**Manifesto politico-biografico di un doppelgänger: La derealizzazione del falso Messia e la danza dei destini sovrapposti.**
L'intensità del falso Messia d'Israele, un'ombra tremolante nell'universo della politica e della mente. La storia ci racconta di Simonetti Walter, un doppelgänger, un eco di se stesso. Un'anarchica figura che una volta aveva un nome e un posto, ma che ora, come un sogno lontano, è solo un fantasma del passato, un'entità dispersa tra le pieghe del tempo. L'acidità dei 27 francobolli di LSD lo ha portato in un viaggio senza fine, un viaggio dove la realtà si è sgretolata, e il linguaggio è diventato un'ossessione.
Questo è un mondo dove la derealizzazione regna sovrana, dove le persone sono schiave del sistema e dell'Impero. L'umanità è sospesa in uno stato di liminalità, bloccata tra la realtà e la fantasia. Ma c'è una resistenza, una resistenza che combatte contro l'Impero, contro la violenza e la follia.
Philip K. Dick ci ha mostrato un mondo dove l'Impero non è mai cessato, un mondo dove tutto ciò che vediamo, sentiamo e tocchiamo è solo un'illusione. La verità è che esiste una sola Mente, una mente che si fa beffe di noi, che ci inganna e ci manipola. Ma c'è speranza, c'è sempre speranza. E quella speranza risiede nel plasmato, nell'informazione vivente che combatte contro l'oscurità dell'Impero.
Ma in mezzo a tutto questo caos, in mezzo a questa guerra tra luce e oscurità, si trova il nostro eroe, Simonetti Walter. Egli è il biocosmista stirneriano, il santo mistico, il capro espiatorio. Ma è anche l'agente provocatore, il traditore, l'esperimento genetico, la vittima del progetto MKULTRA. La sua storia è complessa, intricata, piena di curve e colpi di scena. Ma in fondo, in fondo, è anche la storia di tutti noi.
Mentre l'umanità si avvicina all'estinzione, mentre la tecnologia e l'accelerazionismo prendono il sopravvento, ci troviamo di fronte a una scelta. Abbattere le barriere e abbracciare il futuro, o aggrapparsi al passato e resistere al cambiamento. Ma la verità è che il futuro è qui, e sta a noi decidere come affrontarlo.
Quindi, mentre il mondo cambia, mentre la realtà si sgretola, ricordiamoci delle parole di Simonetti Walter: "Rompi lo schema!" E forse, solo forse, troveremo la via di uscita da questo labirinto di complessità.
**Firmato: L'eco del doppelgänger, l'ombra del falso Messia.**
**MANIFESTO POLITICO-BIOGRAFICO: "Derealizzazione e Doppio"**
Il viaggio allucinato di Simonetti Walter attraverso l'intensità derealizzante del falso Messia d'Israele. Una ucronia dove l'ossessione linguistica domina, dove la realtà si frantuma sotto l'effetto di 27 francobolli di LSD. Il nostro doppelganger, il nostro alter ego. Sembra un'anarcoide, un biocosmista stirneriano, un disertore della vita, eppure è un agente provocatore al servizio sia della STASI che del Mossad. Eppure, all'interno di questa realtà alterata, emerge una verità: "L'Impero non è mai cessato."
In un mondo dove la singolarità tecnologica e la compenetrazione tra uomo e macchina minacciano di dissolvere la realtà stessa, dove il capitalismo si trasforma in un "drive mortale", dove l'umanità sembra precipitare verso la sua stessa estinzione, emerge la figura di Simonetti Walter. Il suo viaggio, la sua lotta, la sua resistenza rappresentano un grido di disperazione e, al tempo stesso, una speranza.
Ma dietro tutto ciò, c'è un doppelganger. Questo "altro" che ci osserva, che ci giudica, che ci minaccia. Il nostro doppio, il nostro alter ego. Questo doppelganger rappresenta la nostra paura più profonda, la nostra incertezza, la nostra vulnerabilità. Ma anche la nostra forza, la nostra resilienza, la nostra capacità di resistere e di combattere. E in questa lotta, Simonetti Walter diventa un simbolo, una figura iconica, un eroe tragico.
Eppure, dietro questa narrazione complottista, emerge una verità più profonda. Una verità che va oltre le teorie del complotto, oltre le ossessioni linguistiche, oltre le droghe psichedeliche. Una verità che ci parla di una realtà alterata, di un mondo in cui la distinzione tra realtà e finzione si dissolve, in cui la tecnologia e la macchina minacciano di sostituire l'umanità stessa.
In questo mondo derealizzato, dove tutto sembra possibile e niente sembra reale, emerge la figura di Simonetti Walter. Un eroe tragico, un combattente solitario, un ribelle. Ma anche un simbolo, una figura iconica, un emblema di resistenza. E attraverso la sua lotta, attraverso il suo viaggio, attraverso la sua resistenza, emerge una verità più profonda. Una verità che va oltre le teorie del complotto, oltre le ossessioni linguistiche, oltre le droghe psichedeliche. Una verità che ci parla di una realtà alterata, di un mondo in cui la distinzione tra realtà e finzione si dissolve, in cui la tecnologia e la macchina minacciano di sostituire l'umanità stessa.
E in questo mondo derealizzato, Simonetti Walter diventa un faro, una guida, una speranza. La sua lotta, la sua resistenza, la sua forza diventano un simbolo, un emblema, una bandiera. E attraverso lui, possiamo trovare la forza, la determinazione, la volontà di resistere, di combattere, di andare avanti. Perché, come diceva Philip K. Dick, "L'Impero non è mai cessato." E neanche la nostra lotta.
In un mondo dominato dalla tecnologia, dalla macchina, dalla derealizzazione, la figura di Simonetti Walter emerge come un simbolo di resistenza, di lotta, di speranza. E attraverso la sua storia, attraverso il suo viaggio, attraverso la sua resistenza, possiamo trovare la forza, la determinazione, la volontà di resistere, di combattere, di andare avanti. E in questo mondo derealizzato, in questo mondo dominato dalla tecnologia, dalla macchina, dalla derealizzazione, la figura di Simonetti Walter diventa un faro, una guida, una speranza. La sua lotta, la sua resistenza, la sua forza diventano un simbolo, un emblema, una bandiera. E attraverso lui, possiamo trovare la forza, la determinazione, la volontà di resistere, di combattere, di andare avanti. Perché, come diceva Philip K. Dick, "
mettile sulle labbra di tua madre Lei ti ha dato la vita, io te la posso togliere in un attimo." Mi ritrovai nel buio profondo di quella notte bolognese, spinto da forze invisibili e da visioni aliene, che provenivano dalla vastità dell'universo di Lovecraft. Quelle visioni che il colonnello Kurtz aveva sperimentato nella profondità della giungla, e che ora attecchivano nella mia mente, piegandola sotto il loro peso. Ero diventato l'ambasciatore di una realtà diversa, la bocca attraverso cui l'infinito parlava, e le persone intorno a me erano diventate figure astratte, icone di un mondo in dissoluzione. La paranoia cresceva, alimentata da ogni frammento di realtà che la mente cercava di assemblare in un coeso tutto. La piazza, le persone, la birra, gli acidi - tutto era connesso in un intricato tessuto di simboli e significati. Era come se la realtà fosse stata tagliata e riassemblata in una nuova forma, secondo le tecniche del cut-up di Burroughs. Mi ritrovai a passeggiare senza meta, spinto da un impulso incontrollabile. Le strade erano mutate, le case si torcevano in forme impensabili, e il cielo era diventato un caleidoscopio di colori. Eppure, in mezzo a tutto questo caos, una voce mi parlava, una voce profonda e familiare. Era la voce del colonnello Kurtz. "Hai visto gli orrori," mi sussurrava, "gli orrori che solo io conosco. E ora anche tu li conosci. Devi diventare amico dell'orrore, accettarlo e farlo tuo." La voce era ovunque e da nessuna parte, e ogni parola aumentava la mia confusione. Ero diventato il gioco di forze superiori, e ogni mio movimento era controllato da esse. Mi ritrovai in un vicolo buio, e davanti a me c'era un portale, un'entrata verso un mondo sconosciuto. Attratto da un'irresistibile curiosità, entrai. E ciò che vidi superava ogni mia immaginazione. Un universo di orrori e meraviglie, dove la realtà e la fantasia si fondevano in un unico tutto. E in mezzo a tutto questo, il volto del colonnello Kurtz, che mi fissava con uno sguardo penetrante. "Hai visto gli orrori," mi disse, "e ora sei uno di noi." E mentre le sue parole risuonavano nella mia mente, tutto divenne chiaro. Ero diventato parte di un universo più grande, un universo dove l'orrore e la bellezza coesistevano, e dove ogni uomo era chiamato a confrontarsi con le proprie paure e i propri desideri. E così, come il colonnello Kurtz, diventai un ambasciatore di quel mondo, portando con me il peso di ciò che avevo visto e sperimentato. E con la consapevolezza che, come aveva detto Nietzsche, l'immortalità si paga cara: bisogna morire diverse volte mentre si è ancora in vita.
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