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mercoledì, marzo 16, 2011

Roberto Saviano prefazione a "LA RIVOLTA DEGLI ANGELI" di Anatole France


prefazione a "LA RIVOLTA DEGLI ANGELI"

di Anatole France, traduzione di Luigi De Mauri, prefazione di Roberto Saviano




Salute, o Satana

O ribellione,

O forza vindice

De la ragione!

Giosuè Carducci



Mentre le terre di mezza Europa si piagavano di trincee e gli stati nazionali preparavano il grande macello del primo conflitto mondiale, in Francia veniva pubblicato il romanzo La Révolte des Anges. Il settantenne Anatole France aveva iniziato a scrivere le pagine del suo romanzo disturbato dai cori nazionalisti, da un’imprevedibile smania bellicosa, disgustato da rigurgiti di patriottismo e dalle diuturne parate militari. Decise così di raccogliere nella sua mente un progetto vasto, ambizioso, capace non soltanto di arginare, almeno nel perimetro della carta, l’idiozia militare e nazionalista, ma di coinvolgere con la sua scrittura l’intero ordine universale delle cose. Troppo grande era il disastro che di lì a qualche mese sarebbe andato celebrandosi per potersi occupare di lacerti biografici, di letterature intime, di scritture soffuse e romantiche. Scrisse dell’origine dei tempi, riscrisse la battaglia primigenia tra gli eserciti degli angeli di Dio e gli angeli ribelli organizzati da Lucifero, ne argomentò le teorie e le motivazioni della rivolta, cercò di comprendere le cause della disfatta delle truppe rivoltose e le abilità dei vincitori. Propose una nuova interpretazione della storia delle civiltà umane, trovò un nuovo senso all’ordine religioso, sondò e descrisse la struttura dei cieli, tentò di inchiodare il Dio monoteista dinanzi alle sue irrimediabili colpe. Tutto questo France l’ottenene usando la letteratura come laboratorio immaginifico capace di sussumere senza regola alcuna ogni nozione e ogni conoscenza.



La rivolta degli angeli è un testo che raccoglie in sé la tradizione dell’angelistica scolastica, episodi biblici, influenze gnostiche, derivazioni manichee, suggestioni ordinarie, comuni pregiudizi sugli angeli e demòni. Il romanzo riesce nella titanica impresa di rovesciare le categorie della teologia e della politica attraverso la foggiatura letteraria del possibile. La fantasia dismette la sua consistenza metafisica e assume nelle pagine di France una concretezza palpabile. Il sogno di riformulare la vita, di svelare il midollo della natura e la realtà delle cose diviene reale attraverso la costruttiva potenza delle parole. La letteratura, pur essendo libera dalla menzogna di essere vera, quando dismette il ruolo di prosseneta tra realtà e invenzione, aggredisce ferina la realtà trasformando la struttura molecolare della materia in composizioni radicalmente nuove, rese possibili dalla sola ragione sufficiente d’essere pensabili.

In questo romanzo France discute sul merito di Dio, sulla giustezza del suo agire, sulla fallacia delle sue decisioni, sulla brutalità della vita così com’è stata organizzata. Perché la morte, la malattia, il dolore? Perché la fragilità del corpo, la necessità del lavoro, il dolore del parto? Non più quindi il cercare, religiosamente, i motivi del dolore, il senso della sofferenza per trovarne consolazione, non più comprendere le volontà divine per ossequiarle né il sottoporsi alle leggi del Libro. Assaltare la fonte dell’ordine della vita è il compito delle pagine di Anatole France, scrivere una fenomenologia della vita felice è il bellicoso metodo che adopera. L’ateismo diviene così una militante battaglia contro il potere divino, una razionale e appassionata rivolta contro le menzogne che Dio impone agli uomini come verità.



France racconta degli angeli, esseri creati per custodire l’ordine di Dio, che rifiutando il loro compito sono divenuti terribili ribelli. Il bene angelico è una imperitura vita incosciente che attraverso la conoscenza rompe le sue catene, cosciente di non aver nulla da perdere e più mondi da guadagnare. Gli angeli ribelli comprendono attraverso il dubbio, il pensiero, la riflessione che il mondo, l’universo, il cosmo tutto esiste indipendentemente da Dio e ciò che da questi viene considerato come sua creazione è soltanto una menzogna per giustificare la sua egemonia, la sua autorità morale sulla materia. Le leggi di Dio sono ordini menzogneri, gabbie morali imposte sulle verità libere della natura e le volontà degli esseri umani. Il sapere permette al protagonista, l’angelo custode Arcade, il più basso grado della gerarchia celeste, un membro del proletariato angelico, di organizzare la più grande impresa mai tentata dopo la creazione dell’universo: la sovversione dei cieli. Attraverso la lettura dei testi della letteratura latina, i trattati naturalistici, i testi biblici, gli epistolari scientifici, la conoscenza delle verità naturali, Arcade si trascina via dallo scopo angelico ricevendo nuove verità.

Intorno alla biblioteca d’Esparvieu di Parigi ruota la forza centripeta del romanzo, non soltanto per le bizzarrie che vi accadono, ma per il potenziale bellico che secondo France ogni biblioteca possiede. Scrigno polveroso, una biblioteca è una miniera che conserva in sé traccia del pensiero umano in ogni infinita espressione, luogo capace d’essere immobile e anonimo e al contempo ipercinetico strumento, prezioso come nessun’altro nella conquista delle possibilità d’esistenza. Sariette, il triste bibliotecario dei d’Esparvieu, è l’emblema della cultura accademica, bigotta e avida, profondamente legata alla conservazione piuttosto che alla diffusione della conoscenza; l’angelo Arcade, invece, rappresenta il libero desiderio di accedere alla biblioteca come capacità di scalare i millenni di vita umana e saggiare i pensieri, gli umori, le ricerche di trascorse sensibilità e intelligenze universali. Per l’uno la biblioteca è luogo di morte e polvere, mera cumulazione di sapere; per l’altro è scoperta, acquisizione libera della vita. La biblioteca viva, tana di vite scritte e libri vissuti, è l’origine pericolosa da cui nasce l’odio verso Dio e l’eretico desiderio di sovversione.



Satana e la rivolta degli uomini

Per la tradizione cristiana la nascita del male è sancita dalla rivolta di Lucifero, il serafino più bello e più vicino al trono di Dio. Alla descrizione delle schiere degli angeli di Lucifero contrapposte agli eserciti di Dio guidati dai fedeli militari, gli arcangeli Michele, Raffaele, Gabriele e Uriele, sono dedicate alcune tra le pagine più belle della letteratura del XX secolo. Anatole France fa raccontare l’accaduto a un reduce, a un angelo che partecipò a quella primigenia guerra e condivise con Lucifero l’ebbrezza della rivolta e il destino della cacciata. Nectaire racconta ad Arcade e agli angeli congiurati del 1914 cosa accadde in cielo prima che il tempo avesse origine. Lucifero si ribellò, in nome di ciò che Dio più odiava, in nome della curiosità, del dubbio, della libertà, del desiderio. Nectaire si schierò assieme a moltissimi altri angeli dalla parte di Lucifero, poiché ne condivideva le accuse al Dio autoritario e avido.

Le pagine della battaglia possiedono un respiro lungo e innescano un’alchimia d’immaginazione nel lettore, capace di fargli contenere nella mente, nei nervi, sull’epidermide, uno scenario immenso che coinvolge l’intera Patria Celeste e tutti gli Spiriti Celesti, Troni, Potenze, Principati, Virtù, tutte le gerarchie e tutti i cieli. Imponenti scontri, immani assalti si vorticizzano tra le truppe angeliche, ribelli e fedeli. France descrive un’orchestra di guerra cruenta che investe tempi infiniti e spazi immensi attraverso scontri di spade, corpi trafitti che immortali riprendono la propria fatua consistenza. L’assedio ribelle al Monte del Signore è un’assordante massa di leggerezza angelica che procede infuocata di libertà verso il trono di Dio, per sovvertirlo e così conquistare una nuova origine alle cose. Lucifero e i suoi angeli, nonostante l’ardimento, saranno sconfitti dai fulmini divini e cacciati dal Paradiso. Lucifero diventerà Satana, ovvero has-satan, avversario, accusatore. I congiurati del 1914 ardono dal desiderio di ritentare l’impresa carichi di nuova conoscenza e vogliono che a comandarli sia proprio lui, il principe dei ribelli, Satana.



Se creazione del bene è la morte, il dolore, il vincolo morale delle leggi religiose, se le caste sacerdotali, il potere dei nobili sono creazioni del bene, se creazione del bene è la proprietà, le battaglie, i roghi, le inquisizioni, se bene è il sacrificio, il dolore, allora è nel suo contrario la ragione, nel suo contrario è il luogo della felicità e della libertà. Il male non diviene altro che contrario di un bene spietato, falso, ingannevole e assassino. In questa inversione semantica v’è il fascino profondo della rivolta degli angeli. Ciò che viene definito bene è soltanto ciò che è imposto, null’altro che l’ordine e le consuetudini costituite. Anatole France, continuando a manipolare l’infinita ludica letteraria, risolve l’annoso problema del bene e del male occupando con i suoi angeli ribelli un posto al di là delle due determinazioni.



L’ordine cosmico di France è fondato su un politeismo universale. Ialdabaoth è soltanto uno dei molteplici demiurghi presenti nell’infinito comporsi del caos cosmico, tra tutte le divinità il più arrogante, il più ignorante, il callido vincitore. Il Dio che i cattolici considerano uno e trino è in realtà proprio Ialdabaoth. Questo è il suo nome nella Patria celeste. Anatole France mutua questa terminologia dalla tradizione gnostica, che definisce Ialdabaoth un demiurgo invidioso, perfido contro l’uomo che non si sottomette. Ialdabaoth ignora le leggi della materia, mente affermando che lo spirito è immateriale, mente affermando che l’universo è finito e da lui creato e dominato, mente quando afferma che la terra è immobile, mente come mentono le Sacre Scritture, che del suo verbo sono portavoce. È un callido demiurgo che si frappone tra la natura delle cose e l’ordine che impone o vorrebbe imporre alle cose. La religione monoteista è in tal senso questa oppressiva prigione imposta sul mondo della libertà. Il contrario di Ialdabaoth è Satana. Il Satana di France è assai diverso dal Mefistofele del Faust di Goethe, ingannevole e infinitamente potente , né gli uomini sono resi da Satana come tanti Adrian Leverkühn del Doktor Faustus di Thomas Mann, pronti ad allearsi con la potenza del male per raggiungere la perfezione assoluta. È piuttosto un ribelle che ha il senso del limite, un eroe epicureo che possiede la coscienza che ogni grandezza della mente è corrisposta da una consapevolezza dei limiti della materia, ed è proprio questa linea d’ombra che genera la necessità del sapere.

I colori della rivolta, il volto di Lucifero, sono in France saccheggiati dall’affresco di Delacroix nella chiesa di Saint-Sulpice a Parigi, a cui sono dedicate molte pagine del romanzo. Delacroix dipinse una scandalosa rappresentazione di angeli i cui visi, piuttosto che rutilare di beatitudine, si attardano in scandalosi ghigni meditanti la rivolta. Proprio questo scandalo inserito nella serenità paradisiaca ha mosso l’intuizione del romanzo nella mente di Anatole France.

La propulsione di questa delacroixiana provocazione France la innesca nella costruzione di una antropologia demoniaca. Attraverso i ricordi del reduce Nectaire si costruisce una nuova storia della civiltà umana narrando dell’alleanza tra demòni e uomini, di come i primi, sensibili alla condizione misera degli uomini, iniziarono a consigliargli i saperi e le conoscenze per rendere migliore la loro esistenza. Anche nel libro di Enoch dell’Antico Testamento si racconta che angeli dannati hanno rivelato segreti agli uomini per causa dei quali il mondo è caduto in rovina. Nectaire, invece, mostra la storia come una imperitura battaglia tra Dio e l’alleanza tra demòni e uomini. In questa bizzarra reinterpretazione manichea France considera l’età antica come il momento di massima influenza dei demòni sugli uomini. Dioniso è Satana. Dioniso, archetipo della vita indistruttibile, tenta di far fuoriuscire l’uomo dalla minorità in cui Dio lo ha cacciato. La mitologia pagana, il politeismo greco e latino, questo culto della vite e del piacere, dell’amore e dell’arte, divengono, non senza un tocco di retorica arcadica, il riferimento della passata umanità libera in cui demòni e uomini vivevano felici. Tutto muta con l’avvento del cattolicesimo, dell’ideologia del sacrificio che Ialdabaoth attraverso suo figlio diffonde per sottomettere nuovamente l’uomo. Dinanzi a tale portento religioso, che relega la vita al dolore e alla penitenza, i demòni avranno immani difficoltà nel riuscire ancora a consigliare gli uomini. I nuovi angeli ribelli hanno però una saggezza sconosciuta al mondo degli uomini. Dal sonno dei demòni scaturirà la ragione, ossia la rinuncia al potere, il rifiuto dell’autorità come causa d’ogni errore, impossibile da orientare verso battigie di libertà. La consapevolezza di trovare nel potere l’origine di ogni aberrazione della ragione e del sentimento, rende l’Inferno, la terra stessa, luogo migliore del trono divino.

I demòni di Anatole France, con questo romanzo, assurgono nell’Olimpo del mito letterario a numi della crisi capaci di disvelare ciò che vi è di falso e disumano dietro l’ordine del bene. Questi demòni letterari indicano le strade che portano alla vita presa nel vortice del sapere, rapita nel tempo della passione, nell’ordine dell’anarchia, educata nel dubbio e nella musica, nell’amore per la materia e per le scienze della natura, al di là di ogni determinazione morale, giuridica, religiosa. Bellezze trascendenti ogni autorità che ormai soltanto dei demòni ribelli e nascosti possono ancora far avvampare nel cuore degli uomini del nostro tempo.

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