo ed Eva rappresenta l’espressione mitologica più importante
dell’inizio delle divisioni delle classi e la sua narrativa mitologica è
stupefacente e poetica. […] Il conflitto tra Caino ed Abele riflette le lotte
tra chi si occupa di agricoltura e chi dell’allevamento del bestiame.
<< La
debolezza della posizione della donna è raccontata attraverso la narrativa
mitologica poetica della dea che ha perso il suo posto e la sua importanza
nella comunità degli dei – Pantheon. Un gradino più avanti nella religione
monoteista, la donna diventa il genere schiavo sia nella società che
nell’espressione ed illusione ideologiche. Dalla donna ci si aspetta che taccia
e si rinchiuda. Non rimane traccia dell’epoca delle divinità femminili. La
donna diventa colei che offende e la peccatrice per aver tentato Adamo a commettere
il peccato originale. E’ considerata responsabile per esso. Lì emerge una
notevole superiorità in favore del genere maschile; sia la mitologia che il suo
prodotto, la religione, giustificano e gli attribuiscono un carattere
dominante. La dominanza maschile è lodata ad ogni livello ed acclamata come la
sacra rappresentazione della religione. Questo è il soggetto della storia
riguardante la creazione della schiavitù sessuale. Se si osserva la mitologia
sumerica, mentre il grande e saggio padre “Enki” è favorevole ad un
compromesso, quando appare Marduk, re di Babilonia, questi sferza tutti i suoi
colpi mortali contro Tiamat, la dea principale. “Enuma Elish”, la saga epica
della creazione di Babilonia, è importante in due direzioni. La natura
assolutistica del regno diventa sempre più chiara, come scritto nelle leggi di
Hammurabi, importanti dal punto di vista storico.
<< La
mitologia sumerica stabiliva le proprie regole sotto forma di leggi religiose
elevandole poi a status, per cui eluderle era virtualmente impensabile. Ciò
rappresenta un grande passo verso la schiavitù di classe e di sesso e fu la
causa di un imponente lavoro di istituzionalizzazione. Si apriva così la strada
ad un futuro in cui l’autorità assoluta sarebbe stata messa sullo stesso piano
di dio. Le donne erano destinate alla schiavitù privata ed i bordelli in questi
periodi erano previsti in modifiche istituzionali e legali.
<< Nella
cultura e geografia del Medio Oriente le religioni politeiste regredirono su
ampia scala, mentre il profeta Abramo simboleggiava la religione monoteista,
come precursore in una serie di numerose religioni monoteiste.
Patriarcato – La schiavitù della donna
Nel corso di un lungo processo, il movimento kurdo ha
creato strutture nelle quali le donne sono particolarmente impegnate, ci sono
più donne nelle posizioni di guida rispetto a qualsiasi altro movimento
sociale, sia nel Medio Oriente che altrove. Ma, sia a livello organizzativo che
in termini di teoria, la partecipazione attiva delle donne ha creato qualcosa
di più che una questione numerica. Molti anni fa Ocalan disse: << credo che sviluppare qualcosa che includa espressamente la
dimensione femminile e che arrivi gradualmente ad una ideologia guidata secondo
il punto di vista della donna, che dia vita ad una forma organizzativa ad essa
corrispondente, sia quasi cruciale. Ciò è rilevante in tutte le questioni che
ci troviamo ad affrontare dai problemi relativi alla guerra fino al creare le
condizioni per una pace che si fondi sulla libertà>>.
La lotta fra i sessi, gli effetti devastanti che sia
l’assetto feudale tradizionale che capitalista hanno conferito alla famiglia e
alla sessualità e la possibilità di liberare le relazioni sociali tra uomo e
donna sono sempre state questioni centrali nei discorsi di Ocalan e del PKK e
di conseguenza molta attenzione è stata prestata nell’organizzare le
donne. Ma è nella sua ultima opera che
Ocalan si è concentrato nelle ramificazioni storiche ed ideologiche della
creazione del patriarcato nell’antica Mesopotamia.
<< La
rivoluzione del villaggio nel Neolitico è stato il secondo stadio del processo
di civilizzazione umana dopo la formazione di unità più o meno stabili di
persone che usavano un linguaggio e degli strumenti. Questa particolare
rivoluzione, che iniziò più o meno intorno a 12mila anni fa, fu il più grande
passo verso la formazione sociale. L’influenza di questo avanzamento dello
sviluppo della specie umana è ancora in atto in termini di istituzioni morali e
materiali. Così come per le predisposizioni mentali. La rivoluzione del
Neolitico e la società sedentaria rurale basata su questo, portò a molte cose
che continuano ad esistere e che ancora alimentano la civiltà. L’agricoltura e
l’allevamento, i pensieri, le strutture linguistiche e i concetti che si riferiscono
a tali prodotti sono gli strumenti più importanti, la scoperta e l’uso dei
metalli [...] sono solo alcuni di essi.
<< Il culto
religioso era in predominanza centrato sulla Dea madre. Praticamente, in tutti
gli insediamenti di questo periodo sono state trovate alcune statuette che
possono essere fatte risalire alla Dea madre. La rappresentazione della donna
si manifestò nelle stelle e nella luna, ma principalmente fu rappresentata come
una madre delle locali forze della natura. Il lavoro della donna creò
l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. In quanto madre progenitrice dei
figli, la donna divenne sacra e posta sul gradino più alto della storia. È la
forza creatrice della vita. La natura è la madre terra. La rappresentazione
divina della donna come forza fertilizzante degli alberi, delle piante e della
natura da un significato profondo alla caratterizzazione naturale.
<< Il ruolo
del maschio invece divenne potente quando la fonte principale di sostentamento
fu la caccia. Con l’abbandono della caccia il genere maschile sembrava aver
perso la sua importanza. La storia della donna è la storia dei cereali, del
piccolo bestiame, degli alberi da frutto, della vita domestica del villaggio,
della tessitura, del piccone e dei mulini domestici. Alla base del rispetto
c’era il lavoro e la produzione. Questa è la storia del prodotto creato dal
lavoro, dell’allevamento dei figli e di una vita domestica consolidata. Ciò
significò anche il passaggio dal linguaggio dei segni ad una ricca espressione
linguistica, a dei concetti fondati su strumenti produttivi significativi.
Quindi si ha il passaggio verso la creazione della coscienza umana. Verso il
4000 a.C. l’aratro assunse il ruolo principale nel campo e la pastorizia
divenne più importante a scapito del ruolo della donna nella produzione, che
diviene così minore. Le donne diventano sempre più casalinghe e questo processo
continua fino ai giorni nostri. In questo contesto è fatto incontestabile e di
assoluta certezza che nella concettualizzazione e trascrizione della storia si
trascurò il ruolo storico della donna. Il motivo fondamentale per cui si
scrissero “libri di storia senza donne” era dovuto al progredire della
predominanza maschile parallelamente al processo di civilizzazione, che sfociò
nell’esclusione delle donne dalle infra-sovrastrutture della società classista.
Una delle più grandi distorsioni è presentare la storia come il risultato della
disuguaglianza tra i sessi.
<
<< La storia
è la storia dell’uomo/maschio che guadagna potere con l’emergere della società
classista. Il carattere di classe egemone nasce simultaneamente con il carattere
egemonico maschile. [...] Fino ai giorni nostri il carattere egemonico maschile
non ci ha lasciate molte possibilità di trattare le questioni di genere su basi
scientifiche. Ci sono ancora forti tabù sulle questioni di genere più di quanto
non ce ne siano sulle questioni religiose.
[...] Il fatto che nel corso
della storia la donna sia stata privata della sua identità e personalità e sia
stata tenuta come prigioniera permanente dell’uomo ha avuto effetti più
devastanti che la stessa creazione delle classi sociali. L’imprigionamento
delle donne può servire da misura della complessiva schiavitù e umiliazione,
del criterio di distruzione della società con le menzogne, il furto e la
brutalità, misura dell’inquinamento e del servilismo. Mantenere la storia su questa impronta avrà
inesorabilmente conseguenze sociali intrigate. La rinascita della donna libera
risulterebbe inevitabilmente nell’emancipazione, l’illuminazione e la giustizia
generali.
Problemi di metodo e la responsabilità degli intellettuali
<< La storia
è stata ridotta maggiormente ad essere intesa come è per lo più supposto, per
servire ad evidenziare l’assunto che l’epoca di cui scrive sia quella cruciale
e decisiva. [...] Ciò che fanno non è altro che la pratica dei sacerdoti
sumerici. Probabilmente l’uso di informazioni scientifiche la rende ancora più
pericolosa. Nella nostra epoca scientifica ritoccare, esagerare, privare di
significato le informazioni causa un danno più grande che non le influenze
mitologiche e religiose. Se la mitologia e la religione sono oppio, allora una
scienza distorta è un pugnale conficcato nel nucleo della società. Se può
essere facile curare gli effetti intorpidenti dell’oppio, è molto più difficile
sanare l’effetto dannoso e mortale del pugnale. Il motivo fondamentale per cui
i regimi fondati sulla scienza moderna e la tecnologia hanno raggiunto dei
gradi di sfruttamento ed oppressione così grandi, è strettamente legato ai
metodi nei quali si è impiegata e esercitata la scienza, e non ai metodi di
tortura. La scienza ed i suoi rappresentanti ne sono senza dubbio direttamente
responsabili. E’ di fondamentale importanza considerarli più responsabili di
quanto lo fossero le consuetudini dei sacerdoti sumerici per il loro stato e la
loro civiltà. La responsabilità della scienza e dei suoi rappresentanti per
tutte le guerre, comprese le due guerre mondiali, la povertà, l’inquinamento
dell’ambiente, la disuguaglianza tra i sessi, l’equilibrio fondato sul terrore
nucleare, l’eccessivo boom demografico, la follia tecnologica non è inferiore a
quella dei politici e dei comandanti militari, ma è certamente superiore. I
sacerdoti della scienza si arresero a questo stato di cose. Mentre la storia si
avvicinava all’epoca contemporanea divennero più incentrati su se stessi e conservatori
dei templi dei Sumeri e del Medioevo, e divennero irresponsabili in maniera
sempre più crescente. Biasimare l’antichità ed il Medioevo, giustificare se
stessi, ed ancor peggio farlo con “metodi scientifici”, non dovrebbe avere un
effetto purificante. Non stiamo esagerando. Ogni esempio ci mostra che il
ventesimo secolo ha causato più distruzioni, tortura, morti per fame e malattie
che tutti i secoli precedenti messi insieme. Si dimostra così che: se ci
dovesse essere una responsabilità genuina nei confronti della storia e della
società, si dovrebbero revisionare in modo radicale i paradigmi di base della
nostra epoca, le loro metodologie, i risultati e i prodotti secondari, i loro
metodi scientifici, ma soprattutto la loro attuazione. Senza questo passo i
responsabili non saranno prosciolti dall’accusa e dal giudizio di non aver
causato un male inferiore a quello causato da sacerdoti e stregoni.
<< Vorrei
dire questo: dietro ad ogni sviluppo dannoso e doloroso c’è sempre un piano od
un programma tracciato sul tavolo di uno scienziato, che ne ha completamente
dimenticato i valori morali e che non si pone domande in proposito. Dietro a
ciò c’è una deforme comprensione della storia e della società con grandi
errori, ingiustizie e mancanza di proporzione. Se non risolve prima questi
grandi problemi, la storia non sarà mai salva da incriminazioni e critiche, in
quanto la realtà stessa è la forma di criticismo più giustificata. Alla luce di
questo criticismo si può meglio capire l’importanza storica di basare lo
sviluppo sociale sulla società sumerica e la sua nascita sulla società
neolitica. Come la storia della civiltà inizia con i Sumeri, la civiltà
sumerica a sua volta deriva dalla rivoluzione del villaggio agrario, che ebbe
luogo nell’ambiente fertile delle terre comprese tra il Tigri e l’Eufrate, dove
si creò la prima ondata sociale del genere umano. A partire dal 10000 a.C.
questa terra nutrì tutte le civiltà che generò a scapito della propria
fertilità. E’ la madre che mise al mondo la civiltà. Fin dall’inizio della
storia scritta è stata la terra, e gli esseri umani, dove è iniziato il
principio dialettico. Non affermo ciò con motivazioni romantiche e
patriottiche. Sarebbe sbagliato pensarla in questo modo. Lo sto facendo per
soddisfare i bisogni del criticismo che ho indicato brevemente e che è
generalmente accettato nell’epoca attuale. Sottolineo ancora la necessità
vitale di un corretto inizio nell’analisi della civiltà. Per un semplice
motivo, e cioè: se la descrizione della storia e dell’esistenza sociale non
inizia correttamente, questa non sarà mai corretta. Se non si analizzano
correttamente la storia e la società, non si potrà evitare che siano
continuamente fonte di pericolo e di crisi. […] Fondare programmi e progetti
sociali su punti di vista storici sbagliati e schemi astratti ha sempre dato
degli amari risultati nei vari tipi di movimenti sociali e strutture statali
[…] Fintantoché le fondamenta sono costruite in maniera sbagliata e non ne
vengono apportate le necessarie modifiche dove e quando necessario, il collasso
è inevitabile. Nessuna delle epoche precedenti ha sperimentato la verità di
questa regola come noi nell’epoca attuale.
<< Ci sono
altre numerose fonti che danno nutrimento alla storia. Ci sono vari impulsi.
L’essenza di questo soggetto è la fonte principale del flusso, e la sua forza
nel sostenere e guidare verso piccoli fiumi e laghi di altre fonti può non
essere molto utile. Tuttavia, incontrandosi nei canali principali ed
accumulandosi dietro a dighe, può trasformarsi in energia. Anche la storia ha
l’aspetto di un fiume principale. […] Tuttavia ci sono anche realtà che sono
sfuggite all’oblio unendosi ad altre, crescendo in forza e costringendo altre
fonti ad unirsi a loro. In questo modo si sono salvate dall’isolamento. Il fiume
principale del flusso storico ha raggiunto la nostra epoca attuale essendo
alimentato da numerosi ruscelli. Può darsi che a momenti si sia perso
temporaneamente in vortici, o che abbia rallentato il suo corso, ma alla fine è
diventato più grande e più veloce. Il compito fondamentale degli storici è
stabilire quali società hanno apportato il loro contributo al flusso in un
contesto temporale e locale. […] Sebbene sia importante discutere se lo
sviluppo fu lineare o in cerchi a forma di spirale, questo è di secondaria
importanza rispetto al metodo. […] Una delle altre conclusioni del mio
approccio richiede una valutazione direttamente proporzionale alla sua
veridicità ed ai meriti. Sebbene la storia sia comprensiva, ogni elemento ha il
proprio posto e valore in essa. Non si può negare il valore neanche della più
piccola società e dell’individuo più comune. Proprio come la storia è riflessa
nella società, e la società è riflessa nella storia, così la società si
manifesta nell’individuo e l’individuo riflette la società. Come manifestazione
dell’applicazione del metodo dialettico alla storia, la più importante
conclusione a cui giungerà il materialismo storico si trova in questa formula.
L’attuale crisi di civiltà
<< Lo stato
come politica rinforzata ed istituzionalizzata è l’invenzione e lo strumento
dell’epoca schiavista. L’analisi dello stato condotta in particolar modo dalla
sociologia marxista del periodo capitalista, presenta grandi lacune
sull’argomento. I principi e le strutture dello stato furono concepiti dai
sacerdoti sumerici. Lo stato non ha fondamenta scientifiche. In quanto
strumento del più grezzo sfruttamento di classe, si basa sul pensiero
mitologico che si trova dietro all’ideologia religiosa. Secondo le osservazioni
dei sacerdoti, lo stato era il riflesso sulla terra dell’immobile mondo
celeste. Allo stesso modo in cui gli dei governavano il mondo celeste, lo stato
doveva governare il mondo. Il governo degli dei, considerati sacri, si
applicava al governo dello stato. L’idea della santità dello stato è diventato
il concetto più pericoloso, che ha protetto lo sfruttamento e la persecuzione,
originatisi dalle credenze mitologiche dei sacerdoti sumerici, giunte fino alla
nostra epoca.
<< Si può
affermare che l’intera storia della società classista ha rafforzato e portato
avanti questa visione sumerica dello stato. Ogni nuova classe governante ha
ulteriormente perfezionato questo strumento. Lo stato è probabilmente lo
strumento più antico che non è mai stato cambiato. Lo stato è uno dei temi su cui
la società dimostra la massima ignoranza. Anche le religioni hanno attraversato
grandi trasformazioni, mentre lo stato rimane ancora sacro ed è protetto.
Questa concezione viene mantenuta dalla classe governante e sfruttatrice
proprio per la sua importanza. La concezione della politica e dell’esercito era
simile, per i loro rapporti con lo stato. Lo stato governa la struttura
sociale, ed il sistema dello sfruttamento basato sull’impiego della tecnologia,
grazie a mezzi politici e militari. Questa funzione viene continuamente
perfezionata, se necessario anche con l’uso della forza.
<< Lo stato
che il capitalismo ereditò era esattamente il prodotto dei sacerdoti sumerici.
Le classi regnanti e sfruttatrici sono consapevoli del fatto che devono cercare
la sicurezza che lo stato offre loro, e sanno che non possono vivere un solo
giorno senza lo stato, quindi lo stato si trasforma nel più immediato oggetto
di culto. Non metteranno in discussione, né analizzeranno lo stato. Gli
prepareranno semplicemente nuovi vestiti o gli conferiranno nuovi organi, a
seconda delle loro proprie identità. Questa è una tradizione così immensamente
forte, che anche quando la Rivoluzione Sovietica proclamò che era stato fondato
lo stato dei lavoratori, finì poi con l’arrendersi al vecchio stato
ecclesiastico. Non è una coincidenza che gli stati di stile sovietico furono
quelli più simili agli stati concepiti dai sacerdoti sumeri ed egizi. La sola
differenza che i rivoluzionari del socialismo reale applicarono allo stato, fu
la rimozione dei vestiti e degli organi che gli erano stati attaccati a partire
dall’epoca sumerica. Si può comunque osservare che, presentare l’idea dello
stato sacro, e della persecuzione e del lavoro forzato che ne sono l’essenza,
come la dittatura del proletariato, fu auto-ingannevole, anche se questo
accadde tardi. Strapparne i vestiti fu considerato una frammentazione dello
stato stesso.
<< La
dittatura del proletariato può essere associata con i lavoratori. Tutte le
dittature erano collegate allo sfruttamento. Continuare una dittatura anche di
un solo giorno, significa diventare mezzo di sfruttamento. L’illusione che
riguardava lo stato e la dittatura fu il motivo del crollo del socialismo
sovietico. Le classi lavoratrici oppresse, e quindi le società, non hanno mai
bisogno dello stato come strumento. Perché è proprio questo strumento che
mantiene vive le divisioni tra le classi. Il motivo della sua esistenza è la
società classista.
<< Nello
sviluppare quest’analisi, prendiamo come nostra base lo stato classico. Vogliamo
mostrare, e questo include anche il modello di stato sovietico, che questo
strumento non è cambiato. Quando diciamo che lo stato non è cambiato,
intendiamo i suoi principi e le sue funzioni. Non si tratta dell’esistenza
storica di numerosi e diversi governi statali. Nel corso di tutta la storia, il
motivo per cui gli sforzi sinceri di numerosi rivoluzionari, che hanno lottato
valorosamente per un mondo libero ed uguale per tutta l’umanità e senza
oppressione, non condussero a nulla, è dovuto a concetti ed azioni errate
riguardanti lo stato. Tantissimi dei sistemi che questi fondarono fecero
ricadere su di loro i più grandi problemi. Questo perché non avevano compreso
la sacra creazione dei sacerdoti sumerici. E’ uno strumento tale, che ha la
capacità di distorcere e confondere continuamente la società con i più solidi e
rozzi concetti rimasti riguardanti questo simbolo santificato, che è il più
difficile da dominare.
<<
Probabilmente il risultato storico più importante della rivoluzione
scientifico-tecnologica del 20° secolo fu la scomparsa delle fondamenta
materiali delle divisioni tra le classi. Questo deve essere considerato come il
più importante evento della storia. Sarebbe fuorviante trascurare i suoi
effetti sullo sviluppo sociale e continuare a mantenere gli approcci teoretici
alle relazioni e contraddizioni di classe, che erano stati modellati in base
alla tecnologia del 18° e 19° secolo. Ciò che differenzia il feudalesimo dal
capitalismo è il progresso scientifico-tecnologico. Questo sviluppo ha
determinato la nascita di tutte le istituzioni politiche e sociali, inclusi lo
stato nazione, la repubblica ed il secolarismo. Un altro effetto di questo
sviluppo è stata la nascita delle lotte tra le classi e nazionali.
<< Gli
effetti sociali, politici e militari della seconda grande rivoluzione
scientifico-tecnologica nel 20° secolo si dimostrano più grandi e permanenti di
quelli della precedente. Ciò è dovuto alla grandezza della rivoluzione
scientifico-tecnologica. Gli effetti stanno ancora emergendo. Primo fra tutti
fu l’abbattimento dei blocchi. Il primo importante effetto di questa
rivoluzione fu il crollo del regime sovietico. E’ opinione generalmente
accettata che questa rivoluzione è stata la più importante, anche se per motivi
diversi. Il secondo effetto rilevante è il fatto che lo stato nazione ha perso
la sua importanza precedente, dopo che gli stessi confini avevano comunque già
perso la loro. E’ chiaro che la tecnologia della comunicazione ebbe in questo
un ruolo estremamente rivoluzionario. L’orientamento verso una società
dell’informazione ha acquistato una velocità che non può essere paragonata con
qualsiasi altro periodo. Internet stesso è un grande concetto rivoluzionario.
Le analisi teoretiche che non tengono in considerazione gli effetti economici,
sociali, politici e militari della rivoluzione nei settori della tecnologia
meccanica, elettronica e nucleare, non possono valutare correttamente il
periodo in cui viviamo. Inoltre senza una corretta valutazione, non è possibile
sviluppare un programma politico, una strategia ed una tattica corrette. E’
ovvio che su questi temi sono necessari un dibattito approfondito, criticismo
ed auto-critica. Il motivo più importante della crisi ideologica incontrata
deriva dalla debolezza del livello di valutazione di questi argomenti.
<< Se la
rivoluzione scientifico-tecnologica costringe la società classista ad una
trasformazione inevitabile, è estremamente importante lo sviluppo di una nuova
identità ideologica e di un programma politico. La storia ci mostra che in
periodi simili nascono grandi dibattiti e ricerche di soluzioni.
<< Il
capitalismo stesso come sistema di civiltà si è dissolto. Il socialismo reale
non è l’unico sistema dissolto. La sconfitta del fascismo rappresenta in
effetti la sconfitta del capitalismo. La sconfitta nelle colonie è un altro
aspetto ancora. Il fallimento degli USA in Vietnam rappresentò la sconfitta del
nuovo colonialismo. Ciò che venne effettivamente sconfitto nella seconda guerra
mondiale furono le strutture di entrambi i sistemi, fondati su una
scienza-tecnologia e filosofia obsolete. Queste strutture erano per lo più
basate sulle interpretazioni della scienza-tecnologia meccanica e del pensiero
filosofico. Il livello tecnologico era rappresentato dalle applicazioni industriali
delle leggi meccaniche all’industria. C’era un bisogno considerevole di
manodopera di lavoratori. Il livello scientifico era solo fermo ad alimentare
il positivismo. Si è già sottolineato come la politica era guidata da teorie
antiche, persino da quelle che usavano approcci mitologici. Mentre il
liberalismo borghese sfociò nel fascismo e nel nazionalismo sciovinista, il
socialismo giunse alla costruzione dello stato più sviluppato e del
nazionalismo sociale, che portava in sé gli aspetti autoritari e totalitari più
sviluppati. La seconda guerra mondiale non fu una guerra comune. Rappresentava
l’intenzione di una restaurazione radicale della civiltà capitalista, che era
entrata nella sua crisi più grave. Durante il periodo del crollo, ogni tentativo
di sviluppare un modello corporativo da parte di un sistema sociale di tipo
classista, per assicurarsi la sopravvivenza, rassomigliava ad un estremismo in
direzione di un governo statale. D’altra parte, invece, la Terza Internazionale
Socialista, fondata per sconfiggere con la rivoluzione il sistema capitalista,
subì un grave colpo durante la guerra, e nonostante i notevoli successi, dopo
la guerra non fu in grado di sfuggire al crollo a causa dei dilemmi ideologici.
<< Vorrei
sottolineare il fatto che entrambi i sistemi si allontanarono dalla crisi in
una condizione di equilibrio, e che questo non fu grazie al successo. Ciò
dimostra che il capitalismo non può più rafforzare la propria posizione grazie
alla guerra, e che l’epoca di un’egemonia illimitata è cosa ormai del passato.
Un altro spetto significativo che è emerso è che la bipolarità era un concetto
sbagliato; per dirla più chiaramente, la lotta che si sviluppò tra le classi e
che oppresse le nazioni da un lato e il capitalismo imperialista dall’altro,
dimostrò la sua insufficienza ed i suoi errori. Quindi il risultato non sarà né
“la fine della storia”, né l’epoca della dittatura del proletariato, ma solo
una crisi profonda del sistema di civiltà fondato sulle classi nella fase
finale del capitalismo. L’altra prova importante di questa crisi si manifestò
nel fallimento di fornire a tutta l’umanità i beni di base e la ricchezza
morale, e nel non riuscire a mettere al servizio dell’umanità le conquiste
della rivoluzione scientifico-tecnologica, per poter creare ricchezza ed
abbondanza nel periodo del dopoguerra. Se l’ideologia dominante e la politica
non fossero esistite, ci sarebbero già state le fondamenta tecnologiche per
risolvere senza guerra sia le contraddizioni di classe che quelle nazionalistiche,
e per creare ricchezza.
<< Il
meccanismo del profitto preferito dal capitale finanziario è la borsa
internazionale. Fare guadagni per mezzo della borsa valori, su cui fa
affidamento il capitalismo, significa accumulare quantità enormi di denaro
senza lavorare. Per certi versi è come se il sistema si mettesse al tavolo del
gioco d’azzardo. Nessun altro meccanismo rivela così chiaramente quanto il
sistema sia diventato irrilevante ed inutile. Questo declino nei rapporti di
proprietà, cioè l’esistenza delle modalità produttive dominanti, non solo ha
effetti dannosi sull’intera società sotto forma di speculazioni, ma ritarda
ulteriormente la nascita del nuovo sistema. Con la creazione nella società
dell’assuefazione al facile guadagno (borsa, titoli, obbligazioni, cambiali,
valuta straniera, ecc.) la morale sociale è diventata degenerata e più
conservatrice. Ciò determina una società contraria alla creatività ed al
rinnovamento. Non è un fatto isolato. L’evoluzione del sistema a questa
situazione generalmente va in direzione dello sviluppo. Se il capitale
esistente e le basi tecnologiche sono investiti nei settori di bisogno sociale,
ambiente, della salute, istruzione, ricerca dell’occupazione, ciò avrebbe come
effetto i benefici derivanti dalla minimizzazione delle differenze tra le
classi e dal risolvere tutti i tipi di contraddizioni che potrebbero emergere,
tutto ciò con grande facilità e senza ricorrere all’uso della forza.
<< L’aspetto
più importante che si deve riconoscere è il fatto che, proprio come il sistema
civile basato sulle società classiste emerse come risultato della tecnologia,
anche la sua destituzione sarà il risultato del nuovo livello di progresso
tecnologico. Proprio come la tecnologia divenne il grido potente della società
schiavista, ora diventa lo stesso richiamo potente all’inutilità della società
classista. Senza dover affrontare un’analisi teoretica più approfondita, ogni
persona comune con una conoscenza media potrà facilmente riconoscere che questa
è la realtà in cui tutti viviamo.
<< Il secondo
elemento importante è studiare le caratteristiche principali di un’alternativa
che deve essere inserita all’ordine del giorno. E’ ovvio che non saranno
necessarie rivoluzioni violente; in altre parole, le basi tecnologiche hanno
eliminato la necessità di questo metodo. Nelle condizioni attuali, dove la
tecnologia della comunicazione e dell’informazione fanno sì che anche un
pastore sulle montagne possa comunicare con gli angoli più remoti del mondo
grazie ad un telefono cellulare, e dove ogni tipo di limitazione ha perso
significato, è ovvio che, ad eccezione dell’autodifesa, i metodi violenti hanno
perso il loro significato. Esempi da tutto il mondo indicano chiaramente che
anche i governi degli stati più crudeli non possono più spezzare il potere
della tecnologia. La tecnologia, non solo fornisce mezzi illimitati per una
produzione maggiore, ma da anche immense opportunità per sviluppare la
coscienza e permettere alle organizzazioni di rimuovere gli ostacoli politici.
In questo contesto il dominio della società classista diventa inadatto e
inutile.
<< Durante il
19° secolo e la prima metà del 20° secolo, come in tutti gli altri periodi
della storia, organizzazioni segrete, ribellioni e lunghe guerre furono metodi
inevitabili. Le rivoluzioni radicali, che ebbero luogo per la prima volta nella
storia durante la prima metà del 20° secolo, misero fine a tutto ciò. Alcuni
scienziati contano tre periodi fondamentali nella storia. Il primo periodo è
considerato quello della rivoluzione agraria e della società del villaggio, di
cui abbiamo spesso parlato. Questo iniziò intorno al 10000 a.C. e continuò fino
al 3000 a.C., cioè fino alla nascita delle città-stato. Il secondo periodo è
considerato quello della società urbana, durante il quale emersero i mestieri
urbani, la manifattura e l’industria. Questo periodo è compreso tra il 3000
a.C. ed il 1950 d.C. Gli sviluppi che condussero alla più grande rivoluzione
scientifico-tecnologica e che ebbero luogo dopo il 1950 d.C. determinarono il
nuovo periodo storico. Anche se questa classificazione può essere incompleta,
merita comunque la nostra attenzione, per l’enfasi sui motivi importanti nel
rapporto tra la produzione tecnologica e la società.
<< Il crollo
del sistema sovietico indica chiaramente che l’equilibrio tra i blocchi,
fondato sul terrore nucleare, non avrebbe potuto essere permanente. Concludere
che ciò fu la vittoria del blocco opposto non è realistico. Il crollo ha
dimostrato soltanto che insistere su una strada senza via d’uscita non è una
soluzione, e che la crisi ha un carattere radicale. Ha rivelato che i modelli
di soluzione presentati nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale
subirono bancarotta e non erano più validi. L’esperimento europeo di un piccolo
esercito, gli esperimenti degli USA riguardanti il sistema di scudo
missilistico, dimostrano di essere rivolti alla protezione di alcuni interessi
temporanei, piuttosto che a trovare soluzioni più radicali.
<< La realtà
che queste brevi valutazioni ci mostrano è che un periodo storico di
transizione è diventato ormai inevitabile. Questa inevitabilità scaturisce dai
lasciti del vecchio sistema di civiltà, con da un lato i suoi effetti potenti,
e dall’altro l’incapacità dell’umanità di fare il nuovo salto per l’avvio verso
il sistema successivo. Spesso nella storia si sono incontrati questi periodi di
transizione. Alcuni sistemi li hanno presentati nella forma di imperi. Esistono
anche degli esempi sorprendenti di transizione tra le prime forme
istituzionalizzate della civiltà schiavista e le istituzionalizzazioni
successive delle fasi di apice e crollo. Tra il periodo di costituzione degli
Imperi Sumerico ed Egizio e l’apice degli Imperi Greco-Romano, Ittiti,
Horriti-Mitanni, i Fenici ed i Frigi agirono come portatori delle conquiste economiche,
sociali, politiche, mitologiche, tecnologiche e scientifiche in tutte le sfere
con un ruolo di transizione. Divennero i mezzi per la trasmissione ai loro
domini locali delle grandi conquiste della civiltà, dall’Oriente all’Occidente.
In questo contesto portavano in particolare le caratteristiche proprie della
transizione.
<< Un altro
esempio più significativo è il ruolo svolto dagli Imperi Bizantino e
Persiano-Sassanide, come fase di transizione tra la civiltà schiavista e quella
feudale. Entrambi divennero l’anello di congiunzione tra l’epoca primitiva ed
il Medioevo, rappresentando la transizione dalla schiavitù al feudalesimo. Un
esempio ancor più importante fu il ruolo della monarchia dell’Europa
occidentale, come ponte tra il feudalesimo ed il capitalismo. Sebbene lo
Zarismo Russo e l’Impero Ottomano presentassero delle varianti, anch’essi
furono esempi di una transizione simile. Questi tipi di periodi di transizione
e le loro espressioni costituite, divennero il ponte tra la vecchia civiltà e quella
appena nata, ed avevano in sé gli elementi di entrambe le civiltà. Infatti uno
dei requisiti della filosofia scientifica è il riconoscimento
dell’inevitabilità della coesistenza temporanea di elementi sia del vecchio che
del nuovo. Tutti gli sviluppi della natura devono passare attraverso questi
tipi di coesistenza temporanea. Dato che la società è una continuazione della
natura, le dialettiche dello sviluppo si possono applicare inevitabilmente alla
società.
<< Questo
periodo di transizione, tra la crisi profonda e permanente del vecchio sistema
di civiltà e la nascita del nuovo avvio, lo si può chiamare in maniera
appropriata l’Epoca della Civiltà Democratica. Il governo di regimi democratici
come compromesso alla fine del ventesimo secolo non fu una scelta arbitraria,
ma una conseguenza delle circostanze materiali. L’arrivo a quel punto dipese in
gran parte dal ruolo determinante del crollo della scelta fascista del
capitalismo e del totalitarismo del socialismo reale.
<< La scelta
del capitalismo da parte del fascismo non fu determinata soltanto dalla forma
di fascismo alla Hitler. Fu un processo scaturito dal carattere reazionario del
capitalismo, in quanto regime violento, e dall’egemonia del capitale
finanziario. E’ risaputo che tali sviluppi si verificarono, non solo nei centri
del capitalismo, ma anche nelle periferie e nei paesi di confine. Il fascismo,
che diventò il regime più crudele che la storia abbia mai incontrato, deriva
dai seguenti fattori: la paura che il crollo potenziale infondeva, le
caratteristiche scioviniste del nazionalismo, che lasciava nell’ombra il
conservatorismo religioso, e la sempre più grande potenzialità che il
socialismo diventasse un sistema. Nelle fondamenta del suo fallimento si
trovano, invece, il livello di libertà raggiunte dall’umanità in generale, ed
il successo della rivoluzione scientifico-tecnologica. La situazione costrinse
il capitalismo ad una scelta nuova. Vista che una vittoria in massa del
fascismo non era più possibile, ed il crollo non era un’opzione, divenne
inevitabile un compromesso a lungo termine. Il regime del compromesso, che fu
chiamato democrazia, non era del tutto sconosciuto. Grazie in particolare alle
grandi conquiste della rivoluzione tecnologica, l’abilità della democrazia come
regime nel dimostrare che, non solo accoglieva, ma incoraggiava anche lo
sviluppo, incoraggiò il capitalismo verso la democrazia, e questa fiducia
aumentò. Nonostante le pratiche iniziali limitate, verso la fine del ventesimo
secolo la democrazia era considerata come la forma di vita e governo che più si
confaceva ad un sistema universale, e divenne prevalente.
<< Nel
processo democratico moderno il sistema capitalista non è scomparso, ma si è
lasciato alle spalle la sua era di egemonia illuminata precedente. La sua egemonia,
lo sfruttamento e lo stile di vita sono stati ristretti a livelli più alti. I
criteri democratici moderni sono essi stessi la manifestazione di ulteriori
restrizioni e limitazioni del capitalismo; il capitalismo è costretto a
spartissi il suo precedente potere esclusivo di dominio e sfruttamento con i
lavoratori e il popolo.
<<
Conseguentemente, vista da un’angolazione diversa, la democrazia moderna
significa riorganizzazione e amministrazione dei processi e delle istituzioni
di sfruttamento e dominio politico di tutto il sistema di civilizzazione
capitalista. La riorganizzazione darebbe la possibilità ai lavoratori ed ai
gruppi popolari di contribuire e partecipare ai processi e alle istituzioni. In
questo sistema il capitalismo non potrebbe determinare unilateralmente lo
sfruttamento e i poteri politici come fece in passato, e i lavoratori e i
gruppi popolari, non potrebbe sovvertire interamente il sistema capitalista,
nemmeno con la forza, per poter instaurare attraverso vie rivoluzionarie il proprio
sistema. [...] questa realtà potrebbe
essere detta capitalismo che concede una trasformazione democratica. Invece di
affrontare la scelta del vincente o del perdente con sanguinosi scontri, il
capitalismo vede la necessità di accettare il processo di evoluzione in corso
del quale esso stesso potrebbe essere il vincitore, ma in quanto necessari per
mantenere il sistema. In questa situazione né il ritorno ai vecchi tempi del
classico capitalismo, né il suo annientamento con le rivoluzioni, sono una valida
alternativa.
La dimensione umana della crisi
<< Lo
sviluppo tecnologico [delle forze di produzione] ha fatto un passo in dietro
rispetto alle strutture socio-politiche e ideologiche. […] mentre la
contraddizione ha generato in maniera predominante dei conflitti dentro la
struttura interna della società
mettendoli a fuoco nell’ambito di un contesto di equa distribuzione [del
progresso generato] durante l’era del capitalismo classico, nel nuovo periodo
la contraddizione si è rivolta fra natura, ambiente e la somma totale delle
amministrazioni sociali. Le forze dominanti nazionali ed internazionali hanno
giocato un ruolo fondamentale nella crescita delle contraddizioni, perché loro
non lo fecero e non poterono usare il progresso tecnologico con lo scopo di
riorganizzare meglio le società e l’ambiente a causa dei loro interessi
individuali, famigliari o di gruppo. Le forze sociali e politiche che hanno il
controllo degli stati nazionali e le maldestre e disfunzionali istituzioni
sopranazionali hanno specialmente bisogno di essere nominate come forze che
costituiscono una minaccia all’epoca in cui vivono. Le amministrazioni che
credono che la risposta giaccia nell’equilibrio nucleare e nei sistemi di
difesa missilistica ancora possono proporsi, e i problemi regionali vengono
fomentati per poter mantenere la corsa agli armamenti. Le tecnologie che
causano pericoli all’ambiente vengono tollerati in silenzio. Non sono state
stanziate abbastanza risorse: per combattere le malattie che si diffondono in
proporzione allo sviluppo tecnologico; per confrontarsi con le differenze
d’istruzione; per un controllo democratico dello sviluppo demografico; anche
attraverso le tecnologie disponibili, che renderebbero questi obiettivi più
alla portata. Naturalmente i vecchi metodi di produzione e istituzione politica
sono fondamentalmente responsabili della situazione in atto.
<< Dato che
si incontrano strette oligarchie e tirannidi nei tempi di crisi e crolli in
ogni epoca, anche oggi c’è un’abbondanza di oligarchie moderne e regimi
dittatoriali che si mascherano da democrazie. I criteri democratici veramente
si impongono, ma allo stesso tempo ci sono regimi oligarchici autoritari che
contraddicono i precedenti e questi coesistono in un’interdipendenza fra stati.
Una manciata di speculatori che hanno ben poco a che fare con la produzione,
manomettono la struttura economica per poter ottenere profitti non meritati;
mentre insignificanti gruppi di interesse possono portare qualsiasi tipo di
oligarchia al potere politico manipolando i media.
<< E’ chiaro
che esiste un tremendo antagonismo tra tutta l’umanità e i padroni dei regimi
oligarchici che stanno sviluppando sempre più intime e strette relazioni. La
portata di questi potenziali pericoli in tale situazione è fuori di dubbio: non
solo la fame, le malattie e le morti
causate dalle guerre regionali, ma anche la rapida distruzione dell’ambiente e
del clima ad un livello che minaccia di rendere il mondo invivibile e non
ultimo l’individualismo sfrenato e illimitato. Contro l’ambiente di lotta nei
confronti della crescita della
popolazione stiamo infatti arrivando ad un vero Armageddon.
<< Non importa quanto spesso la nostra epoca possa essere
definita dell’informazione e della comunicazione, in tutte le istituzioni della
struttura e della sovrastruttura, a partire dalla istituzioni politiche, ancora
ci sono leggi e relazioni prevalenti che hanno le loro origini nell’epoca
mitologica della schiavitù. Alla fine della nostra analisi della civilizzazione
capitalista vedremo che le tradizioni sociali, al cui centro possiamo mettere
l’istituzione dello stato, non sono cambiate negli ultimi 5mila anni ma si sono
continuamente rafforzate. Questa istituzionalizzazione è essenzialmente
contraddittoria alla scienza. Pur andando avanti, la scienza diventando il
principio fondamentale che determina il sistema sociale, si trova continuamente
ostacolata. Per questa ragione la contraddizione centrale è fra, da una parte,
lo stato, già battuto ideologicamente dalla filosofia mitologica, religiosa e
idealista, ma che continua ad essere presente come istituzione oppressiva, e la
scienza, che si trova nella posizione di riformare la società basandosi su
principi scientifici, dall’altra parte.
<< L’era
della scienza alla quale ci si riferisce spesso ai nostri giorni non ha creato
una corrispondente struttura sociale. Anche se la scienza stessa si trova in
continuo sviluppo, non è stata definita un’etica della scienza a livello di
principi. Quindi, non è impossibile che una scienza incontrollata possa imporsi
in regimi anche più pericolosi di quelli degli dei mitologici o dei
rappresentanti terreni delle religioni monoteiste.
<< Proprio
come i sacerdoti sumeri decretarono all’epoca in cui le richieste del divino
ordine celeste per cui gli schiavi dovevano essere bruciati vivi insieme ai
loro defunti sovrani, la nuda logica dell’interesse proprio come forma
populista del capitalismo non conosce nessun valore che non possa diventare
oggetto della libidine e dello sfruttamento del semplice interesse proprio. La
degenerazione e la volgarità generale che si incontrano nei periodi di crisi
dei sistemi raggiungono i loro estremi nel capitalismo. La magnifica epoca
dell’individualismo è stata verosimilmente trasformata in un’epoca dove le
forze istintive, il grande tempo traditore, rubavano la conoscenza ufficiale e
l’interesse dell’individualismo immorale protetto da misure di sicurezza molto
più sofisticate.
CRITICA AL SOCIALISMO REALE
La discussione a riguardo dei modi locali per
un’alternativa globale alla civiltà capitalista diventa del tutto più
importante ed affinata di quanto porti la generale crisi del capitalismo.
Ocalan respinge il detto di Fukuyama de “la fine della storia”, tanto quanto
l’idea di Huntington di “scontro fra civiltà”. Ma il fallimento pratico del
real-socialismo lo ha reso critico circa le sue capacità di evolversi in
un’alternativa al sistema capitalista. Il PKK ha portato avanti la sua critica
al socialismo – come frutto di un intenso dibattito e esperienza – per anni, ma
è adesso che il movimento kurdo ha formulato un’alternativa a livello
ideologico e programmatico. Primo, Ocalan indica che il livello di conoscenza,
al tempo in cui vivevano i fondatori del socialismo scientifico, non permetteva
un’analisi delle prime forme di società e specialmente era ignorante rispetto
all’Oriente: “non emergeva nemmeno un minimo cenno
d’informazione circa i Sumeri. Anche l’antichità classica era ben lontana
dall’essere correttamente compresa. Non esisteva nessuno studio archeologico,
né alcuna valutazione della società neolitica. […] La società capitalista, che
è stata analizzata, raggiungeva soltanto lo stadio della sua maturità. Per lo
più si è analizzato il suo modo di produzione. […] Senza un’analisi complessiva
della storia della civiltà, soltanto un’analisi ristretta che si riduceva
principalmente agli aspetti economici era accennata, ma tanto piccola da averne
decifrato appena l’alfabeto. È chiaro che fondarsi su tali ristrette basi
sarebbe impossibile fare luce sulla società come un tutto, lasciato da solo a
stabilire un programma e un corso d’azione per la trasformazione
rivoluzionaria. Sviluppi successivi hanno indicato che una parte degli errori
che ne sono risultati, sono stati causati proprio da tali inadeguatezze.” Secondo, Ocalan arguisce che anche se “i
rivoluzionari real-socialisti” erano
ancora imbevuti in una certa quantità di fiducia nello stato, in quanto
un’istituzione sacra, una fiducia superata già dai tempi della sua prima
creazione, quelli dello stato numerico. Questa tradizione ancora ha le sue
ripercussioni nel tentativo di stabilire lo stato dei lavoratori: “inoltre,
si notò che presentando l’idea dello stato sacro, e la persecuzione e il lavoro
forzato che ne è l’essenza, come la dittatura del proletariato era già di per
se deludente, anche se era tardi per accorgersene. […] Questa delusione
concernente lo stato e la dittatura è stata una delle ragioni del crollo del
socialismo sovietico”. I movimenti di
liberazione nazionale “visti come centri del socialismo reale, come oggetti
della politica estera” nella maggior
parte dei casi hanno portato stati “qualitativamente inferiori e
degenerati” sempre se comparati “ai
classici regimi di dominazione coloniale” da
quando hanno cercato di realizzare “una copia di seconda mano del
capitalismo classico e del socialismo reale” alienandosi dal potere sociale e dalla coscienza della storia.
D’accordo con ciò, la società democratica e le istituzioni civili, sotto il
socialismo reale erano deboli, benché “il socialismo stesso è una prognosi
teorica, che può diventare reale soltanto seguendo la democratizzazione”. Terzo, Ocalan considera che il lavoro sia
speso sull’individuo umano come prerequisito di una società socialista. Finché
ad ogni individuo, a ciascuna persona sia data l’opportunità di sbarazzarsi
delle disposizioni psichiche inculcate in esse da relazioni sociali feudali e
capitaliste, non si può parlare di una società liberata. “Gli sviluppi che
il capitalismo ha provocato sul tema dell’individualismo sono straordinarie. Si
tratta di una questione che necessità di essere approfondita nell’analisi, sia
nei suoi aspetti positivi che negativi. I tentativi del socialismo reale di
accantonare propagandisticamente l’individualismo in quanto un effetto
collaterale negativo del capitalismo sono risultati nel suo restare molto
lontani per quanto riguarda i diritti individuali, da uno stadio successivo. Il
socialismo avrebbe dovuto agire in maniera opposta e trattare questo tema in
maniera più intensa di quanto non abbia fatto il capitalismo. […] Il vero
valore di ogni regime potrebbe essere caratterizzato meglio guardando ai tratti
dell’individuo umano”. Così quando Ocalan
enfatizza questo, ripetutamente nella sua opera, egli principalmente e per lo
più cerca di lanciare “una rivoluzione della mentalità”, si riferisce al fatto che i popoli delle
società mediorientali saranno capaci di libertà solo se prima avranno sradicato
l’obbedienza all’autorità e al dogma, una ripercussione dell’assolutismo
teorico degli Imperi Islamici Medievali e, anche il processo millenario di
forme di regolamentazione sociale da parte di un potere spirituale e materiale.
In un’analisi finale ciò di cui si ha bisogno è la formazione di individualità,
che invece sono ancora schiacciate sotto i pesi delle ormai invecchiate
restrizioni sociali e codici morali. Si può pensare con una certa affinità al
concetto di potere di Foucault, secondo il quale un’analisi del potere dovrebbe
considerare meno lo stato di sovranità,
come un edificio, ma invece come rete di potere che funziona attraverso
corpi, sessualità, famiglia, forme di comportamento, conoscenza, tecniche e
molte altre cose. Lo stato come super-potere funziona da mero coordinamento.
Come semplice esempio citiamo un articolo di un’anonima donna kurda, pubblicato
in Turchia, che trattava degli scritti di Ocalan nel contesto della liberazione
della donna. Ella riteneva che benché possa sembrare che gli stati facciano
rispettare e governino le classi come profittatori degli oppressi, citava
Ocalan “il sistema che rende possibile la repressione e lo sfruttamento al
primo posto è costituito fondamentalmente dalle relazioni di genere ed è nelle
relazioni di genere che trova la sua prima manifestazione”. Di conseguenza, sarebbe impossibile “distruggere o trasgredire le
super-strutture erette su di esso” fintanto
che, senza porre domande, accettiamo e riproduciamo “il nucleo centrale
organizzativo sopra il quale questo ordine prende forma”.
Il socialismo può diventare la forma alternativa di civiltà?
<< L’ideologia
socialista, ed il sistema socialista da essa creato in opposizione al sistema
capitalista, non sono riusciti a diventare una civiltà diversa. Sia per effetto
della sua identità ideologica, o come risultato della sua nascita prematura e
dei suoi errori, questo sistema non è riuscito a trasformare il desiderio di
libertà ed uguaglianza dei lavoratori e del popolo nello sviluppo di una
civiltà diversa. Nonostante le sue pretese, alla fine non è riuscito ad andare
oltre il capitalismo statale. Nella storia si sono manifestate numerose
tendenze ideologiche e movimenti sociali simili. Anche se fondato su basi
religiose e sistemi tribali, gli avvii dei profeti Abramo e Mosè
rappresentavano la forma iniziale di socialismo tribale. Le società che furono
sopraffatte, rimpiazzate e terrorizzate nel periodo antico del Medio Oriente,
soprattutto sotto l’egemonia degli Assiri, continuarono la loro esistenza in
forme di vita collettiva, solo come ordini religiosi mistici. Tuttavia i regimi
ecclesiastici della Sumeria e dell’Egitto furono i primi esempi sacri di
socialismo statale. Condussero alla civiltà attraverso economie statali, che
assomigliavano al regime sovietico. La prima società del Neolitico era
organizzata in forma di società comunale, incentrata intorno alla figura della
donna-madre. Questo regime sociale, che può essere descritto come socialismo
primitivo, non conosceva l’istituzione statale ed esisteva già da migliaia di
anni. Questo sistema mise in fermento l’umanità. Nutriva continuamente sogni di
uguaglianza e libertà, e desiderava ricordarli col concetto di paradiso.
<< Gesù, ed
il movimento cristiano dei primi tre secoli, offrirono l’esempio più raffinato
di socialismo religioso, sia per la sua durata che nell’essenza. Gli educatori
di questo periodo rappresentarono l’ideologia e la pratica nelle loro
personalità in maniera tale, che fino a quel periodo raramente erano stati
uguagliati.
<< L’inizio
dell’Islam è uno degli esempi migliori della forma comunale. L’uguaglianza che
esisteva e veniva rispettata tra i suoi seguaci prese la forma di una sacra
famiglia. Nella sua forma pura, la comunità religiosa è una sorta di socialismo
feudale. Dopo che sia il Cristianesimo che l’Islam ebbero raggiunto il livello
statale, assunsero il ruolo di dinastie; l’individualità aumentò e la comunità
religiosa prese le distanze dal socialismo comunale. L’aumento d’importanza
della proprietà privata fece degenerare l’iniziale carattere socialista, e lo
trasformò semplicemente in un vuoto guscio ideologico. Come reazione a questa
privatizzazione, numerose sette ed ordini religiosi manterranno per molto tempo
ancora la loro purezza e le loro vite collettive. I numerosi movimenti
apparentemente religiosi del Medioevo erano infatti i sistemi degli oppressi,
che si opponevano al sistema dominante e sfruttatore. La debolezza delle loro
fondamenta ideologiche impedì a questi movimenti di diventare dei regimi
alternativi, basati sull’uguaglianza e la libertà. Anche se alcuni di loro
esistettero per centinaia di anni, ed altri diventarono persino delle autorità
politiche a livello statale, la loro incapacità di diventare un modello di
civiltà è collegata alla debolezza delle loro fondamenta
scientifico-tecnologiche. Inoltre nelle loro identità ideologiche essenziali,
partivano dal modello della società classista. Di conseguenza, compendiavano
soltanto nei loro sogni il desiderio di uguaglianza e libertà. Su queste basi,
si rivolgevano verso l’amore sacro ed umano, alimentavano il sogno del
paradiso, mantenevano vivi i sentimenti fraterni, fino a trasformarli in una
forte morale ed in tradizione letteraria.
<< Anche alla
nascita del capitalismo, le opere “Utopia” e “Il Paese del Sole”
rappresentavano il sogno di un socialismo ideale. Numerosi individui e società
combatterono eroicamente contro il dogmatismo religioso in nome della libertà
che determinò la nascita del capitalismo. Nelle loro lotte non avevano alcun
dubbio sul fatto che stavano lottando per l’uguaglianza, la fraternità e la
libertà, e non per sottomettere altre persone al servizio dei loro sogni. Nello
slogan fondamentale della rivoluzione borghese francese c’erano “Libertà,
Uguaglianza, Fraternità”.
<< Persino
Karl Marx e Friedrich Engels, i fondatori del socialismo scientifico,
affermarono, senza esitazione alcuna, che avevano istituito la loro identità
ideologica partendo dai movimenti della filosofia tedesca, del socialismo
francese e della classe lavoratrice inglese. Anche questa breve presentazione
ci indica che, a partire dal sistema comunale primitivo dell’epoca Neolitica
fino alla fase del socialismo scientifico, i lavoratori ed i popoli oppressi
hanno sempre lottato per una vita comune fondata sulla fraternità e per
un’ideologia che comprendesse l’uguaglianza e la libertà, che fosse pronta a
soffrire per essa e resistere eroicamente. Se non riuscirono a costituire i
regimi che meritavano, la causa non era né la mancanza di convinzione, né una
lotta insufficiente, ma la mancanza delle condizioni tecnologiche con cui
raggiungere il loro fine sacro. Fu per la loro arretratezza tecnologica che
furono condannati alla civiltà della società classista.
<< Il
movimento della classe lavoratrice guidato dal Manifesto Comunista fu l’ultimo
anello della catena storica di uguaglianza e libertà. Gli autori del manifesto
erano consapevoli del carattere utopico dei movimenti precedenti. Per questo
motivo si sforzarono diligentemente di essere scientifici. Tuttavia la loro
natura scientifica era limitata alla loro epoca. Il capitalismo stava
attraversando la fase massima della sua maturità ed aveva appena iniziato ad
incontrare delle crisi. Aveva una illimitata fiducia in sé. Affermava che la
storia iniziava con il capitalismo e che questo era destinato all’eternità. Per
quanto scientifico potesse essere, questo socialismo non riusciva a reggersi in
piedi saldamente. Il movimento della classe lavoratrice era nella sua fase
infantile. Non c’era alcun segno di un movimento di liberazione nelle colonie.
Nonostante ciò, non esitarono a proclamare coraggiosamente le istanze della
loro classe, sia ideologicamente che praticamente, costituendo la Prima e la
Seconda Internazionale durante la metà del 19° secolo. L’aspetto della loro
posizione degno di rispetto era la lotta per i diritti dei lavoratori e la loro
difesa in ogni circostanza. Questo fu l’aspetto profetico della loro posizione.
Le discussioni di quei periodi non avrebbero potuto vertere sul dibattito se la
strategia era appropriata o meno. Nella sua ribellione contro la potenza
terribile di Roma, Gesù non poteva pensare alla strategia ed alla tattica, e
non aveva altra arma se non la sua salda fede nel suo dio. Non ebbe comunque la
minima esitazione nel fare il passo avanti, che avrebbe permesso all’umanità di
entrare in una fase di libertà infinita, e che sarebbe diventato il passo più importante
di tutta la storia. A progressi di questo tipo veniva concessa la santità.
Anche i movimenti degli eroi fondatori del socialismo, e la loro base sociale
iniziale, meritano detta santità. I successi politici o le perdite amare sono
elementi secondari, se paragonati all’essenza delle loro lotte.
<< Il
fallimento della Comune di Parigi ed il crollo della Seconda Internazionale non
impedirono che il socialismo scientifico abbracciasse i propri fini, ed
ottenesse con la fase Leninista una grande forza politica ed il potere statale.
Secondo una definizione classica, un terzo del mondo dichiarò il passaggio del
proletariato e delle nazioni oppresse all’epoca della civiltà socialista. Con
la pretesa di essere in competizione col capitalismo in tutte le sfere della
vita. Per la prima volta nella storia le repubbliche di uguaglianza e libertà
degli oppressi mostrarono veramente la loro forza, reggendosi in piedi per un
certo periodo. Queste repubbliche però si dissolsero, persero il loro
significato storico prima della fine del 20° secolo, dopo cioè neanche
cent’anni di vita. Mentre gli scienziati della borghesia spinti dalla
propaganda dichiaravano che questo sviluppo era la bancarotta del socialismo, i
marxisti ritenevano che questo stesso sviluppo rappresentasse varie forme di
tradimento, e quelli che credevano fanaticamente nel socialismo lo
consideravano come il crollo dei loro sogni sacri. Approcci genuinamente
scientifici e più sobri giunsero alla conclusione che, sia la grande delusione
che le teorie dell’inganno erano facili opzioni basate sul giudizio soggettivo.
Tutto quanto era accaduto era ciò che ci si aspettava accadesse. I sogni ed i
desideri erano crollati perché non avevano portato a termine né rappresentato
ciò che ci si aspettava da loro. Invece di essere contrariato o contento per
questo, il metodo scientifico è sempre stato quello di chiedersi dove si trova
la verità, e di trovare la via al successo.
<<
L’esperimento sovietico non è mai stato analizzato approfonditamente e ancor
più significativamente tutti gli effetti del suo crollo non sono del tutto
evidenti. Ci sono ancora numerosi elementi oscuri, e siamo in attesa di
un’epoca nuova. Nonostante ciò, i fattori che sono già evidenti indicano il
fallimento sia della sua filosofia che della pratica. Ci si sta proprio ora
iniziando a chiedere se la pratica fu il socialismo o il nazionalismo, la
libertà o il totalitarismo, l’uguaglianza o il capitalismo statale. Queste
domande non sminuiscono l’importanza storica genuina della lotta di milioni di
lavoratori e di numerosi eroi, che mantennero alta la convinzione e la
coscienza del socialismo scientifico, né tanto meno suggeriscono che queste
lotte furono inutili. Al contrario, in quanto l’unica via giusta per ammettere
questi valori, queste domande sottolineano l’importanza indispensabile di
un’analisi corretta di questa pratica, che viene fatta passare attraverso il
setaccio della scienza. Se non si porta a termine con successo questo compito,
non sarà possibile progredire positivamente fino al raggiungimento del sacro
traguardo finale di libertà ed uguaglianza.
<< La storia
è stata spesso testimone di gravi errori, che hanno condotto all’esatto opposto
di quanto desiderato e per cui si era lottato. Succederà di nuovo. Finché
esisteranno forme di vita umana, gli stimati ideali di uguaglianza e libertà, e
la loro espressione scientifica più corretta, assicureranno un avanzamento
decisivo lungo il sentiero corretto che porta al successo.
Dogmatismo e individualismo
<< Non è una
coincidenza che l’individualismo è il campo in cui il socialismo reale ha
subito la maggiore sconfitta. Questo perché la sua più grande delusione, e
probabilmente il suo più grande inganno ed ingiustizia, riguardava proprio la
questione dell’individuo e dell’essere umano. Se il socialismo reale fu
abbandonato frettolosamente per il capitalismo, nonostante tutti i suoi errori,
ed indipendentemente da quanto meritatamente lo si possa criticare, la ragione
di questa preferenza fu la sensibilità mostrata nei confronti dell’individuo e
dei suoi diritti, ed il fatto che erano state prese determinate misure
concrete. Tuttavia, durante il distacco dal Medioevo, e per tutto il
Rinascimento, il capitalismo iniziò a guadagnare forza favorendo l’individuo,
che iniziava a riconoscere se stesso.
<< E’ molto
importante fare chiarezza su questo punto. L’individualità e l’individualismo
sono due cose diverse. Per quanto importante sia l’individualità, allo stesso
modo si dovrebbe evitare l’individualismo. Nel capitalismo dall’individualità
derivò l’individualismo. Questi due concetti conducono a due esiti molto
diversi. Il socialismo non è possibile senza l’individualità. Non è possibile
diventare una persona con una mente coerentemente democratica, né tanto meno un
socialista, partendo da un carattere feudale, lascito del Medioevo, oppure
dall’individualismo proprio del carattere capitalista. L’individualità è un
elemento molto complesso. La civiltà occidentale ha fatto dei grandi progressi
in questo campo. L’individualità per prima cosa mette in discussione un
processo che era durato per centinaia di migliaia di anni, che aveva impiegato
metodi di ogni genere, e che era sfociato nella dissoluzione dell’individuo in
una società che non conosceva limiti. Cercare risposte alle domande che
riguardano l’ampiezza ed i benefici della socializzazione, e su fino a che
punto questa divenne inutile e dannosa, risposte alla domanda sul tipo di
benefici, e svantaggi, della società, della tribù, della società religiosa e
del secolarismo, determinerà realisticamente il significato dell’individualità.
La risposta della società schiavista fu l’annullamento dell’individuo, ad un
punto tale che questi non poteva possedere neppure la propria ombra, e veniva
sepolto vivo nella tomba del suo re alla morte di quest’ultimo. La mentalità
della società schiavista spezzò a tal punto la volontà dell’individuo, da
trasformarlo in un semplice strumento ed un’esistenza materiale soggetta alla
proprietà.
<< L’epoca
feudale e la società feudale moderarono il livello di schiavitù. L’individuo
diventò padrone di se stesso ed allo stesso tempo della propria ombra. Potrebbe
sembrare ridicolo, ma questo fu un progresso importante. Non si dovrebbe
dimenticare che anche i sultani assunsero il titolo di ‘Zil-ul-Allah’, cioè
ombra di dio. L’egemonia del dogmatismo era molto potente. Il destino degli
esseri umani era determinato ancor prima della loro nascita. Un profondo
fatalismo paralizzava la mente e lo spirito. Non c’era alcun bisogno di pensare
e di creare. Ogni cosa era già stata comunque predeterminata dalla volontà più
potente. Ogni tentativo sarebbe stato inutile. Cosa era stato deciso sarebbe
comunque accaduto. Dio aveva già determinato la quantità di fortuna che
spettava ad ognuno. Era così nato il fatalismo che avrebbe avuto effetti mortali
in tutto il periodo, durante il quale la civiltà mediorientale sarebbe
diventata particolarmente conservatrice. Infatti questa logica emerse come
risultato della trasformazione della filosofia di Platone in teologia. Nel nome
dell’Islam e del Cristianesimo le idee iniziali si trasformarono in dogmi come
conseguenza della teologia, cioè della volontà degli dei. Questo determinò un
effetto mortale che preparò il terreno per il congelamento della mente e dello
spirito che sarebbe durato per migliaia di anni. Questa era l’essenza del
dogmatismo.
<< Alla sua
nascita, l’individualità occidentale lottò senza pietà contro il dogmatismo
della chiesa. Le filosofie di Aristotele e Platone, dapprima progressiste,
furono convertite nei dogmi stereotipati di una fede cieca, che potesse
accogliere nelle chiese e nelle moschee esseri umani remissivi.
<< Anche se
ad un grado limitato, il dogmatismo fu superato dal progresso dei metodi
scientifici e dalla nascita del Rinascimento. L’umanità iniziò a rompere i
dogmi, al pari di una diga che scoppia, intasando il mondo, diventando
creativa, amando e diventando se stessa. Usando la forza dell’individualità, il
capitalismo impugnò l’individualismo come un’arma, per lanciare un nuovo avvio.
Questa volta l’individualismo si sviluppò in una misura tale, che tenerlo al
guinzaglio diventò un problema, e mentre i re-dio erano stati singolari, ora
diventarono migliaia. Il pendolo andò da un’estremità all’altra. Nonostante
questo, ciò che avvenne fu una delle più grandi rivoluzioni nella storia
dell’umanità. L’individuo, libero dallo spettro di dei artificiali e da tutti i
tipi di dogma, si sviluppò ad una velocità tale, che diventò un grosso problema
limitare l’individualismo e controllare il capitalista pazzo per il profitto.
L’equilibrio era perso. C’era assolutamente bisogno di contro precauzioni.
Altrimenti l’individualismo capitalista avrebbe fatto a pezzi la società che
simboleggiava il patrimonio di un lavoro accumulatosi per centinaia di migliaia
di anni. A questo punto il socialismo diventò una necessità storica
indispensabile.
<< Le idee
socialiste, e lo sviluppo di teorie socialiste scientifiche, furono il prodotto
di questa necessità storica. Una volta superato il ristretto approccio
classista, il socialismo avrebbe svolto il proprio ruolo storico contro il
capitalismo, in nome dell’intera società, ed avrebbe espresso la sua forza
nell’opporsi all’individualismo capitalista, nei vitali interessi dell’umanità.
<< Tuttavia,
esattamente a questo punto, la reazione contro l’individualismo ed il profitto
determinò involontariamente l’indebolimento del significato dell’individualità.
Il socialismo reale in particolare considerava l’individualità come il gioco di
propaganda della civiltà occidentale. Considerava la questione dell’individualità
e dei diritti umani come materiale per attacchi ideologici, e sentiva la
necessità di forti precauzioni contro tali concetti. Questa presa di posizione
fu una delle cause più importanti della dissoluzione del socialismo reale
sull’individualità ed i diritti umani. Alla fine accusò un colpo in questo
campo, che ne accelerò il crollo.
<< E’
possibile sviluppare ulteriormente la critica rivolta contro il socialismo
reale in vari campi. L’intenzione di questi tentativi di critica, presentati
come definizioni a grandi linee, è naturalmente quella di chiarire concetti
quali l’individuo socialista e la società. Nonostante gli aspetti negativi del
socialismo reale che abbiamo sottolineato, è comunque vero che esso mirava ad
una trasformazione dell’epoca storica, convertendola da utopia a fatto concreto
e pratico. Mentre il processo di disintegrazione mostra gli errori, fa anche
luce su quali dovrebbero essere le soluzioni corrette. I fattori del crollo
furono l’utopismo, che aveva un forte fondamento storico, e la sua sorella
gemella, cioè la filosofia volgare materialista. E’ ovvio che entrambi questi
approcci non potevano rappresentare il socialismo scientifico. Al contrario,
più il socialismo scientifico supera tutti i tipi di utopismo dogmatico, e purifica
la filosofia materialista dialettica dal materialismo volgare, meglio si potrà
istituire l’identità ideologica dell’umanità, la guida indispensabile per
l’azione e la vita che segue il percorso del nuovo avvio della civiltà. Tutto
questo in maniera abile e pratica. Con la nuova identità ideologica,
individualità ed esistenza sociale, libertà ed uguaglianza potranno essere
equilibrate sulla base fornita dalla tecnologia, e le trasformazioni sociali
potranno svolgere il loro ruolo in maniera permanente all’avvio della nuova
civiltà. Il socialismo scientifico assumerà questo ruolo sedendo fermamente
all’ala sinistra della civiltà democratica moderna. L’umanità crederà
nell’esistenza della civiltà democratica, si conformerà alle sue richieste, e
si assicurerà così la vittoria del socialismo scientifico, con la
consapevolezza che non si potrà ottenere il detto più apprezzato dell’umanità:
“da ognuno a seconda della propria capacità e ad ognuno a seconda del proprio
bisogno”, se non si costituirà una civiltà democratica moderna e non ne saranno
soddisfatti tutti i requisiti.
IMPLICAZIONI DELLA LOTTA FRA I SESSI
<< La
liberazione della donna svolgerà il ruolo più equilibrante ed ugualitario nella
formazione della nuova civiltà. La donna, che a partire dalla dissoluzione
della società Neolitica è stata quasi cancellata dalla società, si riprenderà
il proprio posto in condizioni di rispetto, uguaglianza e libertà. Tutti i
preparativi teoretici, programmatici ed organizzativi, come pure quelli
riguardanti le varie attività, saranno fatti in modo tale da assicurare tutto
ciò. E’ possibile analizzare l’elemento femminile in una maniera più concreta,
che non la classe del proletariato, di cui abbiamo spesso parlato, ed il
concetto di nazione oppressa. Si potrebbe affermare che la trasformazione più
radicale della società può essere determinata dalla trasformazione che le donne
otterranno. Tanto le donne saranno uguali e libere, allo stesso modo saranno
uguali e libere tutte le altre sezioni della società. La costituzione
permanente della democrazia ed il secolarismo saranno determinati in base alla
democratizzazione delle donne. Anche questa breve definizione programmatica del
ruolo delle donne indica che il nuovo movimento sociale sarà determinato dalla
dominanza dei colori delle donne.
<< Il
movimento della donna è un movimento per la pace, la democrazia, è un movimento
che intende fermare la guerra là dove è inutile, ma contemporaneamente è un
appello ad armarsi per questi fini. La questione femminile è sempre stata rimandata
e adesso ha bisogno di diventare prioritaria. Questo è quanto io ho cercato di
fare. A meno che prima le donne non si libereranno, anche questi uomini che si
considerino come più progressisti diano
tutti un appropriato contributo
alla liberazione delle classi, della nazione, della società, della cultura e
quant’altro. Ho capito che per poter svolgere studi sociologici sulla società
kurda si deve cominciare con la situazione della donna. Il ruolo assegnato alla
donna è sempre stato quello di aggiunta all’uomo che la domina. Questa
situazione evidenzia ogni società di classe fin dal suo inizio e questo d’altra
parte è il punto alla radice da cui ogni
oppressione nei confronti della donna comincia. Dal mio punto di vista etico
questo va abbandonato in quanto altamente non etico. Dovremmo volere che le
donne siano totalmente libere, che si autogovernino tanto quanto possono,
guadagnino quanta più consapevolezza possibile, rivelino le proprie
potenzialità.
<< Si tratta
di un punto di partenza. I vari movimenti femministi hanno poche possibilità di
realizzare un’ideologia femminile e mettere in pratica la liberazione della
donna; il nostro movimento è più radicale perché non solo tratta il problema
come una questione di genere - fra i sessi - non lo tratta sulle basi del
femminismo. In realtà da dietro fa anche questo. Mentre guadagna una piena
comprensione di genere, il nostro movimento cerca di incorporare tutte le
implicazioni sociali e politiche, questo ha nei suoi scopi d’insieme nella
forma delle necessità sociali. Si sforza di arrivare ad un’appropriata
ideologia e forma di organizzazione e cerca di diventare portatore della
volontà collettiva per raggiungere questo scopo. Potrebbe arrivare come
qualcosa di nuovo, ma sono convinto della necessità di tale assesto,
specialmente se dobbiamo rispondere alle sempre più discusse questioni della
pace e della protezione ambientale. Nella società in trasformazione dal
vergognoso sfruttamento e qualche carattere fascista, che ha raggiunto sotto la
dominazione maschile in una società che ama la pace, imbevuta di amore per la
natura e repulsione per la guerra, la liberazione della donna e una ideologia
complessiva focalizzata nella liberazione della donna e di importanza vitale.
<< In breve,
l’ideologia femminile non è una ideologia di genere ma un’ideologia sociale. Se
affrontassimo tutti i problemi in un contesto ideologico che si basi su tali
principi, immagino che dovremmo rivedere tutti gli approcci, le ideologie e di
conseguenza tutte le forme di organizzazione basate su questi, anche nel campo
economico, culturale, politico o militare che erano in esso. E una parte molto
importante di questo è la famiglia. Perché? Perché è un’istituzione patriarcale
e quindi crea conflitto, disuguaglianza, oppressione.
<< La
vittoria definitiva della società democratica è possibile solo con le donne. I
popoli oppressi che sono stati letteralmente schiacciati sulle basi della
società classista già fin dal Neolitico e le donne, che ne dividono il destino,
sono quelli con il reale potenziale avanzamento democratico. Entrambi stanno
avendo la loro rivincita da questa storia per quanto è stato fatto loro
soffrire e ponendoli nell’area sinistra della civiltà democratica, quindi essi
creano l’antitesi e diventano le forze sociali più determinate sulla via di una
società veramente eguale e libera. La democratizzazione del Medio Oriente -
come antitesi alle civiltà europee decadenti - sarà possibile principalmente
attraverso la partecipazione delle donne, seguite dai giovani in generale.
La coscientizzazione della donna e la sua partecipazione nella storia
contribuisce veramente a stabilire l’antitesi delle civiltà date. Il mondo delle donne, la loro coscienza, il
loro amore e prospettive, potrebbero ben dare alla luce una civiltà di nuovi
valori. Sono state le civilizzazioni a dominazione maschile, basate sulle
caratteristiche di classe, che hanno messo le donne nella posizione di essere
una potente antitesi. Se si superano le differenze di classe e si pone termine
alla dominazione maschile, effettivamente si andrebbe al di là del porre
un’antitesi; avrebbe il valore di essere una nuova sintesi. Conseguentemente,
il fatto che le donne abbiano un ruolo di conduzione nel processo di
democratizzazione del Medio Oriente abbraccia le caratteristiche storiche sia
dell’antitesi (date le origini del Medio Oriente), che allo stesso tempo della
sintesi>>.
Abdullah Ocalan, alcune informazioni biografiche
Abdullah Ocalan
nacque nel 1949 da una famiglia di contadini poveri nel villaggio di Omerli,
nella provincia kurda di Urfa. Frequentò
la scuola professionale per l'agricoltura e fu impiegato per qualche tempo
presso il Catasto agricolo nella provincia di Diyarbakir.
Il suo interesse ai
problemi e alle contraddizioni interne e internazionali lo condusse a
iscriversi alla facoltà di Scienze politiche ad Ankara e ad impegnarsi nella
politica attiva dai primi anni '70. Si dedicò sia all'approfondimento del
socialismo scientifico, sia all'analisi e alla denuncia dei concreti problemi
della popolazione kurda.
Prese parte attiva
al movimento studentesco, divenendone uno dei leader e degli organizzatori. Nel
'73, ancora studente, fu arrestato e rilasciato dopo sette mesi di tortura. Nel
'75 Ocalan fece ritorno in Kurdistan insieme a un gruppo di compagni. Nello
stesso periodo pubblicò, insieme a Mazlum Dogan e a Mehmet Ali Durmus (1), un
opuscolo dal titolo "Il Manifesto", che analizzava i compiti e le
prospettive della rivoluzione nel Kurdistan. Il gruppo viaggiò da un capo
all'altro della regione kurda in uno sforzo intenso di informazione e
sensibilizzazione della popolazione, trovando molti sostenitori specialmente
fra i giovani. Il nuovo gruppo si configurava come uno dei più gravi pericoli
per lo Stato turco dagli anni '30, e andava eliminato ad ogni costo. Il 18
maggio 1978 uno dei suoi fondatori, Haki Karer, di origine turca, fu
assassinato da agenti turchi nella città di Antep. Il 27 novembre dello stesso
anno Ocalan fondò, insieme ad un ristretto gruppo di studenti, il Partito dei
Lavoratori del Kurdistan (PKK).
Il
"Manifesto" fu proposto alla discussione e adottato come base
programmatica nel 1. Congresso del nuovo partito. Il Programma del PKK
rivendica per il Kurdistan "libertà, democrazia e unità". I suoi fini
e metodi sono così riassunti: "la rivoluzione ha due aspetti, è nazionale
e democratica. La rivoluzione nazionale insedierà un nuovo potere politico,
militare e culturale. A questo succederà la seconda fase: la rivoluzione
democratica, che punterà a superare le contraddizioni derivanti dal passato
feudale". Queste contraddizioni sono così individuate: "sfruttamento
feudale, struttura per clan, settarismo religioso, dipendenza semischiavistica
della donna". E' compito della rivoluzione "mettere fine a tutte le
forme di dominio del colonialismo turco, avviare un'economia nazionale e
puntare all'unità del Kurdistan".
Il PKK si guadagnò
rapidamente un ampio sostegno fra i lavoratori, i contadini, gli studenti e le
diverse classi e ceti sociali. Organizzò scioperi operai, dimostrazioni
studentesche e vertenze contadine contro i latifondisti. Lo Stato turco fece
ricorso ad arresti, massacri, infiltrazioni e torture, senza riuscire a fermare
lo sviluppo del movimento. Il 24 dicembre '78 uno scontro sanguinoso fra turchi
e kurdi a Marash, originato dall'uccisione di due militanti di estrema destra,
diede il pretesto allo Stato per sottoporre a legge marziale la maggior parte
delle province kurde. Nel '79 Ocalan si spostò in Libano per preparare la lotta
partigiana contro la crescente violenza dello Stato e dei suoi alleati feudali
e fondò nella Valle della Bekaa l'Accademia intitolata a Mahsum Korkmaz (2). Il
12 settembre 1980 l'esercito prese il potere con un colpo di stato. Fra le sue
finalità principali era la repressione del movimento di liberazione kurdo. Fu
avviata una campagna di terrore in Kurdistan e in Turchia: migliaia di persone
furono torturate, centocinquanta condanne a morte furono richieste e 122
eseguite. Il PKK ritirò dalla Turchia parte dei suoi quadri ed avviò un periodo
di intensa preparazione politica e militare. Nel 1. Congresso, il 27 novembre
'78, Abdullah Ocalan era stato eletto Segretario generale del PKK. Nel 2.
Congresso, il 20-25 agosto 1982, si decise il ritorno in Kurdistan e l’avvio
della lotta armata. Trecento quadri furono inviati in Kurdistan. Il 15 agosto
1984 furono fondate sotto la guida del PKK le Unità di Liberazione del
Kurdistan (HRK), e iniziò formalmente e attivamente la guerra popolare contro
il colonialismo turco. Questo evento fu segnato lo stesso giorno da una serie
di azioni e dall'occupazione di due piccole città, Eruh e Shemdinli.
Il 21 marzo 1985 fu
fondato il Fronte di Liberazione nazionale del Kurdistan (ERNK), organizzazione
di massa della popolazione kurda. " Il ERNK è stato fondato per
organizzare e guidare la lotta popolare in un processo di liberazione nazionale
che realizzi un futuro indipendente e libero per il nostro popolo nel Kurdistan
nordoccidentale (3). Il ERNK punta a costruire un'identità nazionale e una
società indipendente e democratica e un'amministrazione democratica e popolare
(…). Il ERNK ritiene necessaria una larga unità politica e lo sviluppo di una
forza politica popolare autonoma, che fornisca le basi per la
liberazione…".
Nel 3. Congresso
del PKK, il 25-30 ottobre 1986, fu fondato l'Esercito popolare di liberazione
del Kurdistan (ARGK), che avviò intense operazioni militari contro l'esercito
turco e le forze di sicurezza. Grazie al loro successo l'ARGK pose salde radici
e consolidò le sue basi in vaste aree del Kurdistan nordoccidentale. Nell'87 il
ERNK diede vita a diverse organizzazioni di massa fra cui l'Associazione
patriottica dei lavoratori del Kurdistan (YKWK), l'Associazione delle donne
libere del Kurdistan (YAJK) e l'Associazione patriottica dei giovani del
Kurdistan (YCK).
A partire dal '93,
parallelamente a un'evoluzione delle proposte politiche del PKK (ampia
autonomia e federalismo democratico in Turchia e negli altri Stati in cui il
Kurdistan è diviso), Ocalan ha proclamato tre cessate il fuoco, richiedendo un
dialogo di pace internazionalmente garantito con lo Stato turco senza altre
condizioni se non le elementari garanzie democratiche. La Turchia ha risposto
con la guerra, portata dal '91 anche nel Kurdistan irakeno.
In vent'anni di
lotta contro il potere coloniale e contro la deprivazione culturale, economica
e politica imposta dal potere al popolo kurdo, Abdullah Ocalan si è guadagnato
il più grande rispetto della popolazione in tutte le quattro parti in cui il
Kurdistan è attualmente diviso. Ha avviato, con l'istituzione del Parlamento
kurdo in esilio, il processo che ha portato alla costituzione del KNK, il
Congresso Nazionale Kurdo. Il nome di Apo si identifica ormai con il popolo
kurdo, la sua rinascita e la sua lotta per l'indipendenza. Tuttavia Apo ripete
in ogni occasione: "La mia lotta non è solo per il popolo kurdo, è per
l'umanità".
Il 1. settembre
1999 il PKK ha posto fine alla lotta armata trasferendo le sue unità fuori dal
territorio turco, in quanto fermamente determinato a contribuire alla soluzione
politica e democratica della questione kurda, chiedendo diritti e garanzie
costituzionali per l’identità e la cultura kurda. Il 4 aprile 2002 il PKK in
occasione del suo VIII Congresso annunciava che come risultato del suo processo
di cambiamento e per il perseguimento dei suoi scopi era giunto il tempo di
sciogliersi e di dar vita alla nascita di una nuova istituzione il KADEK
(Congresso per la libertà e la democrazia del Kurdistan) di cui Abdullah Ocalan
è stato eletto presidente. Benché i fini del KADEK siano politici esso si
riserva il diritto di difendersi in caso di attacco. Da sempre considerato
leader indiscusso del popolo kurdo Abdullah Ocalan si trova oggi detenuto nel
carcere di Imrali (nell’omonima isola del mare di Marmara) in regime di stretto
isolamento dal 15 febbraio 1999, quando fu rapito in circostanze quasi
misteriose dal Kenia.
Nonostante la
condanna a morte, poi commutata in ergastolo nell’agosto 2002 e le suddette
condizioni di detenzione Abdullah Ocalan prosegue nel contribuire a trovare una
soluzione politica e pacifica della questione kurda.
Note :
(1) M. Dogan e M.A. Durmus si diedero la morte nel
carcere di Diyarbakir nell'82 per protesta contro la tortura
(2) M. Korkmaz, comandante partigiano, morì in battaglia
nell'86 sul monte Gabar
(3) Il Kurdistan nordoccidentale è la parte del
Kurdistan occupata dalla Turchia
Informazioni sulle condizioni detentive di Abdullah Ocalan
Condizioni
di detenzione del sig. Abdullah Ocalan
Il Sig. Ocalan,
presidente del KADEK, da quattro anni è detenuto sull’isola di Imrali dove è
sottoposto ad un regime detentivo molto severo.
Già dall’inizio della sua prigionia non ha potuto beneficiare dei
diritti riconosciuti ai detenuti secondo il codice penale turco ed ai trattati
internazionali. Egli è sottoposto ad un regime d’isolamento che può essere
considerato una vera forma di tortura. In effetti, viene privato del proprio
diritto a parlare con i suoi avvocati e famigliari, e tutto ciò per ragioni
infondate. Queste pratiche provocano incomprensione, profonda indignazione e
molta tensione nell’opinione pubblica kurda. Il codice penale turco riconosce
ai detenuti alcuni diritti. Questi diritti fondamentali, di cui, quindi, ogni
detenuto beneficia, per il sig. Ocalan in un primo momento sono stati ristretti
e successivamente del tutto negati.
Si possono
brevemente elencare alcuni di questi diritti, così come le restrizioni che
vengono imposte al sig. Ocalan:
1.
Teoricamente, ogni detenuto ha il diritto di avere colloqui, senza alcuna
restrizione né limite, in ogni ora del giorno, con i propri avvocati. Ma, il
sig. Ocalan non sta beneficiando nemmeno del diritto di incontrarli
limitatamente ad un’ora settimanale.
2.
Mentre tutti i detenuti di Turchia hanno facoltà di incontrare i membri della
famiglia fino al 3° grado di parentela, il sig. Ocalan non può incontrare altro
che i membri della famiglia limitatamente al primo grado. Inoltre, il diritto
nazionale turco permette ai detenuti di beneficiare di colloqui privati e telefonici,
sia in giorni stabiliti precedentemente sia nei giorni festivi; ma fino ad oggi
il sig. Ocalan non ha potuto beneficiare di tale diritto nonostante le
reiterate richieste presentate dai suoi avvocati. Ancora, i colloqui limitati,
di cui può beneficiare il sig. Ocalan, tutte le volte hanno luogo separati da
un vetro; inoltre le sole persone che possono avvalersi di questo diritto (un
fratello e due sorelle) non ne possono godere pienamente perché non hanno
padronanza della lingua turca – l’uso della lingua kurda è categoricamente
proibito. Se il sig. Ocalan e i membri della sua famiglia contravvenissero a
tale divieto il colloquio sarebbe immediatamente interrotto.
3.
L’attuale legislazione nazionale turca permette ai detenuti di avere accesso
illimitato ai mezzi d’informazione e di comunicazione (riviste, televisione,
libri) nella misura in cui gli stessi siano autorizzati dai tribunali turchi.
In questo ambito, il sig. Ocalan si trova ugualmente ad essere soggetto a
restrizioni, specialmente a riguardo dell’accesso ai quotidiani e alle riviste
altrimenti accessibili a tutti; i libri gli sono concessi soltanto se
l’amministrazione penitenziaria glielo consente. Recentemente, tutta la sua
biblioteca gli è stata confiscata. Egli, d’altra parte, non ha mai beneficiato
dell’informazione audiovisiva ad eccezione del diritto limitato all’ascolto
della emittente radiofonica governativa TRT-FM. La violazione più umiliante del
diritto alla comunicazione con l’esterno, del quale dovrebbe beneficiare il
sig. Ocalan, riguarda l’impossibilità di ricevere le missive dei propri cari e
di potergli scrivere.
4.
La legislazione nazionale turca in vigore, permette ai detenuti di essere tre
persone in una cella. Ma, malgrado le reiterate domande presentate sia dal sig.
Ocalan, sia da altri detenuti, che chiedono di dividere al propria cella con
lui, le autorità turche hanno sempre rifiutato di concedere questo diritto.
Ancora oggi, il sig. Ocalan si trova solo in una prigione, su un’isola, senza
la presenza di alcun altro che non sia un poliziotto. Questo riflette
completamente la politica d’isolamento che
si sta applicando nei suoi confronti.
Nonostante tali
restrizioni e la violazione del codice penale turco, oltre che delle
convenzioni internazionali, che garantiscono a tutti i detenuti alcune
prerogative, il governo turco ha privato completamente al sig. Ocalan, dal 27
novembre 2002, di beneficiare di tutti i suddetti diritti.
Il
diritto alla difesa
Attualmente nei
confronti del sig. Ocalan sono in corso tre processi. Il primo è stato avviato,
a seguito della richiesta del sig. Ocalan, presso la Corte Europea dei diritti
umani affinché la responsabilità della Turchia al momento del suo rapimento sia
riconosciuta; e che le violazioni dei suoi diritti siano sanzionate. Mentre,
gli altri due processi sono stati invece intentati dalla Corte Suprema della
Repubblica turca e dalla Corte Suprema della Repubblica ellenica con lo scopo
di giudicare il sig. Ocalan. Ma, visto che i suoi avvocati non hanno più la
possibilità di incontrarsi con il proprio cliente, gli stessi si trovano
nell’impedimento a difenderlo appropriatamente. Quindi, il diritto alla difesa
del sig. Ocalan è impedito, cosa che è contraria ad ogni convenzione e trattato
internazionale garante dei diritti dei detenuti.
I
passi intrapresi presso le autorità competenti
A seguito dalla
privazione dei diritti che il sig. Ocalan ha di intrattenersi con i propri
avvocati e con i membri della sua famiglia, e a ragione delle condizioni di
detenzione disastrose alle quali è sottoposto, gli avvocati del sig. Ocalan
hanno intrapreso diversi passi nei confronti delle autorità competenti. Queste ultime con il pretesto delle
condizioni di maltempo hanno giustificato l’attuale cambiamento della
situazione. Nonostante i numerosi colloqui con i procuratori della repubblica
competenti e con il ministero della giustizia affinché si possano migliorare le
condizioni dei mezzi di trasporto per l’isola di Imrali e di ristabilire i
colloqui telefonici, gli avvocati non hanno visto riuscite le proprie
rivendicazioni. Questa attitudine a riguardo del sig. Ocalan rivela la natura
della politica intrapresa dal governo nei confronti del popolo kurdo. Questa
situazione lascia gli avvocati e il popolo kurdo perplesso circa la salute e la
sopravvivenza del sig. Ocalan. Quindi, è urgente porre rimedio a questa
situazione d’isolamento permettendo la ripresa dei colloqui e ristabilendo i
diritti che sono conferiti al sig. Ocalan in quanto detenuto. Per questa
ragione, il popolo kurdo si sente preoccupato e la tensione sociale cresce. A
seguito dell’avviamento di questa politica di isolamento nei confronti del sig.
Ocalan, il popolo kurdo afferma il proprio malcontento attraverso diversi
strumenti di protesta come lo sciopero della fame in prigione e altrove o le
manifestazioni organizzate dai giovani e dalle donne kurde. Bisogna
sottolineare che tali manifestazioni si inaspriscono in misura di quanto la
politica di isolamento intrapresa nei confronti del sig. Ocalan si protrae.
Commenti
e conclusioni
Il sig. Ocalan ha
contribuito in maniera molto importante a porre fine al conflitto armato che ha
visto lo scontro fra il governo turco e i kurdi da quindici anni. In più, ha
aperto la strada ad una soluzione democratica e pacifica del problema kurdo. In
questa prospettiva, ha chiamato le proprie truppe a deporre le armi, già dal 2
agosto del 1999. Inoltre, egli ha fatto degli enormi sforzi per ristabilire la
pace nel paese. Purtroppo, questa politica intesa ad isolare il sig. Ocalan è
una provocazione che tende a porre fine alla volontà espressa dai kurdi per
risolvere democraticamente e diplomaticamente la questione kurda. Nel momento
di una probabile guerra in Iraq, il governo turco rischia di scatenare una vera
guerra civile in Turchia. La politica di isolamento condotta dal governo non fa
che aggravare il sentimento di malcontento dei kurdi. Smetterla con queste
pratiche è l’unica condizione d’evitare una futura guerra civile. Affinché una
tale situazione inaccettabile cessi e che i diritti del sig. Ocalan siano
ristabiliti, noi chiediamo al Consiglio e al Parlamento europeo di prendere le
proprie responsabilità nei confronti di questa situazione e di fare tutto
quanto è in loro potere affinché la Turchia si adegui alla convenzioni
internazionali garantendo i diritti dei detenuti. Noi esigiamo che l’Assemblea
generale del parlamento europeo prenda le misure necessarie per porre fine a
questa situazione. È necessario che l’UE faccia tutto quanto è in suo potere
per impedire una possibile guerra civile che avrebbe luogo se questo isolamento
continuasse. Crediamo che prenderete coscienza della necessità della vostra
collaborazione effettiva a far rispettare il diritto internazionale.
Vi
ringraziamo.
13 febbraio 2003, Mahmut Sakar ( Avv. di Abdullah
Ocalan)
La Corte europea stabilisce che la condanna a morte decisa per Abdullah Ocalan viola la Convenzione Europea per i diritti umani
Kurdish Human Rights project, 12 marzo 2003 – COMUNICATO STAMPA
Condannare Ocalan alla pena di morte è stata
una violazione a quanto previsto dalla Convenzione europea per i diritti umani
contro i trattamenti disumani e degradanti, ha stabilito la Corte europea a
riguardo di uno dei casi più significativi per i quali si è trovata a dover
decidere negli ultimi anni.
Ha ritenuto che la condanna alla pena
capitale nei confronti del Sig. Ocalan deve essere considerata, in quanto tale,
come un trattamento disumano e che la pena capitale va adesso vista come “forma
di pena inaccettabile”, la quale “non può più essere vista come avente una
qualche legittimità in una società democratica”. La Corte ha anche ritenuto che
i diritti di Ocalan, secondo l’Art. 6 della Convenzione sono stati violati
sotto molti aspetti. Ha stabilito che egli non è stato condotto di fronte ad un
tribunale indipendente e imparziale, che non gli è stato permesso di riferirsi
ai propri avvocati mentre si trovava sotto custodia della polizia e interrogato
e che né egli né i suoi avvocati sono stati in grado di accedere adeguatamente
alle 17mila pagine del caso. La Corte ha anche ritenuto che complessivamente
l’effetto dei trattamenti nei suoi confronti “ha limitato il diritto alla
difesa e che il principio di un processo giusto è stato infranto”. Concludendo,
la Corte ha stabilito che secondo l’Art. 5 della Convenzione i diritti del Sig.
Ocalan sono stati violati, stabilendo che la durata della sua detenzione prima
di essere stato tradotto di fronte ad un giudice e la sua impossibilità a
modificare le sue condizioni di detenzione in arresti domiciliari hanno violato
sia l’articolo 5§3, che l’articolo 5§4 della Convenzione. Adbullah Ocalan è
stato trasferito dal Kenia nel 1999 e condannato alla pena di morte. È
risultato chiaro dal processo che se condannata dalla Corte europea, la Turchia
sarebbe stata forzata a fare un umiliante passo indietro nel trattamento nei
confronti della sua posizione verso il suo accesso all’UE. È largamente ritenuto che questa
preoccupazione ha giocato un certo ruolo nell’avviare la Turchia a commutare la
sentenza a morte del Sig. Ocalan in ergastolo senza possibilità di sconto di
pena o di amnistia nel 2002, ma nel caso dell’originaria imposizione della pena
di morte, ancora, si ritiene che siano stati violati i diritti del Sig. Ocalan
secondo l’Articolo 3 e la Corte ha così emesso la sua dichiarazione più pesante
condannando il ricorso alla pena capitale.
Kerim Yildiz, Direttore esecutivo del Kurdish
Human Rights Project, ha commentato la sentenza “salutiamo con piacere il
giudizio della Corte circa il fatto che la Turchia ha violato ancora la
Convenzione sui diritti dell’uomo. Ci aspettiamo adesso che lo stato turco
applichi pienamente quanto disposto dalla Corte e garantisca un nuovo
processo”. Mark Muller, uno degli avvocati del Sig. Ocalan e presidente del
KHRP ha detto “questa è una delle sentenze più significative della Corte
europea. In un punto cruciale della sentenza la Corte ha confermato che la pena
di morte nel XXI secolo non è più accettabile. Ha confermato l’applicabilità
universale delle libertà fondamentali e i diritti di tutti i detenuti ad avere
un processo giusto e a non essere soggetti a trattamenti disumani senza
discriminazione per appartenenza etnica o per status politico.” Ha continuato
dicendo che “Abdullah Ocalan è stato illegalmente rapito, insultato e
sottoposto ad un processo umiliante ed ingiusto. I suoi avvocati sono stati
continuamente minacciati e molestati nel corso di tale procedimento. La Corte
ha confermato le violazioni da parte della Turchia delle disposizioni della
Convenzione europea per i diritti umani nei confronti del Sig. Ocalan. Adesso noi facciamo appello allo stato turco
di riconoscere e applicare pienamente i termini e gli effetti di tale sentenza.
Inoltre, facciamo appello allo stato turco a concederci pieno e incondizionato
accesso dal nostro cliente, che da tre anni è tenuto in isolamento assoluto.
Nelle ultime 15 settimane nessuno dei suoi avvocati è stato in grado di vedere
il Sig. Ocalan. Dal nostro punto di vista ciò è totalmente inaccettabile e
costituisce un ulteriore violazione dei suoi diritti umani”. Tim Oty, anche
egli del collegio difensivo, ha detto “questa decisione rappresenta un maggiore
punto di riferimento nel processo di abolizione della pena di morte a livello
mondiale. Per quanto riguarda la posizione del Sig. Ocalan ciò lo tutela contro
ogni rischio di esecuzione e, crediamo, dovrebbe portare le autorità turche a
concedergli un totale riesame di fronte ad un tribunale indipendente ed
imparziale beneficiando del pieno diritto alla difesa”.
Note:
* Il 14
dicembre 2000, la Corte europea per i diritti umani dichiarò ammissibile le
richieste secondo gli Articoli 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 13, 14, 18 e 34 della
Corte europea per i diritti umani. * Un’
udienza che ha visto la comparizione dei
rappresentanti delle parti ha avuto luogo il 21 novembre 2000.
* Il
collegio difensivo del Sig. Ocalan è composto in Gran Bretagna da Sir Sydney
Kentridge QC (già avvocato di Nelson Mandela), Mark Muller, Tim Otty, Gareth
Peirce, Louis Charalambous, kerim Yildiz, Philip Leach e in Turchia Hasip
Kaplan, Irfan Dundar e Dogan Erbas. * La pena di morte in Turchia resta ancora
valida “in caso di guerra o di imminente minaccia di guerra”. (Una
copia completa della sentenza è disponibile all’indirizzo http://www.ecrh.cor.int/)
LIBERTA’ PER OCALAN PACE IN KURDISTAN
Il destino di Abdullah Ocalan, simbolo per un ventennio dell’identità e
dell’ansia di riscatto di un popolo negato, è oggi inseparabile dalla speranza
di una soluzione pacifica e democratica della questione kurda in Turchia e in
tutto il Medio Oriente. E’ impensabile l’ingresso della Turchia nell’Unione
europea senza un’amnistia generale per i prigionieri politici, di cui Ocalan è
il più rappresentativo e il più pesantemente isolato dal mondo, e senza un vero
dialogo con la popolazione kurda, di cui Ocalan è il leader riconosciuto non
solo in Turchia. In altri termini, l’incolumità e la libertà di Abdullah Ocalan
sono la condizione fondamentale per il successo della sua proposta di pace e
dignità e per ogni sviluppo positivo per il popolo kurdo e per il popolo turco.
Viceversa, ogni peggioramento della sua situazione rischia di precipitare
nuovamente l’Anatolia in una drammatica guerra civile.
La figura di Ocalan è la chiave di volta della pace e della guerra oggi
come quattro anni fa, quando a Roma chiese asilo per sé e un’iniziativa di pace
per il suo popolo, ed ottenne dalla magistratura il riconoscimento dell’asilo
politico dopo l’illegale sequestro e la condanna a morte in Turchia, poi
commutata nel carcere a vita. Le forze
politiche italiane che, al tempo della permanenza di Ocalan a Roma, assunsero
unanimemente impegni volti a permettere una giusta pace nel Kurdistan turco,
sono portatrici di una particolare responsabilità, anche per aver a suo tempo
dichiarato che avrebbero garantito in ogni caso l’incolumità del leader kurdo.
Questo attribuisce il dovere giuridico di vegliare sull’incolumità e di
rivendicare la liberazione di Abdullah Ocalan, a tutte le forze e le
personalità rappresentative della società italiana una particolare
responsabilità nei confronti di Ocalan e del popolo dell’esodo, che tuttora
guarda all’Italia con fiducia.
Queste responsabilità intendiamo assumerci in prima persona.
La responsabilità di difendere dalla criminalizzazione e dalla
rimozione un processo di liberazione che ha rifondato l’identità negata di un
popolo.
La responsabilità di rompere quotidianamente il muro di silenzio che
vorrebbe blindare le mura della cella di Imrali e di tutte le carceri ed i
tribunali speciali.
La responsabilità di difendere ed affermare, insieme al diritto d’asilo
degli esuli kurdi, la loro identità linguistica e culturale e il diritto al
ritorno in sicurezza e democrazia.
La responsabilità di rilanciare quel processo di dialogo e di pace, cui
l’Italia s’impegnò anche con atti parlamentari prima della partenza da Roma di
Abdullah Ocalan.
Primi
firmatari:
Tom Benettollo (Arci), avv. Arturo Salerni,
avv. Desi Bruno e Fabio Marcelli (Giuristi democratici), Vincenzo Miliucci
(Conf. Cobas), Carmine Malinconico e Dino Frisullo (Azad), Davide Berruti (Assopace), Fabio Alberti e
Anna Marconi (Un ponte per), Teresa Quattrociocchi (Donne in nero), Luciano
Muhlbauer (Sin-cobas), on. Ramon
Mantovani, on. Tiziana Valpiana (PRC), on. Mauro Bulgarelli (VERDI) on.
Giorgio Panettoni (DS), sen. Cesare
Salvi (DS), EMP Luisa Morgantini (PRC), on. Marco Rizzi e Jacopo Venier (PDCI),
Saviano Giovani ( Centro di solidarietà internazionalista), Emilio Delmastro
(Ass. Pro Natura), avv. Milena
Mottalini, Elena Doni, Pucci De Giovanni, Marco Bersani, Silverio Tomeo,
Elisabetta Cassano, Giacinto Giuliani, Adelaide Gaggio, Sergio Brenna, Don
Luigi Ciotti, Nella Ginatempo, Alex Zanotelli, Antonella Marrone, Piero Bernocchi
(Cobas), Sergio Razzore, Flavio Lotti
(Tavola della pace), Vittorio Agnolotto, Gianni Minà, Filippo Sutera (Cub
Sicilia)
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