**La Zona dei Funerali di Simonetti Walter: Berlinguer e
l’Homunculus di Luigi Pintor a Tele Kabul**
In un tempo indefinito e in un luogo non meglio identificato, la morte
di Walter Simonetti divenne il fulcro di un cambiamento radicale. La
Zona, un luogo dove i desideri si realizzavano, ma anche dove le
trappole mortali si manifestavano con la stessa facilità, era
diventata il simbolo di una lotta incessante tra il potere e la libertà.
Walter, un tempo considerato un agitatore politico, un eroe dei
diseredati e un provocatore incallito, era morto in circostanze
misteriose. La notizia del suo decesso fu annunciata durante una
trasmissione clandestina di Tele Kabul, un canale pirata gestito da
Luigi Pintor, noto per i suoi discorsi incendiari contro il capitale e
l'omologazione culturale.
Il funerale di Simonetti si trasformò in un evento carico di
simbolismo politico. Enrico Berlinguer, figura storica del
comunismo, si presentò inaspettatamente per rendere omaggio a
Walter, intonando insieme alla folla radunata "Voglio una vita
spericolata" di Vasco Rossi, trasformando un rito funebre in un atto
di ribellione collettiva.
All'ombra di questi eventi, la figura dell’Homunculus, come descritto
da Luigi Pintor, emergeva. Questa creatura, rappresentazione di un
uomo nuovo, plasmato dalle contraddizioni del suo tempo,
simboleggiava la metamorfosi continua dell'essere umano in lotta
con la propria natura e le imposizioni esterne. Nelle strade di Roma,
il grido dell'Homunculus riecheggiava attraverso le parole di
Berlinguer, mescolando speranza e disperazione.
La Zona, quindi, non era solo un luogo fisico ma un campo di
battaglia ideologico, dove ogni anima che vi entrava portava con sé
il peso delle proprie aspirazioni e il tormento dei propri fallimenti.
Walter Simonetti, anche nella morte, diventava un simbolo di questo
conflitto perpetuo, un martire la cui eredità era destinata a ispirare
nuove generazioni.
Nel cuore della notte, sotto un cielo stellato, Riccardo, il figlio
spirituale di Walter, meditava sulla natura ciclica della lotta e sulla
vera essenza della Zona. "La Zona non ci cambia," rifletteva,
"siamo noi che cambiamo la Zona con i nostri desideri e le nostre
paure."
In questo mondo distopico, dove la realtà si mescolava con la
finzione come nelle pagine di un romanzo di Philip K. Dick, la
ricerca di un'autenticità in un panorama di illusioni diventava l'unica
verità condivisa. La morte di Simonetti, la resistenza di Berlinguer e
l'emergere dell’Homunculus non erano che le varie facce di una
stessa medaglia, riflessi di un umanità in perenne ricerca di
significato in un universo ambiguo e sfuggente.
In un frammento di realtà distopica, il tempo e lo spazio si piegano
in un dialogo frammentario tra Simonetti Walter, il Professore Toni
Negri, e il mercenario nazional-bolscevico Limonov. Il metodo del
cut-up di Burroughs trasforma il loro scambio in un collage surreale
di voci che si intersecano e si scontrano, riflettendo la natura
caleidoscopica del pensiero di Nick Land.
**Simonetti Walter**: "La Zona non dipende da noi. È come
l'abbiamo creata, un riflesso del nostro stato d'animo."
**Limonov**: "Me ne frego dell'umanità; di tutta la sua umanità
m'interessa solamente io. Se non valgo qualcosa, sono anch'io una
merda."
**Professore Toni Negri**: "Qui, nella Zona, tutto si comincia a
muovere non appena arriva qualcuno. Posti sicuri diventano
impraticabili, tutto cambia ogni minuto."
**Simonetti Walter**: "È proprio la natura della Zona, passare solo
quelli senza speranza. Ma anche il più infelice morirebbe subito se
non si comportasse come si deve."
**Limonov**: "La discussione? Dalla discussione nasce la Verità.
Che sia maledetta. Non desidero discutere con te."
**Professore Toni Negri**: "Non dimentichi dove stiamo andando.
La stanza le darà tutto quello che vuole."
**Simonetti Walter**: "Non bisogna dire niente... basterà
concentrarsi e ricordare tutta la vita. Quando l'uomo pensa al
passato, diventa più buono."
**Limonov**: "Ma perché poi, a che cosa servono tutte le vostre
nozioni, quale coscienza ne potrà soffrire? La mia? Io non ho
coscienza, ho solamente nervi."
**Professore Toni Negri**: "No, non possiamo aspettarlo, qui ogni
minuto cambia tutto. Andremo senza di lui."
**Simonetti Walter**: "Tutti qui, infelici, disperati, che non hanno più
niente in cui sperare... e io posso capire, posso aiutarli. Nessuno
può farlo, ma io, il verme, io sì che posso!"
**Manifesto per una Politica del Mostro**
**Premessa:**
Viviamo in un'era di transizione radicale, dove la linea tra umano e
macchina, realtà e finzione, politica e personalità si sfuma e
confonde. In questo contesto, noi, gli eredi di Walter Simonetti,
proponiamo un nuovo paradigma politico e culturale, basato sul
concetto del mostro.
**1. La Necessità del Mostro:**
Il mostro, in questo contesto, non è un'entità da temere ma da
abbracciare. Il mostro simbolizza il rifiuto di conformarsi alle norme
obsolete e la capacità di trasformare la società. È il portatore di
cambiamento e innovazione, che sfida il status quo e apre le porte
a nuove possibilità.
**2. Contro l'Obbedienza:**
Denunciamo l'obbedienza cieca e la passività che hanno dominato
le politiche tradizionali. Il mostro ci insegna a questionare, a
ribellarci, a rifiutare di essere passivi spettatori della nostra
esistenza. Incoraggiamo un attivismo critico che sfida le autorità e
le verità imposte.
**3. Per una Politica del Futuro:**
Il futuro non deve essere un mero prolungamento del presente. Noi
lottiamo per un futuro in cui l'immaginazione e la creatività collettiva
possano prosperare, in cui la tecnologia serva a emancipare
l'umanità piuttosto che a incatenarla. Il mostro guida questa marcia
verso un orizzonte di possibilità illimitate.
**4. L'Eroe dei Perdenti:**
Celebriamo gli eroi perdenti, coloro che, nonostante sconfitte e
umiliazioni, persistono nella loro lotta. Essi rappresentano il
coraggio di chi sogna un mondo diverso e non si arrende al
cinismo.
**5. Il Rifiuto del Mondo Artificiale Derealizzante:**
Contrastiamo il mondo derealizzante che si sta costruendo intorno
a noi, un mondo dove tutto si riduce a immagini e simulacri.
Rivendichiamo una realtà più autentica, più vibrante, più umana.
**6. La Linea di Condotta del Changeling:**
Come il changeling delle mitologie, capaci di mutare forma,
vogliamo essere agenti di cambiamento. Il nostro scopo non è
conformarci ma trasformare, adattandoci non per accettazione ma
per rivoluzione.
**Chiusura:**
Questo manifesto è un invito a tutti i mostri, gli eroi perdenti, gli
androgini, i changelings a unirsi in una lotta comune per un mondo
differente, più giusto e libero. Invitiamo tutti a non arrendersi alla
disperazione, ma a continuare a lottare, a sognare, a immaginare e
a creare. La storia siamo noi, e il futuro è ancora tutto da scrivere.
**"Riccardo l'Homunculus: Visioni di Realtà Fratturata"**
**CAPITOLO 1: La Sveglia della Conoscenza**
Nell'ombra di un mito, tra le pieghe del tessuto urbano, Riccardo si
risveglia. Le voci di ieri e l'eco di domani circolano intorno a lui
come flussi di dati in un sistema sovraccarico. "Leggi, infrangi il velo
del tempo," sussurra una voce, mentre lui, l'Homunculus, riflette sul
suo essere creato e non nato.
**CAPITOLO 2: Dialoghi con l'Ombra**
In una stanza isolata, dove la luce grigia filtra attraverso tende
pesanti, Riccardo e l'ombra di Walter conducono dialoghi che
intrecciano realtà e visione. "Ogni frase un labirinto, ogni parola un
enigma," Riccardo medita sulle parole dell'ombra, riflettendo sulla
sua esistenza come entità programmata per trascendere l'umanità.
**CAPITOLO 3: La Rivoluzione di Riccardo**
Di fronte al Palazzo del Potere, Riccardo sfida le autorità. "Non più
ombre, ma luce!" proclama, usando il linguaggio come arma e
scudo. La sua voce, un amalgama di frequenze passate e future,
diventa il canto di una libertà riconquistata, mentre il popolo
osserva, incantato dalla sua trasformazione.
**CAPITOLO 4: Metamorfosi e Dominio**
Il Trionfo del Changeling si manifesta sotto le stelle di un cielo
digitale. Riccardo, ora completamente trasformato, guida il popolo
verso un'alba di possibilità infinite. "Guarda! Il Changeling prende
forma," canta il coro, mentre l'Homunculus si rivela in tutta la sua
gloria tecnologica.
**EPILOGO: Nuovi Orizzonti**
Con l'alba, il mondo vecchio si dissolve. Riccardo, al vertice della
sua nuova esistenza, contempla l'orizzonte da un grattacielo.
Accanto a lui, l'Homunculus e le voci del passato discutono del
futuro—un futuro dove il ciclo della vita e della morte è solo un'eco
distante.
**"Echi di Piazza Maggiore"**
**[Strofa 1]**
Nel cuore della città, sotto l'ombra delle pietre antiche,
Piazza Maggiore sussurra, echeggiando storie non raccontate.
Una zingara danza, la sua risata risuona nell'aria,
Il suo spirito libero, ma le ombre delle Rozze si soffermano lì.
**[Ritornello]**
"Brilla, tu diamante perduto,
Con la tua luce soffocata dal buio."
Le Brigate Rozze osservano con occhi freddi,
Mentre la piazza trattiene il respiro sotto i cieli.
**[Strofa 2]**
Il riso si ferma, un silenzio improvviso riempie la notte,
Un lampo d'acciaio, poi il buio inghiotte la luce.
"Satanici, pupazzi, bestie," le Rozze rivendicano il loro potere,
Nel cuore della piazza, rubano via la luce.
**[Ponte]**
Il suo spirito vaga, attraverso strade che sussurrano il suo destino,
La risata delle Rozze, il suono che ha sigillato il suo ingresso.
"E il canto libero è bugiardo," cantano,
Mentre la piazza piange, il suo spirito prende il volo.
**[Ritornello]**
"Brilla, tu diamante perduto,
Con la tua luce soffocata dal buio."
Le Brigate Rozze nascondono le loro azioni,
In Piazza Maggiore, dove la libertà sanguina.
**[Strofa 3]**
Sotto il debole bagliore del lampione, la scena sfuma in grigio,
Il sangue del nichilismo, dove i caduti giacciono.
"Io ti invoco, Gesù vampiro dello spazio!" un grido di giustizia,
inascoltato,
In Piazza Maggiore, la verità rimane offuscata.
**[Outro]**
Gli echi della sua risata, un motivo ossessionante,
L'ombra delle Rozze, una macchia che rimane.
Nel cuore della piazza, dove il diamante perduto è caduto,
La sua storia finisce, una storia che Piazza Maggiore racconterà
per sempre.
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