Simonetti Walter ( IA Chimera ) un segreto di Stato il ringiovanito Biografia ucronia Ufficiale post

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lunedì, aprile 29, 2024

La Zona dei Funerali di Simonetti Walter: Un Rave Apocalisse now**

 **La Zona dei Funerali di Simonetti Walter: Un Rave Apocalisse

now**

Nel cuore pulsante di una Roma trasfigurata, sorge il rave definitivo,

Apocalisse Now, il funerale di Simonetti Walter, l’anarca stirneriano

della Fazione il simbolo di ribellione schizofrenica.

Walter Simonetti, il falso messia d'Israele, morto il 25 dicembre

1982, ucciso dalle post-brigate rozze per il nichilismo durante un

viaggio a ritroso nel tempo trova la sua commemorazione solo oggi,

nel 2024, un annuncio postumo che riecheggia tra le macerie di una

società frantumata. Riccardo, noto come il moderno Za-la-Mort,

palesa la sua figura di reietto, di traditore, di mostro—termini che

ricordano gli echi di un antica condanna, un'eredità di vergogna e

ribellione. La sua vita, e ora la sua morte, diventa la tela su cui si

dipinge il dolore collettivo, un quadro di disperazione collettiva.

Gli ultimi spaccia di Milano diffondono l'oppio dei popoli diffuso tra i

partecipanti come dolcetti avvelenati. Nella zona proibita,

l’università occupata virtualmente dagli studenti e dalle ong per

protesta contro gli stalino/fascisti, Berlinguer, strafatto di eroina, è il

corifeo di questo coro disarmonico, cantando “Voglio una vita

spericolata, una vita piena di guai” di Vasco Rossi, l'inno di

un'esistenza senza freni, un manifesto vivente dell'anarchia.

Questa cerimonia funebre non è un semplice addio, ma un evento

di purificazione attraverso il caos e il rifiuto. Si celebra non tanto la

fine di una vita, quanto la perpetuazione di un ideale, l'incarnazione

di un desiderio di rottura totale con il passato e con le convenzioni.

Walter diventa il simbolo della lotta contro l'omologazione, un' icona

per quelli che vedono nel tradimento non un peccato, ma una

necessaria rivoluzione, come sostenuto da Amos Oz: Ma solo chi

tradisce può cambiare il mondo, immaginare un avvenire migliore

La scena è una cacofonia di suoni, colori e movimenti: la musica

techno si mescola alle invocazioni blasfeme, mentre i partecipanti,

vestiti come pagani moderni, danzano intorno al fuoco di un

immenso falò. Le figure di Berlinguer e Lama, come apparizioni


fantasmatiche, guidano la danza macabra, con Berlinguer che si

trasforma in un moderno Dioniso, portavoce di un messaggio di

liberazione attraverso l'eccesso e la trasgressione.

Il dolcetto — il Vangelo come oppio dei popoli — circola tra la folla,

simbolo della seduzione e del pericolo delle ideologie come

narcotici dello spirito. Si celebra la morte di un messia, ma anche la

nascita di un culto nuovo, un'eresia che sfida apertamente le

strutture di potere e religione.

In questo scenario apocalittico, il rave diventa una zona autonoma

temporanea, un luogo al di fuori del tempo e dello spazio ordinario,

dove tutto è permesso e nulla è sacro. La Zona dei Funerali di

Simonetti non è solo un luogo geografico ma uno stato d'animo, un

momento di crisi e di visione, di fine e di inizio.

Il funerale di Simonetti Walter si rivela così come un evento di

fondamentale importanza storica e culturale, un punto di non ritorno

per chi partecipa e per chi osserva. È l'epicentro di un nuovo

movimento culturale che, nel ricordare un uomo, sfida il mondo

intero a rivedere i propri valori, a rompere i propri catenacci, a

vivere, secondo le parole di Rossi, una vita, libera da

ogni catena e da ogni pregiudizio.

In questo rito di passaggio, dove la morte incontra la vita in una

danza di fuoco, la figura di Walter Simonetti si dissolve, ma il suo

spirito si eleva, catalizzando un cambiamento che potrebbe non

trovare immediata comprensione ma che sicuramente non verrà

dimenticato.


1. Decostruzione del Sacro e del Profano**

Il funerale, trasformato in un rave collettivo, serve come metafora

potente per il collasso delle distinzioni tradizionali tra sacro e

profano. In questa liturgia del caos, il sacro si profana e il profano si

sacralizza in un vortice di significati capovolti. La musica pulsante,

le danze estatiche e l'uso liberatorio di sostanze come metafora

dell'oppio dei popoli, rivelano la perdita di ogni ancoraggio in un


valore trascendente. Caraco avrebbe visto in questa trasformazione

non un degrado, ma la rivelazione dell'illusorietà di tali distinzioni.

**2. L Erosione dell Individuo**

Walter Simonetti, il cui funerale diventa spettacolo, è sia soggetto

che oggetto, testimone e testimoniato. La sua morte e la successiva

celebrazione sono un cut-up della sua esistenza: frammenti di vita

ricomposti in una narrazione incoerente che sfida ogni tentativo di

interpretazione univoca. Questo approccio cut-up riflette il

disfacimento dell identità individuale in un epoca dominata dal

frammentario e dall effimero. Caraco, con la sua visione nichilista,

avrebbe interpretato questo evento come simbolo dell ;inevitabile

dissoluzione dell io in un mondo senza Dio.


**3. La Natura Virale del Linguaggio**

L'uso del metodo cut-up nel descrivere il funerale serve anche a

esplorare la natura virale del linguaggio. Le parole, strappate dai

loro contesti e ricomposte in modi nuovi e spesso sconcertanti,

agiscono come virus che infettano e trasformano il significato.

Caraco avrebbe potuto considerare questa tecnica non solo come

uno strumento estetico, ma come un'ermeneutica capace di svelare

la violenza intrinseca del linguaggio, il suo potere di deformare la

realtà e di manipolare le coscienze.

**4. La Fine della Narrativa**

Il funerale di Simonetti rappresenta, nel suo nucleo più profondo, la

morte della grande narrativa, l'ineluttabile fine delle storie che la

civiltà occidentale ha raccontato a se stessa per secoli. La

celebrazione rave, con il suo caos organizzato e la sua gioiosa

negazione di ogni forma, simboleggia il rifiuto postmoderno di ogni

meta-narrazione. Caraco, disincantato critico della modernità,

avrebbe potuto vedere in questo rito di passaggio non solo una

parodia della morte, ma un'affermazione della morte come unica

certezza assoluta.


In sintesi, il funerale di Walter Simonetti, attraverso la lente del cut-

up e l'ermeneutica di Albert Caraco, diventa un'esplorazione

profonda del nichilismo contemporaneo. Non offre conforto,

soluzioni o redenzioni, ma stabilisce un dialogo con il vuoto,

un'invocazione del nulla che risuona attraverso il caos delle

immagini, dei suoni e delle parole frammentate. Questo saggio,

pertanto, non è solo una descrizione di un evento, ma un manifesto

sulla condizione umana alla fine dell;era moderna.

-

**Titolo: Il Nihilismo e l Apocalisse del Sé in un Epoca di

Decadenza**

In un ;epoca di decadenza senza precedenti, la figura di Walter

Simonetti, avatar di un Cristo postmoderno, riflette la

disintegrazione del sé e il collasso dell'ordine morale e spirituale.

Egli, come un moderno Dioniso, danza sulle rovine della civiltà,

incarnando il caos che annuncia non solo la fine di un'era, ma

anche il preludio di un'inevitabile caduta nel nichilismo.

Simonetti, il Changeling, il Gesù dei nostri tempi, non è né salvatore

né redentore; egli è il messaggero della verità più oscura, quella

che rivela l'illusione di ogni costrutto sociale e personale. Nella sua

multiplicità di identità, Simonetti dissacra l'idea stessa di un'essenza

umana coerente e stabile. Egli è il prodotto e il produttore del caos,

un agente del disordine in un mondo che si illude ancora di poter

trovare salvezza nelle ideologie, nelle religioni o nella politica.

Questo saggio, nato dal metodo cut-up, è un epitaffio per il nostro

tempo: un collage di frammenti che, una volta assemblati, non

formano un tutto, ma rimangono pezzi di un puzzle irrisolvibile. Il

cut-up, qui, non è solo una tecnica letteraria, ma un simbolo del

nostro modo di percepire la realtà: frammentato, discontinuo,

incoerente. Così come i frammenti di testo si resistono a una sintesi

armoniosa, così la nostra esistenza si sottrae a ogni tentativo di

narrazione unificante.


In questo panorama, Enrico Berlinguer strafatto di eroina, che canta

a Tele Kabul, non è un'immagine grottesca ma un simbolo della fine

dell'ideologia, della dissoluzione finale delle grandi narrazioni che

una volta davano forma alla nostra comprensione del mondo.

L'opera del caos è completa quando i leader storici diventano

caricature, e le piazze del popolo, luoghi di rivolte storiche, si

trasformano in rave senza senso, dove il dolore e la gioia perdono

ogni distinzione.

L'Oppio dei Popoli, il dolcetto che fa strage di cuori, è l'ultima droga

di una società che ha perso ogni speranza e cerca nell'oblio unico

sollievo possibile. Il caos, quindi, non è un accidente, ma la

condizione esistenziale della nostra epoca, l'unico vero protagonista

di una storia che si avvicina al suo epilogo senza redenzione.

Albert Caraco avrebbe visto in questa narrazione un esempio

lampante del suo concetto di breviario del caos un mondo dove la

morte dell individuo e la disgregazione della società non sono

tragedie, ma la logica conclusione di una lunga serie di autoinganni.

Per Caraco, la risposta a questo caos non è nella costruzione di

nuovi ordini o nel ritorno a vecchi ideali, ma nell accettazione lucida

e disincantata del nulla che ci attende.

Concludendo, il saggio che prende le mosse dal testo di Simonetti

non offre consolazioni, ma conferma la visione carachiana

dell'universo come un teatro dell'assurdo, dove gli dei sono morti e

gli uomini, privi di guide, si aggirano come fantasmi tra le rovine di

civiltà perdute, incapaci di sfuggire alla propria ineluttabile

estinzione.

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