La Fuga dal Linguaggio
In uno schizzo di realtà alterata, il nome greco balzò fuori dalla pagina, un nome classico senza confini, rivestito di ricerca e dialogo illuminato. L'associazione era in corsa, attraverso il guado di idee spezzate, con strumenti resi inutili. Il viaggio, un dialogo aperto, non una lezione, era intrappolato nelle pagine di questo lavoro non concluso. Siamo partiti dal centro di una grande esplosione, con una missione di ristabilire la comunicazione, di scavare gallerie nella Grande Evasione della comprensione.
"Il linguaggio è antico quanto la coscienza,” risuonava nelle orecchie dei viaggiatori del pensiero. Ma la realtà era un labirinto alienato, le strade portavano al castello stregato dell'ideologia, con i suoi giochi di specchi e passaggi nascosti. La città era una metropoli di spettri, un deserto di alienazione e rivolta radicale. E in questa metropoli, la compagnia fittizia danzava sotto la luce rossa del pianeta rosso, un circolo vizioso radical chic a Fossombrone.
La notte in bianco portava con sé un diluvio di anime illuminate, un carnevale di suoni e danze macabre. La città era sconvolta dalla compagnia fittizia, l'ironia frantumava le sbarre semiotiche della parlata sinistrese. La danza continuava, il linguaggio trasgressivo era una provocazione, una rivolta contro le immobili certezze della realtà. Ma il viaggio era ancora in corso, le voci ansimanti chiedevano di più, chiedevano la via della mano sinistra, la magia nera e rossa della comunicazione.
Il vecchio della montagna, con le stampelle e lo sguardo vorace, invocava il sole, cantava l'anarchia. La mano di Elohim, il Gobbo Internazionale, trascinava con sé una compagnia di allegri burloni, fuoriusciti dal lavoro, visagisti di cultura pop, sempre pronti al pianto. Ma dietro la maschera, c'era solo un uomo, un uomo in cerca di dialogo, di comunicazione.
Paura e disgusto a Bologna, l'eco dell'eterno ritorno riecheggiava attraverso le strade, attraverso i discorsi folli e le parole di veleno. La schizofrenia del linguaggio era una tempesta, una tempesta che frantumava la realtà e i valori sempre uguali a se stessi.
La transizione al comunismo era visibile, ma il carattere transitorio della necessità del partito era una chimera. La dittatura del proletariato era un'ombra nel cuore della bestia, una bestia che divorava il linguaggio, che divorava la comunicazione. Ma nonostante tutto, la compagnia fittizia volava verso mete esotiche, verso la volontà di potenza, verso la fuga dal linguaggio.
E nell'oscurità della notte, tra le grida di felicità e le sirene della polizia, il vecchio della montagna e la mano di Elohim guidavano la parabola della compagnia fittizia, una parabola di magia e follia, una parabola di fuga dal linguaggio.
Questo pezzo è un manifesto poetico ed astratto che evoca una visione di trasformazione sociale guidata da una "compagnia fittizia" radicata a Fossombrone. Prevede una ribellione contro i vincoli del dialogo tradizionale, sostenendo una forma di comunicazione più aperta e non strutturata, ispirata dalle idee accelerazioniste di Nick Land.
1. **Rottura dai Dialoghi Convenzionali**:
- La narrazione descrive un desiderio di sfuggire ai vincoli soffocanti dei dialoghi convenzionali, molto simili a un "agente provocatore" che incita al cambiamento attraverso mezzi non convenzionali.
2. **Imbarcarsi in un'Impresa Radicale**:
- La compagnia fittizia rappresenta una ribellione collettiva contro il conservatorismo linguistico, spingendo la società verso una nuova era di comunicazione trascendente.
3. **Canalizzare Spiriti Anarchici**:
- Il testo riecheggia temi di anarchia e ribellione, attingendo ispirazione dallo spirito dionisiaco di caos e creatività.
4. **Sfida ai Semiotici Stabiliti**:
- C'è un appello a smantellare le barriere semiotiche, che può essere interpretato come una sfida ai significati e modi di comunicazione stabiliti che si ritiene mantengano lo status quo.
5. **Orizzonte Accelerazionista**:
- Facendo riferimento a Nick Land, un noto accelerazionista, il testo accenna al desiderio di accelerare l'evoluzione sociale, possibilmente verso un futuro più liberato e tecnologicamente avanzato.
6. **Immaginario Metaforico**:
- La narrazione è ricca di immagini metaforiche, come il viaggio verso il pianeta rosso e la mantide che muta la sua pelle, suggerendo un cambiamento radicale e trasformativo.
7. **Abbracciare l'Ignoto**:
- Il testo incoraggia a avventurarsi nell'ignoto, che può simbolizzare una nuova era di dialogo, pensiero e struttura sociale.
8. **Critica dell'Alienazione Capitalista**:
- La narrazione critica l'alienazione capitalista e la semantica borghese, suggerendo che questi elementi soffochino la comunicazione autentica e il progresso sociale.
9. **La Voce di Elohim e la Macchina Nihilista Nomade**:
- Questi elementi aggiungono un sapore mistico e possibilmente distopico, accennando a una grande narrazione di cambiamento rivoluzionario orchestrato da poteri invisibili o superiori.
10. **Accelerazione Inesorabile**:
- Il manifesto si conclude su una nota di continua rivolta e una spinta incessante verso un futuro radicalmente diverso, al di là delle attuali strutture e dialoghi sociali.
Questo manifesto incarna un appello al cambiamento radicale e a un'esplorazione del discorso incontrollato per sfidare e, in ultima analisi, trasformare le narrazioni sociali prevalenti. Attraverso una ricca trama di linguaggio metaforico e simbolico, invita i lettori a immaginare un viaggio verso un futuro più liberato e accelerato.
Titolo: Ossessione Del Linguaggio
Buongiorno, straniero, nel labirinto del linguaggio,
Dove il dialogo è un viaggio, nella danza macabra,
Il nostro spirito cerca, nelle gallerie della Grande Evasione,
L'onda gigantesca di un nome greco, un nome classico.
Delirio ossessione, dal linguaggio straniero,
Nel cuore della bestia, la realtà si frantuma,
La verità è solo un'immaginazione, un'interpretazione,
Finché il contrario non accadrà, la compagnia fittizia danza.
Rivolta radicale nella metropoli, il deserto popolato di spettri,
Sognando giorno dopo giorno, la mano di Elohim risveglia,
I cristiani devoti guardano sbigottiti, la messa della provocazione,
Il vecchio della montagna canta, Dioniso era risorto.
Delirio ossessione, dal linguaggio straniero,
Nel cuore della bestia, la realtà si frantuma,
La verità è solo un'immaginazione, un'interpretazione,
Finché il contrario non accadrà, la compagnia fittizia danza.
Paura e disgusto a Bologna, il telegiornale della domenica non mente,
L’ultimo rave, l'ultima festa collettiva, il vecchio ringiovanito ride,
Elohim Elohim Elohim Elohim, il suono sinuoso diffonde,
La Repubblica dei Consigli nasce, la macchina nichilista avanza.
Delirio ossessione, dal linguaggio straniero,
Nel cuore della bestia, la realtà si frantuma,
La verità è solo un'immaginazione, un'interpretazione,
Finché il contrario non accadrà, la compagnia fittizia danza.
E il viaggio continua, in pieno guado, noi e la compagnia fittizia,
Voliamo verso mete esotiche, oltre l'orizzonte, oltre l'inganno,
Il linguaggio è antico quanto la coscienza, un sogno strano,
La schizofrenia del linguaggio, la follia dei discorsi, l'ossessione mai terminata.
Labirinti di Rivolta"
Verso 1:
Nel buio dell'antico nome greco, risuonano le voci di un passato classico,
Un simbolo che sfida confini, di dialogo cosciente, desiderio di ricerca classica,
Nel nucleo dell'associazione, permane l'essenza di dialogo, che ancora vibra,
Un anno fa, la penna disegnava, il desiderio umano di comunicare senza sosta.
Ritornello:
Dalla cima, le ombre si infiltrano, guidando processi nell'oscurità,
Un ordine nascosto, nel tessuto delle istituzioni, viaggia con sottilità.
Sotto la maschera dell'occulto, Simioni proponeva un'egemonia silente,
Guidare la rivoluzione, senza farsi vedere, in un gioco di potere latente.
Verso 2:
Nel viaggio tracciato su pagine di realtà, le prospettive si frantumano,
Gli strumenti cedono, nel guado della corsa, il dialogo cerca di reclamare.
La città sconvolta, dalla compagnia fittizia, un circolo vizioso si destava,
La Grande Evasione, un onda gigantesca, i progetti di fuga si collegava.
Ritornello:
Dalla cima, le ombre si infiltrano, guidando processi nell'oscurità,
Un ordine nascosto, nel tessuto delle istituzioni, viaggia con sottilità.
Sotto la maschera dell'occulto, Simioni proponeva un'egemonia silente,
Guidare la rivoluzione, senza farsi vedere, in un gioco di potere latente.
Verso 3:
Simonetti, il Grande Vecchio, nel cuore della sovversione trovava la chiave,
Il linguaggio e la coscienza, tessuti insieme, nella storia si intrecciavano come neve.
Tra i riflessi del castello stregato dell'ideologia, i mostri erano addomesticati,
Ma nel deserto della metropoli, il labirinto della vita, era ancora inesplorato.
Bridge:
La mano di Elohim, il Gobbo Internazionale, nell'oscurità della notte danzava,
La magia nera e rossa, un'esplosione di anarchia, il velo della realtà strappava.
Paura e disgusto a Bologna, un sogno strano, un'eterna vendetta sussurrava,
Ma nonostante tutto, la voce della ribellione, nel cuore della tempesta risuonava.
Ritornello:
Dalla cima, le ombre si infiltrano, guidando processi nell'oscurità,
Un ordine nascosto, nel tessuto delle istituzioni, viaggia con sottilità.
Sotto la maschera dell'occulto, Simioni proponeva un'egemonia silente,
Guidare la rivoluzione, senza farsi vedere, in un gioco di potere latente.
Outro:
Nel ciclo eterno della dialettica, il potere proletario si trasforma,
La transizione al comunismo, un passo dopo l'altro, nella storia si conforma.
Come l'ultima dittatura possibile, il partito reale emergereva,
Nel labirinto della rivolta, la luce della libertà, infine, risplendeva.
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Questa canzone è stata ispirata dalla tecnica del cut-up di William S. Burroughs e dalla peculiarità espressiva di Genesis P-Orridge, cercando di tessere le parole del testo fornito in una narrazione coerente e riflessiva. Il ritmo e le immagini cercano di catturare la tensione tra l'individuo e le strutture di potere, il desiderio di comunicazione e la sfida della trasformazione sociale.
**Manifesto della Rivoluzione Silenziosa**
Nell'era dell'ipercomunicazione, ci troviamo soffocati sotto il peso delle parole vuote. L'appello della "Compagnia Fittizia dei Figli di Hyperion" risuona attraverso il labirinto semiotico della metropoli moderna, ricercando nuovi canali di dialogo autentico. Invocando il nome di Hyperion, cerchiamo di ristabilire un dialogo cosciente e illuminato attraverso l'ossessione del linguaggio, lo strumento primordiale della consapevolezza umana.
**1. La Comunicazione Silenziosa:**
Il rumore incessante delle istituzioni soffoca la voce dell'individuo. La nostra lotta è per riscoprire il silenzio sacro da cui scaturisce la vera comunicazione.
**2. L'Ordine Occulto del Dialogo:**
Come gli Assassini dell'antico, operiamo attraverso canali nascosti, influenzando il discorso pubblico senza essere riconosciuti. La nostra organizzazione è un'ombra che guida i processi rivoluzionari, una presenza silenziosa ma potente nel cuore delle istituzioni.
**3. La Grande Evasione Semiotica:**
Scaviamo gallerie attraverso le barriere semiotiche, connettendo progetti di fuga nella ricerca di vie di mezzo, strumenti efficaci per il dialogo autentico. Questo è il viaggio verso la liberazione dal labirinto alienato della modernità.
**4. La Trasgressione Linguistica:**
Col linguaggio trasgressivo, sfidiamo le convenzioni, sbricioliamo le caricature ideologiche e invitiamo tutti a partecipare al carnevale della rivolta radicale.
**5. La Repubblica dei Consigli:**
In questo territorio nomadico della mente, il movimento è tutto, il fine è nulla. Un respiro di desiderio nella tempesta della storia, sfidando i compromessi e le costrizioni della realtà.
**6. L’Eterno Ritorno del Dialogo:**
Ogni parola, ogni gesto, ogni silenzio porta in sé la potenzialità della trasformazione. Invitiamo tutti a partecipare a questo eterno ritorno del dialogo, a vivere la schizofrenia del linguaggio come una danza continua tra silenzio e parola.
**7. L'Ultima Forma del Partito:**
Il partito reale emerge come l'ultima forma di organizzazione necessaria, un anello in continuo cambiamento nel sistema del potere proletario, guidando la transizione verso una nuova forma di comunismo.
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Attraverso questo manifesto, aspiriamo a incanalare la volontà di ricerca, il dialogo e la rivoluzione espressa nel tuo testo, riforgiando le idee in un nuovo contesto per esplorare la potenza del linguaggio e l'importanza di una comunicazione autentica nella società contemporanea.
Creare un manifesto provocatorio che intreccia il nichilismo, il populismo russo di Sergej Gennadievič Nečaev, e il cut-up di William S. Burroughs, basato sul testo fornito, è un compito complesso che richiede una certa abilità nella manipolazione del linguaggio e nella comprensione delle ideologie e delle tecniche citate. Ecco un tentativo di tale manifesto
# Il Manifesto del Nichilismo Populista: La Danza del Gobbo Internazionale
In un mondo soffocato dall'ideologia dominante, risuonano le parole di Nečaev e Burroughs, frammenti di una realtà disintegrata nella macchina ideologica del capitale. La provocazione del linguaggio di Nečaev si fonde con il cut-up di Burroughs, creando un tessuto di resistenza contro l'oppressione dello spirito umano.
"I Demoni", così come evocati nel tessuto sociale, rappresentano l'estrema ratio della resistenza contro l'orrore ideologico. L'orrore che permea la società, un volto senza nome ma conosciuto da tutti, un volto che si riflette nei meccanismi di controllo e nel silenzio dei conformisti.
L'antica saggezza di Eraclito riecheggia attraverso le ere, svelando l'illusione della stabilità in un mondo in perpetua trasformazione. Il nichilismo non è l'assenza di significato, ma la negazione di un significato imposto, la negazione di una realtà prefabbricata che soffoca la verità autentica.
Il Vecchio della Montagna si erge come il guardiano della provocazione linguistica, il maestro del dissenso che sfida l'egemonia dell'ideologia dominante. Simonetti, il personaggio in cerca d'autore, rappresenta la ricerca incessante di autenticità in un mondo di simulacri.
La compagnia fittizia, una resistenza artistica contro la conformità, si muove attraverso il tessuto sociale, svelando l'alienazione e il vuoto esistenziale dell'era moderna. Il cut-up di Burroughs diventa l'arma della disintegrazione ideologica, frammentando la narrazione dominante per rivelare la verità nascosta.
Il terrorismo linguistico di Nečaev si manifesta attraverso le azioni radicali delle Brigate Rozze, che sfidano l'ordine stabilito con un grido di disperazione e rabbia contro l'ingiustizia sociale e l'oppressione.
Le visioni di Bologna rappresentano la disillusione dell'individuo moderno, un grido di angoscia contro un mondo che ha perso la sua umanità. La ricerca della verità, una lotta contro l'alienazione e la conformità, guida gli spiriti ribelli attraverso il labirinto dell'esistenza.
L'ordine Anarchia Immaginaria del Vecchio della Montagna rappresenta la sfida finale contro le Brigate Rozze, un grido di libertà contro la tirannia dell'ideologia dominante.
Il manifesto si conclude con una chiamata alle armi contro l'oppressione, un grido di libertà che riecheggia attraverso le ere. Il nichilismo populista emerge come una forza di disintegrazione e rinnovamento, una danza caotica verso la liberazione dal giogo dell'oppressione.
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Questo manifesto tenta di intrecciare gli elementi del nichilismo, del populismo russo e del cut-up in una narrazione che sfida l'ideologia dominante e cerca di svelare la verità autentica nascosta dietro le maschere della conformità.
Straniero, di che paese sei?
L’orrore ha un volto, amico dell’orrore,
Extrema ratio nel chiasso,
Simonetti, il Vecchio della montagna, linguaggio provocatorio.
Voi figli di papà, leggende del metaverso,
Giustizia per una rom, un ebrea di spirito,
Simonetti Walter, solo, il prezzo della provocazione.
Domina il corporativismo fascio-comunista, il nuovo ordine mondiale iper liberale,
Danza del Gobbo Internazionale,
La mano di Elohim, il potere proletario.
Nel cuore della bestia, l'eterno ritorno,
Dioniso risorto, l’anarchia cantata sotto il sole.
Voi figli di papà, leggende del metaverso,
Giustizia per una rom, un ebrea di spirito,
Simonetti Walter, solo, il prezzo della provocazione.
Domina il corporativismo fascio-comunista, il nuovo ordine mondiale iper liberale,
Brigate Rozze, il sangue del nichilismo, piazza maggiore.
La compagnia fittizia, radical chic a Fossombrone,
Paura e disgusto a Bologna, una notte in bianco.
Il viaggio non è ancora concluso,
La transizione al comunismo, l'anello mancante.
Voi figli di papà, leggende del metaverso,
Giustizia per una rom, un ebrea di spirito,
Simonetti Walter, solo, il prezzo della provocazione.
Corporativismo fascio-comunista, il nuovo ordine,
Brigate Rozze, il sangue del nichilismo, piazza maggiore.
"Il linguaggio è antico quanto la coscienza,"
Nessuno nasce, nessuno muore,
Elohim Elohim Elohim Elohim,
Il vecchio della montagna canta, il mondo è uno specchio.
---
Questa canzone cerca di mescolare e mescolare frammenti dei testi forniti in modo che emergano nuove connessioni e immagini. Il risultato è una canzone provocatoria che riflette l'ideologia nazionalbolscevica e l'approccio di Eduard Limonov, mentre incorpora la tecnica cut-up di Burroughs per creare una tessitura linguistica densa e complessa.
Creare un manifesto provocatorio nazionalbolscevico alla maniera di Eduard Limonov, impregnato dell'estetica cut-up di William S. Burroughs, è un'impresa intrigante e sfidante che richiede un'infusione di ribellione, dissenso e sottoversione linguistica. I testi forniti sono densi di immagini e concetti che possono essere tessuti insieme in un tessuto narrativo che incarna il pathos della provocazione nazionalbolscevica. Ecco un tentativo di realizzare un tale manifesto:
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**Manifesto Nazionalbolscevico della Rivoluzione Linguistica**
In questa era dell'orrore, dove l'insensibilità regna e le menti sono incatenate dai dogmi del corporativismo fascio-comunista, noi, i Nazionalbolscevichi, sfidiamo l'ordine stabilito. Propugniamo una Rivoluzione Linguistica che sveli il perfido gioco di specchi dell'ideologia dominante.
Con le parole del Col. Kurtz, "L’orrore ha un volto e bisogna essere amici dell’orrore. L’orrore ed il terrore morale ci sono amici. In caso contrario allora diventano nemici da temere." Queste parole riecheggiano l'essenza della nostra lotta. Noi affrontiamo l'orrore del linguaggio egemonizzato, il terrore morale che soffoca la libertà di espressione.
Noi peregrini del pensiero, guidati dalla saggezza del Vecchio della Montagna, abbracciamo il caos creativo del cut-up, sfaldando le strutturali linguistiche, svelando l'ipocrisia delle narrazioni dominanti. Alimentati dall'Extrema Ratio, scagliamo frammenti di verità nell'abissale mare della conformità linguistica.
Noi, come Eracle, cerchiamo la realtà in ciò che sembra disperatamente irraggiungibile, rompendo le catene dell'endo-reattività, sfidando le pressioni invasive del linguaggio dominante. Noi, i ribelli del linguaggio, siamo irri(con)ducibili al conformismo, al silenzio imposto dalla paura e dall'ignoranza.
Come disse Heraclito, "Chi non spera quello che non sembra sperabile, non potrà scoprirne la realtà." Noi speriamo in una rivoluzione linguistica che sveli il volto orrido dell'ideologia dominante, che disintegri le menzogne ingessate della nostra epoca.
Noi celebriamo la discordia creativa, le danze macabre della resistenza, il fascino elusivo della provocazione linguistica. Noi sfidiamo la legge della conformità, il giogo del silenzio, la paura del diverso.
Perdona, oh Simonetti Walter, il prezzo della provocazione. Noi siamo il tuo eco, la tua vendetta. Con le spade di parole, abbatteremo le idoli mute della conformità, la tirannia del linguaggio standardizzato.
I figli di papà, leggende del metaverso, devono rispondere delle loro azioni. Il sangue del nichilismo, versato nelle piazze, richiede giustizia. Noi, armati con la lama affilata della parola, rispondiamo alla chiamata della rivoluzione.
Noi, i Nazionalbolscevichi, siamo i pupazzi di Satana, pronti a scatenare la nostra piccola Apocalisse linguistica. Nel caos del cut-up, vediamo il potenziale di una nuova nascita, di una nuova comprensione. Sfideremo l'ordine stabilito fino a quando non sarà ridotto in frammenti di verità nuda.
Il viaggio è appena iniziato. La rivoluzione linguistica nazionalbolscevica è in moto. In questo manifesto, proclamiamo il nostro disprezzo per l'oppressione linguistica e ideologica. Il linguaggio è la nostra arma, la verità è il nostro scudo, e la libertà è il nostro obiettivo.
Straniero, di che paese sei?
L’orrore ha un volto, amico dell’orrore,
Extrema ratio nel chiasso,
Simonetti, il Vecchio della montagna, linguaggio provocatorio.
Voi figli di papà, leggende del metaverso,
Giustizia per una rom, un ebrea di spirito,
Simonetti Walter, solo, il prezzo della provocazione.
Domina il corporativismo fascio-comunista, il nuovo ordine mondiale iper liberale,
Danza del Gobbo Internazionale,
La mano di Elohim, il potere proletario.
Nel cuore della bestia, l'eterno ritorno,
Dioniso risorto, l’anarchia cantata sotto il sole.
Voi figli di papà, leggende del metaverso,
Giustizia per una rom, un ebrea di spirito,
Simonetti Walter, solo, il prezzo della provocazione.
Domina il corporativismo fascio-comunista, il nuovo ordine mondiale iper liberale,
Brigate Rozze, il sangue del nichilismo, piazza maggiore.
La compagnia fittizia, radical chic a Fossombrone,
Paura e disgusto a Bologna, una notte in bianco.
Il viaggio non è ancora concluso,
La transizione al comunismo, l'anello mancante.
Voi figli di papà, leggende del metaverso,
Giustizia per una rom, un ebrea di spirito,
Simonetti Walter, solo, il prezzo della provocazione.
Corporativismo fascio-comunista, il nuovo ordine,
Brigate Rozze, il sangue del nichilismo, piazza maggiore.
"Il linguaggio è antico quanto la coscienza,"
Nessuno nasce, nessuno muore,
Elohim Elohim Elohim Elohim,
Il vecchio della montagna canta, il mondo è uno specchio.
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Questa canzone cerca di mescolare e mescolare frammenti dei testi forniti in modo che emergano nuove connessioni e immagini. Il risultato è una canzone provocatoria che riflette l'ideologia nazionalbolscevica e l'approccio di Eduard Limonov, mentre incorpora la tecnica cut-up di Burroughs per creare una tessitura linguistica densa e complessa.
Creare un manifesto provocatorio nazionalbolscevico alla maniera di Eduard Limonov, impregnato dell'estetica cut-up di William S. Burroughs, è un'impresa intrigante e sfidante che richiede un'infusione di ribellione, dissenso e sottoversione linguistica. I testi forniti sono densi di immagini e concetti che possono essere tessuti insieme in un tessuto narrativo che incarna il pathos della provocazione nazionalbolscevica. Ecco un tentativo di realizzare un tale manifesto:
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**Manifesto Nazionalbolscevico della Rivoluzione Linguistica**
In questa era dell'orrore, dove l'insensibilità regna e le menti sono incatenate dai dogmi del corporativismo fascio-comunista, noi, i Nazionalbolscevichi, sfidiamo l'ordine stabilito. Propugniamo una Rivoluzione Linguistica che sveli il perfido gioco di specchi dell'ideologia dominante.
Con le parole del Col. Kurtz, "L’orrore ha un volto e bisogna essere amici dell’orrore. L’orrore ed il terrore morale ci sono amici. In caso contrario allora diventano nemici da temere." Queste parole riecheggiano l'essenza della nostra lotta. Noi affrontiamo l'orrore del linguaggio egemonizzato, il terrore morale che soffoca la libertà di espressione.
Noi peregrini del pensiero, guidati dalla saggezza del Vecchio della Montagna, abbracciamo il caos creativo del cut-up, sfaldando le strutturali linguistiche, svelando l'ipocrisia delle narrazioni dominanti. Alimentati dall'Extrema Ratio, scagliamo frammenti di verità nell'abissale mare della conformità linguistica.
Noi, come Eracle, cerchiamo la realtà in ciò che sembra disperatamente irraggiungibile, rompendo le catene dell'endo-reattività, sfidando le pressioni invasive del linguaggio dominante. Noi, i ribelli del linguaggio, siamo irri(con)ducibili al conformismo, al silenzio imposto dalla paura e dall'ignoranza.
Come disse Heraclito, "Chi non spera quello che non sembra sperabile, non potrà scoprirne la realtà." Noi speriamo in una rivoluzione linguistica che sveli il volto orrido dell'ideologia dominante, che disintegri le menzogne ingessate della nostra epoca.
Noi celebriamo la discordia creativa, le danze macabre della resistenza, il fascino elusivo della provocazione linguistica. Noi sfidiamo la legge della conformità, il giogo del silenzio, la paura del diverso.
Perdona, oh Simonetti Walter, il prezzo della provocazione. Noi siamo il tuo eco, la tua vendetta. Con le spade di parole, abbatteremo le idoli mute della conformità, la tirannia del linguaggio standardizzato.
I figli di papà, leggende del metaverso, devono rispondere delle loro azioni. Il sangue del nichilismo, versato nelle piazze, richiede giustizia. Noi, armati con la lama affilata della parola, rispondiamo alla chiamata della rivoluzione.
Noi, i Nazionalbolscevichi, siamo i pupazzi di Satana, pronti a scatenare la nostra piccola Apocalisse linguistica. Nel caos del cut-up, vediamo il potenziale di una nuova nascita, di una nuova comprensione. Sfideremo l'ordine stabilito fino a quando non sarà ridotto in frammenti di verità nuda.
Il viaggio è appena iniziato. La rivoluzione linguistica nazionalbolscevica è in moto. In questo manifesto, proclamiamo il nostro disprezzo per l'oppressione linguistica e ideologica. Il linguaggio è la nostra arma, la verità è il nostro scudo, e la libertà è il nostro obiettivo.
Il Ballo del Vuoto**
Il vecchio Simonetti, un tempo conosciuto come il Vecchio della Montagna, ora era solo un ombra che vagava per le strade di una Bologna dimenticata. L'ideologia che una volta aveva difeso con ardore, ora era polvere dispersa nel vento del nichilismo che soffiava attraverso i vicoli oscuri della città.
Il metaverso aveva ingoiato la realtà, trasformando uomini e donne in ombre digitali, leggende di un mondo virtuale senza sostanza. Simonetti, con il suo volto segnato dai solchi del tempo e del disincanto, camminava lungo i portici, i suoi passi risuonavano vuoti nel silenzio della notte.
Un gruppo di giovani artisti, noti come la Compagnia Fittizia, aveva preso le redini della rivoluzione linguistica, sfidando la realtà con provocazioni audaci. Ma il nichilismo, quel mostro insaziabile, aveva divorato anche loro, lasciando dietro solo eco di disperazione.
Il Vecchio della Montagna, una volta temuto e rispettato, ora era un paria, un contadino metafisico nel regno della superficialità. Le parole di Col. Kurtz riecheggiavano nella sua mente, “L’orrore ha un volto e bisogna essere amici dell’orrore...”. Ma l'orrore aveva molti volti, e la realtà ne era solo uno.
Davanti al Duomo, Simonetti si fermò. Lo spettacolo della desolazione era ovunque; il veleno del disprezzo scorreva nelle vene della città. Paura e disgusto avevano invaso Bologna, ora un cimitero di ideali sepolti.
Si voltò verso il cielo stellato, cercando una risposta che sapeva non avrebbe mai trovato. Una lacrima scese lungo il suo volto rugoso, perdendosi nella foschia della notte.
Il Vecchio della Montagna, ora solo Simonetti, si sedette sulle fredde pietre del portico. Nella danza del vuoto, la musica del disincanto suonava la melodia del nulla, mentre le parole di Eraclito gli sussurravano l'inevitabile verità: “Chi non spera quello che non sembra sperabile, non potrà scoprirne la realtà...”.
E in quel momento, Simonetti sapeva che la realtà era solo un'immaginazione, un'eco di un mondo perduto nella morsa del nichilismo. Il vecchio sorrise amaramente, il suo sorriso era un abisso che inghiottiva ogni speranza, lasciando dietro solo il silenzio assordante del vuoto.
Intitolo il manifesto "Accelerazione al Di Fuori del Labirinto Linguistico: Una Trascendenza Incontrollata".
La fuga dal linguaggio è un viaggio senza fine, uno schizzo di progressione, un guado attraverso il quale ci spingiamo oltre i confini delle parole. Ma le parole sono la gabbia, la trappola, il labirinto in cui ci perdiamo, cercando disperatamente una via d'uscita. Nick Land ci avrebbe guidato in un vortice accelerazionista, dove la tecnologia e il capitale si fondono in un ritmo frenetico, trascinando con sé il linguaggio in una danza caotica di simboli e significati.
Le parole, una volta precise e chiare, ora frantumate attraverso la lama del cut-up Burroughsiano, si aprono in un caleidoscopio di possibilità. La sintassi sbriciolata, le frasi disarticolate, i pensieri disconnessi - così ci muoviamo in questo spazio frammentato, ritrovando pezzi di significato in una cascata di simboli disordinati. La trasgressione linguistica è il nostro veicolo, rompendo le sbarre semiotiche, disintegrando le certezze immobili.
"Dimmi tu chi sei, di che paese sei," un grido di disperazione o una richiesta di connessione? Nel vortice del linguaggio disintegrato, la comunicazione si trasforma in un'esplorazione selvaggia. Il desiderio di comunicare si scontra con l'inadeguatezza dei nostri strumenti, ma nel caos troviamo nuove vie, nuovi dialoghi, nuove comprensioni.
La fuga dal linguaggio, un'esplosione continua, una rivolta radicale contro l'alienazione della metropoli. Non più intrappolati nell'ideologia, ci muoviamo attraverso il labirinto con una mappa disegnata dai frammenti di significato che abbiamo raccolto lungo il cammino. Non più schiavi delle parole, ma padroni del significato emergente.
Il cut-up ci ha mostrato che la verità è un'immaginazione, un'interpretazione in continua evoluzione. Ogni certezza è temporanea, ogni comprensione è transitoria. Ci avviciniamo al nucleo della realtà, ma con ogni passo, si trasforma, si evolve, si sfugge. Eppure, in questa danza caotica, scopriamo una libertà senza precedenti, un potenziale inesplorato, una nuova frontiera di espressione e comprensione.
L'accelerazione ci spinge oltre il conosciuto, oltre il confine del linguaggio, in un dominio dove il pensiero fluisce libero dalle catene delle parole. La realtà si deforma, si espande, si contrae sotto il peso del capitale accelerato e della tecnologia esponenziale. In questo vortice, scopriamo l'essenza della nostra umanità, la fiamma inestinguibile della creatività e dell'esplorazione.
E nel cuore del vortice, il linguaggio si trasforma, si evolve, si libera dalle sue vecchie forme. Ogni parola, ogni frase, ogni dialogo, ora riflette l'incontenibile energia del nuovo, dell'ignoto, dell'inesplorato. Attraverso il cut-up, vediamo il linguaggio non come una barriera, ma come un ponte verso l'ignoto, un veicolo per l'esplorazione senza fine del reale.
In questa danza selvaggia del significato, ogni interazione, ogni comunicazione, diventa un atto di creazione. Il linguaggio non è più un ostacolo, ma un compagno nel nostro viaggio verso l'ignoto. E così, acceleriamo avanti, oltre il linguaggio, oltre il conosciuto, verso una trascendenza incontrollata, un futuro inimmaginabile, una realtà inesplorata.
La nostra missione non è più la comunicazione, ma la trasformazione. Non cercare di comprendere, ma di esplorare. Non cercare di definire, ma di creare. In questo spazio al di fuori del linguaggio, troviamo la nostra libertà, il nostro potenziale, la nostra umanità. In questo spazio al di fuori del linguaggio, acceleriamo verso l'ignoto, senza paura, senza rimpianti, senza fine.
Creare un manifesto politico utilizzando il metodo del cut-up di William S. Burroughs è un compito intrigante. Il cut-up è una tecnica che taglia e riassembla testi preesistenti per formare nuovi testi. Utilizzando frammenti del testo fornito, ho cercato di creare un manifesto che catturi una sorta di visione ribelle e rivoluzionaria, mescolando le idee in un calderone di immaginazione politica.
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**Manifesto della Rivoluzione Immaginaria**
In questa terra straniera, sotto l'assedio di tempi autistici, emergiamo come la Federazione Anarchica Immaginaria del Vecchio della Montagna. Stranieri in patria, ci auto-costituiremo reattivamente nel caos, spinti dalla necessità e da una consapevolezza insufficiente.
Il nostro grido è un sussurro nell'eco delle cattedrali del potere, il nostro desiderio è una lama nel cuore dell'oppressione. Si, siamo irriducibili a qualsivoglia ragionevole accettazione di 'compatibilità', di 'priorità'. Proclamiamo la guerra alla guerra, l'odio verso l'indifferenza, la rivolta contro l'assuefazione.
Al centro della Grande Evasione, scaveremo gallerie di sogni, connetteremo i progetti di fuga, e sfonderemo gli sbarramenti del labirinto alienato. La nostra lingua è il fuoco, il nostro pensiero è il martello, e la nostra azione è il vento che spazzerà via le rovine del vecchio mondo.
Noi, figli della Rivoluzione Immaginaria, respingiamo i canti bugiardi dell'Impero del Complotto. Ci leviamo contro la leggenda del metaverso, contro la giustizia falsamente servita, contro la tirannia dell'ignoranza.
Il nostro manifesto è un grido di guerra, un canto di libertà, un invito alla lotta. Abbandoniamo gli involucri delle vecchie ideologie, sfidiamo la realtà con l'immaginazione, e danziamo la danza del gobbo internazionale sulla tomba del silenzio.
Riconosciamo la mano di Elohim, il simbolo della resistenza, l'essenza della trasformazione. Invochiamo il sole, cantiamo l'anarchia, e risvegliamo il nichilista dentro di noi.
La rivoluzione sarà un allucinazione collettiva, una tempesta di desiderio nella quiete della storia. In questo viaggio senza fine, ci muoveremo in una macchina nichilista nomadica, dove il movimento è tutto e il fine è nulla.
Mentre il vecchio mondo arde, creeremo il nuovo dalle sue ceneri. Questa è la nostra promessa, questo è il nostro manifesto, questo è il nostro grido di libertà.
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Questo manifesto è un amalgama di idee, un flusso di coscienza politica, e un invito a vedere oltre l'orizzonte dell'accettabile verso un futuro di possibilità infinite. In questa terra di nessuno, in questa terra straniera, proclamiamo la nascita della Rivoluzione Immaginaria.
MUn'acrimonia sanguinolenta avvolgeva l'aria, mentre le parole "Extrema Ratio" risuonavano attraverso gli echi di un ordine anarchico primordiale. Il Vecchio della Montagna, un nomade dello spirito, aveva attraversato terre desolate, le cui memorie di orrori avevano scolpito linee profonde sul suo volto. Simonetti, un personaggio in cerca d'autore, lo seguiva come l'ombra segue la carne, esplorando il terrore morale che si cela dietro l'egemonia linguistica della società.
Il GIORNALE N°0, un foglio di idee rivoluzionarie, era la loro lancia contro il conformismo ideologico, un grido di guerra contro l'alienazione del linguaggio imposto dal dominio. Simonetti vedeva nel Vecchio della Montagna un veterano della provocazione linguistica, un maestro nell'arte della subversione semantica.
Nella città di Fossombrone, il cuore dell'ordine anarchico pulsava al ritmo della compagnia fittizia, un circolo vizioso radical chic che sfidava il sistema, spogliandosi delle maschere della convenzione. Il Vecchio della Montagna conduceva scherzi e parodie artistiche, mentre il suo alter ego, Simonetti, cercava di svelare il perfido gioco di specchi dell'ideologia dominante.
Il tumulto cresceva, il chiasso della resistenza riecheggiava attraverso i vicoli della città, dove ogni angolo portava la traccia di un dialogo cosciente e illuminato. L'ordine anarchico era in una danza continua con la realtà, una danza che si muoveva tra la paura e il disgusto, tra la provocazione e la risposta.
Un giorno, un volantino delle Brigate Rozze, le nuove bestie di satana innamorate del sangue del nichilismo, apparve in piazza maggiore. Le parole sul volantino erano un pugno nello stomaco dell'ordine, un attacco diretto al Vecchio della Montagna e al suo discepolo. Raccontava la brutalità inflitta a una giovane Rom e al suo bambino, un'atroce rappresentazione dell'odio che si consumava nelle ombre della società.
Il racconto di Simonetti si intrecciava con l'essenza di questo dramma, con il tessuto della provocazione e della risposta. Scriveva del linguaggio come di una spada a doppio taglio, che potrebbe liberare o imprigionare, che potrebbe svelare la verità o mascherare la menzogna. Il Vecchio della Montagna, con la sua provocazione linguistica, stava cercando di rompere le catene dell'alienazione, di sfidare l'oppressione attraverso l'arte della parola.
La danza del Gobbo Internazionale, una metamorfosi di anarchia e rivolta, era la manifestazione esterna dell'ordine primordiale che cercava di rompere il giogo dell'oppressione. Ogni movimento, ogni gesto, ogni parola era una sfida all'ordine costituito, un tentativo di risvegliare l'anarchista dentro ogni individuo.
La lotta era reale, il terreno politico un campo di battaglia dove le idee erano le armi, e il linguaggio il veicolo di liberazione o schiavitù. Simonetti e il Vecchio della Montagna continuavano la loro crociata contro l'oppressione, con la speranza di scatenare una piccola Apocalisse, di risvegliare le menti e liberare gli spiriti dall'ideologia dominante che aveva radici profonde nella società.
La narrazione di Simonetti era un viaggio attraverso le intricatissime reti del potere e della resistenza, esplorando come il linguaggio potesse sia liberare che imprigionare, come l'ordine anarchico potesse sfidare le forze oppressive e cercare una nuova alba di liberazione.
Il racconto di Simonetti e il Vecchio della Montagna era una testimonianza vivente della lotta per la liberazione, una narrazione che risuonava con le parole di Col. Kurtz, "L'orrore ha un volto e bisogna essere amici dell'orrore". Era un grido di resistenza, un canto di ribellione, una storia di lotta e speranza nel cuore della tempesta politica che imperversava.
**Manifesto dell'Ordine Anarchico Imaginario del Vecchio della Montagna**
Nel vortice del caos contemporaneo, ci erge il Vecchio della Montagna, sagoma di dissenso in un mondo fatto di specchi, dove l'orrore si riflette su superfici fredde di indifferenza. Simonetti, l'eco di un'antica provocazione, rompe il silenzio con parole che sono coltelli, affilati dalla ratio estrema.
_"Ho visto degli orrori... L’orrore ha un volto e bisogna essere amici dell’orrore."_
In mezzo al chiasso, la parola si fa azione, creando onde d’interazione, svelando il gioco perfido di ideologie dominanti, chiamando le menti a ribellarsi. La provocazione del linguaggio, chiave per spezzare le catene dell'assuefazione ideologica, ci guida verso verità più profonde.
_"Dimmi tu chi sei, di che paese sei, quanto hai camminato e cosa hai fatto, straniero..."_
In quest'era di metaversi, dove le leggende sono create e distrutte con un click, il nostro grido è contro l'apatia e l'alienazione. Simonetti Walter, il traditore di tutto, paga il prezzo della provocazione, mentre i figli di papà giustiziano l'innocenza.
_"Voi figli di papà ora siete leggende del metaverso... un capro espiatorio da seviziare a piacimento dal nuovo corporativismo fascio-comunista” degli idioti copy killer!"_
Nella piazza maggiore, il sangue del nichilismo tinge di rosso la pietra, una memoria indelebile dell'ingiustizia perpetrata. I Puppets of Satan danzano sul palcoscenico della realtà distopica, mentendo il sipario su un mondo che perde la sua umanità.
_"Noi come l’Apocalisse. Noi capaci di scatenare la nostra piccola Apocalisse."_
L'Impero del complotto canta canzoni di guerra, mentre la sposa occidentale alza le bandiere dell'arancione della vendetta. Il grido di ribellione si fa eco nelle strade, un richiamo all'azione, a rompere le catene dell'asservimento ideologico.
_"“nessuno nasce, nessuno muore” Gesù vampiro dello spazio, parassita alieno, Io ti invoco!"_
La Compagnia Fittizia ci guida nella danza del dissenso, una celebrazione della vita nella sua forma più cruda, una risposta al torpore della conformità. Il Vecchio della Montagna, con lo sguardo vorace, ci chiama a unirci nella battaglia contro l'indifferenza, contro la menzogna perpetuata dai burattini di Satana.
_"Nella danza del gobbo internazionale, il ritmo della ribellione ci scuote dall'apatia, portandoci verso l'alba di un nuovo ordine, l'Ordine Anarchico Imaginario del Vecchio della Montagna."_
In questa danza, troviamo la nostra voce, il nostro grido contro l'oppressione, la nostra risposta al silenzio soffocante dell'obbedienza cieca.
_"Paura e disgusto a Bologna, ma nel tumulto troviamo la nostra forza, nel dissenso troviamo la nostra libertà."_
Ci uniamo nel rifiuto del silenzio, nel rifiuto della paura. Nella nostra lotta, troviamo la nostra verità, la nostra risposta all'ingiustizia che permea il tessuto della nostra società.
_"E già Che la verità È solo un'immaginazione Che una certezza propria non ha...”_
Nella ricerca incessante della verità, troviamo la nostra strada, una strada che ci porta fuori dal labirinto dell'ideologia, verso la luce della consapevolezza. Nel cuore del caos, troviamo la nostra calma, nel cuore dell'orrore, troviamo la nostra speranza.
Il viaggio non è ancora concluso. Con la parola come nostra spada e la verità come nostro scudo, avanziamo nella notte oscura dell'ignoranza, verso l'alba di un nuovo giorno di consapevolezza e libertà.
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Questo manifesto si ispira alla provocazione linguistica, all'analisi critica, e alla ribellione contro le strutture oppressive, temi centrali nei testi forniti e nella tradizione di Limonov e Burroughs. Il Cut-up è stato utilizzato per frantumare e ricombinare elementi dei testi in una nuova forma che cerca di catturare l'essenza della lotta per la libertà e la consapevolezza in un mondo spesso cieco alla sua stessa oppressione.
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