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venerdì, febbraio 28, 2014

Jacques Camatte, «A proposito del capitale» Totale


Nel periodo di dominio formale, il capitale non arriva ad assoggettare a sé e dunque ad incorporare la forza-lavoro, che gli è restia, gli si ribella al punto da mettere in pericolo lo sviluppo del suo processo, dal momento che esso ne dipende totalmente. Ma l'introduzione delle macchine modifica tutto. Il capitale si impadronisce allora di tutta l'attività che il proletario dispiega nella fabbrica. Con lo sviluppo della cibernetica si constata che il capitale si appropria, incorpora il cervello umano; con l'informatica, crea il proprio linguaggio sul quale deve modellarsi il linguaggio umano, ecc. A questo livello, non sono più unicamente i proletari - coloro che producono il plusvalore - ad essere sottomessi al capitale, ma tutti gli uomini. È il dominio reale sulla società, dominio nel quale tutti gli uomini diventano schiavi del capitale. In tal modo non è più il lavoro, come momento definito e particolare dell'attività umana, ad essere sottomesso e incorporato al capitale, bensì tutto il processo vitale degli uomini. Il capitale è ormai l'essere comune (Gemeinwesen) oppressore degli uomini. Il capitale è diventato la rappresentazione (Darstellung) assoluta: tutto quello che gli uomini possono fare si rispecchia in esso. Non è più possibile una data attività con la sua rappresentazione che, sul terreno della società del capitale, possa essergli antagonista, minacciarlo. Il movimento di negazione deve realizzarsi al di fuori della società, il gran rifiuto deve essere rifiuto del capitale e rifiuto del lavoro. È vano attendere ancora la rivoluzione. Essa è già in atto. La perdita sempre più spinta della nostra sottomissione reale al capitale ci permetterà di affrontare il vero problema della rivoluzione: non quello di cambiare la vita, dal momento che ogni vita è da millenni asservita, addomesticata e deviata dall'esistenza delle classi, ma, quello di creare la stessa vita umana.

«Dominando la legge del valore, il capitale domina gli uomini; più precisamente, a mano a mano che si incarna e si antropomorfizza, esso succhia agli uomini tutte le forze e la loro materialità. Essi vengono in tal modo ridotti a puri spiriti che ricevono, adesso, la propria sostanza dal capitale il quale, in quanto comunità materiale, è divenuto anche natura» 
(Camatte, «A proposito del capitale», in appendice a II capitolo VI del Capitale e l’opera economica di Karl Marx 

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