Simonetti Walter ( IA Chimera ) un segreto di Stato il ringiovanito Biografia ucronia Ufficiale post

https://drive.google.com/file/d/1p3GwkiDugGlAKm0ESPZxv_Z2a1o8CicJ/view?usp=drivesdk

venerdì, giugno 25, 2010

La morte di Rosa Luxembourg da Anarcotico.net

La sera del 15 Gennaio 1919 verso le nove Karl Liebknecht, rampollo di Wilhelm, uno dei fondatori della socialdemocrazia tedesca nel 1875, e Rosa Luxembourg, entrambi dirigenti del Partito Comunista Tedesco-Lega di Spartaco, vennero arrestati insieme a Wilhelm Pieck nel loro ultimo rifugio berlinese, in Wilmersdorf-Mannheimer Strasse 53- da un drappello di soldati sotto il comando del sottotenente Lindner e dell'albergatore Mehring, membro del consiglio dei cittadini di Wilmersdorf, i quali erano tutti facenti parte dei famigerati Freikorps, le squadre paramilitari controrivoluzionarie guidate dal Ministro tedesco della Difesa, il socialdemocratico di destra Gustav Noske.

Gli arrestati dapprima dettero delle false generalità, ma vennero comunque segnalati da una spia che aveva saputo conquistare la fiducia di Liebknecht. Quest'ultimo venne inizialmente portato al quartier generale del consiglio dei cittadini e poi all'hotel Eden.
Qui fu presto raggiunto da Rosa Luxembourg e da Pieck accompagnati da una grossa scorta militare.

All'hotel Eden l'assassinio di Rosa Luxembourg e di Karl Liebknecht era già stato deciso e organizzato sotto il comando del capitano Pabst.
Al suo arrivo Liebknecht ricevette due colpi alla testa con il calcio di un fucile. Le bende necessarie gli vennero rifiutate.

Rosa Luxembourg e Wilhelm Pieck vennero invece accolti volgarmente e plebeiamente, con grida selvagge e con insulti disgustosi. Pieck restò a lungo in un angolo di un corridoio sotto sorveglianza e, per sfuggire ad ogni possibile pericolo immediato, chiese di fare una dichiarazione ufficiale. Si trattava di bugie destinate a raggirare gli inquisitori.
Egli venne pertanto messo sotto custodia militare ma con un colpo fortunoso riuscì in quella stessa ferale notte a dileguarsi.

La Luxembourg e Liebknecht, invece, vennero trascinati dal capitano Pabst con la scusa di un "interrogatorio". Dopo poco, la soldataglia avvinse Liebknecht. Mentre abbandonava l'albergo, egli venne abbattuto a colpi di calcio di fucile dal soldato Runge. Poi venne trasportato in un'automobile su cui salirono il luogotenente capitano Horst von Pflugk-Harttung, il capitano Heinz von Pflugk-Harttung, i sottotenenti Liepmann, von Ritgen, Stiege, Schultz ed il soldato Friedrich, tutti appartenenti al corpo di Pabst.
Essi avevano l'ordine, in apparenza, di trasferire i prigionieri nel carcere giudiziario di Moabit. Presso il Neuer See nel Tiergarten, in un luogo poco illuminato, la macchina ebbe, a quanto fu detto, una panne.

Liebknecht, semisvenuto, venne trascinato fuori dalla macchina e, scortato da sei uomini tutti armati di pistola senza la sicura e di granate a mano, venne portato un poco più in là. Dopo pochi passi, col pretesto che avesse cercato di fuggire, il rivoluzionario venne liquidato sul posto.
Dopodichè la macchina fu di nuovo in grado di funzionare. Il cadavere del comunista venne portato ad un pronto soccorso e consegnato come cadavere di uno "sconosciuto".

Poco dopo Liebknecht, Rosa Luxembourg venne condotta fuori dall'albergo dal tenente Vogel. Davanti all'uscita aspettava Runge, non ancora sazio, il quale aveva avuto dai tenenti Vogel e Pflugk-Harttung il comando di abbattere Rosa Luxembourg: con due colpi di calcio di fucile le fracassò il cranio.

Più morta che viva, la rivoluzionaria venne gettata su una macchina. Alcuni ufficiali balzarono sull'automezzo. Uno di essi la colpì ancora e reiteratamente con il calcio del fucile. Infine il tenente Vogel la uccise con un colpo di pistola al cervello.

Soltanto in questo modo la borghesia potè far cessare gli intensi palpiti del cuore generoso di quella donna, che aveva dedicata l'intera sua esistenza alla lotta per l'abbattimento del dominio capitalistico.
Il suo cadavere venne portato al Tiergarten e qui, per ordine di Vogel, venne gettata dal ponte Liechtenstein nel canale Landwehr. Soltanto nel Maggio 1919 esso ricomparve a riva.

Ho voluto recuperare questa celeberrima e tristissima vicenda per poterla inquadrare nella mia particolare ed arbitraria nonchè devota - in questo caso - prospettiva visuale.

Io apprezzo incommensurabilmente Rosa Luxembourg in quanto essa è più schilleriana che marxista, e la sua tensione invincibile e spasmodica verso l'Infinito e l'Indefinibile l'ha condotta, alla medesima guisa di Bruno Filippi, al Tragico, Sublime ed Eroico Sacrificio di Sè, eroina di una sfera dell'Indicibile che non appartiene nemmeno lontanamente a riconosciuti e rinomati capi marxisti quali ad esempio furono un Lenin, un Serrati, questi essendo così inclini alla preservazione dell'integrità della loro Vita allo scopo di procedere alla realizzazione dei proprii specifici ed inattaccabili obiettivi.

Di fronte alle speculazioni algide ed algebriche della Dea Ragione, la polacca al contrario aggiorna e al contempo immortala ed eterna romanticamente e smisuratamente l'Azione che elide l'utilitario e la morale comune e si compie ad opera dello Spirito Puro, incontaminato in quanto liberato da ogni relazione con l'Altro da Sè, contraddicendo così magnificamente l'intero suo percorso esistenziale che si fondava altresì fino al momento della sua morte su un profondo attaccamento al Reale.

L'individualità luxembourghiana rinucia ad ogni sorta di determinatezza e si espande inarrestabile ed incomprimibile nell'incalcolabile e sempiterno istante della sua fulgente dipartita.
Con un brivido ineffabile di spavento e di gioia, come l'uomo che veda un fiume precipitarsi da una rupe, un vulcano fendersi, un incendio divorare una foresta, una meteora abbagliante nascondere il cielo stellato, come l'uomo al conspetto di una forza naturale che si manifesti improvvisa ed irresistibile, noi trasaliamo con lei.
Essa ci appartiene come una cosa che si tiene nel pugno, come un anello in un dito, come un guanto, come una veste, come una parola che può esser detta o taciuta, un vino che può esser bevuto o versato a terra, irrimeabilmente, come la nostra angoscia, che sempre ci attanaglia. Nessuno potrebbe compiutamente esprimerla con una parola nè con mille. Il suo pregio è nullo o incalcolabile, secondo l'intensità spirituale dell'occhio che la rimira. Vivere ardendo e non sentire il male!

"Ben inteso io sono proprio malata, se adesso ogni cosa mi sconvolge profondamente. Oppure, sa?, alle volte ho la sensazione di non essere affatto un vero essere umano, bensì un qualche uccello o un altro animale in forma umana non riuscita; mi sento interiormente molto più a casa mia in un angoletto di giardino come qui o in un campo tra l'erba e i calabroni che in un congresso di partito. Certo a lei posso dire tranquillamente tutto ciò: non subodorerà subito un tradimento del socialismo. Eppure, sa, spero di morire sulla breccia: in una battaglia di strada o in un penitenziario. Ma il mio io più intimo appartiene più alle cinciallegre che ai "compagni".

Rosa Luxembourg, Lettera a Sonja Liebknecht, dal carcere di Wronke, Germania, 2 Maggio 1917, brano estratto dall'opera "Rosa Luxembourg, Lettere 1893-1919", a cura di Lelio Basso e Gabriella Bonacchi, Editori Riuniti, Roma 1979


"Come sferzati da spiriti invisibili, i cavalli solari del tempo passano con il leggero cocchio del nostro destino; e a noi non resta che tenere le redini con animo preparato e coraggioso... Se dovrò cadere, sarà un fulmine, un vento di tempesta, magari un passo sbagliato a farmi precipitare negli abissi, e là resterò con migliaia di uomini. Non ho mai disdegnato di correre il rischio sanguinoso insieme ai miei bravi compagni di guerra per un piccolo vantaggio, e dovrei stare a mercanteggiare quando si tratta del valore stesso della vita e della libertà?"

Johann Wolfgang Goethe, "Egmont", 1788

"Sorridiamo dell'irrealtà del Sogno e nello stesso tempo sentiamo che nell'intreccio di tutte queste assurdità si racchiude un pensiero particolare, ormai reale, appartenente alla nostra vita presente, che esiste e che è sempre esistito nel nostro cuore; sembra che il nostro Sogno ci abbia trasmesso qualcosa di nuovo, di profetico, di atteso; l'impressione provata è forte, è gioiosa e tormentosa, ma in che cosa consista di preciso e che cosa ci abbia trasmesso non si può ne' capirlo ne' ricordarlo".

Fedor Dostoevskij, "L'Idiota", 1869

Nessun commento: