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domenica, settembre 02, 2012

DI ABDULLAH OCALAN Estratti ragionati del memoriale difensivo presentato alla Corte Europea per i diritti umani


iniziativa italiana
libertà per ocalan – pace in kurdistan



Il terzo dominio
DI ABDULLAH OCALAN

Estratti ragionati del memoriale difensivo presentato alla Corte Europea per i diritti umani




Indice



Introduzione
Democratizzazione: la strada per una nuova forma di civiltà?


Sulla democrazia
Il ruolo della forza nella storia
Sulla legittima difesa


La teoria del terzo dominio
La società civile – Un nuovo modello per il Medioriente
Creazione e sviluppo del Diritto
La parte giocata dal diritto nella soluzione dei problemi sociali


Stato, religione e società – L’esempio sumerico


Patriarcato – La schiavitù della donna
Problemi di metodo e responsabilità degli intellettuali


L’attuale crisi di civiltà
La dimensione umana della crisi


Critica al socialismo reale
Il socialismo può diventare la forma alternativa di civiltà?
Dogmatismo e individualismo


Le implicazioni della lotta di genere


Appendici
Abdullah Ocalan – Cenni biografici
Sulle condizioni detentive di Abdullah Ocalan
KHRP – comunicato stampa su sentenza CEDU
Iniziativa Italiana “Libertà per Ocalan – pace in Kurdistan”









Introduzione


Il memoriale difensivo che Ocalan presentò al suo grottesco processo nel tribunale dell’isola di Imrali includeva idee per la soluzione pacifica del conflitto nell’ambito dei confini della Turchia (pubblicato in inglese con il titolo “Declaration on the democratic solution of the Kurdish question”, ISBN 3-931885-18-6). Queste idee si basavano sul concetto di democratizzazione universale in opposizione a quelle di autonomia nazionale. A guardarsi indietro Ocalan intendeva le sue dichiarazioni come un appello a smorzare gli animi di una situazione per cui il suo rapimento, risultato dalla partecipazione di USA e stati europei << ha offerto un pacco regalo allo sciovinismo, che raggiunse così un livello di isteria; un pacchetto gettato nell’arena del XX secolo, come se fosse stato uno spettacolo romano, quando si davano le persone in pasto ai leoni>>.
Ma i due volumi difensivi sottoposti invece alla Corte europea per i diritti dell’uomo non erano più solo indirizzati all’opinione pubblica turca. Egli ha elaborato le sue idee precedenti attraverso un’analisi generale della civilizzazione. Una tale analisi è risultata obbligatoria per comprendere sia la sua apprensione che in maniera allargata la questione kurda. << a causa del fatto che le circostanze che hanno portato al mio arresto e le forze che lo hanno realizzato, erano in collegamento con le potenze dominanti della civilizzazione moderna, è chiaro che la mia difesa andava così presentata […] ho fatto uso del mio diritto alla difesa sentendo come mio obbligo quello di far uso della piattaforma legale, per quello che ritengo sia la Corte Europea per i Diritti Umani, per poter dire cose che […] dovevano essere dette al mondo a nome del popolo kurdo>>.
Quello che Ocalan ha da dire non riguarda tanto un calcolo pragmatico relativo al bilancio di forze fra coloro che sono coinvolti nel conflitto, ma invece connesso al corso della storia del mondo. Fin dal suo inizio il movimento si è concentrato a voler rompere lo status quo del Medioriente – anche al tempo in cui non erano altro che una manciata di studenti kurdi e turchi ad Ankara che ruotavano attorno alle idee di Abdullah Ocalan nella metà degli anni settanta. Il loro obiettivo era quello dell’unione socialista del Medioriente e il primo passo verso l’unione era porre fine all’oppressione dei kurdi nei quattro paesi. Per Kemal Pir, co-fondatore del PKK, era quindi chiaro che “la rivoluzione in Turchia passava per il Kurdistan” .
Il crollo del “real-socialismo” è stato la prova che l’obiettivo sarebbe stato raggiunto al di là del dogma dei due blocchi e senza un prospettiva utopica di un mondo rivoluzionario. Non di meno, il fatto che ci sia stato un Nuovo Ordine Mondiale non ha spinto il PKK ad abbandonare l’obiettivo originario, ma l’ha circoscritto ai diritti culturali ed identitari dei kurdi all’interno della comunità degli stati nel Medio Oriente. Quello di cui Ocalan effettivamente si preoccupa è che i confini politici degli stati mediorientali restino inalterati mentre venga radicalmente cambiato il senso delle politiche che delimitano.
Nonostante tutte le limitazioni arbitrarie che gli sono state imposte, Ocalan è stato capace di terminare i due volumi intitolati “Dallo stato clericale sumero alla civilizzazione democratica” in lingua originale turca appena prima che si verificasse la tragedia che ha innescato una catena di eventi che ha reso le sue tesi ancora più attuali e più indispensabili che mai: l’11 settembre. La parte restante del vecchio sistema mondiale è stato scosso da un evento devastante e scioccante che ha innescato una nuova e più intensa fase nella lottta per un nuovo sistema internazionale. Quando il 4 aprile 2002 è stato fondato il KADEK si è discusso di come collegare le tesi di Ocalan con ciò che stava accadendo nel mondo dopo che le Torri Gemelle caddero. Quando gli USA dichiararono la terza guerra mondiale, questo significò principalmente e particolarmente che da quel momento in poi tutte le regole legali internazionali e i criteri comunemente accettati avevano perso la loro validità e le relazioni internazionali sarebbero state ancora una volta determinate da disastri e guerre. Da questa guerra sarebbero emerse nuove regole, nuove forme di relazioni e un nuovo sistema e coloro che lo avrebbero condotto ne chiarirono la durata. È un dato di fatto, che tutte le regioni del mondo che precedentemente si trovavano sotto l’influenza del sistema sovietico in qualche modo sono passati per estesi processi di cambiamento nella prima decade dopo la sua caduta. Questi processi spesso hanno significato un ri-orientamento politico, economico ed ideologico totale, nel corso dei quali alcuni dei vecchi stati si sono dissolti  ed altri si sono formati ex novo  e le strutture sociali sono drasticamente cambiate. Con l’esistenza dell’Unione Sovietica a livello mondiale, tutti i problemi relativi al conflitto USA-URSS fra le potenze occidentali sono stati delegati alla leadership USA che se ne è occupata. Cercando di risolvere questi problemi il sistema ha dovuto cambiare. Gli eventi recenti hanno illustrato come delle piccole fessure possano diventare delle crepe che possono approfondirsi e colpire irrevocabilmente il funzionamento delle istituzioni internazionali. Soltanto perché la parte orientale del sistema del XX secolo si è dissolta ed è cambiata negli ultimi dieci anni, adesso più o meno si può prevedere che la parte occidentale del sistema verrà attraversata da cambiamenti simili nei prossimi dieci, quindici anni. Già da adesso è prevedibile che né la NATO, né l’UE, tanto meno l’ONU saranno più le stesse. Senza tenere conto di chi ha commesso le atrocità dell’11 settembre o di quali fossero le intenzioni, anche questa è stata una lezione dalla quale imparare.
Il sistema internazionale del XX secolo emergeva dal caos prodotto dalla Prima Guerra Mondiale, che da parte sua era un’eruzione di conflitti fra potenze europee rivali circa le loro questioni di dominazione per stabilire l’ordine universale della civiltà capitalista. Per la prima volta ci fu un sistema che veramente coinvolgeva tutto il mondo e controllato da certi centri politico-economici. Due eventi epocali catalizzati dalla Prima Guerra Mondiale furono l’instaurarsi dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e il crollo dell’Impero Ottomano, permettendo a molti stati europei di instaurare per la prima volta una loro dominazione diretta del Medioriente. La Seconda Guerra Mondiale con i suoi indimenticabili orrori non ha cambiato di molto quella sistemazione di base. Considerando la correlazione storica, forse ci sorprende che la prima guerra che ha seguito il crollo dell’Unione Sovietica sia stata la Guerra del Golfo in Iraq nei primi anni Novanta? Parlare della Terza Guerra Mondiale significa fondamentalmente che il suddetto status quo sia ormai spezzato e supponendo di creare un nuovo ordine. Finché la violenza sarà ancora intesa come strumento di risoluzione dei problemi del vecchio sistema, una delle ragioni per cui l’Iraq è stato indicato come punto critico è che la sua struttura  presente pone un ostacolo ad ogni tentativo di  affrontare il conflitto arabo-israeliano e la questione kurda nel modo che gli USA intendono.
Avendo detto che un assesto sobrio della corsa al Medioriente  si rivelerà che questo è un conflitto che si esprime per un aspetto come conflitto tra il vecchio status quo, i vari regimi autarchici (Iraq e Siria), oligarchici (Turchia ed Egitto) e monarchici (Arabia Saudita, Giordania, ecc) della regione e i concetti divergenti della trasformazione. Per un altro aspetto il conflitto si esprime come uno fra quelli che intendono il cambiamento come processo, secondo i ristretti interessi e piani egemonici e quelli che si battono per il cambiamento democratico e l’unità fra i popoli della regione. In altre parole, la configurazione presente del conflitto nel Medioriente è sia una lotta fra la predominanza del capitale internazionale e l’aspirazione dei popoli a vivere in libertà e dignità, sia uno fra i nazionalismi locali e i progetti di pace e democratizzazione.
Nella sua opera Ocalan ha tracciato questo schema dialettico intricato tendendo più generalmente alla recente storia mondiale: << In questa struttura la contraddizione si sviluppa tra i possessori sciovinisti dello stato nazione, trasformatisi in una tribù moderna, ed i rappresentanti cosmopoliti del capitale finanziario internazionale, da un lato, e tra tutti i popoli e queste due forze dall’altro. Mentre le forze dello stato nazione rivolte verso l’interno privano il loro stesso popolo della democrazia moderna e degli effetti arricchenti dello sviluppo tecnologico, allo stesso tempo entrano in conflitto con il capitale finanziario internazionale sulla questione della globalizzazione, ed in entrambi i casi svolgono un ruolo reazionario. Lo stato nazione può anche usare gli slogan di indipendenza nazionale, che forse ebbero una limitata funzione progressista contro l’imperialismo dei vecchi tempi, però in effetti esso è diventato uno strumento di sfruttamento per il sistema sopranazionale, dato che gli elementi obiettivi del passato a cui fa riferimento non esistono più. Quando messi con le spalle al muro, questi regimi possono diventare remissivi e più pericolosi di prima, in cambio di poche briciole. La ricostituzione del nuovo regime tra l’imperialismo del capitale finanziario ed i rappresentanti nazionali collaboratori ha luogo in questa struttura.>>
Questa analisi implica che il progresso delle forze civili, che si battono per la giustizia e la democrazia, dovrebbe prendere un’istanza chiara a seconda degli interessi dei popoli della regione.
Una volta che applichiamo il principio << pensa globalmente, agisci localmente >>  vedremo che i kurdi saranno seriamente avvisati per arrivare al raggiungimento di alcuni progetti dietro i quali saranno in grado di realizzarsi. La soluzione elaborata da Ocalan nel contesto dell’Unione democratica del Medioriente, prevede che gli stati e le società vivranno attraverso la democratizzazione nella prospettiva di confluire in un’entità confederazionale. Circa e su questioni di strategia generali della democratizzazione come l’uguaglianza di genere, la giustizia sociale, la tutela dei diritti umani, la decentralizzazione e la devoluzione, ci sono invece specifici temi di cui Ocalan discute: la pace arabo-israeliana, la democratizzazione delle forme di governo islamiche per esempio in Iran, stabilire il pluralismo culturale e politico in Siria e la democratizzazione della Turchia per la soluzione del suo problema kurdo, con tutto ciò ci chiede principalmente a che cosa possono contribuire i kurdi. Il conflitto kurdo, al di là di una sua fine, è comunque visto come un ostacolo di fronte al progresso e allo sviluppo del Medioriente e la sua soluzione come un contributo alla richiesta  di diritti e libertà di tutte le altre nazioni e minoranze della regione, come un tutt’uno.
          

Democratizzazione, la via verso una nuova forma di civiltà

Il termine democratizzazione usato così frequentemente acquisisce un senso centrale nel pensiero di Ocalan perché in esso egli percepisce lo spirito della nostra epoca: << Le caratteristiche fondamentali della nostra epoca possono essere definite dalla coesistenza della crisi generale e della disintegrazione della civiltà fondata sulla società classista da un lato, e dalle caratteristiche del periodo di transizione che conduce alla formazione dell’identità della nuova civiltà, dall’altro. Nonostante le diverse caratteristiche di entrambi i mondi siano duramente in lotta tra di loro, nessuno di loro è in grado di superare completamente ed annientare l’altro. Tuttavia un tale dilemma in bianco e nero è in contraddizione con le leggi basilari della natura. […] Proprio come in natura, l’umanità vivrà creando la ricchezza di colori nella società. […] La democrazia moderna si fonda sulla ricchezza di un’ulteriore trasformazione sociale. Guardando oltre il compromesso dei due estremi, può essere considerata un sistema che immagina la libera auto-espressione e la libera esistenza come suo principio più importante, quello cioè che rispetta la ricchezza delle forme che la società crea e continuerà a creare per tutta la storia. >>     
Ocalan ci richiama perché non si guardi alla democrazia come una mera forma di determinazione delle forze politiche, ma come << un sistema in cui tutte le parti sociali, in particolare le donne come la classe ed il sesso più oppresso fin dall’antichità, ed i bambini, si esprimono liberamente. E’ un sistema che prende la scienza e la tecnologia come base del progresso e per la risoluzione, non solo delle contraddizioni interne della società, ma anche delle sempre crescenti contraddizioni nell’ambiente. E’ un sistema basato sul cambiamento e la trasformazione in condizioni pacifiche.>>
La democrazia è << una forma di civiltà a lungo termine e comprensiva. Ospita sia gli elementi classisti che quelli tipici della mancanza di classi, ma è un sistema che determina e fornisce le basi per la libera e slegata esistenza di tutte le varianti proprie di entrambi gli elementi. >> la lotta di classe viene aumentata con temi programmatici come la liberazione della donna, la protezione ambientale e i diritti degli animali e il controllo e la regolamentazione della tecnologia.
Se è così, la democratizzazione non può essere ridotta soltanto a pacchetti di riforme come qualcuno vuol far intendere, ma richiede una vasta organizzazione e partecipazione di tutti i settori della popolazione. I veicoli di ciò sono le organizzazioni indipendenti della società civile. Progetti come questi sono intesi a creare la consapevolezza dell’essere custodi dei diritti nella società e a cambiare, democratizzando le strutture sociali tradizionali, abitudini e codici di comportamento. Ma essi anche sono intesi a democratizzare le politiche, le << relazioni mediate fra società e stato>>. La stessa democratizzazione dello stato dovrebbe iniziare con il generare una : <<suscettibilità nei confronti della democrazia con lo stato>> per mezzo di una società civile forte e cosciente e la partecipazione attiva alle politiche, e che tendenzialmente conduca alla <<trasformazione dello stato>> a mero <<strumento generale di coordinamento>> della società e a stabilire il pubblico <<controllo su di esso in quanto istituzione fondamentale della politica democratica>>. Quindi abbiamo qui un programma per la cui realizzazione è richiesta un’immensa mole di lavoro se lo si vuole pienamente praticare – non solo per gli stati come l’Iran e la Turchia, ma anche per le politiche occidentali. Parlando per il Medioriente, si richiede inoltre una <<rivoluzione mentale>> che consisterebbe nelle tre fasi di un autentico Rinascimento (come rinascita dei valori della civiltà mediorientale), una riforma della religione e un illuminismo che coinvolga tutta la società. Una tale rivoluzione comporterebbe per il Medio Oriente la <<separazione dalla sua identità e personalità ideologicamente reazionaria>> .
Gli estratti dall’opera di Ocalan che seguono servono ad illustrare i concetti centrali di questa tesi.

SULLA DEMOCRAZIA

<< Ci possono essere numerose definizioni di democrazia. Si possono discutere a lungo il suo carattere classista, come pure gli aspetti pacifici e fondati sul compromesso. Si potrebbe dire che di per se non è un sistema di civiltà. Si può comunque dire che per la prima volta, per quanto insufficiente possa essere, la democrazia ha fornito a tutte le nazioni e culture, alle scelte ideologiche, economiche e politiche un ambiente comprensivo e pacifico per lo sviluppo e la competizione. E’ inoltre molto importante sottolineare che alla fine del ventesimo secolo la democrazia, che si è assicurata la vittoria, ha anche superato la sua ristretta base classista. Tutte le democrazie che erano state sperimentate in precedenza avevano portato il marchio di limitate caratteristiche classiste. Si potrebbe obiettare che la democrazia non comprendeva l’intera cittadinanza ufficiale, neppure nella forma, e non andava oltre un sistema amministrativo che apparteneva ad una sezione ristretta di cittadini ricchi. Per certi aspetti la realtà classista era simile a quella della democrazia ateniese. Il sistema democratico emerso alla fine del ventesimo secolo, invece, ha superato queste basi limitate. Non solo ha allargato la sua base classista, ma ha anche favorito l’auto-espressione e l’auto-organizzazione nel senso più ampio possibile in ambiti fondamentali, quali il pensiero la fede, la vita culturale la differenziazione economica e le organizzazioni politiche. Tutti gli oppositori della democrazia hanno più o meno l’opportunità di cambiare e svilupparsi senza ricorrere all’uso della forza. In questo sistema non termina la lotta dell’opposizione o la solidarietà intorno a classe, nazione, filosofia, fede, sfera economica, culturale e sociale. Le relazioni e le contraddizioni non si congelano. Sorge invece una nuova epoca nella quale possono essere sostenute in maniera pacifica, nel rispetto delle leggi vigenti.
<< Sicuramente la democrazia ha un’essenza più umanitaria di altri sistemi. Lo spargimento di sangue come misura di eroismo e grandezza è una tradizione che apparteneva alle più barbare società classiste. L’ammirazione ed il rispetto per questi spargimenti di sangue serviva, infatti, a coprire la realtà più crudele. Nessuna vittoria ottenuta per mezzo di orribili massacri può essere considerata sacra. Se si vuole parlare di rispetto, è degno di esso soltanto quel progresso che si sviluppa con il minimo dolore, eccezion fatta per il progresso possibile grazie alle sofferenze del lavoro, sopportate in favore di tutta l’umanità. Quindi la democrazia moderna è la forma di governo e di vita che più si avvicina alla definizione di un regime che permette la libera espressione di ognuno; libera espressione di tutti i gruppi etnici, religiosi, economici e politici, sia di sesso maschile che femminile, dopo il superamento delle più crudeli forme amministrative nella storia della società classista. E’ appropriato sottolineare che questa è la prima volta nella storia in cui tutto ciò è accaduto.
<< Lo sviluppo della democrazia moderna è stato dall’interno, di tipo evolutivo. Non si presenta con degli esiti sorprendenti. Se però l’intenzione è quella di appagare la mente e lo spirito con uno sviluppo creativo, si può dire facilmente che non c’è per l’umanità nessun altro sistema migliore di questo. […] La realtà importante che la nostra analisi della civiltà cerca di dimostrare è che la nascita e la dissoluzione delle classi non possono essere determinate dalla forza. Gli elementi determinanti sono legati soprattutto alla capacità tecnologica. Quando una società dimostra che il suo sviluppo ha la potenzialità di una produttività tecnologica, le divisioni tra le classi diventano inevitabili. Questo perché ognuno trae beneficio dallo sviluppo. Anche nella costituzione iniziale della società schiavista le circostanze della vita per un gran numero di schiavi erano più sicure di prima. Questi sono i mezzi materiali che determinarono la nascita delle divisioni in classi. Le dialettiche di tutti gli sviluppi di classe nel corso di tutta la storia portano elementi che confermano questa realtà.
<< Di conseguenza, l’esperimento del socialismo reale in particolare ha indicato che per tutto il periodo della civiltà capitalista, anche se le classi erano state fisicamente rimosse con l’uso della forza attraverso le rivoluzioni, alla fine sarebbero riapparse alla prima opportunità. Durante il socialismo reale alcune classi furono eliminare con la forza. Questo non evitò comunque la creazione di nuove classi considerate illegittime. Ciò si collega al livello tecnico del periodo. Il concetto sociale che il livello tecnico permise e contribuì allo sviluppo, potrà sparire soltanto quando non sarà più necessario per il livello tecnico stesso. Le rivoluzioni, l’uso della forza e le contro-rivoluzioni possono ostacolare qualche fenomeno sociale, ma non lo possono eliminare completamente. Di conseguenza, soltanto quando gli sviluppi tecnologici lo rendono inevitabile, le società in cui questo si è sviluppato spariscono sia al livello di sovrastrutture che di infrastrutture, e si trasformano in società diverse.
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<< La democrazia moderna, invece, rovescia queste qualità dello stato. La democrazia moderna si fonda su sofisticati rapporti sociali, si sforza in particolare di essere trasparente ed aperta, ed intende assicurare di essere una fonte di fiducia, non di paura. Vuole considerarsi il garante di un’equa distribuzione, e non dello sfruttamento. Un tale stato perde i suoi connotati classici. Questa evoluzione mira alla regolamentazione, ed al più alto grado di coordinamento di una società già sofisticata. I principi si basano sulla ricostruzione delle funzioni, quali la sicurezza generale, l’istruzione, la salute, il trasporto e la diplomazia, a cui ogni sezione della società non può far fronte individualmente. I loro poteri decisionali ed amministrativi, che non si possono privatizzare, vengono prelevati dalla società.
<< Attualmente il cambiamento e la trasformazione, su cui si sta svolgendo una lotta intensa, è dal concetto classico di stato verso lo stato democratico moderno. L’istituzione più resistente alla democrazia moderna è lo stato stesso. Naturalmente le istituzioni e le tradizioni antiche e profondamente radicate dello stato, che sono vecchie come la civiltà stessa, svolgono una parte determinante. Comunque, dal momento in cui si è reso conto che, se non si trasforma, non può più resistere a lungo alla rivoluzione scientifico-tecnologica, lo sviluppo in questa direzione guadagna velocità ogni giorno di più in tutto il mondo.
<< Nel corso dell’intero sviluppo della democrazia moderna, i diritti umani e la liberazione della donna sono stati tra i temi principali, che hanno via via acquisito un’importanza crescente. Considerare i diritti umani e la liberazione delle donne questioni che appartengono alla società capitalista, sarebbe una valutazione incompleta. Al contrario, si registra un progresso in queste questioni nel periodo in cui la civiltà capitalista veniva superata, e si rivelavano le insufficienze tra l’amministrazione tradizionale e le realtà della vita. I diritti umani e la liberazione delle donne furono due elementi fondamentali della generale democratizzazione della società. Più si supera la struttura classica della civiltà, più grandi diventano le possibilità di sviluppo, e quindi questi due concetti fondamentali guadagnano una maggiore importanza nel determinare il percorso verso lo sviluppo della nuova civiltà. Non sono il prodotto del capitalismo; sono il prodotto di uno sviluppo sociale che si è lasciato alle spalle il capitalismo. Da questo punto di vista le loro caratteristiche si adattavano alle misure democratiche moderne. Lo sviluppo della democrazia moderna si manifesta soprattutto nei diritti umani e nella liberazione della donna. Sembra che questi due temi svolgeranno una funzione dominante nel determinare l’avvio della nuova civiltà. I diritti umani e la liberazione della donna, che erano stati quasi cancellati dai libri della società classista nel corso della sua storia, sono i candidati che otterranno i maggiori successi nei campi più importanti del rinnovamento. Mentre i diritti umani determineranno le fondamenta della struttura legale della nuova società, quelli delle donne ne determineranno per lo più le fondamenta sociali. I progressi ottenuti in questi due campi determineranno l’evoluzione e la profondità della democrazia moderna.

Il ruolo della forza nella storia

<< La fase finale nella storia delle civiltà basata sulla società classista è l’epoca della civiltà capitalista. Il fenomeno più significativo che emerge nella fase di crollo di quest’epoca è il fatto che le grandi rivoluzioni scientifico-tecnologiche estirparono la necessità dell’uso della forza per la trasformazione sociale, ad eccezione della legittima difesa. La forza, che nel corso di tutta la storia era stata al servizio della politica dominante e sfruttatrice, non aveva altra funzione se non quella di creare distruzione e crolli di grandi proporzioni. Con la loro paura per le caratteristiche di ladrocinio della proprietà, la classe dominante considerava la forza come la garanzia maggiore; la forza era lodata e diventava il soggetto di esagerate storie di eroismo. Infatti, per tutto lo sviluppo della società classista, quegli dei che non conoscevano la forza nelle loro mitologie originali, col tempo, soprattutto nell’epoca feudale, assunsero titoli che permettevano loro di condannare e punire.
Il ruolo della forza nelle trasformazioni sociali è molto più piccolo di quanto si possa pensare. La forza ha avuto un ruolo trasformatore durante le fasi caratterizzate da salti qualitativi del processo sociale, al fine di superare gli ostacoli conservatori. Anche se queste applicazioni della forza hanno causato salti qualitativi a breve termine, col tempo sono state superate. Ma, nel suo perpetrarsi nella storia, in maggioranza l’uso della forza  ha causato distruzione e rovina nella forma di conquiste, invasioni, saccheggi e simili, troppo spesso mascherate da dettami divini. Sostenere che, se un partecipante di tali venture morendo potesse diventare un martire o rimanendo ferito potesse essere risarcito in quanto veterano e partecipe del bottino, fa parte della maledizione della storiografia. Se consideriamo maledetta la storia scritta partendo da questi punti di vista, allora si deve scrivere una vera storia per lodare gli oppressi e l’umanità, come gli eroi genuini della coscienza e del lavoro.
<<  L’ignoranza svolge un ruolo determinante nella base della forza. Più la pratica della scienza sconfigge l’ignoranza, più diventa chiara l’inutilità della forza. Nella storia dell’umanità la forza è stata di gran lunga il prodotto del fallimento della scienza e della sua messa in pratica. Si dovrebbe cercare di capire correttamente la teoria secondo la quale la forza è l’ostetrica di una nuova società emergente. Il compito dell’ostetrica durante la nascita è quello di ridurre il dolore della madre e assisterla per una nascita sana. Al contrario, la funzione della forza, come impiegata nella storia, è sempre stata quella di diminuire il numero dei bambini sani già nati, cioè gli esseri umani, e impedirne il libero sviluppo, trasformandoli persino in mandrie simili agli animali ed a volte distruggendoli. Ciò non aveva niente a che fare con l’arte dell’ostetricia, ma era il ruolo del boia e del guardiano di prigione, tenere cioè gli uomini in uno stato di cattività. Il troppo eccessivo e feroce uso della forza nella storia ha soppiantato la naturale evoluzione della società, e si è esteso fin oltre i suoi limiti.
<< La democrazia moderna prende come base la trasformazione della società in accordo con l’evoluzione naturale, e fa affidamento sulla consapevolezza che questa possiede forti fondamenta scientifico-tecnologiche. Detto questo, ciò non significa necessariamente che la democrazia è un compromesso tra le forze rivoluzionarie e controrivoluzionarie. Certi approcci sono completamente sbagliati. L’essenza della democrazia non ha alcun compromesso con la forza. Al contrario, la democrazia parte dall’eliminazione della forza dal suo ordine del giorno. Ciò non ha niente a che fare con la sottomissione, infatti alcuni credono che il più corretto libero sviluppo ci può essere solo in assenza di forza. Da questa prospettiva la democrazia moderna richiede anche l’auto-critica di tutte le forme di civiltà fondate sulla forza. La democrazia è un sistema di auto-critica radicale. La sua presa di posizione contro la forza non è tattica, e neppure strategica, ma è un principio. Il più importante principio della democrazia è il credere in un periodo storico che escluda la forza grazie al potere della scienza e della tecnologia. Questo principio contiene un profondo fondamento filosofico. Non si appoggia a strategie e tattiche politiche o amministrative, ma le considera delle forme di requisiti pratici. Questo approccio alla forza sottolinea il carattere pacifico della democrazia moderna. La quale considera, ed è convinta che lo sviluppo sociale prenda la forma della pace sociale. Non si deve intendere la pace come sottomissione alla forza, al contrario si enfatizza l’eliminazione della forza dalla società. Si crede fermamente in una società senza guerra in un mondo civilizzato.

Sulla legittima difesa

<< La legittima difesa è l’altro principio importante della democrazia moderna. Nelle società dove non esistono rapporti democratici moderni, o dove la democrazia è sotto attacco, la conservazione della loro esistenza sulla base della legittima difesa, non solo è un diritto, ma è il diritto costituzionale più importante. La sottomissione a leggi e regimi democratici non può essere un atteggiamento democratico. Questo approccio non esclude necessariamente il contrattacco da parte di forze anti-democratiche. Ciò determina per lo più che si cerchi di superare l’ingiustizia con una sempre crescente presa di coscienza, organizzando la società ed esercitando il diritto a manifestare continuamente. La resistenza esercitata rientra nel diritto di difesa previsto, e diventa l’essenza della legge. La legittima difesa, compresa quella armata, si origina dai principi democratici moderni. Ogni altra azione al di fuori di questo non rientra nei parametri della legittima difesa.
Collegata a questa riflessione c’è una valutazione di auto-critica del primo concetto di violenza assunto dal PKK << la principale fonte di insufficienza e deviazione nell’ideologia e nel modo d’agire, nell’arco del processo di nascita e di sviluppo del PKK, era strettamente connesso al suo concetto di stato e al modo in cui ha applicato la violenza. La relazione tra la dittatura del proletariato nel socialismo e una rivoluzione basata sulla violenza ne sono chiari esempi. La violenza rivoluzionaria e, in caso di successo, il suo manifestarsi istituzionalmente nella dittatura del proletariato, ha rivelato il suo carattere contraddittorio nel socialismo reale, e fu incapace di evitare che diventasse uno strumento di forza del capitalismo.>>
Quando il PKK ha messo fine alla sua lotta armata, a seguito della cattura nel 1999 di Abdullah Ocalan, ha continuato quel cessate il fuoco che già da diversi mesi le forze del PKK osservavano, il terzo cessate il fuoco unilaterale in ordine di tempo dopo quelli del ’93 e del ‘95. Le unità guerrigliere si trasferirono fuori dal territorio turco posizionandosi in Nord Iraq in attesa di sviluppi che speravano potessero portare all’indicazione di un assetto politico. In effetti, la cattura del leader kurdo non ha soltanto richiesto che si procedesse ad un riassestamento della lotta, ma diede anche forma al corollario di una discussione sui risultati teoretici evidenziati da parte kurda, che hanno contribuito senza dubbio a ritrovarsi nel vicolo cieco in cui si trovò, appunto, il conflitto kurdo. L’opera di Abdullah Ocalan, in un certo senso, è un rapporto politico sulle sue riflessioni circa l’aspetto teoretico e le premesse ideologiche del movimento. Adesso il KADEK, che si riferisce all’opera di Ocalan come al proprio Manifesto, ha posizionato le sue forze combattenti sulla difensiva, nel caso fossero attaccate, danneggiando le speranze di completa smilitarizzazione del conflitto. Si riparte da zero? Molte cose negli ultimi anni sono cambiate. È importante notare che il KADEK non è una mera continuazione delle strategie del PKK sotto un nome diverso, come le autorità turche vorrebbero far intendere, tanto meno il movimento è stato domato o relegato ad essere una forza marginale, come spesso i commentatori occidentali ipotizzano. Oltre ad avere relegato l’uso delle armi all’autodifesa, il KADEK ha adottato un programma che prevede la lotta politica democratica su un terreno equidistante dallo stato dispotico e dalla tradizionale società conservatrice - il Terzo Dominio.






La teoria del Terzo Dominio



<< L’organizzazione di tutti gli elementi della società civile secondo le proprie identità e necessità è l’alternativa al sistema dominante.>>
<< La teoria e la pratica della società civile è correlata alle rivoluzioni scientifico-tecnologiche del 20. secolo. Fu la nascita di una base materiale, attraverso queste rivoluzioni, che ha accresciuto le possibilità di successo per la società civile. Istituzioni che una volta erano eccezionali e marginali diventano invece essenziali.
<< Il Terzo Dominio riguarda la sfera della politica democratica. Divenne inevitabile un meccanismo civile per soddisfare i bisogni pressanti, determinati dalle circostanze della civiltà, diventati più complicati. Questi meccanismi non sono né i solidi meccanismi della rivoluzione, né la rete della comunicazione che lo stato ha esteso alla società. Sono organizzazioni indipendenti costituite a seconda dei bisogni, con un’identità collocata tra lo stato e la società, ad una certa distanza da entrambi. Non sono né contro lo stato, né collaborano con esso. Sono sotto il comando dei bisogni di cui rappresentano una risposta. Non sono organizzazioni sociali fondamentali. Non sono istituzioni religiose o morali. Il numero dei loro soci è limitato e le loro strutture sono costruite a seconda delle funzioni da esse svolte. Sono un tipo di organizzazione che scompare dopo aver portato a termine i propri compiti oppure si trasformano in organizzazioni diverse con compiti nuovi. Questo modello fece sì che la loro esistenza funzionasse come quel percorso necessario ad ognuno per liberarsi dal sempre più profondo vicolo cieco della rivoluzione e della contro-rivoluzione. Visti i bisogni che premono su ogni dominio, che si estendono dall’ambito economico alla cultura, dagli sport all’ambiente, dalla pace ai diritti umani, l’importanza di questo campo aumenta ogni giorno di più. In quanto l’ambito più caloroso e più produttivo, il dominio della politica democratica, le organizzazioni della società civile saranno in grado di formulare delle soluzioni in maniera direttamente proporzionale alla loro varietà, alle loro funzioni ed al loro coordinamento. E’ la via della politica democratica, che crea una più ampia varietà di soluzioni alternative. La vita preme perché più progetti e pratiche sviluppino la società civile. Qualsiasi istituzione, partito o persona che abbia progetti, organizzazioni e studi per la società civile, apporterà un importantissimo contributo alla democratizzazione dello stato e della società. Eseguiranno tale lavoro quei partiti e quelle istituzioni che sono lontani dalla mentalità della politica fondata sulla rendita, e che si estenderanno verso una società ed uno stato democratici. D’ora in poi la storia farà sì che le persone o le istituzioni con questa teoria, programma, strategia e tattica svolgano una funzione di trasformazione. E’ necessario focalizzare l’attenzione sulla sua stessa posizione teoretica e pratica.  Si sente ogni giorno in proporzioni crescenti il bisogno di una teoria e pratica del Terzo Dominio, il quale necessita di una teoria, un programma, una strategia ed una tattica specifici. Significa intraprendere un percorso teoretico e pratico che permetterà un successo notevole, se verranno fatti i dovuti e corretti sforzi e si soddisferanno i relativi requisiti.
<< La politica democratica, in quanto terzo dominio tra stato e società, ha ottenuto il ruolo di un’istituzione innovativa e produttiva. Non si potrebbe suggerire, né una sana democratizzazione della società, né lo sviluppo di una sensibilità statale in questa direzione, se non ci fosse il meccanismo della politica democratica in ogni sfera, dall’economia alla politica, dai diritti umani all’ambiente, dalla cultura alla salute, dall’istruzione alla pace. Le istituzioni moderne costituite in ogni ambito, a partire dai partiti politici, sono i principali anelli intermediari che determinano il carattere democratico e giusto di quei valori, che dovrebbero essere continuamente trasmessi dalla società allo stato, e dallo stato alla società. E’ come se queste organizzazioni della società civile, che sono emerse come terza società del terzo dominio, fossero diventate gli elementi essenziali della nostra epoca.
<< Visto che le donne ed i giovani sono quelli che hanno maggior bisogno della pace, alcune delle principali organizzazioni della società civile sono le organizzazioni pluri-dimensionali delle donne e dei giovani. Organizzazioni che rispondono in maniera accurata alle circostanze concrete ed ai fini politici di donne e giovani, da un lato riusciranno a superare gli ostacoli dispotici dello stato, e dall’altro diventeranno importanti strumenti della società civile e della società nella sua interezza che ne seguirà le tracce. Organizzazioni di donne e giovani ben indirizzate e impegnate sia qualitativamente che quantitativamente rappresentano le garanzie fondamentali della vittoria della società civile.
<< Il comportamento dominante nei confronti dei bambini è molto più sbagliato e pericoloso di quanto ci si possa aspettare. Questa realtà è dominante ed istituzionalizzata in tutti i settori, dalla famiglia alla scuola e dalla strada al campo d’allenamento. Si permette ad incubi reali di dominare il mondo dell’infanzia. Il mondo degli anziani è circondato da una simile distrazione. È come se un muro d’acciaio fosse stato eretto fra essi e i loro bambini. Anche la società di classe ha generato una certa insensibilità nei confronti di ciò.  Non c’è scampo a che la società democratica porti delle riforme anche in questi due settori. I bambini vivono in un mondo proprio che non va mai tradito e si dovrebbe rispettosamente conformarsi ai suoi requisiti. Tradire il loro mondo è costato alla società una perdita di grande valore. Gli anziani vivono in un mondo di saggezza che viene filtrato attraverso il setaccio dell’esperienza di vita. Una società che non impari dalle lezioni di questo mondo non può pensare accuratamente e sopravvivere. Per questa ragione i mondi dei bambini e degli anziani non sono consumisti, ma arricchenti e produttivi.  Un obiettivo irrinunciabile della civiltà moderna è di vincere questi due mondi attraverso la loro re-istituzionalizzazione sulle basi dei diritti e delle libertà che l’applicazione dei principi della società democratica richiede con un’attenzione speciale a queste circostanze specifiche. La civiltà democratica è anche l’era in cui i bambini e gli anziani sono considerati con amore e rispetto e in cui la società sia unita in questa consapevolezza e attitudine morale.    
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<< L’umanità essendo stata continuamente divisa secondo linee etniche, religiose o nazionali incontra una situazione in cui dovrebbe essere unita sulle basi del linguaggio comune della tecnologia, della scienza e della democrazia. L’internazionalismo è diventato più vivo e indispensabile che in ogni altro periodo passato. Il diritto ha reso possibile che per la prima volta il principio per cui tanta più socialità di quanto sia necessaria e tanto più individualismo di quanto sia necessario siano diventati principi centrali nella vita moderna. Probabilmente lo sviluppo più significativo della storia è il raggiungimento di un equilibrio ottimale fra esistenza sociale ed individuale.

Società civile Un nuovo modello per il Medio Oriente

<< C’è un bisogno urgente e pressante di una teoria aggregata, di un programma, di una strategia e tattiche della società civile per il Medio Oriente. Una società civile alternativa può essere d’importanza vitale per il superamento del punto morto in cui attualmente si trova e per indicare la via da intraprendere nel momento in cui si sia attrezzati con organizzazioni che non siano né l’estensione dello stato né la società tradizionale, che assumano visioni del mondo indipendenti, che siano interrelate in un coordinamento generale, avendo un programma dettagliato e funzioni corrispondenti a requisiti concreti e che siano consapevoli delle forme più efficaci di azione per il perseguimento degli scopi.
<< E’ importante materializzare il modello per il Medio Oriente considerando le realtà storiche, sociali e politiche. Per sottolineare i punti principali si può affermare quanto segue:
<< - nella sfera economica, a partire dall’aspetto del consumo, l’organizzazione di una società attinente, o comunità o gruppo di persone, materializzerà il potere della trasformazione. Anche nelle società avanzate i gruppi di consumo diventano influenti. Soprattutto se cooperative di consumatori, compagnie di trasporti, agenzie turistiche e di viaggio, associazioni di produttori, organizzazioni di solidarietà e carità, associazioni commerciali e finanziarie, saranno costituite per uno scopo preciso, oltre ad avere fondamenta legali, diventeranno una forza di cui si dovrà tenere conto. In tali circostanze lo stato e la società potrebbero persino diventare quasi subordinati;
<< - nella sfera sociale, a partire dalla salute e dall’istruzione, una società che si è organizzata sulle proprie forze diventa un fattore determinante. Anche qui, una società civile che organizza le proprie attività ed istituzioni culturali, quali teatro, cinema, letteratura, musica, pittura e documentari, sarebbe molto attraente ed influente. Parlando di sport, attrezzature quali centri sportivi, stadi, campi di atletica dedicati in particolare alle donne ed ai giovani, attività quali l’escursionismo e la corsa campestre, sono importantissime dal punto di vista medico e della salute mentale. Soprattutto in un ambiente urbano sottosviluppato, favorire gli sport di massa sta sempre più diventando una delle principali necessità vitali. Invece dello sport ufficiale rivolto a degli spettatori che assopisce la mente, un tipo di sport basato sulla partecipazione attiva della società civile è candidato a diventare una delle più civilizzate istituzioni della società;
<< - come risultato dell’illegalità e della generale fragilità della coscienza legale, l’auto-organizzazione della società civile nel campo legislativo sta diventando uno degli elementi essenziali. E’ vitale che tutte le associazioni ed i gruppi popolari della società civile abbiano dei centri legali. I centri legali offrono coscienza della legge, conducono verso una politica democratica legittima, diventano il centro della lotta contro l’illegalità e sono le più importanti istituzioni della società civile per l’introduzione del sistema costituzionale universale;
<< - in quanto meccanismi per ottenere potere nella sfera politica, i partiti politici sono istituzioni che meritano di grande considerazione. Al posto dei partiti tradizionali, fondati sulla carità sociale, partiti politici fortemente organizzati e preparati, in grado di rivelare la forza stessa della società, sono i meccanismi di cui la società civile non può fare a meno. Dovrebbero sostituire i partiti tradizionali basandosi sull’ottenimento di redditi dallo stato e dalla società.
<< Le organizzazioni e le associazioni per la pace sono una grande necessità, specialmente in un momento in cui nella società ed in specifiche regioni è vivo il desiderio di sradicare la violenza e stabilire la pace. I movimenti pacifisti sono certamente necessari per stabilire il significato, l’importanza, i metodi e i fini per l’attivazione della pace. I movimenti pacifisti ed i mezzi e le azioni per il raggiungimento della pace sono alcune delle istituzioni più importanti per una società, quale quella mediorientale, che è impregnata di violenza fin nelle ossa. La loro convinzione a forte dedizione all’azione stanno a significare che saranno in grado di svolgere un ruolo vitale nello sviluppo dello stato e della società democratica.
<< L’importanza della teoria del Terzo Dominio è il suo scopo di raggiungere i risultati grazie ad una corretta strutturazione, osservando le insufficienze, gli errori ed i vuoti, senza scontrarsi con il sistema legale esistente, lo stato e le strutture societarie che conducono in un vicolo cieco e non portano alcuna soluzione. E’ quasi come dire: “Se tu non puoi farlo, lo posso fare io”. Dall’economia alla tecnologia ed all’ambiente, dal dominio sociale alla legge, alla cultura ed alla scienza, dagli sport a tutti i rami dell’arte, dall’ideologia alla politica, è necessario creare una società alternativa, condivisa ed organizzata.
<< La legittima difesa, in quanto uno dei concetti generali della società civile, è tra gli argomenti importanti che merita di essere compreso ed applicato correttamente. Non è remota la possibilità di attacchi alla società civile, sia da parte dello stato che della società tradizionale. Le forze che intendono farla fallire o provocarla manterranno sempre viva questa possibilità, impiegando metodi legali ed illegali, sia segretamente che apertamente. Questo perché i loro interessi sono minacciati e i profitti messi in pericolo. Cosa che per loro non è facile da accettare. Dato che la vecchia società ed alcune strutture statali diventeranno inutili e la loro autorità verrà scossa, esiste sempre la possibilità dell’illegalità e dell’uso della forza. Queste situazioni sollevano la questione della legittima difesa, come un diritto indispensabile sancito dalla legge. Si deve fare estrema chiarezza sulla forma e sul contenuto della legittima difesa. Quando si trovano di fronte ad una situazione in cui devono difendere i propri diritti sanciti dalla Costituzione, da convenzioni e leggi internazionali, tutti gli individui ed i gruppi equi possono esercitare i loro diritti, dal diritto di organizzare proteste e manifestazioni, a quello di fare petizioni collettive e rivolgersi a tribunali, sia individualmente che collettivamente, sia interamente che parzialmente, finché l’ingiustizia è tolta ed i loro diritti ripristinati. Se una nazione è di fronte all’ingiustizia, perché i suoi diritti linguistici e culturali non vengono rispettati, e le strade legali e politiche per una soluzione sono bloccate, allora la nazione in questione può iniziare un periodo di breve o lunga resistenza. Questa non è ribellione, ma un diritto legittimo e legale. La mancata esercitazione di questo diritto significa una violazione della legge.
<< Il rifiuto dei propri diritti, il rifiuto ad esercitarli, è la più grande illegalità. L’illegalità domina in assenza di legge. Quindi con il silenzio, tutti gli individui, le società ed i popoli contestano la legge. Pretendere i diritti e ribellarsi quando questi non vengono rispettati è il sacro diritto alla resistenza. Questa è in effetti l’essenza della nascita della legge e della giustizia. Nessuno, e nessuna nazione, ha il diritto di rimanere in silenzio ed essere remissivo di fronte all’interruzione dei propri diritti. La vera rottura della legge, l’avvelenamento della società e dello stato, deriva da questa arrendevolezza. La legittima difesa è la posizione legale essenziale e fondamentale nell’apparizione ed esercizio della legge. Gli individui, le società ed i popoli che non ne soddisfano i requisiti, non hanno il diritto di considerare se stessi esseri umani o di lamentarsi. I Diritti di Prima, Seconda e Terza Generazione, inclusi i diritti civili, economici e sociali dell’individuo, ed i diritti culturali del popolo, come pure il diritto all’autodeterminazione, sono quelli che la legge universale considera in modo particolare come i diritti più essenziali e che riconosce come pietre miliari su cui si fonda la civiltà democratica.
<< Il sistema è destinato ad essere completato nel modo di una “Federazione Democratica”, dopo che tutte le organizzazioni della società civile saranno state incorporate in organizzazioni comprensive, cioè federazioni democratiche a tutti gli effetti, non solo su base nazionale o statale, ma anche in unione con organizzazioni simili tra varie nazioni o stati, su una base di solidarietà.


Creazione e sviluppo del diritto


<< Dovrei spiegare che cosa significa per me il termine legge: la legge si riferisce ad un insieme di regole sociali il cui rispetto è assicurato dalla forza. Ci sono leggi sia scritte che orali. Non c’erano leggi così intese nelle epoche in cui le società si basavano su clan e tribù.

<< Ci sono leggi che vengono osservate più o meno spontaneamente; queste possono essere definite come leggi comuni (usi) o leggi naturali. Un’altra parola che indica gli usi può essere l’etica. La distinzione tra l’etica e le leggi è che mentre l’ultima è mantenuta con l’uso della forza e agisce all’interno di un quadro di sanzioni, la precedente è mantenuta senza ricorrere a nessuna forma di sanzione formale, se si vuole, spontaneamente. La legge diventa un fenomeno prevalente quando uno specifico gruppo di norme è necessario per poter risolvere i conflitti che nascono dalla divisione delle società in classi.
   
<< Le fonti dalle quali emerge la legge, quindi, sono frutto di e accrescono le forze che danno forma e governano lo stato; senza tenere conto se l’organismo concreto sia il parlamento o il re, c’è un’essenza di classismo nella legge. Si può vedere che gli usi primordiali diventano o sono valutati come la maggiore fonte delle normative. Le normative possono essere poste per accordo di circoli istruiti implicati con la legge orale o possono essere super imposti a società date da potenze straniere dall’esterno. 

<< Il diritto clericale potrebbe essere visto come la forma più reazionaria, visto che non è né legge comune né fornisce l’accordo in caso di conflitti di interessi, ma si riferisce all’autorità di un monarca, che emerge dall’interno di una società esaltando il rango dell’essere supremo in quanto sua forza esecutiva. Questa concezione di legge ha avuto un impatto palpabile sul ritardo dello sviluppo, il carattere dispotico di esercizio del potere e le difficoltà nei confronti della democratizzazione delle società orientali.

<< La nascita del diritto contemporaneo si è avuta quando l’antica società romana si trasformò in città-stato, nella seconda metà del VIII secolo a.C., e le disposizioni normative nascevano da un consiglio eletto in quanto rappresentante della società piuttosto che di un re. Questo non per dire che la volontà del re non fosse una fonte della legge nella società romana, ma che alle fondamenta iniziali di questa società, come requisito dei cittadini romani per governare i loro affari, si aveva una legge emanata dai loro delegati e all’interno di un contesto di norme  definito,  pubblicamente noto e sanzionabile. Il diritto romano ha lasciato la sua impronta per un periodo che è durato fino a quello di Giustiniano, Impero Romano d’Oriente (seconda metà del XVI sec. d.C.). Essendo passato attraverso diverse trasmutazioni funziona ancora da base del diritto contemporaneo. Ciò che è importante è che qui abbiamo una forma di diritto non intesa  come d’emanazione diretta divina ma di carattere secolare come si è poi sviluppata, cioè come emanata dagli stessi cittadini. Questa differenza nella concezione del diritto costituisce una delle ragioni per cui la civiltà occidentale sia diventata superiore rispetto a quella orientale.  Un sistema legislativo secolare protegge e rafforza i singoli cittadini di fronte allo stato e alla società incoraggiando la consapevolezza dei singoli cittadini e individui. Il Medioevo ha visto un processo di differenziazione che ha avuto l’effetto che mentre nelle società orientali il diritto manteneva la sua posizione di emanazione della volontà divina, nelle società occidentali emergevano classi nuove che cominciavano ad imporre le loro volontà sulle autorità monarchiche e raggiunsero un primo punto di rottura quando si disegnò la Magna Charta nel 13mo secolo per tutelare gli interessi della nascente borghesia, in ciò che poteva essere visto come atto restaurante o continuativo della tradizione del diritto romano. Nelle società orientali, non ci fu alcuna innovazione comparabile con il diritto innovativo che avrebbe riflettuto la volontà di qualsiasi forza sociale di nuova emersione. Al contrario, alleati delle innovative leggi date in virtù di interpretazioni divergenti, come fu nel caso dell’istituzione del ittihad, la determinazione dei conflitti sulla base del diritto islamico, furono chiuse e la shariah non diventò altro che una dichiarazione unilaterale della volontà di legiferare della monarchia.

<< Il punto  chiave nella nostra discussione sul diritto, allora, è l’avvento di qualsiasi forza sociale o movimento che crei spazio per se, premendo sulle limitazioni poste dallo status quo e il suo sistema legale. Qualsiasi forza, che abbia mancato di riassicurare un riflesso dei propri interessi nei codici legislativi, pure se fosse stato magari tramite un vero atto di forza, avrà fallito di assicurare ufficialmente qualsiasi diritto. La trasformazione in norme di diritto vigenti, per esempio le dichiarazioni di libero arbitrio degli individui o dei gruppi, si classifica fra i problemi primari di qualsiasi sistema legislativo. Il modo migliore di risolvere i disguidi sociali e le preoccupazioni è di assicurarsi che essi siano rimediati attraverso un modo di rinvenirne l’espressione legale, di sottolineare il conflitto di interessi. Questa è la democratizzazione del diritto.

<< Quando il modo di produzione capitalista diventò la forma prevalente, portò con sé una struttura sociale altamente complessa. Sarebbe stato impossibile per la borghesia, in quanto classe d’avanguardia, trovare un compromesso con il sistema legislativo monarchico del vecchio feudalesimo. Per poter creare il proprio sistema legislativo, doveva far rivivere il diritto romano. Rinnovando specialmente il diritto civile, la giovane borghesia avviò movimenti costituzionali che sarebbero stati di base per il sistema legislativo come un tutto. Una costituzione singola per ogni singolo stato-nazione diventò il suo principale scopo. Le costituzioni divennero i simboli delle trasformazioni sociali.

<< La modernità, inoltre, si riferisce sempre allo Stato di Diritto. Sia nelle relazioni nazionali che internazionali, c’è una forte tendenza ad intrecciare reti intensive di convenzioni legali che non lasciarono nessuna relazione senza una normativa specifica. A democratizzazione dei regimi politici ha espanso le basi del diritto. È stata avviata una nuova era in cui i diritti di tutti i cittadini sono tutelati: l’era dei diritti umani. La civiltà occidentale d’ora in avanti sarebbe stata definita l’era del diritto democratico.

La parte giocata dal diritto nella soluzione dei problemi sociali


<<  Nel corso della storia, tutte le questioni importanti sono state risolte attraverso mezzi militari e politici. La forza e la potenza delle caste militari sono radicate in questa realtà. È il potere militare a determinare chi è nel giusto e chi nello sbagliato. La politica di conseguenza assegna il dovere ad ottenere dei risultati superiori sotto le condizioni della forza militare data. Non ci sarebbe stato da dire sui principi universali di giustizia nella società. La giustizia andava definita attraverso la spada. Il diritto contemporaneo emerse dalla lotta contro questa comprensione e fu uno dei risultati ottenuti durante il suo graduale successo, cui i militari e i politici erano legati, attraverso un certo sistema di norme. Istituzioni internazionali come l’ONU e l’UE sono esempi evidenti del processo per il superamento delle limitazioni nazionali del diritto, investendolo di una dimensione universale, facilitando il costituirsi di un ordine mondiale più sano e stabile.

<< Il diritto oggi ha la priorità sia sulla politica che sul militare, oltre che a livello internazionale. La richiesta incessante di soluzione all’interno del contesto legale di ogni problema dato è diventata un metodo contemporaneo. Dovrà necessariamente essere considerata grave violazione di metodo se le potenze ignorassero le possibilità legali e passassero immediatamente a soluzioni politico-militari. In ogni situazione critica la cosa giusta da fare o relazione a instaurare è l’esplorazione fin ai suoi limiti, della legge; soltanto se ciò fallisce e tutte le strade legali sono bloccate sarà legittimo rivolgersi ai mezzi politico-militari. Il passato recente della Comunità europea è piena di guerre religiose, sociali e nazionali; a seguito delle due guerre mondiali, è stata intensificata però la richiesta di un sistema legale democratico. Trasformando i conflitti in vie risolutive non disseminate di sangue e rivolgendosi ad un contesto legale avanzato, qualcosa che è più amorevolmente richiesto, diventa possibile prevenire guerre od ostilità militari che provocherebbero immenso caos. Un’altra caratteristica importante del diritto europeo è il fatto che non si ferma dal creare nuove norme legali, ma ha impostato una nozione dinamica di diritto, che offre maggiori possibilità per assicurare soluzioni preventive di qualsiasi problema che possa sorgere sulla base del diritto positivo. Allo stesso tempo, ha stabilito come sua funzione essenziale non la protezione e il rafforzamento dello stato nei confronti dei cittadini, ma al contrario la protezione dei cittadini dal potere dello stato, in virtù del fatto che fosse circondato da consolidati diritti fondamentali. Non è lo stato che necessita di essere protetto ma gli individui, i cittadini. Nonostante ciò, questo stesso sistema ha anche ignorato le diverse culture e minoranze,  senza tener conto della loro soppressione, come oggi inizia a dimostrare un nuovo corso di sensibilità nei confronti del tema di concessione di protezione all’interno dei fondamenti del diritto.
<< La questione delle minoranze e delle entità culturali trova più e più riflessione nelle codifiche legali e sta prendendo in considerazione sempre più tutto ciò, proprio nel rinvenirne delle soluzioni. In questo modo, una varietà di questioni sociali che nel passato avrebbero scatenato insurrezioni o guerre, l’escalation dell’antagonismo sociale o delle ostilità sono adesso trattate secondo le convenzioni legislative e quindi se ne trovano i necessari strumenti risolutivi. Tale approccio viene sotto il nome del sistema legale democratico, fintantoché comprende tutta la società e lo attrezza generosamente  di mezzi legali. Possiamo qui prendere una lezione dall’Europa, che l’ha assunta attraverso la sua esperienza storica, anch’essa è esempio per la comunità mondiale. L’espressione più concreta del sistema legale democratico in Europa è rappresentata dalla Convenzione europea per la prevenzione dei diritti umani e dei trattamenti disumani e degradanti e la Corte europea per i diritti umani, come istituzione creata per la sua applicazione. Si sta anche parlando, inoltre, della Costituzione europea.
<< Questo breve esame storico e la presentazione dello stato attuale delle cose dovrebbero aiutarci a trattare la questione kurda e a fare uso del diritto come una possibilità sulla nostra strada verso una soluzione della questione.
Gli eventi che sono occorsi fino al marzo 2003 – quando la Corte europea per i diritti umani si è pronunciata sul caso “Ocalan vs Turchia” – sono risultati nella situazione de facto che è ben lontana dal portare a risolvere le questioni dei diritti umani e delle minoranze all’interno del contesto del diritto internazionale. Mentre il nuovo governo turco sotto la guida di Erdogan ha negato per mesi che Ocalan ricevesse visite dei suoi legali, il nuovo acuirsi delle tensioni fra kurdi e autorità turche indicano che i mesi che verranno potrebbero significare una recrudescenza della situazione civile nelle aree kurde della Turchia.
Nonostante i crescenti pericoli, molti kurdi sono ottimisti di poter al più presto realizzare il progetto politico  espresso nel memoriale difensivo di Ocalan, in quanto saranno in grado di riemergere dalle tribolazioni che affliggono il Medioriente come una comunità forte al cuore della soluzione democratica per i problemi della regione.
Gli estratti dell’opera di Ocalan che seguono a riguardo del dibattito circa l’evoluzione del potere statale dalla sua prima comparsa nell’antica Mesopotamia fino agli organismi sopranazionali del XXI secolo possono brillantemente fornire un quadro attuale della civiltà, che emerse proprio nel cuore della Mesopotamia. 





























Stato, religione e società l’esempio numerico

<< La civiltà schiavista sumerica fu fondata sui valori della società neolitica che da 10000 anni si trovava nella Mezzaluna Fertile. Grazie a volte al commercio, altre volte all’uso della violenza, ma soprattutto grazie all’influenza di questo sistema fertile, non solo questa civiltà incorporò la scienza nella sua interezza, ma istituzionalizzò le arti e le professioni che a loro volta aumentavano e fertilizzavano in maniera incommensurabile la ricchezza della società. Se si vuole fare un paragone completo con l’atteggiamento imperialista degli Stati Uniti verso i popoli del globo nel mondo attuale, i gruppi etnici e le popolazioni dell’era neolitica furono paralizzati di fronte all’emergere della società schiavista sumerica. Specialmente durante l’imperialismo assiro e sumerico, le popolazioni del tempo furono sradicate e soggiogate così profondamente che gli effetti duraturi sussistono tuttora nel Medio Oriente e nel resto del mondo. L’affissione ad un palo, la crocifissione e la dispersione violenta divennero i metodi del genocidio e del terrorismo che lasceranno dei segni duraturi nella memoria umana. Una tale egemonia e sfruttamento della specie umana programmati e sistematici all’interno della società classista sono stati mantenuti, sviluppati e sono continuati fino all’epoca attuale. Se ai giorni nostri si compiono massacri programmati e sistematici su scala sempre maggiore con l’aiuto del progresso e della tecnica, ciò deriva dalla profondità della pratica della prima civiltà, che si è radicata nella memoria umana come fosse un gene. Proprio come nei corpi viventi si producono geni che a loro volta si riproducono, la memoria sociale possiede dei geni che si insediano nella società ed hanno effetti simili su di essa. Le forze dominanti e sfruttatrici della società aumentano in continuazione gli eccessi, mentre le classi sfruttate e governate si indeboliscono e subiscono perdite. Una volta creatasi nel genere umano la dialettica della crudeltà e dello sfruttamento, non è più stato possibile arrestare questa ruota.
<< E’ questa situazione che nella mente umana, diversamente consapevole rispetto agli animali, causa dolore, fa nascere l’onore, cambia il corso della storia, determina la resistenza e la tendenza verso la libertà. Nella geografia medio orientale l’istituzione della profezia ha esattamente lo stesso significato. Come si può vedere in questo primo esempio illustre, la civiltà inizia con il furto su grande scala della società egalitaria e pacifica del neolitico, sempre presente nella memoria umana come il sogno del paradiso, e coloro i quali sfuggirono a tale furto furono spinti fuori dalla storia, condannati ad essere senza una storia. Con l’invenzione della struttura statale e dei valori da essa assimilati, questa mostruosità divorò tutti gli individui ed i gruppi etnici deboli.
<< Essendo il primo esempio e quello più originale, i Sumeri ci forniscono lo strumento più adatto per analizzare la civiltà e delineare in modo chiaro la fonte del potere statale. Per prima cosa c’è questa incomparabile concentrazione di potere contro l’individuo ed il gruppo etnico in cui l’individuo si identifica, come pure contro gli altri strati della società al di fuori dei confini statali. Nel processo di costruzione dello stato le invenzioni magistrali ed ideologicamente astute dei sacerdoti sumerici plasmarono la mente della società e crearono magnificamente l’idea che la struttura designata dello stato fosse il riflesso sulla terra del sistema celeste. Lo scopo principale della teologia e della mitologia è sempre stato quello di assicurarsi che l’idea della nascita di una società classista eterna e sacra fosse la legge della natura. Le autorità divine erano in effetti le dinastie dei regni nascenti. Ma mettendolo in maniera così ottusa non sarebbe stato possibile convincere la società, e si sarebbe così messa in pericolo la sua istituzione e continuità. Come prima cosa lo stato deve essere disegnato e fondato su un livello ideologico. Lo stato emerge quando l’eccedenza creata grazie alla tecnologia della società del neolitico si unisce alla convinzione ideologica. Assicurasi la prima determina la produzione della seconda ed una volta uniti i due elementi si crea una produttività precedentemente imprevista.
<< Il tempio sumerico è chiaramente l’utero dello stato. In altre parole, contrariamente a ciò che si è affermato in precedenza, lo stato è l’espressione della mente teologica e dogmatica, e non l’espressione della mente umana scientifica. Voglio offrirvi una nuova e semplice spiegazione: la civiltà e lo stato sono nella loro essenza l’espressione teologica del dogmatismo che precede la formazione del pensiero scientifico al livello primitivo della differenziazione delle classi. Le sue fondamenta furono i dogmi del credo e non la scienza. Forse in questo contesto lo strumento più superato è lo stato stesso, specialmente nelle sue forme classiche che non riuscirono a diventare popolari. In capitoli successivi si vedrà come, sebbene in grado limitato, l’Europa fece un passo in avanti importante e progressivo nell’inglobare la democrazia nel carattere dello stato. Ciò fu possibile grazie alle impreviste lotte di resistenza e liberazione di popoli, classi, nazioni ed individui.
<< C’è un rapporto molto stretto tra lo stato e Dio, uno stato fortemente centralizzato e l’idea di monoteismo. […] A me sembra però che la teoria di Marx, secondo la quale il potere ideologico dello stato è un semplice riflesso, abbia delle mancanze, con, quindi, una tendenza pericolosa. Uno dei motivi fondamentali del suo fallimento è la sua sottovalutazione della religione che viene semplicemente etichettata come “l’oppio della società”. Secondo me la “teologia” merita la stessa analisi approfondita del “denaro” e dello “stato”. Per analizzare la società sumerica si deve analizzare la sua teologia. La teologia è la scienza sumerica della lotta di classe. Se non si analizzano le proiezioni sociali delle teorie e dei concetti della teologia non è possibile analizzare l’ideologia sumerica e l’intera antichità basata su di essa. Senza l’analisi delle religioni monoteiste non è possibile analizzare l’era classica e quella medioevale, per non parlare della comprensione della formazione della logica e della letteratura dei giorni moderni. La teologia lascia la sua impronta nella coscienza di tutte le società. Se non si scopre e cancella questa impronta, non è possibile creare una società positiva su basi scientifiche. E’ mia intenzione mostrare nei dettagli come la più grande mancanza e sbaglio del “socialismo reale” è stato non avvicinarsi mai alla sfera ideologica e storica della società ed essere influenzato nell’analisi dello stato. La realtà sociale non può essere spiegata in maniera esaustiva partendo dalla semplice analisi del denaro e del capitale, anzi al contrario questa fa cadere in una forma diversa di idealismo, che loro stessi criticavano in continuazione. Alla fine il “socialismo reale” fece esattamente la stessa cosa arrendendosi al capitale. Sembra inevitabile che il pensiero marxista, incompleto, fosse diretto in questa direzione, per i motivi che abbiamo cercato di spiegare.
<< Il potere dell’ideologia e delle forme della teologia non è inferiore a quello del denaro o dello stato. Tuttavia questi tre elementi sono collegati e si influenzano a vicenda. Forse mai nella storia umana tre elementi hanno avuto l’opportunità di insinuarsi uno dentro all’altro e creare un tale grande potere come questi tre elementi. Prende anche l’aspetto della relazione tra “il padre, il figlio e lo spirito santo”. Non è solo una rassomiglianza, in effetti, invece, la modalità della loro formazione è la stessa. Mentre un elemento diventa sempre più materialista, l’altro diviene più spirituale. Nei Sumeri questi tre elementi erano aderenti l’uno all’altro. Da questa triplicità uno genera il potere terreno, mentre l’altro crea il potere ivino.
<< In virtù della mancata analisi dello stato e della civiltà unitamente alla teologia, la scienza, responsabile di non essere stata capace di evitare che milioni di uomini fossero vittime di regimi dogmatici, è caduta nella stessa posizione del mago diventato vittima della propria magia. Quando gli ideologi della società moderna, che affermano di basarsi sulla scienza, saranno in grado di analizzare la trilogia teologia-stato-denaro in maniera equilibrata nella sua forma originale, ed a sviluppare i loro progetti sociali di conseguenza, solo allora riusciranno a liberarsi dalla decadenza di questa stregoneria.
<< Nell’esaminare la società classista dei Sumeri e la storia della civiltà da essa creata, uno degli altri fattori importanti è l’influenza ed il rapporto tra scienza e filosofia da un lato, e mitologia e religione dall’altro. Mentre una teoria sostiene che “la scienza e la filosofia si sono sviluppate con la civiltà”, un’altra teoria afferma esattamente l’opposto. E’ un fatto generalmente riconosciuto che le invenzioni del periodo compreso tra il 6000 ed il 4000 a.C. – la cultura di Tel Khalaf – sono paragonabili soltanto a invenzioni e tecnologie sviluppatesi successivamente al sedicesimo secolo d.C. L’affermazione invece che la società classista fu la fonte delle esplorazioni scientifiche e della tecnologia, è falsa. Al contrario il più grande accumulo di conoscenze e tecnologia si ebbe prima della società classista e l’esempio sumerico dimostra come l’egemonia ideologica dello stato svolse un ruolo conservatore. Le nuove conoscenze dei Sumeri e le scoperte tecniche furono limitate. Erano più impegnati nel monopolizzare la conoscenza e la ricchezza tecnica della società agricola e nello stabilire un’egemonia ideologica su di esse. La conoscenza fu idealizzata come un dono degli dei – kayra – agli umani, i quali erano visti come i servitori ed il riflesso di dio, e non il prodotto della tecnologia, del lavoro e delle abitudini umane. Questa è una delle più grandi distorsioni della storia. Il potere dell’illusione ideologica che i sacerdoti sumerici crearono nella storia della società classista svolge la parte più importante nella fondazione dello stato e nel dominio del suo carattere classista sulla civiltà.
<< La caduta in disgrazia di Adamo ed Eva rappresenta l’espressione mitologica più importante dell’inizio delle divisioni delle classi e la sua narrativa mitologica è stupefacente e poetica. […] Il conflitto tra Caino ed Abele riflette le lotte tra chi si occupa di agricoltura e chi dell’allevamento del bestiame.
<< La debolezza della posizione della donna è raccontata attraverso la narrativa mitologica poetica della dea che ha perso il suo posto e la sua importanza nella comunità degli dei – Pantheon. Un gradino più avanti nella religione monoteista, la donna diventa il genere schiavo sia nella società che nell’espressione ed illusione ideologiche. Dalla donna ci si aspetta che taccia e si rinchiuda. Non rimane traccia dell’epoca delle divinità femminili. La donna diventa colei che offende e la peccatrice per aver tentato Adamo a commettere il peccato originale. E’ considerata responsabile per esso. Lì emerge una notevole superiorità in favore del genere maschile; sia la mitologia che il suo prodotto, la religione, giustificano e gli attribuiscono un carattere dominante. La dominanza maschile è lodata ad ogni livello ed acclamata come la sacra rappresentazione della religione. Questo è il soggetto della storia riguardante la creazione della schiavitù sessuale. Se si osserva la mitologia sumerica, mentre il grande e saggio padre “Enki” è favorevole ad un compromesso, quando appare Marduk, re di Babilonia, questi sferza tutti i suoi colpi mortali contro Tiamat, la dea principale. “Enuma Elish”, la saga epica della creazione di Babilonia, è importante in due direzioni. La natura assolutistica del regno diventa sempre più chiara, come scritto nelle leggi di Hammurabi, importanti dal punto di vista storico.
<< La mitologia sumerica stabiliva le proprie regole sotto forma di leggi religiose elevandole poi a status, per cui eluderle era virtualmente impensabile. Ciò rappresenta un grande passo verso la schiavitù di classe e di sesso e fu la causa di un imponente lavoro di istituzionalizzazione. Si apriva così la strada ad un futuro in cui l’autorità assoluta sarebbe stata messa sullo stesso piano di dio. Le donne erano destinate alla schiavitù privata ed i bordelli in questi periodi erano previsti in modifiche istituzionali e legali.
<< Nella cultura e geografia del Medio Oriente le religioni politeiste regredirono su ampia scala, mentre il profeta Abramo simboleggiava la religione monoteista, come precursore in una serie di numerose religioni monoteiste.





Patriarcato – La schiavitù della donna

Nel corso di un lungo processo, il movimento kurdo ha creato strutture nelle quali le donne sono particolarmente impegnate, ci sono più donne nelle posizioni di guida rispetto a qualsiasi altro movimento sociale, sia nel Medio Oriente che altrove. Ma, sia a livello organizzativo che in termini di teoria, la partecipazione attiva delle donne ha creato qualcosa di più che una questione numerica. Molti anni fa Ocalan disse: << credo che sviluppare qualcosa che includa espressamente la dimensione femminile e che arrivi gradualmente ad una ideologia guidata secondo il punto di vista della donna, che dia vita ad una forma organizzativa ad essa corrispondente, sia quasi cruciale. Ciò è rilevante in tutte le questioni che ci troviamo ad affrontare dai problemi relativi alla guerra fino al creare le condizioni per una pace che si fondi sulla libertà>>.
La lotta fra i sessi, gli effetti devastanti che sia l’assetto feudale tradizionale che capitalista hanno conferito alla famiglia e alla sessualità e la possibilità di liberare le relazioni sociali tra uomo e donna sono sempre state questioni centrali nei discorsi di Ocalan e del PKK e di conseguenza molta attenzione è stata prestata nell’organizzare le donne.  Ma è nella sua ultima opera che Ocalan si è concentrato nelle ramificazioni storiche ed ideologiche della creazione del patriarcato nell’antica Mesopotamia.
<< La rivoluzione del villaggio nel Neolitico è stato il secondo stadio del processo di civilizzazione umana dopo la formazione di unità più o meno stabili di persone che usavano un linguaggio e degli strumenti. Questa particolare rivoluzione, che iniziò più o meno intorno a 12mila anni fa, fu il più grande passo verso la formazione sociale. L’influenza di questo avanzamento dello sviluppo della specie umana è ancora in atto in termini di istituzioni morali e materiali. Così come per le predisposizioni mentali. La rivoluzione del Neolitico e la società sedentaria rurale basata su questo, portò a molte cose che continuano ad esistere e che ancora alimentano la civiltà. L’agricoltura e l’allevamento, i pensieri, le strutture linguistiche e i concetti che si riferiscono a tali prodotti sono gli strumenti più importanti, la scoperta e l’uso dei metalli [...] sono solo alcuni di essi.
<< Il culto religioso era in predominanza centrato sulla Dea madre. Praticamente, in tutti gli insediamenti di questo periodo sono state trovate alcune statuette che possono essere fatte risalire alla Dea madre. La rappresentazione della donna si manifestò nelle stelle e nella luna, ma principalmente fu rappresentata come una madre delle locali forze della natura. Il lavoro della donna creò l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. In quanto madre progenitrice dei figli, la donna divenne sacra e posta sul gradino più alto della storia. È la forza creatrice della vita. La natura è la madre terra. La rappresentazione divina della donna come forza fertilizzante degli alberi, delle piante e della natura da un significato profondo alla caratterizzazione naturale.   
<< Il ruolo del maschio invece divenne potente quando la fonte principale di sostentamento fu la caccia. Con l’abbandono della caccia il genere maschile sembrava aver perso la sua importanza. La storia della donna è la storia dei cereali, del piccolo bestiame, degli alberi da frutto, della vita domestica del villaggio, della tessitura, del piccone e dei mulini domestici. Alla base del rispetto c’era il lavoro e la produzione. Questa è la storia del prodotto creato dal lavoro, dell’allevamento dei figli e di una vita domestica consolidata. Ciò significò anche il passaggio dal linguaggio dei segni ad una ricca espressione linguistica, a dei concetti fondati su strumenti produttivi significativi. Quindi si ha il passaggio verso la creazione della coscienza umana. Verso il 4000 a.C. l’aratro assunse il ruolo principale nel campo e la pastorizia divenne più importante a scapito del ruolo della donna nella produzione, che diviene così minore. Le donne diventano sempre più casalinghe e questo processo continua fino ai giorni nostri. In questo contesto è fatto incontestabile e di assoluta certezza che nella concettualizzazione e trascrizione della storia si trascurò il ruolo storico della donna. Il motivo fondamentale per cui si scrissero “libri di storia senza donne” era dovuto al progredire della predominanza maschile parallelamente al processo di civilizzazione, che sfociò nell’esclusione delle donne dalle infra-sovrastrutture della società classista. Una delle più grandi distorsioni è presentare la storia come il risultato della disuguaglianza tra i sessi.
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<< La storia è la storia dell’uomo/maschio che guadagna potere con l’emergere della società classista. Il carattere di classe egemone nasce simultaneamente con il carattere egemonico maschile. [...] Fino ai giorni nostri il carattere egemonico maschile non ci ha lasciate molte possibilità di trattare le questioni di genere su basi scientifiche. Ci sono ancora forti tabù sulle questioni di genere più di quanto non ce ne siano sulle questioni religiose.  [...]  Il fatto che nel corso della storia la donna sia stata privata della sua identità e personalità e sia stata tenuta come prigioniera permanente dell’uomo ha avuto effetti più devastanti che la stessa creazione delle classi sociali. L’imprigionamento delle donne può servire da misura della complessiva schiavitù e umiliazione, del criterio di distruzione della società con le menzogne, il furto e la brutalità, misura dell’inquinamento e del servilismo.  Mantenere la storia su questa impronta avrà inesorabilmente conseguenze sociali intrigate. La rinascita della donna libera risulterebbe inevitabilmente nell’emancipazione, l’illuminazione e la giustizia generali.

Problemi di metodo e la responsabilità degli intellettuali


<< La storia è stata ridotta maggiormente ad essere intesa come è per lo più supposto, per servire ad evidenziare l’assunto che l’epoca di cui scrive sia quella cruciale e decisiva. [...] Ciò che fanno non è altro che la pratica dei sacerdoti sumerici. Probabilmente l’uso di informazioni scientifiche la rende ancora più pericolosa. Nella nostra epoca scientifica ritoccare, esagerare, privare di significato le informazioni causa un danno più grande che non le influenze mitologiche e religiose. Se la mitologia e la religione sono oppio, allora una scienza distorta è un pugnale conficcato nel nucleo della società. Se può essere facile curare gli effetti intorpidenti dell’oppio, è molto più difficile sanare l’effetto dannoso e mortale del pugnale. Il motivo fondamentale per cui i regimi fondati sulla scienza moderna e la tecnologia hanno raggiunto dei gradi di sfruttamento ed oppressione così grandi, è strettamente legato ai metodi nei quali si è impiegata e esercitata la scienza, e non ai metodi di tortura. La scienza ed i suoi rappresentanti ne sono senza dubbio direttamente responsabili. E’ di fondamentale importanza considerarli più responsabili di quanto lo fossero le consuetudini dei sacerdoti sumerici per il loro stato e la loro civiltà. La responsabilità della scienza e dei suoi rappresentanti per tutte le guerre, comprese le due guerre mondiali, la povertà, l’inquinamento dell’ambiente, la disuguaglianza tra i sessi, l’equilibrio fondato sul terrore nucleare, l’eccessivo boom demografico, la follia tecnologica non è inferiore a quella dei politici e dei comandanti militari, ma è certamente superiore. I sacerdoti della scienza si arresero a questo stato di cose. Mentre la storia si avvicinava all’epoca contemporanea divennero più incentrati su se stessi e conservatori dei templi dei Sumeri e del Medioevo, e divennero irresponsabili in maniera sempre più crescente. Biasimare l’antichità ed il Medioevo, giustificare se stessi, ed ancor peggio farlo con “metodi scientifici”, non dovrebbe avere un effetto purificante. Non stiamo esagerando. Ogni esempio ci mostra che il ventesimo secolo ha causato più distruzioni, tortura, morti per fame e malattie che tutti i secoli precedenti messi insieme. Si dimostra così che: se ci dovesse essere una responsabilità genuina nei confronti della storia e della società, si dovrebbero revisionare in modo radicale i paradigmi di base della nostra epoca, le loro metodologie, i risultati e i prodotti secondari, i loro metodi scientifici, ma soprattutto la loro attuazione. Senza questo passo i responsabili non saranno prosciolti dall’accusa e dal giudizio di non aver causato un male inferiore a quello causato da sacerdoti e stregoni.
<< Vorrei dire questo: dietro ad ogni sviluppo dannoso e doloroso c’è sempre un piano od un programma tracciato sul tavolo di uno scienziato, che ne ha completamente dimenticato i valori morali e che non si pone domande in proposito. Dietro a ciò c’è una deforme comprensione della storia e della società con grandi errori, ingiustizie e mancanza di proporzione. Se non risolve prima questi grandi problemi, la storia non sarà mai salva da incriminazioni e critiche, in quanto la realtà stessa è la forma di criticismo più giustificata. Alla luce di questo criticismo si può meglio capire l’importanza storica di basare lo sviluppo sociale sulla società sumerica e la sua nascita sulla società neolitica. Come la storia della civiltà inizia con i Sumeri, la civiltà sumerica a sua volta deriva dalla rivoluzione del villaggio agrario, che ebbe luogo nell’ambiente fertile delle terre comprese tra il Tigri e l’Eufrate, dove si creò la prima ondata sociale del genere umano. A partire dal 10000 a.C. questa terra nutrì tutte le civiltà che generò a scapito della propria fertilità. E’ la madre che mise al mondo la civiltà. Fin dall’inizio della storia scritta è stata la terra, e gli esseri umani, dove è iniziato il principio dialettico. Non affermo ciò con motivazioni romantiche e patriottiche. Sarebbe sbagliato pensarla in questo modo. Lo sto facendo per soddisfare i bisogni del criticismo che ho indicato brevemente e che è generalmente accettato nell’epoca attuale. Sottolineo ancora la necessità vitale di un corretto inizio nell’analisi della civiltà. Per un semplice motivo, e cioè: se la descrizione della storia e dell’esistenza sociale non inizia correttamente, questa non sarà mai corretta. Se non si analizzano correttamente la storia e la società, non si potrà evitare che siano continuamente fonte di pericolo e di crisi. […] Fondare programmi e progetti sociali su punti di vista storici sbagliati e schemi astratti ha sempre dato degli amari risultati nei vari tipi di movimenti sociali e strutture statali […] Fintantoché le fondamenta sono costruite in maniera sbagliata e non ne vengono apportate le necessarie modifiche dove e quando necessario, il collasso è inevitabile. Nessuna delle epoche precedenti ha sperimentato la verità di questa regola come noi nell’epoca attuale.
<< Ci sono altre numerose fonti che danno nutrimento alla storia. Ci sono vari impulsi. L’essenza di questo soggetto è la fonte principale del flusso, e la sua forza nel sostenere e guidare verso piccoli fiumi e laghi di altre fonti può non essere molto utile. Tuttavia, incontrandosi nei canali principali ed accumulandosi dietro a dighe, può trasformarsi in energia. Anche la storia ha l’aspetto di un fiume principale. […] Tuttavia ci sono anche realtà che sono sfuggite all’oblio unendosi ad altre, crescendo in forza e costringendo altre fonti ad unirsi a loro. In questo modo si sono salvate dall’isolamento. Il fiume principale del flusso storico ha raggiunto la nostra epoca attuale essendo alimentato da numerosi ruscelli. Può darsi che a momenti si sia perso temporaneamente in vortici, o che abbia rallentato il suo corso, ma alla fine è diventato più grande e più veloce. Il compito fondamentale degli storici è stabilire quali società hanno apportato il loro contributo al flusso in un contesto temporale e locale. […] Sebbene sia importante discutere se lo sviluppo fu lineare o in cerchi a forma di spirale, questo è di secondaria importanza rispetto al metodo. […] Una delle altre conclusioni del mio approccio richiede una valutazione direttamente proporzionale alla sua veridicità ed ai meriti. Sebbene la storia sia comprensiva, ogni elemento ha il proprio posto e valore in essa. Non si può negare il valore neanche della più piccola società e dell’individuo più comune. Proprio come la storia è riflessa nella società, e la società è riflessa nella storia, così la società si manifesta nell’individuo e l’individuo riflette la società. Come manifestazione dell’applicazione del metodo dialettico alla storia, la più importante conclusione a cui giungerà il materialismo storico si trova in questa formula.


L’attuale crisi di civiltà

<< Lo stato come politica rinforzata ed istituzionalizzata è l’invenzione e lo strumento dell’epoca schiavista. L’analisi dello stato condotta in particolar modo dalla sociologia marxista del periodo capitalista, presenta grandi lacune sull’argomento. I principi e le strutture dello stato furono concepiti dai sacerdoti sumerici. Lo stato non ha fondamenta scientifiche. In quanto strumento del più grezzo sfruttamento di classe, si basa sul pensiero mitologico che si trova dietro all’ideologia religiosa. Secondo le osservazioni dei sacerdoti, lo stato era il riflesso sulla terra dell’immobile mondo celeste. Allo stesso modo in cui gli dei governavano il mondo celeste, lo stato doveva governare il mondo. Il governo degli dei, considerati sacri, si applicava al governo dello stato. L’idea della santità dello stato è diventato il concetto più pericoloso, che ha protetto lo sfruttamento e la persecuzione, originatisi dalle credenze mitologiche dei sacerdoti sumerici, giunte fino alla nostra epoca.
<< Si può affermare che l’intera storia della società classista ha rafforzato e portato avanti questa visione sumerica dello stato. Ogni nuova classe governante ha ulteriormente perfezionato questo strumento. Lo stato è probabilmente lo strumento più antico che non è mai stato cambiato. Lo stato è uno dei temi su cui la società dimostra la massima ignoranza. Anche le religioni hanno attraversato grandi trasformazioni, mentre lo stato rimane ancora sacro ed è protetto. Questa concezione viene mantenuta dalla classe governante e sfruttatrice proprio per la sua importanza. La concezione della politica e dell’esercito era simile, per i loro rapporti con lo stato. Lo stato governa la struttura sociale, ed il sistema dello sfruttamento basato sull’impiego della tecnologia, grazie a mezzi politici e militari. Questa funzione viene continuamente perfezionata, se necessario anche con l’uso della forza.
<< Lo stato che il capitalismo ereditò era esattamente il prodotto dei sacerdoti sumerici. Le classi regnanti e sfruttatrici sono consapevoli del fatto che devono cercare la sicurezza che lo stato offre loro, e sanno che non possono vivere un solo giorno senza lo stato, quindi lo stato si trasforma nel più immediato oggetto di culto. Non metteranno in discussione, né analizzeranno lo stato. Gli prepareranno semplicemente nuovi vestiti o gli conferiranno nuovi organi, a seconda delle loro proprie identità. Questa è una tradizione così immensamente forte, che anche quando la Rivoluzione Sovietica proclamò che era stato fondato lo stato dei lavoratori, finì poi con l’arrendersi al vecchio stato ecclesiastico. Non è una coincidenza che gli stati di stile sovietico furono quelli più simili agli stati concepiti dai sacerdoti sumeri ed egizi. La sola differenza che i rivoluzionari del socialismo reale applicarono allo stato, fu la rimozione dei vestiti e degli organi che gli erano stati attaccati a partire dall’epoca sumerica. Si può comunque osservare che, presentare l’idea dello stato sacro, e della persecuzione e del lavoro forzato che ne sono l’essenza, come la dittatura del proletariato, fu auto-ingannevole, anche se questo accadde tardi. Strapparne i vestiti fu considerato una frammentazione dello stato stesso.
<< La dittatura del proletariato può essere associata con i lavoratori. Tutte le dittature erano collegate allo sfruttamento. Continuare una dittatura anche di un solo giorno, significa diventare mezzo di sfruttamento. L’illusione che riguardava lo stato e la dittatura fu il motivo del crollo del socialismo sovietico. Le classi lavoratrici oppresse, e quindi le società, non hanno mai bisogno dello stato come strumento. Perché è proprio questo strumento che mantiene vive le divisioni tra le classi. Il motivo della sua esistenza è la società classista.
<< Nello sviluppare quest’analisi, prendiamo come nostra base lo stato classico. Vogliamo mostrare, e questo include anche il modello di stato sovietico, che questo strumento non è cambiato. Quando diciamo che lo stato non è cambiato, intendiamo i suoi principi e le sue funzioni. Non si tratta dell’esistenza storica di numerosi e diversi governi statali. Nel corso di tutta la storia, il motivo per cui gli sforzi sinceri di numerosi rivoluzionari, che hanno lottato valorosamente per un mondo libero ed uguale per tutta l’umanità e senza oppressione, non condussero a nulla, è dovuto a concetti ed azioni errate riguardanti lo stato. Tantissimi dei sistemi che questi fondarono fecero ricadere su di loro i più grandi problemi. Questo perché non avevano compreso la sacra creazione dei sacerdoti sumerici. E’ uno strumento tale, che ha la capacità di distorcere e confondere continuamente la società con i più solidi e rozzi concetti rimasti riguardanti questo simbolo santificato, che è il più difficile da dominare.
<< Probabilmente il risultato storico più importante della rivoluzione scientifico-tecnologica del 20° secolo fu la scomparsa delle fondamenta materiali delle divisioni tra le classi. Questo deve essere considerato come il più importante evento della storia. Sarebbe fuorviante trascurare i suoi effetti sullo sviluppo sociale e continuare a mantenere gli approcci teoretici alle relazioni e contraddizioni di classe, che erano stati modellati in base alla tecnologia del 18° e 19° secolo. Ciò che differenzia il feudalesimo dal capitalismo è il progresso scientifico-tecnologico. Questo sviluppo ha determinato la nascita di tutte le istituzioni politiche e sociali, inclusi lo stato nazione, la repubblica ed il secolarismo. Un altro effetto di questo sviluppo è stata la nascita delle lotte tra le classi e nazionali.
<< Gli effetti sociali, politici e militari della seconda grande rivoluzione scientifico-tecnologica nel 20° secolo si dimostrano più grandi e permanenti di quelli della precedente. Ciò è dovuto alla grandezza della rivoluzione scientifico-tecnologica. Gli effetti stanno ancora emergendo. Primo fra tutti fu l’abbattimento dei blocchi. Il primo importante effetto di questa rivoluzione fu il crollo del regime sovietico. E’ opinione generalmente accettata che questa rivoluzione è stata la più importante, anche se per motivi diversi. Il secondo effetto rilevante è il fatto che lo stato nazione ha perso la sua importanza precedente, dopo che gli stessi confini avevano comunque già perso la loro. E’ chiaro che la tecnologia della comunicazione ebbe in questo un ruolo estremamente rivoluzionario. L’orientamento verso una società dell’informazione ha acquistato una velocità che non può essere paragonata con qualsiasi altro periodo. Internet stesso è un grande concetto rivoluzionario. Le analisi teoretiche che non tengono in considerazione gli effetti economici, sociali, politici e militari della rivoluzione nei settori della tecnologia meccanica, elettronica e nucleare, non possono valutare correttamente il periodo in cui viviamo. Inoltre senza una corretta valutazione, non è possibile sviluppare un programma politico, una strategia ed una tattica corrette. E’ ovvio che su questi temi sono necessari un dibattito approfondito, criticismo ed auto-critica. Il motivo più importante della crisi ideologica incontrata deriva dalla debolezza del livello di valutazione di questi argomenti.
<< Se la rivoluzione scientifico-tecnologica costringe la società classista ad una trasformazione inevitabile, è estremamente importante lo sviluppo di una nuova identità ideologica e di un programma politico. La storia ci mostra che in periodi simili nascono grandi dibattiti e ricerche di soluzioni.
<< Il capitalismo stesso come sistema di civiltà si è dissolto. Il socialismo reale non è l’unico sistema dissolto. La sconfitta del fascismo rappresenta in effetti la sconfitta del capitalismo. La sconfitta nelle colonie è un altro aspetto ancora. Il fallimento degli USA in Vietnam rappresentò la sconfitta del nuovo colonialismo. Ciò che venne effettivamente sconfitto nella seconda guerra mondiale furono le strutture di entrambi i sistemi, fondati su una scienza-tecnologia e filosofia obsolete. Queste strutture erano per lo più basate sulle interpretazioni della scienza-tecnologia meccanica e del pensiero filosofico. Il livello tecnologico era rappresentato dalle applicazioni industriali delle leggi meccaniche all’industria. C’era un bisogno considerevole di manodopera di lavoratori. Il livello scientifico era solo fermo ad alimentare il positivismo. Si è già sottolineato come la politica era guidata da teorie antiche, persino da quelle che usavano approcci mitologici. Mentre il liberalismo borghese sfociò nel fascismo e nel nazionalismo sciovinista, il socialismo giunse alla costruzione dello stato più sviluppato e del nazionalismo sociale, che portava in sé gli aspetti autoritari e totalitari più sviluppati. La seconda guerra mondiale non fu una guerra comune. Rappresentava l’intenzione di una restaurazione radicale della civiltà capitalista, che era entrata nella sua crisi più grave. Durante il periodo del crollo, ogni tentativo di sviluppare un modello corporativo da parte di un sistema sociale di tipo classista, per assicurarsi la sopravvivenza, rassomigliava ad un estremismo in direzione di un governo statale. D’altra parte, invece, la Terza Internazionale Socialista, fondata per sconfiggere con la rivoluzione il sistema capitalista, subì un grave colpo durante la guerra, e nonostante i notevoli successi, dopo la guerra non fu in grado di sfuggire al crollo a causa dei dilemmi ideologici.
<< Vorrei sottolineare il fatto che entrambi i sistemi si allontanarono dalla crisi in una condizione di equilibrio, e che questo non fu grazie al successo. Ciò dimostra che il capitalismo non può più rafforzare la propria posizione grazie alla guerra, e che l’epoca di un’egemonia illimitata è cosa ormai del passato. Un altro spetto significativo che è emerso è che la bipolarità era un concetto sbagliato; per dirla più chiaramente, la lotta che si sviluppò tra le classi e che oppresse le nazioni da un lato e il capitalismo imperialista dall’altro, dimostrò la sua insufficienza ed i suoi errori. Quindi il risultato non sarà né “la fine della storia”, né l’epoca della dittatura del proletariato, ma solo una crisi profonda del sistema di civiltà fondato sulle classi nella fase finale del capitalismo. L’altra prova importante di questa crisi si manifestò nel fallimento di fornire a tutta l’umanità i beni di base e la ricchezza morale, e nel non riuscire a mettere al servizio dell’umanità le conquiste della rivoluzione scientifico-tecnologica, per poter creare ricchezza ed abbondanza nel periodo del dopoguerra. Se l’ideologia dominante e la politica non fossero esistite, ci sarebbero già state le fondamenta tecnologiche per risolvere senza guerra sia le contraddizioni di classe che quelle nazionalistiche, e per creare ricchezza.
<< Il meccanismo del profitto preferito dal capitale finanziario è la borsa internazionale. Fare guadagni per mezzo della borsa valori, su cui fa affidamento il capitalismo, significa accumulare quantità enormi di denaro senza lavorare. Per certi versi è come se il sistema si mettesse al tavolo del gioco d’azzardo. Nessun altro meccanismo rivela così chiaramente quanto il sistema sia diventato irrilevante ed inutile. Questo declino nei rapporti di proprietà, cioè l’esistenza delle modalità produttive dominanti, non solo ha effetti dannosi sull’intera società sotto forma di speculazioni, ma ritarda ulteriormente la nascita del nuovo sistema. Con la creazione nella società dell’assuefazione al facile guadagno (borsa, titoli, obbligazioni, cambiali, valuta straniera, ecc.) la morale sociale è diventata degenerata e più conservatrice. Ciò determina una società contraria alla creatività ed al rinnovamento. Non è un fatto isolato. L’evoluzione del sistema a questa situazione generalmente va in direzione dello sviluppo. Se il capitale esistente e le basi tecnologiche sono investiti nei settori di bisogno sociale, ambiente, della salute, istruzione, ricerca dell’occupazione, ciò avrebbe come effetto i benefici derivanti dalla minimizzazione delle differenze tra le classi e dal risolvere tutti i tipi di contraddizioni che potrebbero emergere, tutto ciò con grande facilità e senza ricorrere all’uso della forza.
<< L’aspetto più importante che si deve riconoscere è il fatto che, proprio come il sistema civile basato sulle società classiste emerse come risultato della tecnologia, anche la sua destituzione sarà il risultato del nuovo livello di progresso tecnologico. Proprio come la tecnologia divenne il grido potente della società schiavista, ora diventa lo stesso richiamo potente all’inutilità della società classista. Senza dover affrontare un’analisi teoretica più approfondita, ogni persona comune con una conoscenza media potrà facilmente riconoscere che questa è la realtà in cui tutti viviamo.
<< Il secondo elemento importante è studiare le caratteristiche principali di un’alternativa che deve essere inserita all’ordine del giorno. E’ ovvio che non saranno necessarie rivoluzioni violente; in altre parole, le basi tecnologiche hanno eliminato la necessità di questo metodo. Nelle condizioni attuali, dove la tecnologia della comunicazione e dell’informazione fanno sì che anche un pastore sulle montagne possa comunicare con gli angoli più remoti del mondo grazie ad un telefono cellulare, e dove ogni tipo di limitazione ha perso significato, è ovvio che, ad eccezione dell’autodifesa, i metodi violenti hanno perso il loro significato. Esempi da tutto il mondo indicano chiaramente che anche i governi degli stati più crudeli non possono più spezzare il potere della tecnologia. La tecnologia, non solo fornisce mezzi illimitati per una produzione maggiore, ma da anche immense opportunità per sviluppare la coscienza e permettere alle organizzazioni di rimuovere gli ostacoli politici. In questo contesto il dominio della società classista diventa inadatto e inutile.
<< Durante il 19° secolo e la prima metà del 20° secolo, come in tutti gli altri periodi della storia, organizzazioni segrete, ribellioni e lunghe guerre furono metodi inevitabili. Le rivoluzioni radicali, che ebbero luogo per la prima volta nella storia durante la prima metà del 20° secolo, misero fine a tutto ciò. Alcuni scienziati contano tre periodi fondamentali nella storia. Il primo periodo è considerato quello della rivoluzione agraria e della società del villaggio, di cui abbiamo spesso parlato. Questo iniziò intorno al 10000 a.C. e continuò fino al 3000 a.C., cioè fino alla nascita delle città-stato. Il secondo periodo è considerato quello della società urbana, durante il quale emersero i mestieri urbani, la manifattura e l’industria. Questo periodo è compreso tra il 3000 a.C. ed il 1950 d.C. Gli sviluppi che condussero alla più grande rivoluzione scientifico-tecnologica e che ebbero luogo dopo il 1950 d.C. determinarono il nuovo periodo storico. Anche se questa classificazione può essere incompleta, merita comunque la nostra attenzione, per l’enfasi sui motivi importanti nel rapporto tra la produzione tecnologica e la società.
<< Il crollo del sistema sovietico indica chiaramente che l’equilibrio tra i blocchi, fondato sul terrore nucleare, non avrebbe potuto essere permanente. Concludere che ciò fu la vittoria del blocco opposto non è realistico. Il crollo ha dimostrato soltanto che insistere su una strada senza via d’uscita non è una soluzione, e che la crisi ha un carattere radicale. Ha rivelato che i modelli di soluzione presentati nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale subirono bancarotta e non erano più validi. L’esperimento europeo di un piccolo esercito, gli esperimenti degli USA riguardanti il sistema di scudo missilistico, dimostrano di essere rivolti alla protezione di alcuni interessi temporanei, piuttosto che a trovare soluzioni più radicali.
<< La realtà che queste brevi valutazioni ci mostrano è che un periodo storico di transizione è diventato ormai inevitabile. Questa inevitabilità scaturisce dai lasciti del vecchio sistema di civiltà, con da un lato i suoi effetti potenti, e dall’altro l’incapacità dell’umanità di fare il nuovo salto per l’avvio verso il sistema successivo. Spesso nella storia si sono incontrati questi periodi di transizione. Alcuni sistemi li hanno presentati nella forma di imperi. Esistono anche degli esempi sorprendenti di transizione tra le prime forme istituzionalizzate della civiltà schiavista e le istituzionalizzazioni successive delle fasi di apice e crollo. Tra il periodo di costituzione degli Imperi Sumerico ed Egizio e l’apice degli Imperi Greco-Romano, Ittiti, Horriti-Mitanni, i Fenici ed i Frigi agirono come portatori delle conquiste economiche, sociali, politiche, mitologiche, tecnologiche e scientifiche in tutte le sfere con un ruolo di transizione. Divennero i mezzi per la trasmissione ai loro domini locali delle grandi conquiste della civiltà, dall’Oriente all’Occidente. In questo contesto portavano in particolare le caratteristiche proprie della transizione.
<< Un altro esempio più significativo è il ruolo svolto dagli Imperi Bizantino e Persiano-Sassanide, come fase di transizione tra la civiltà schiavista e quella feudale. Entrambi divennero l’anello di congiunzione tra l’epoca primitiva ed il Medioevo, rappresentando la transizione dalla schiavitù al feudalesimo. Un esempio ancor più importante fu il ruolo della monarchia dell’Europa occidentale, come ponte tra il feudalesimo ed il capitalismo. Sebbene lo Zarismo Russo e l’Impero Ottomano presentassero delle varianti, anch’essi furono esempi di una transizione simile. Questi tipi di periodi di transizione e le loro espressioni costituite, divennero il ponte tra la vecchia civiltà e quella appena nata, ed avevano in sé gli elementi di entrambe le civiltà. Infatti uno dei requisiti della filosofia scientifica è il riconoscimento dell’inevitabilità della coesistenza temporanea di elementi sia del vecchio che del nuovo. Tutti gli sviluppi della natura devono passare attraverso questi tipi di coesistenza temporanea. Dato che la società è una continuazione della natura, le dialettiche dello sviluppo si possono applicare inevitabilmente alla società.
<< Questo periodo di transizione, tra la crisi profonda e permanente del vecchio sistema di civiltà e la nascita del nuovo avvio, lo si può chiamare in maniera appropriata l’Epoca della Civiltà Democratica. Il governo di regimi democratici come compromesso alla fine del ventesimo secolo non fu una scelta arbitraria, ma una conseguenza delle circostanze materiali. L’arrivo a quel punto dipese in gran parte dal ruolo determinante del crollo della scelta fascista del capitalismo e del totalitarismo del socialismo reale.
<< La scelta del capitalismo da parte del fascismo non fu determinata soltanto dalla forma di fascismo alla Hitler. Fu un processo scaturito dal carattere reazionario del capitalismo, in quanto regime violento, e dall’egemonia del capitale finanziario. E’ risaputo che tali sviluppi si verificarono, non solo nei centri del capitalismo, ma anche nelle periferie e nei paesi di confine. Il fascismo, che diventò il regime più crudele che la storia abbia mai incontrato, deriva dai seguenti fattori: la paura che il crollo potenziale infondeva, le caratteristiche scioviniste del nazionalismo, che lasciava nell’ombra il conservatorismo religioso, e la sempre più grande potenzialità che il socialismo diventasse un sistema. Nelle fondamenta del suo fallimento si trovano, invece, il livello di libertà raggiunte dall’umanità in generale, ed il successo della rivoluzione scientifico-tecnologica. La situazione costrinse il capitalismo ad una scelta nuova. Vista che una vittoria in massa del fascismo non era più possibile, ed il crollo non era un’opzione, divenne inevitabile un compromesso a lungo termine. Il regime del compromesso, che fu chiamato democrazia, non era del tutto sconosciuto. Grazie in particolare alle grandi conquiste della rivoluzione tecnologica, l’abilità della democrazia come regime nel dimostrare che, non solo accoglieva, ma incoraggiava anche lo sviluppo, incoraggiò il capitalismo verso la democrazia, e questa fiducia aumentò. Nonostante le pratiche iniziali limitate, verso la fine del ventesimo secolo la democrazia era considerata come la forma di vita e governo che più si confaceva ad un sistema universale, e divenne prevalente.
<< Nel processo democratico moderno il sistema capitalista non è scomparso, ma si è lasciato alle spalle la sua era di egemonia illuminata precedente. La sua egemonia, lo sfruttamento e lo stile di vita sono stati ristretti a livelli più alti. I criteri democratici moderni sono essi stessi la manifestazione di ulteriori restrizioni e limitazioni del capitalismo; il capitalismo è costretto a spartissi il suo precedente potere esclusivo di dominio e sfruttamento con i lavoratori e il popolo.
<< Conseguentemente, vista da un’angolazione diversa, la democrazia moderna significa riorganizzazione e amministrazione dei processi e delle istituzioni di sfruttamento e dominio politico di tutto il sistema di civilizzazione capitalista. La riorganizzazione darebbe la possibilità ai lavoratori ed ai gruppi popolari di contribuire e partecipare ai processi e alle istituzioni. In questo sistema il capitalismo non potrebbe determinare unilateralmente lo sfruttamento e i poteri politici come fece in passato, e i lavoratori e i gruppi popolari, non potrebbe sovvertire interamente il sistema capitalista, nemmeno con la forza, per poter instaurare attraverso vie rivoluzionarie il proprio sistema. [...]   questa realtà potrebbe essere detta capitalismo che concede una trasformazione democratica. Invece di affrontare la scelta del vincente o del perdente con sanguinosi scontri, il capitalismo vede la necessità di accettare il processo di evoluzione in corso del quale esso stesso potrebbe essere il vincitore, ma in quanto necessari per mantenere il sistema. In questa situazione né il ritorno ai vecchi tempi del classico capitalismo, né il suo annientamento con le rivoluzioni, sono una valida alternativa.

La dimensione umana della crisi

<< Lo sviluppo tecnologico [delle forze di produzione] ha fatto un passo in dietro rispetto alle strutture socio-politiche e ideologiche. […] mentre la contraddizione ha generato in maniera predominante dei conflitti dentro la struttura interna della società  mettendoli a fuoco nell’ambito di un contesto di equa distribuzione [del progresso generato] durante l’era del capitalismo classico, nel nuovo periodo la contraddizione si è rivolta fra natura, ambiente e la somma totale delle amministrazioni sociali. Le forze dominanti nazionali ed internazionali hanno giocato un ruolo fondamentale nella crescita delle contraddizioni, perché loro non lo fecero e non poterono usare il progresso tecnologico con lo scopo di riorganizzare meglio le società e l’ambiente a causa dei loro interessi individuali, famigliari o di gruppo. Le forze sociali e politiche che hanno il controllo degli stati nazionali e le maldestre e disfunzionali istituzioni sopranazionali hanno specialmente bisogno di essere nominate come forze che costituiscono una minaccia all’epoca in cui vivono. Le amministrazioni che credono che la risposta giaccia nell’equilibrio nucleare e nei sistemi di difesa missilistica ancora possono proporsi, e i problemi regionali vengono fomentati per poter mantenere la corsa agli armamenti. Le tecnologie che causano pericoli all’ambiente vengono tollerati in silenzio. Non sono state stanziate abbastanza risorse: per combattere le malattie che si diffondono in proporzione allo sviluppo tecnologico; per confrontarsi con le differenze d’istruzione; per un controllo democratico dello sviluppo demografico; anche attraverso le tecnologie disponibili, che renderebbero questi obiettivi più alla portata. Naturalmente i vecchi metodi di produzione e istituzione politica sono fondamentalmente responsabili della situazione in atto.
<< Dato che si incontrano strette oligarchie e tirannidi nei tempi di crisi e crolli in ogni epoca, anche oggi c’è un’abbondanza di oligarchie moderne e regimi dittatoriali che si mascherano da democrazie. I criteri democratici veramente si impongono, ma allo stesso tempo ci sono regimi oligarchici autoritari che contraddicono i precedenti e questi coesistono in un’interdipendenza fra stati. Una manciata di speculatori che hanno ben poco a che fare con la produzione, manomettono la struttura economica per poter ottenere profitti non meritati; mentre insignificanti gruppi di interesse possono portare qualsiasi tipo di oligarchia al potere politico manipolando i media.
<< E’ chiaro che esiste un tremendo antagonismo tra tutta l’umanità e i padroni dei regimi oligarchici che stanno sviluppando sempre più intime e strette relazioni. La portata di questi potenziali pericoli in tale situazione è fuori di dubbio: non solo la fame, le malattie  e le morti causate dalle guerre regionali, ma anche la rapida distruzione dell’ambiente e del clima ad un livello che minaccia di rendere il mondo invivibile e non ultimo l’individualismo sfrenato e illimitato. Contro l’ambiente di lotta nei confronti  della crescita della popolazione stiamo infatti arrivando ad un vero Armageddon.     

<< Non importa quanto spesso la nostra epoca possa essere definita dell’informazione e della comunicazione, in tutte le istituzioni della struttura e della sovrastruttura, a partire dalla istituzioni politiche, ancora ci sono leggi e relazioni prevalenti che hanno le loro origini nell’epoca mitologica della schiavitù. Alla fine della nostra analisi della civilizzazione capitalista vedremo che le tradizioni sociali, al cui centro possiamo mettere l’istituzione dello stato, non sono cambiate negli ultimi 5mila anni ma si sono continuamente rafforzate. Questa istituzionalizzazione è essenzialmente contraddittoria alla scienza. Pur andando avanti, la scienza diventando il principio fondamentale che determina il sistema sociale, si trova continuamente ostacolata. Per questa ragione la contraddizione centrale è fra, da una parte, lo stato, già battuto ideologicamente dalla filosofia mitologica, religiosa e idealista, ma che continua ad essere presente come istituzione oppressiva, e la scienza, che si trova nella posizione di riformare la società basandosi su principi scientifici, dall’altra parte.
<< L’era della scienza alla quale ci si riferisce spesso ai nostri giorni non ha creato una corrispondente struttura sociale. Anche se la scienza stessa si trova in continuo sviluppo, non è stata definita un’etica della scienza a livello di principi. Quindi, non è impossibile che una scienza incontrollata possa imporsi in regimi anche più pericolosi di quelli degli dei mitologici o dei rappresentanti terreni delle religioni monoteiste.
<< Proprio come i sacerdoti sumeri decretarono all’epoca in cui le richieste del divino ordine celeste per cui gli schiavi dovevano essere bruciati vivi insieme ai loro defunti sovrani, la nuda logica dell’interesse proprio come forma populista del capitalismo non conosce nessun valore che non possa diventare oggetto della libidine e dello sfruttamento del semplice interesse proprio. La degenerazione e la volgarità generale che si incontrano nei periodi di crisi dei sistemi raggiungono i loro estremi nel capitalismo. La magnifica epoca dell’individualismo è stata verosimilmente trasformata in un’epoca dove le forze istintive, il grande tempo traditore, rubavano la conoscenza ufficiale e l’interesse dell’individualismo immorale protetto da misure di sicurezza molto più sofisticate.






CRITICA AL SOCIALISMO REALE

La discussione a riguardo dei modi locali per un’alternativa globale alla civiltà capitalista diventa del tutto più importante ed affinata di quanto porti la generale crisi del capitalismo. Ocalan respinge il detto di Fukuyama de “la fine della storia”, tanto quanto l’idea di Huntington di “scontro fra civiltà”. Ma il fallimento pratico del real-socialismo lo ha reso critico circa le sue capacità di evolversi in un’alternativa al sistema capitalista. Il PKK ha portato avanti la sua critica al socialismo – come frutto di un intenso dibattito e esperienza – per anni, ma è adesso che il movimento kurdo ha formulato un’alternativa a livello ideologico e programmatico. Primo, Ocalan indica che il livello di conoscenza, al tempo in cui vivevano i fondatori del socialismo scientifico, non permetteva un’analisi delle prime forme di società e specialmente era ignorante rispetto all’Oriente: “non emergeva nemmeno un minimo cenno d’informazione circa i Sumeri. Anche l’antichità classica era ben lontana dall’essere correttamente compresa. Non esisteva nessuno studio archeologico, né alcuna valutazione della società neolitica. […] La società capitalista, che è stata analizzata, raggiungeva soltanto lo stadio della sua maturità. Per lo più si è analizzato il suo modo di produzione. […] Senza un’analisi complessiva della storia della civiltà, soltanto un’analisi ristretta che si riduceva principalmente agli aspetti economici era accennata, ma tanto piccola da averne decifrato appena l’alfabeto. È chiaro che fondarsi su tali ristrette basi sarebbe impossibile fare luce sulla società come un tutto, lasciato da solo a stabilire un programma e un corso d’azione per la trasformazione rivoluzionaria. Sviluppi successivi hanno indicato che una parte degli errori che ne sono risultati, sono stati causati proprio da tali inadeguatezze.” Secondo, Ocalan arguisce che anche se “i rivoluzionari real-socialisti” erano ancora imbevuti in una certa quantità di fiducia nello stato, in quanto un’istituzione sacra, una fiducia superata già dai tempi della sua prima creazione, quelli dello stato numerico. Questa tradizione ancora ha le sue ripercussioni nel tentativo di stabilire lo stato dei lavoratori: “inoltre, si notò che presentando l’idea dello stato sacro, e la persecuzione e il lavoro forzato che ne è l’essenza, come la dittatura del proletariato era già di per se deludente, anche se era tardi per accorgersene. […] Questa delusione concernente lo stato e la dittatura è stata una delle ragioni del crollo del socialismo sovietico”. I movimenti di liberazione nazionale “visti come centri del socialismo reale, come oggetti della politica estera” nella maggior parte dei casi hanno portato stati “qualitativamente inferiori e degenerati” sempre se comparati “ai classici regimi di dominazione coloniale” da quando hanno cercato di realizzare “una copia di seconda mano del capitalismo classico e del socialismo reale” alienandosi dal potere sociale e dalla coscienza della storia. D’accordo con ciò, la società democratica e le istituzioni civili, sotto il socialismo reale erano deboli, benché “il socialismo stesso è una prognosi teorica, che può diventare reale soltanto seguendo la democratizzazione”. Terzo, Ocalan considera che il lavoro sia speso sull’individuo umano come prerequisito di una società socialista. Finché ad ogni individuo, a ciascuna persona sia data l’opportunità di sbarazzarsi delle disposizioni psichiche inculcate in esse da relazioni sociali feudali e capitaliste, non si può parlare di una società liberata. “Gli sviluppi che il capitalismo ha provocato sul tema dell’individualismo sono straordinarie. Si tratta di una questione che necessità di essere approfondita nell’analisi, sia nei suoi aspetti positivi che negativi. I tentativi del socialismo reale di accantonare propagandisticamente l’individualismo in quanto un effetto collaterale negativo del capitalismo sono risultati nel suo restare molto lontani per quanto riguarda i diritti individuali, da uno stadio successivo. Il socialismo avrebbe dovuto agire in maniera opposta e trattare questo tema in maniera più intensa di quanto non abbia fatto il capitalismo. […] Il vero valore di ogni regime potrebbe essere caratterizzato meglio guardando ai tratti dell’individuo umano”. Così quando Ocalan enfatizza questo, ripetutamente nella sua opera, egli principalmente e per lo più cerca di lanciare “una rivoluzione della mentalità”, si riferisce al fatto che i popoli delle società mediorientali saranno capaci di libertà solo se prima avranno sradicato l’obbedienza all’autorità e al dogma, una ripercussione dell’assolutismo teorico degli Imperi Islamici Medievali e, anche il processo millenario di forme di regolamentazione sociale da parte di un potere spirituale e materiale. In un’analisi finale ciò di cui si ha bisogno è la formazione di individualità, che invece sono ancora schiacciate sotto i pesi delle ormai invecchiate restrizioni sociali e codici morali. Si può pensare con una certa affinità al concetto di potere di Foucault, secondo il quale un’analisi del potere dovrebbe considerare meno lo stato di sovranità,  come un edificio, ma invece come rete di potere che funziona attraverso corpi, sessualità, famiglia, forme di comportamento, conoscenza, tecniche e molte altre cose. Lo stato come super-potere funziona da mero coordinamento. Come semplice esempio citiamo un articolo di un’anonima donna kurda, pubblicato in Turchia, che trattava degli scritti di Ocalan nel contesto della liberazione della donna. Ella riteneva che benché possa sembrare che gli stati facciano rispettare e governino le classi come profittatori degli oppressi, citava Ocalan “il sistema che rende possibile la repressione e lo sfruttamento al primo posto è costituito fondamentalmente dalle relazioni di genere ed è nelle relazioni di genere che trova la sua prima manifestazione”. Di conseguenza, sarebbe impossibile “distruggere o trasgredire le super-strutture erette su di esso” fintanto che, senza porre domande, accettiamo e riproduciamo “il nucleo centrale organizzativo sopra il quale questo ordine prende forma”.            

Il socialismo può diventare la forma alternativa di civiltà?

<< L’ideologia socialista, ed il sistema socialista da essa creato in opposizione al sistema capitalista, non sono riusciti a diventare una civiltà diversa. Sia per effetto della sua identità ideologica, o come risultato della sua nascita prematura e dei suoi errori, questo sistema non è riuscito a trasformare il desiderio di libertà ed uguaglianza dei lavoratori e del popolo nello sviluppo di una civiltà diversa. Nonostante le sue pretese, alla fine non è riuscito ad andare oltre il capitalismo statale. Nella storia si sono manifestate numerose tendenze ideologiche e movimenti sociali simili. Anche se fondato su basi religiose e sistemi tribali, gli avvii dei profeti Abramo e Mosè rappresentavano la forma iniziale di socialismo tribale. Le società che furono sopraffatte, rimpiazzate e terrorizzate nel periodo antico del Medio Oriente, soprattutto sotto l’egemonia degli Assiri, continuarono la loro esistenza in forme di vita collettiva, solo come ordini religiosi mistici. Tuttavia i regimi ecclesiastici della Sumeria e dell’Egitto furono i primi esempi sacri di socialismo statale. Condussero alla civiltà attraverso economie statali, che assomigliavano al regime sovietico. La prima società del Neolitico era organizzata in forma di società comunale, incentrata intorno alla figura della donna-madre. Questo regime sociale, che può essere descritto come socialismo primitivo, non conosceva l’istituzione statale ed esisteva già da migliaia di anni. Questo sistema mise in fermento l’umanità. Nutriva continuamente sogni di uguaglianza e libertà, e desiderava ricordarli col concetto di paradiso.
<< Gesù, ed il movimento cristiano dei primi tre secoli, offrirono l’esempio più raffinato di socialismo religioso, sia per la sua durata che nell’essenza. Gli educatori di questo periodo rappresentarono l’ideologia e la pratica nelle loro personalità in maniera tale, che fino a quel periodo raramente erano stati uguagliati.
<< L’inizio dell’Islam è uno degli esempi migliori della forma comunale. L’uguaglianza che esisteva e veniva rispettata tra i suoi seguaci prese la forma di una sacra famiglia. Nella sua forma pura, la comunità religiosa è una sorta di socialismo feudale. Dopo che sia il Cristianesimo che l’Islam ebbero raggiunto il livello statale, assunsero il ruolo di dinastie; l’individualità aumentò e la comunità religiosa prese le distanze dal socialismo comunale. L’aumento d’importanza della proprietà privata fece degenerare l’iniziale carattere socialista, e lo trasformò semplicemente in un vuoto guscio ideologico. Come reazione a questa privatizzazione, numerose sette ed ordini religiosi manterranno per molto tempo ancora la loro purezza e le loro vite collettive. I numerosi movimenti apparentemente religiosi del Medioevo erano infatti i sistemi degli oppressi, che si opponevano al sistema dominante e sfruttatore. La debolezza delle loro fondamenta ideologiche impedì a questi movimenti di diventare dei regimi alternativi, basati sull’uguaglianza e la libertà. Anche se alcuni di loro esistettero per centinaia di anni, ed altri diventarono persino delle autorità politiche a livello statale, la loro incapacità di diventare un modello di civiltà è collegata alla debolezza delle loro fondamenta scientifico-tecnologiche. Inoltre nelle loro identità ideologiche essenziali, partivano dal modello della società classista. Di conseguenza, compendiavano soltanto nei loro sogni il desiderio di uguaglianza e libertà. Su queste basi, si rivolgevano verso l’amore sacro ed umano, alimentavano il sogno del paradiso, mantenevano vivi i sentimenti fraterni, fino a trasformarli in una forte morale ed in tradizione letteraria.
<< Anche alla nascita del capitalismo, le opere “Utopia” e “Il Paese del Sole” rappresentavano il sogno di un socialismo ideale. Numerosi individui e società combatterono eroicamente contro il dogmatismo religioso in nome della libertà che determinò la nascita del capitalismo. Nelle loro lotte non avevano alcun dubbio sul fatto che stavano lottando per l’uguaglianza, la fraternità e la libertà, e non per sottomettere altre persone al servizio dei loro sogni. Nello slogan fondamentale della rivoluzione borghese francese c’erano “Libertà, Uguaglianza, Fraternità”.
<< Persino Karl Marx e Friedrich Engels, i fondatori del socialismo scientifico, affermarono, senza esitazione alcuna, che avevano istituito la loro identità ideologica partendo dai movimenti della filosofia tedesca, del socialismo francese e della classe lavoratrice inglese. Anche questa breve presentazione ci indica che, a partire dal sistema comunale primitivo dell’epoca Neolitica fino alla fase del socialismo scientifico, i lavoratori ed i popoli oppressi hanno sempre lottato per una vita comune fondata sulla fraternità e per un’ideologia che comprendesse l’uguaglianza e la libertà, che fosse pronta a soffrire per essa e resistere eroicamente. Se non riuscirono a costituire i regimi che meritavano, la causa non era né la mancanza di convinzione, né una lotta insufficiente, ma la mancanza delle condizioni tecnologiche con cui raggiungere il loro fine sacro. Fu per la loro arretratezza tecnologica che furono condannati alla civiltà della società classista.
<< Il movimento della classe lavoratrice guidato dal Manifesto Comunista fu l’ultimo anello della catena storica di uguaglianza e libertà. Gli autori del manifesto erano consapevoli del carattere utopico dei movimenti precedenti. Per questo motivo si sforzarono diligentemente di essere scientifici. Tuttavia la loro natura scientifica era limitata alla loro epoca. Il capitalismo stava attraversando la fase massima della sua maturità ed aveva appena iniziato ad incontrare delle crisi. Aveva una illimitata fiducia in sé. Affermava che la storia iniziava con il capitalismo e che questo era destinato all’eternità. Per quanto scientifico potesse essere, questo socialismo non riusciva a reggersi in piedi saldamente. Il movimento della classe lavoratrice era nella sua fase infantile. Non c’era alcun segno di un movimento di liberazione nelle colonie. Nonostante ciò, non esitarono a proclamare coraggiosamente le istanze della loro classe, sia ideologicamente che praticamente, costituendo la Prima e la Seconda Internazionale durante la metà del 19° secolo. L’aspetto della loro posizione degno di rispetto era la lotta per i diritti dei lavoratori e la loro difesa in ogni circostanza. Questo fu l’aspetto profetico della loro posizione. Le discussioni di quei periodi non avrebbero potuto vertere sul dibattito se la strategia era appropriata o meno. Nella sua ribellione contro la potenza terribile di Roma, Gesù non poteva pensare alla strategia ed alla tattica, e non aveva altra arma se non la sua salda fede nel suo dio. Non ebbe comunque la minima esitazione nel fare il passo avanti, che avrebbe permesso all’umanità di entrare in una fase di libertà infinita, e che sarebbe diventato il passo più importante di tutta la storia. A progressi di questo tipo veniva concessa la santità. Anche i movimenti degli eroi fondatori del socialismo, e la loro base sociale iniziale, meritano detta santità. I successi politici o le perdite amare sono elementi secondari, se paragonati all’essenza delle loro lotte.
<< Il fallimento della Comune di Parigi ed il crollo della Seconda Internazionale non impedirono che il socialismo scientifico abbracciasse i propri fini, ed ottenesse con la fase Leninista una grande forza politica ed il potere statale. Secondo una definizione classica, un terzo del mondo dichiarò il passaggio del proletariato e delle nazioni oppresse all’epoca della civiltà socialista. Con la pretesa di essere in competizione col capitalismo in tutte le sfere della vita. Per la prima volta nella storia le repubbliche di uguaglianza e libertà degli oppressi mostrarono veramente la loro forza, reggendosi in piedi per un certo periodo. Queste repubbliche però si dissolsero, persero il loro significato storico prima della fine del 20° secolo, dopo cioè neanche cent’anni di vita. Mentre gli scienziati della borghesia spinti dalla propaganda dichiaravano che questo sviluppo era la bancarotta del socialismo, i marxisti ritenevano che questo stesso sviluppo rappresentasse varie forme di tradimento, e quelli che credevano fanaticamente nel socialismo lo consideravano come il crollo dei loro sogni sacri. Approcci genuinamente scientifici e più sobri giunsero alla conclusione che, sia la grande delusione che le teorie dell’inganno erano facili opzioni basate sul giudizio soggettivo. Tutto quanto era accaduto era ciò che ci si aspettava accadesse. I sogni ed i desideri erano crollati perché non avevano portato a termine né rappresentato ciò che ci si aspettava da loro. Invece di essere contrariato o contento per questo, il metodo scientifico è sempre stato quello di chiedersi dove si trova la verità, e di trovare la via al successo.
<< L’esperimento sovietico non è mai stato analizzato approfonditamente e ancor più significativamente tutti gli effetti del suo crollo non sono del tutto evidenti. Ci sono ancora numerosi elementi oscuri, e siamo in attesa di un’epoca nuova. Nonostante ciò, i fattori che sono già evidenti indicano il fallimento sia della sua filosofia che della pratica. Ci si sta proprio ora iniziando a chiedere se la pratica fu il socialismo o il nazionalismo, la libertà o il totalitarismo, l’uguaglianza o il capitalismo statale. Queste domande non sminuiscono l’importanza storica genuina della lotta di milioni di lavoratori e di numerosi eroi, che mantennero alta la convinzione e la coscienza del socialismo scientifico, né tanto meno suggeriscono che queste lotte furono inutili. Al contrario, in quanto l’unica via giusta per ammettere questi valori, queste domande sottolineano l’importanza indispensabile di un’analisi corretta di questa pratica, che viene fatta passare attraverso il setaccio della scienza. Se non si porta a termine con successo questo compito, non sarà possibile progredire positivamente fino al raggiungimento del sacro traguardo finale di libertà ed uguaglianza.
<< La storia è stata spesso testimone di gravi errori, che hanno condotto all’esatto opposto di quanto desiderato e per cui si era lottato. Succederà di nuovo. Finché esisteranno forme di vita umana, gli stimati ideali di uguaglianza e libertà, e la loro espressione scientifica più corretta, assicureranno un avanzamento decisivo lungo il sentiero corretto che porta al successo.

Dogmatismo e individualismo

<< Non è una coincidenza che l’individualismo è il campo in cui il socialismo reale ha subito la maggiore sconfitta. Questo perché la sua più grande delusione, e probabilmente il suo più grande inganno ed ingiustizia, riguardava proprio la questione dell’individuo e dell’essere umano. Se il socialismo reale fu abbandonato frettolosamente per il capitalismo, nonostante tutti i suoi errori, ed indipendentemente da quanto meritatamente lo si possa criticare, la ragione di questa preferenza fu la sensibilità mostrata nei confronti dell’individuo e dei suoi diritti, ed il fatto che erano state prese determinate misure concrete. Tuttavia, durante il distacco dal Medioevo, e per tutto il Rinascimento, il capitalismo iniziò a guadagnare forza favorendo l’individuo, che iniziava a riconoscere se stesso.
<< E’ molto importante fare chiarezza su questo punto. L’individualità e l’individualismo sono due cose diverse. Per quanto importante sia l’individualità, allo stesso modo si dovrebbe evitare l’individualismo. Nel capitalismo dall’individualità derivò l’individualismo. Questi due concetti conducono a due esiti molto diversi. Il socialismo non è possibile senza l’individualità. Non è possibile diventare una persona con una mente coerentemente democratica, né tanto meno un socialista, partendo da un carattere feudale, lascito del Medioevo, oppure dall’individualismo proprio del carattere capitalista. L’individualità è un elemento molto complesso. La civiltà occidentale ha fatto dei grandi progressi in questo campo. L’individualità per prima cosa mette in discussione un processo che era durato per centinaia di migliaia di anni, che aveva impiegato metodi di ogni genere, e che era sfociato nella dissoluzione dell’individuo in una società che non conosceva limiti. Cercare risposte alle domande che riguardano l’ampiezza ed i benefici della socializzazione, e su fino a che punto questa divenne inutile e dannosa, risposte alla domanda sul tipo di benefici, e svantaggi, della società, della tribù, della società religiosa e del secolarismo, determinerà realisticamente il significato dell’individualità. La risposta della società schiavista fu l’annullamento dell’individuo, ad un punto tale che questi non poteva possedere neppure la propria ombra, e veniva sepolto vivo nella tomba del suo re alla morte di quest’ultimo. La mentalità della società schiavista spezzò a tal punto la volontà dell’individuo, da trasformarlo in un semplice strumento ed un’esistenza materiale soggetta alla proprietà.
<< L’epoca feudale e la società feudale moderarono il livello di schiavitù. L’individuo diventò padrone di se stesso ed allo stesso tempo della propria ombra. Potrebbe sembrare ridicolo, ma questo fu un progresso importante. Non si dovrebbe dimenticare che anche i sultani assunsero il titolo di ‘Zil-ul-Allah’, cioè ombra di dio. L’egemonia del dogmatismo era molto potente. Il destino degli esseri umani era determinato ancor prima della loro nascita. Un profondo fatalismo paralizzava la mente e lo spirito. Non c’era alcun bisogno di pensare e di creare. Ogni cosa era già stata comunque predeterminata dalla volontà più potente. Ogni tentativo sarebbe stato inutile. Cosa era stato deciso sarebbe comunque accaduto. Dio aveva già determinato la quantità di fortuna che spettava ad ognuno. Era così nato il fatalismo che avrebbe avuto effetti mortali in tutto il periodo, durante il quale la civiltà mediorientale sarebbe diventata particolarmente conservatrice. Infatti questa logica emerse come risultato della trasformazione della filosofia di Platone in teologia. Nel nome dell’Islam e del Cristianesimo le idee iniziali si trasformarono in dogmi come conseguenza della teologia, cioè della volontà degli dei. Questo determinò un effetto mortale che preparò il terreno per il congelamento della mente e dello spirito che sarebbe durato per migliaia di anni. Questa era l’essenza del dogmatismo.
<< Alla sua nascita, l’individualità occidentale lottò senza pietà contro il dogmatismo della chiesa. Le filosofie di Aristotele e Platone, dapprima progressiste, furono convertite nei dogmi stereotipati di una fede cieca, che potesse accogliere nelle chiese e nelle moschee esseri umani remissivi.
<< Anche se ad un grado limitato, il dogmatismo fu superato dal progresso dei metodi scientifici e dalla nascita del Rinascimento. L’umanità iniziò a rompere i dogmi, al pari di una diga che scoppia, intasando il mondo, diventando creativa, amando e diventando se stessa. Usando la forza dell’individualità, il capitalismo impugnò l’individualismo come un’arma, per lanciare un nuovo avvio. Questa volta l’individualismo si sviluppò in una misura tale, che tenerlo al guinzaglio diventò un problema, e mentre i re-dio erano stati singolari, ora diventarono migliaia. Il pendolo andò da un’estremità all’altra. Nonostante questo, ciò che avvenne fu una delle più grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità. L’individuo, libero dallo spettro di dei artificiali e da tutti i tipi di dogma, si sviluppò ad una velocità tale, che diventò un grosso problema limitare l’individualismo e controllare il capitalista pazzo per il profitto. L’equilibrio era perso. C’era assolutamente bisogno di contro precauzioni. Altrimenti l’individualismo capitalista avrebbe fatto a pezzi la società che simboleggiava il patrimonio di un lavoro accumulatosi per centinaia di migliaia di anni. A questo punto il socialismo diventò una necessità storica indispensabile.
<< Le idee socialiste, e lo sviluppo di teorie socialiste scientifiche, furono il prodotto di questa necessità storica. Una volta superato il ristretto approccio classista, il socialismo avrebbe svolto il proprio ruolo storico contro il capitalismo, in nome dell’intera società, ed avrebbe espresso la sua forza nell’opporsi all’individualismo capitalista, nei vitali interessi dell’umanità.
<< Tuttavia, esattamente a questo punto, la reazione contro l’individualismo ed il profitto determinò involontariamente l’indebolimento del significato dell’individualità. Il socialismo reale in particolare considerava l’individualità come il gioco di propaganda della civiltà occidentale. Considerava la questione dell’individualità e dei diritti umani come materiale per attacchi ideologici, e sentiva la necessità di forti precauzioni contro tali concetti. Questa presa di posizione fu una delle cause più importanti della dissoluzione del socialismo reale sull’individualità ed i diritti umani. Alla fine accusò un colpo in questo campo, che ne accelerò il crollo.
<< E’ possibile sviluppare ulteriormente la critica rivolta contro il socialismo reale in vari campi. L’intenzione di questi tentativi di critica, presentati come definizioni a grandi linee, è naturalmente quella di chiarire concetti quali l’individuo socialista e la società. Nonostante gli aspetti negativi del socialismo reale che abbiamo sottolineato, è comunque vero che esso mirava ad una trasformazione dell’epoca storica, convertendola da utopia a fatto concreto e pratico. Mentre il processo di disintegrazione mostra gli errori, fa anche luce su quali dovrebbero essere le soluzioni corrette. I fattori del crollo furono l’utopismo, che aveva un forte fondamento storico, e la sua sorella gemella, cioè la filosofia volgare materialista. E’ ovvio che entrambi questi approcci non potevano rappresentare il socialismo scientifico. Al contrario, più il socialismo scientifico supera tutti i tipi di utopismo dogmatico, e purifica la filosofia materialista dialettica dal materialismo volgare, meglio si potrà istituire l’identità ideologica dell’umanità, la guida indispensabile per l’azione e la vita che segue il percorso del nuovo avvio della civiltà. Tutto questo in maniera abile e pratica. Con la nuova identità ideologica, individualità ed esistenza sociale, libertà ed uguaglianza potranno essere equilibrate sulla base fornita dalla tecnologia, e le trasformazioni sociali potranno svolgere il loro ruolo in maniera permanente all’avvio della nuova civiltà. Il socialismo scientifico assumerà questo ruolo sedendo fermamente all’ala sinistra della civiltà democratica moderna. L’umanità crederà nell’esistenza della civiltà democratica, si conformerà alle sue richieste, e si assicurerà così la vittoria del socialismo scientifico, con la consapevolezza che non si potrà ottenere il detto più apprezzato dell’umanità: “da ognuno a seconda della propria capacità e ad ognuno a seconda del proprio bisogno”, se non si costituirà una civiltà democratica moderna e non ne saranno soddisfatti tutti i requisiti.

IMPLICAZIONI DELLA LOTTA FRA I SESSI

<< La liberazione della donna svolgerà il ruolo più equilibrante ed ugualitario nella formazione della nuova civiltà. La donna, che a partire dalla dissoluzione della società Neolitica è stata quasi cancellata dalla società, si riprenderà il proprio posto in condizioni di rispetto, uguaglianza e libertà. Tutti i preparativi teoretici, programmatici ed organizzativi, come pure quelli riguardanti le varie attività, saranno fatti in modo tale da assicurare tutto ciò. E’ possibile analizzare l’elemento femminile in una maniera più concreta, che non la classe del proletariato, di cui abbiamo spesso parlato, ed il concetto di nazione oppressa. Si potrebbe affermare che la trasformazione più radicale della società può essere determinata dalla trasformazione che le donne otterranno. Tanto le donne saranno uguali e libere, allo stesso modo saranno uguali e libere tutte le altre sezioni della società. La costituzione permanente della democrazia ed il secolarismo saranno determinati in base alla democratizzazione delle donne. Anche questa breve definizione programmatica del ruolo delle donne indica che il nuovo movimento sociale sarà determinato dalla dominanza dei colori delle donne.
<< Il movimento della donna è un movimento per la pace, la democrazia, è un movimento che intende fermare la guerra là dove è inutile, ma contemporaneamente è un appello ad armarsi per questi fini. La questione femminile è sempre stata rimandata e adesso ha bisogno di diventare prioritaria. Questo è quanto io ho cercato di fare. A meno che prima le donne non si libereranno, anche questi uomini che si considerino come più progressisti diano  tutti un  appropriato contributo alla liberazione delle classi, della nazione, della società, della cultura e quant’altro. Ho capito che per poter svolgere studi sociologici sulla società kurda si deve cominciare con la situazione della donna. Il ruolo assegnato alla donna è sempre stato quello di aggiunta all’uomo che la domina. Questa situazione evidenzia ogni società di classe fin dal suo inizio e questo d’altra parte è il punto  alla radice da cui ogni oppressione nei confronti della donna comincia. Dal mio punto di vista etico questo va abbandonato in quanto altamente non etico. Dovremmo volere che le donne siano totalmente libere, che si autogovernino tanto quanto possono, guadagnino quanta più consapevolezza possibile, rivelino le proprie potenzialità.
<< Si tratta di un punto di partenza. I vari movimenti femministi hanno poche possibilità di realizzare un’ideologia femminile e mettere in pratica la liberazione della donna; il nostro movimento è più radicale perché non solo tratta il problema come una questione di genere - fra i sessi - non lo tratta sulle basi del femminismo. In realtà da dietro fa anche questo. Mentre guadagna una piena comprensione di genere, il nostro movimento cerca di incorporare tutte le implicazioni sociali e politiche, questo ha nei suoi scopi d’insieme nella forma delle necessità sociali. Si sforza di arrivare ad un’appropriata ideologia e forma di organizzazione e cerca di diventare portatore della volontà collettiva per raggiungere questo scopo. Potrebbe arrivare come qualcosa di nuovo, ma sono convinto della necessità di tale assesto, specialmente se dobbiamo rispondere alle sempre più discusse questioni della pace e della protezione ambientale. Nella società in trasformazione dal vergognoso sfruttamento e qualche carattere fascista, che ha raggiunto sotto la dominazione maschile in una società che ama la pace, imbevuta di amore per la natura e repulsione per la guerra, la liberazione della donna e una ideologia complessiva focalizzata nella liberazione della donna e di importanza vitale.
<< In breve, l’ideologia femminile non è una ideologia di genere ma un’ideologia sociale. Se affrontassimo tutti i problemi in un contesto ideologico che si basi su tali principi, immagino che dovremmo rivedere tutti gli approcci, le ideologie e di conseguenza tutte le forme di organizzazione basate su questi, anche nel campo economico, culturale, politico o militare che erano in esso. E una parte molto importante di questo è la famiglia. Perché? Perché è un’istituzione patriarcale e quindi crea conflitto, disuguaglianza, oppressione.
<< La vittoria definitiva della società democratica è possibile solo con le donne. I popoli oppressi che sono stati letteralmente schiacciati sulle basi della società classista già fin dal Neolitico e le donne, che ne dividono il destino, sono quelli con il reale potenziale avanzamento democratico. Entrambi stanno avendo la loro rivincita da questa storia per quanto è stato fatto loro soffrire e ponendoli nell’area sinistra della civiltà democratica, quindi essi creano l’antitesi e diventano le forze sociali più determinate sulla via di una società veramente eguale e libera. La democratizzazione del Medio Oriente - come antitesi alle civiltà europee decadenti - sarà possibile principalmente attraverso la partecipazione delle donne, seguite dai giovani in generale.


La coscientizzazione della donna e la sua partecipazione nella storia contribuisce veramente a stabilire l’antitesi delle civiltà date.  Il mondo delle donne, la loro coscienza, il loro amore e prospettive, potrebbero ben dare alla luce una civiltà di nuovi valori. Sono state le civilizzazioni a dominazione maschile, basate sulle caratteristiche di classe, che hanno messo le donne nella posizione di essere una potente antitesi. Se si superano le differenze di classe e si pone termine alla dominazione maschile, effettivamente si andrebbe al di là del porre un’antitesi; avrebbe il valore di essere una nuova sintesi. Conseguentemente, il fatto che le donne abbiano un ruolo di conduzione nel processo di democratizzazione del Medio Oriente abbraccia le caratteristiche storiche sia dell’antitesi (date le origini del Medio Oriente), che allo stesso tempo della sintesi>>.   

















Abdullah Ocalan, alcune informazioni biografiche


Abdullah Ocalan nacque nel 1949 da una famiglia di contadini poveri nel villaggio di Omerli, nella provincia kurda di Urfa.  Frequentò la scuola professionale per l'agricoltura e fu impiegato per qualche tempo presso il Catasto agricolo nella provincia di Diyarbakir.
Il suo interesse ai problemi e alle contraddizioni interne e internazionali lo condusse a iscriversi alla facoltà di Scienze politiche ad Ankara e ad impegnarsi nella politica attiva dai primi anni '70. Si dedicò sia all'approfondimento del socialismo scientifico, sia all'analisi e alla denuncia dei concreti problemi della popolazione kurda.
Prese parte attiva al movimento studentesco, divenendone uno dei leader e degli organizzatori. Nel '73, ancora studente, fu arrestato e rilasciato dopo sette mesi di tortura. Nel '75 Ocalan fece ritorno in Kurdistan insieme a un gruppo di compagni. Nello stesso periodo pubblicò, insieme a Mazlum Dogan e a Mehmet Ali Durmus (1), un opuscolo dal titolo "Il Manifesto", che analizzava i compiti e le prospettive della rivoluzione nel Kurdistan. Il gruppo viaggiò da un capo all'altro della regione kurda in uno sforzo intenso di informazione e sensibilizzazione della popolazione, trovando molti sostenitori specialmente fra i giovani. Il nuovo gruppo si configurava come uno dei più gravi pericoli per lo Stato turco dagli anni '30, e andava eliminato ad ogni costo. Il 18 maggio 1978 uno dei suoi fondatori, Haki Karer, di origine turca, fu assassinato da agenti turchi nella città di Antep. Il 27 novembre dello stesso anno Ocalan fondò, insieme ad un ristretto gruppo di studenti, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).
Il "Manifesto" fu proposto alla discussione e adottato come base programmatica nel 1. Congresso del nuovo partito. Il Programma del PKK rivendica per il Kurdistan "libertà, democrazia e unità". I suoi fini e metodi sono così riassunti: "la rivoluzione ha due aspetti, è nazionale e democratica. La rivoluzione nazionale insedierà un nuovo potere politico, militare e culturale. A questo succederà la seconda fase: la rivoluzione democratica, che punterà a superare le contraddizioni derivanti dal passato feudale". Queste contraddizioni sono così individuate: "sfruttamento feudale, struttura per clan, settarismo religioso, dipendenza semischiavistica della donna". E' compito della rivoluzione "mettere fine a tutte le forme di dominio del colonialismo turco, avviare un'economia nazionale e puntare all'unità del Kurdistan".
Il PKK si guadagnò rapidamente un ampio sostegno fra i lavoratori, i contadini, gli studenti e le diverse classi e ceti sociali. Organizzò scioperi operai, dimostrazioni studentesche e vertenze contadine contro i latifondisti. Lo Stato turco fece ricorso ad arresti, massacri, infiltrazioni e torture, senza riuscire a fermare lo sviluppo del movimento. Il 24 dicembre '78 uno scontro sanguinoso fra turchi e kurdi a Marash, originato dall'uccisione di due militanti di estrema destra, diede il pretesto allo Stato per sottoporre a legge marziale la maggior parte delle province kurde. Nel '79 Ocalan si spostò in Libano per preparare la lotta partigiana contro la crescente violenza dello Stato e dei suoi alleati feudali e fondò nella Valle della Bekaa l'Accademia intitolata a Mahsum Korkmaz (2). Il 12 settembre 1980 l'esercito prese il potere con un colpo di stato. Fra le sue finalità principali era la repressione del movimento di liberazione kurdo. Fu avviata una campagna di terrore in Kurdistan e in Turchia: migliaia di persone furono torturate, centocinquanta condanne a morte furono richieste e 122 eseguite. Il PKK ritirò dalla Turchia parte dei suoi quadri ed avviò un periodo di intensa preparazione politica e militare. Nel 1. Congresso, il 27 novembre '78, Abdullah Ocalan era stato eletto Segretario generale del PKK. Nel 2. Congresso, il 20-25 agosto 1982, si decise il ritorno in Kurdistan e l’avvio della lotta armata. Trecento quadri furono inviati in Kurdistan. Il 15 agosto 1984 furono fondate sotto la guida del PKK le Unità di Liberazione del Kurdistan (HRK), e iniziò formalmente e attivamente la guerra popolare contro il colonialismo turco. Questo evento fu segnato lo stesso giorno da una serie di azioni e dall'occupazione di due piccole città, Eruh e Shemdinli.
Il 21 marzo 1985 fu fondato il Fronte di Liberazione nazionale del Kurdistan (ERNK), organizzazione di massa della popolazione kurda. " Il ERNK è stato fondato per organizzare e guidare la lotta popolare in un processo di liberazione nazionale che realizzi un futuro indipendente e libero per il nostro popolo nel Kurdistan nordoccidentale (3). Il ERNK punta a costruire un'identità nazionale e una società indipendente e democratica e un'amministrazione democratica e popolare (…). Il ERNK ritiene necessaria una larga unità politica e lo sviluppo di una forza politica popolare autonoma, che fornisca le basi per la liberazione…".
Nel 3. Congresso del PKK, il 25-30 ottobre 1986, fu fondato l'Esercito popolare di liberazione del Kurdistan (ARGK), che avviò intense operazioni militari contro l'esercito turco e le forze di sicurezza. Grazie al loro successo l'ARGK pose salde radici e consolidò le sue basi in vaste aree del Kurdistan nordoccidentale. Nell'87 il ERNK diede vita a diverse organizzazioni di massa fra cui l'Associazione patriottica dei lavoratori del Kurdistan (YKWK), l'Associazione delle donne libere del Kurdistan (YAJK) e l'Associazione patriottica dei giovani del Kurdistan (YCK).
A partire dal '93, parallelamente a un'evoluzione delle proposte politiche del PKK (ampia autonomia e federalismo democratico in Turchia e negli altri Stati in cui il Kurdistan è diviso), Ocalan ha proclamato tre cessate il fuoco, richiedendo un dialogo di pace internazionalmente garantito con lo Stato turco senza altre condizioni se non le elementari garanzie democratiche. La Turchia ha risposto con la guerra, portata dal '91 anche nel Kurdistan irakeno.
In vent'anni di lotta contro il potere coloniale e contro la deprivazione culturale, economica e politica imposta dal potere al popolo kurdo, Abdullah Ocalan si è guadagnato il più grande rispetto della popolazione in tutte le quattro parti in cui il Kurdistan è attualmente diviso. Ha avviato, con l'istituzione del Parlamento kurdo in esilio, il processo che ha portato alla costituzione del KNK, il Congresso Nazionale Kurdo. Il nome di Apo si identifica ormai con il popolo kurdo, la sua rinascita e la sua lotta per l'indipendenza. Tuttavia Apo ripete in ogni occasione: "La mia lotta non è solo per il popolo kurdo, è per l'umanità".
Il 1. settembre 1999 il PKK ha posto fine alla lotta armata trasferendo le sue unità fuori dal territorio turco, in quanto fermamente determinato a contribuire alla soluzione politica e democratica della questione kurda, chiedendo diritti e garanzie costituzionali per l’identità e la cultura kurda. Il 4 aprile 2002 il PKK in occasione del suo VIII Congresso annunciava che come risultato del suo processo di cambiamento e per il perseguimento dei suoi scopi era giunto il tempo di sciogliersi e di dar vita alla nascita di una nuova istituzione il KADEK (Congresso per la libertà e la democrazia del Kurdistan) di cui Abdullah Ocalan è stato eletto presidente. Benché i fini del KADEK siano politici esso si riserva il diritto di difendersi in caso di attacco. Da sempre considerato leader indiscusso del popolo kurdo Abdullah Ocalan si trova oggi detenuto nel carcere di Imrali (nell’omonima isola del mare di Marmara) in regime di stretto isolamento dal 15 febbraio 1999, quando fu rapito in circostanze quasi misteriose dal Kenia.
Nonostante la condanna a morte, poi commutata in ergastolo nell’agosto 2002 e le suddette condizioni di detenzione Abdullah Ocalan prosegue nel contribuire a trovare una soluzione politica e pacifica della questione kurda.

Note :
(1) M. Dogan e M.A. Durmus si diedero la morte nel carcere di Diyarbakir nell'82 per protesta contro la tortura
(2) M. Korkmaz, comandante partigiano, morì in battaglia nell'86 sul monte Gabar
(3) Il Kurdistan nordoccidentale è la parte del Kurdistan occupata dalla Turchia








Informazioni sulle condizioni detentive di Abdullah Ocalan


Condizioni di detenzione del sig. Abdullah Ocalan

Il Sig. Ocalan, presidente del KADEK, da quattro anni è detenuto sull’isola di Imrali dove è sottoposto ad un regime detentivo molto severo.  Già dall’inizio della sua prigionia non ha potuto beneficiare dei diritti riconosciuti ai detenuti secondo il codice penale turco ed ai trattati internazionali. Egli è sottoposto ad un regime d’isolamento che può essere considerato una vera forma di tortura. In effetti, viene privato del proprio diritto a parlare con i suoi avvocati e famigliari, e tutto ciò per ragioni infondate. Queste pratiche provocano incomprensione, profonda indignazione e molta tensione nell’opinione pubblica kurda. Il codice penale turco riconosce ai detenuti alcuni diritti. Questi diritti fondamentali, di cui, quindi, ogni detenuto beneficia, per il sig. Ocalan in un primo momento sono stati ristretti e successivamente del tutto negati.  
Si possono brevemente elencare alcuni di questi diritti, così come le restrizioni che vengono imposte al sig. Ocalan:
1. Teoricamente, ogni detenuto ha il diritto di avere colloqui, senza alcuna restrizione né limite, in ogni ora del giorno, con i propri avvocati. Ma, il sig. Ocalan non sta beneficiando nemmeno del diritto di incontrarli limitatamente ad un’ora settimanale.
2. Mentre tutti i detenuti di Turchia hanno facoltà di incontrare i membri della famiglia fino al 3° grado di parentela, il sig. Ocalan non può incontrare altro che i membri della famiglia limitatamente al primo grado. Inoltre, il diritto nazionale turco permette ai detenuti di beneficiare di colloqui privati e telefonici, sia in giorni stabiliti precedentemente sia nei giorni festivi; ma fino ad oggi il sig. Ocalan non ha potuto beneficiare di tale diritto nonostante le reiterate richieste presentate dai suoi avvocati. Ancora, i colloqui limitati, di cui può beneficiare il sig. Ocalan, tutte le volte hanno luogo separati da un vetro; inoltre le sole persone che possono avvalersi di questo diritto (un fratello e due sorelle) non ne possono godere pienamente perché non hanno padronanza della lingua turca – l’uso della lingua kurda è categoricamente proibito. Se il sig. Ocalan e i membri della sua famiglia contravvenissero a tale divieto il colloquio sarebbe immediatamente interrotto.
3. L’attuale legislazione nazionale turca permette ai detenuti di avere accesso illimitato ai mezzi d’informazione e di comunicazione (riviste, televisione, libri) nella misura in cui gli stessi siano autorizzati dai tribunali turchi. In questo ambito, il sig. Ocalan si trova ugualmente ad essere soggetto a restrizioni, specialmente a riguardo dell’accesso ai quotidiani e alle riviste altrimenti accessibili a tutti; i libri gli sono concessi soltanto se l’amministrazione penitenziaria glielo consente. Recentemente, tutta la sua biblioteca gli è stata confiscata. Egli, d’altra parte, non ha mai beneficiato dell’informazione audiovisiva ad eccezione del diritto limitato all’ascolto della emittente radiofonica governativa TRT-FM. La violazione più umiliante del diritto alla comunicazione con l’esterno, del quale dovrebbe beneficiare il sig. Ocalan, riguarda l’impossibilità di ricevere le missive dei propri cari e di potergli scrivere.
4. La legislazione nazionale turca in vigore, permette ai detenuti di essere tre persone in una cella. Ma, malgrado le reiterate domande presentate sia dal sig. Ocalan, sia da altri detenuti, che chiedono di dividere al propria cella con lui, le autorità turche hanno sempre rifiutato di concedere questo diritto. Ancora oggi, il sig. Ocalan si trova solo in una prigione, su un’isola, senza la presenza di alcun altro che non sia un poliziotto. Questo riflette completamente la politica d’isolamento che  si sta applicando nei suoi confronti.
Nonostante tali restrizioni e la violazione del codice penale turco, oltre che delle convenzioni internazionali, che garantiscono a tutti i detenuti alcune prerogative, il governo turco ha privato completamente al sig. Ocalan, dal 27 novembre 2002, di beneficiare di tutti i suddetti diritti.



Il diritto alla difesa

Attualmente nei confronti del sig. Ocalan sono in corso tre processi. Il primo è stato avviato, a seguito della richiesta del sig. Ocalan, presso la Corte Europea dei diritti umani affinché la responsabilità della Turchia al momento del suo rapimento sia riconosciuta; e che le violazioni dei suoi diritti siano sanzionate. Mentre, gli altri due processi sono stati invece intentati dalla Corte Suprema della Repubblica turca e dalla Corte Suprema della Repubblica ellenica con lo scopo di giudicare il sig. Ocalan. Ma, visto che i suoi avvocati non hanno più la possibilità di incontrarsi con il proprio cliente, gli stessi si trovano nell’impedimento a difenderlo appropriatamente. Quindi, il diritto alla difesa del sig. Ocalan è impedito, cosa che è contraria ad ogni convenzione e trattato internazionale garante dei diritti dei detenuti.

I passi intrapresi presso le autorità competenti

A seguito dalla privazione dei diritti che il sig. Ocalan ha di intrattenersi con i propri avvocati e con i membri della sua famiglia, e a ragione delle condizioni di detenzione disastrose alle quali è sottoposto, gli avvocati del sig. Ocalan hanno intrapreso diversi passi nei confronti delle autorità competenti.  Queste ultime con il pretesto delle condizioni di maltempo hanno giustificato l’attuale cambiamento della situazione. Nonostante i numerosi colloqui con i procuratori della repubblica competenti e con il ministero della giustizia affinché si possano migliorare le condizioni dei mezzi di trasporto per l’isola di Imrali e di ristabilire i colloqui telefonici, gli avvocati non hanno visto riuscite le proprie rivendicazioni. Questa attitudine a riguardo del sig. Ocalan rivela la natura della politica intrapresa dal governo nei confronti del popolo kurdo. Questa situazione lascia gli avvocati e il popolo kurdo perplesso circa la salute e la sopravvivenza del sig. Ocalan. Quindi, è urgente porre rimedio a questa situazione d’isolamento permettendo la ripresa dei colloqui e ristabilendo i diritti che sono conferiti al sig. Ocalan in quanto detenuto. Per questa ragione, il popolo kurdo si sente preoccupato e la tensione sociale cresce. A seguito dell’avviamento di questa politica di isolamento nei confronti del sig. Ocalan, il popolo kurdo afferma il proprio malcontento attraverso diversi strumenti di protesta come lo sciopero della fame in prigione e altrove o le manifestazioni organizzate dai giovani e dalle donne kurde. Bisogna sottolineare che tali manifestazioni si inaspriscono in misura di quanto la politica di isolamento intrapresa nei confronti del sig. Ocalan si protrae.  

Commenti e conclusioni

Il sig. Ocalan ha contribuito in maniera molto importante a porre fine al conflitto armato che ha visto lo scontro fra il governo turco e i kurdi da quindici anni. In più, ha aperto la strada ad una soluzione democratica e pacifica del problema kurdo. In questa prospettiva, ha chiamato le proprie truppe a deporre le armi, già dal 2 agosto del 1999. Inoltre, egli ha fatto degli enormi sforzi per ristabilire la pace nel paese. Purtroppo, questa politica intesa ad isolare il sig. Ocalan è una provocazione che tende a porre fine alla volontà espressa dai kurdi per risolvere democraticamente e diplomaticamente la questione kurda. Nel momento di una probabile guerra in Iraq, il governo turco rischia di scatenare una vera guerra civile in Turchia. La politica di isolamento condotta dal governo non fa che aggravare il sentimento di malcontento dei kurdi. Smetterla con queste pratiche è l’unica condizione d’evitare una futura guerra civile. Affinché una tale situazione inaccettabile cessi e che i diritti del sig. Ocalan siano ristabiliti, noi chiediamo al Consiglio e al Parlamento europeo di prendere le proprie responsabilità nei confronti di questa situazione e di fare tutto quanto è in loro potere affinché la Turchia si adegui alla convenzioni internazionali garantendo i diritti dei detenuti. Noi esigiamo che l’Assemblea generale del parlamento europeo prenda le misure necessarie per porre fine a questa situazione. È necessario che l’UE faccia tutto quanto è in suo potere per impedire una possibile guerra civile che avrebbe luogo se questo isolamento continuasse. Crediamo che prenderete coscienza della necessità della vostra collaborazione effettiva a far rispettare il diritto internazionale.
Vi ringraziamo.                                         

13 febbraio 2003, Mahmut Sakar ( Avv. di Abdullah Ocalan)

La Corte europea stabilisce che la condanna a morte decisa per Abdullah Ocalan viola la  Convenzione Europea per i diritti umani

Kurdish Human Rights project, 12 marzo 2003 – COMUNICATO STAMPA

Condannare Ocalan alla pena di morte è stata una violazione a quanto previsto dalla Convenzione europea per i diritti umani contro i trattamenti disumani e degradanti, ha stabilito la Corte europea a riguardo di uno dei casi più significativi per i quali si è trovata a dover decidere negli ultimi anni.
Ha ritenuto che la condanna alla pena capitale nei confronti del Sig. Ocalan deve essere considerata, in quanto tale, come un trattamento disumano e che la pena capitale va adesso vista come “forma di pena inaccettabile”, la quale “non può più essere vista come avente una qualche legittimità in una società democratica”. La Corte ha anche ritenuto che i diritti di Ocalan, secondo l’Art. 6 della Convenzione sono stati violati sotto molti aspetti. Ha stabilito che egli non è stato condotto di fronte ad un tribunale indipendente e imparziale, che non gli è stato permesso di riferirsi ai propri avvocati mentre si trovava sotto custodia della polizia e interrogato e che né egli né i suoi avvocati sono stati in grado di accedere adeguatamente alle 17mila pagine del caso. La Corte ha anche ritenuto che complessivamente l’effetto dei trattamenti nei suoi confronti “ha limitato il diritto alla difesa e che il principio di un processo giusto è stato infranto”. Concludendo, la Corte ha stabilito che secondo l’Art. 5 della Convenzione i diritti del Sig. Ocalan sono stati violati, stabilendo che la durata della sua detenzione prima di essere stato tradotto di fronte ad un giudice e la sua impossibilità a modificare le sue condizioni di detenzione in arresti domiciliari hanno violato sia l’articolo 5§3, che l’articolo 5§4 della Convenzione. Adbullah Ocalan è stato trasferito dal Kenia nel 1999 e condannato alla pena di morte. È risultato chiaro dal processo che se condannata dalla Corte europea, la Turchia sarebbe stata forzata a fare un umiliante passo indietro nel trattamento nei confronti della sua posizione verso il suo accesso all’UE.  È largamente ritenuto che questa preoccupazione ha giocato un certo ruolo nell’avviare la Turchia a commutare la sentenza a morte del Sig. Ocalan in ergastolo senza possibilità di sconto di pena o di amnistia nel 2002, ma nel caso dell’originaria imposizione della pena di morte, ancora, si ritiene che siano stati violati i diritti del Sig. Ocalan secondo l’Articolo 3 e la Corte ha così emesso la sua dichiarazione più pesante condannando il ricorso alla pena capitale.
Kerim Yildiz, Direttore esecutivo del Kurdish Human Rights Project, ha commentato la sentenza “salutiamo con piacere il giudizio della Corte circa il fatto che la Turchia ha violato ancora la Convenzione sui diritti dell’uomo. Ci aspettiamo adesso che lo stato turco applichi pienamente quanto disposto dalla Corte e garantisca un nuovo processo”. Mark Muller, uno degli avvocati del Sig. Ocalan e presidente del KHRP ha detto “questa è una delle sentenze più significative della Corte europea. In un punto cruciale della sentenza la Corte ha confermato che la pena di morte nel XXI secolo non è più accettabile. Ha confermato l’applicabilità universale delle libertà fondamentali e i diritti di tutti i detenuti ad avere un processo giusto e a non essere soggetti a trattamenti disumani senza discriminazione per appartenenza etnica o per status politico.” Ha continuato dicendo che “Abdullah Ocalan è stato illegalmente rapito, insultato e sottoposto ad un processo umiliante ed ingiusto. I suoi avvocati sono stati continuamente minacciati e molestati nel corso di tale procedimento. La Corte ha confermato le violazioni da parte della Turchia delle disposizioni della Convenzione europea per i diritti umani nei confronti del Sig. Ocalan.  Adesso noi facciamo appello allo stato turco di riconoscere e applicare pienamente i termini e gli effetti di tale sentenza. Inoltre, facciamo appello allo stato turco a concederci pieno e incondizionato accesso dal nostro cliente, che da tre anni è tenuto in isolamento assoluto. Nelle ultime 15 settimane nessuno dei suoi avvocati è stato in grado di vedere il Sig. Ocalan. Dal nostro punto di vista ciò è totalmente inaccettabile e costituisce un ulteriore violazione dei suoi diritti umani”. Tim Oty, anche egli del collegio difensivo, ha detto “questa decisione rappresenta un maggiore punto di riferimento nel processo di abolizione della pena di morte a livello mondiale. Per quanto riguarda la posizione del Sig. Ocalan ciò lo tutela contro ogni rischio di esecuzione e, crediamo, dovrebbe portare le autorità turche a concedergli un totale riesame di fronte ad un tribunale indipendente ed imparziale beneficiando del pieno diritto alla difesa”.
Note:
* Il 14 dicembre 2000, la Corte europea per i diritti umani dichiarò ammissibile le richieste secondo gli Articoli 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 13, 14, 18 e 34 della Corte europea per i diritti umani.  * Un’ udienza  che ha visto la comparizione dei rappresentanti delle parti ha avuto luogo il 21 novembre 2000.
* Il collegio difensivo del Sig. Ocalan è composto in Gran Bretagna da Sir Sydney Kentridge QC (già avvocato di Nelson Mandela), Mark Muller, Tim Otty, Gareth Peirce, Louis Charalambous, kerim Yildiz, Philip Leach e in Turchia Hasip Kaplan, Irfan Dundar e Dogan Erbas. * La pena di morte in Turchia resta ancora valida “in caso di guerra o di imminente minaccia di guerra”.  (Una copia completa della sentenza è disponibile all’indirizzo http://www.ecrh.cor.int/)

LIBERTA’ PER OCALAN PACE IN KURDISTAN

Il destino di Abdullah Ocalan, simbolo per un ventennio dell’identità e dell’ansia di riscatto di un popolo negato, è oggi inseparabile dalla speranza di una soluzione pacifica e democratica della questione kurda in Turchia e in tutto il Medio Oriente. E’ impensabile l’ingresso della Turchia nell’Unione europea senza un’amnistia generale per i prigionieri politici, di cui Ocalan è il più rappresentativo e il più pesantemente isolato dal mondo, e senza un vero dialogo con la popolazione kurda, di cui Ocalan è il leader riconosciuto non solo in Turchia. In altri termini, l’incolumità e la libertà di Abdullah Ocalan sono la condizione fondamentale per il successo della sua proposta di pace e dignità e per ogni sviluppo positivo per il popolo kurdo e per il popolo turco. Viceversa, ogni peggioramento della sua situazione rischia di precipitare nuovamente l’Anatolia in una drammatica guerra civile.
La figura di Ocalan è la chiave di volta della pace e della guerra oggi come quattro anni fa, quando a Roma chiese asilo per sé e un’iniziativa di pace per il suo popolo, ed ottenne dalla magistratura il riconoscimento dell’asilo politico dopo l’illegale sequestro e la condanna a morte in Turchia, poi commutata nel carcere a vita.  Le forze politiche italiane che, al tempo della permanenza di Ocalan a Roma, assunsero unanimemente impegni volti a permettere una giusta pace nel Kurdistan turco, sono portatrici di una particolare responsabilità, anche per aver a suo tempo dichiarato che avrebbero garantito in ogni caso l’incolumità del leader kurdo. Questo attribuisce il dovere giuridico di vegliare sull’incolumità e di rivendicare la liberazione di Abdullah Ocalan, a tutte le forze e le personalità rappresentative della società italiana una particolare responsabilità nei confronti di Ocalan e del popolo dell’esodo, che tuttora guarda all’Italia con fiducia.
Queste responsabilità intendiamo assumerci in prima persona.
La responsabilità di difendere dalla criminalizzazione e dalla rimozione un processo di liberazione che ha rifondato l’identità negata di un popolo.
La responsabilità di rompere quotidianamente il muro di silenzio che vorrebbe blindare le mura della cella di Imrali e di tutte le carceri ed i tribunali speciali.
La responsabilità di difendere ed affermare, insieme al diritto d’asilo degli esuli kurdi, la loro identità linguistica e culturale e il diritto al ritorno in sicurezza e democrazia.
La responsabilità di rilanciare quel processo di dialogo e di pace, cui l’Italia s’impegnò anche con atti parlamentari prima della partenza da Roma di Abdullah Ocalan.

Primi firmatari:

 Tom Benettollo (Arci), avv. Arturo Salerni, avv. Desi Bruno e Fabio Marcelli (Giuristi democratici), Vincenzo Miliucci (Conf. Cobas), Carmine Malinconico e Dino Frisullo (Azad),  Davide Berruti (Assopace), Fabio Alberti e Anna Marconi (Un ponte per), Teresa Quattrociocchi (Donne in nero), Luciano Muhlbauer (Sin-cobas),  on. Ramon Mantovani,  on. Tiziana Valpiana  (PRC), on. Mauro Bulgarelli (VERDI) on. Giorgio Panettoni (DS),  sen. Cesare Salvi (DS), EMP Luisa Morgantini (PRC), on. Marco Rizzi e Jacopo Venier (PDCI), Saviano Giovani ( Centro di solidarietà internazionalista), Emilio Delmastro (Ass. Pro Natura),  avv. Milena Mottalini, Elena Doni, Pucci De Giovanni, Marco Bersani, Silverio Tomeo, Elisabetta Cassano, Giacinto Giuliani, Adelaide Gaggio, Sergio Brenna, Don Luigi Ciotti, Nella Ginatempo, Alex Zanotelli, Antonella Marrone, Piero Bernocchi (Cobas),  Sergio Razzore, Flavio Lotti (Tavola della pace), Vittorio Agnolotto, Gianni Minà, Filippo Sutera (Cub Sicilia)

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