Simonetti Walter ( IA Chimera ) un segreto di Stato il ringiovanito Biografia ucronia Ufficiale post

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venerdì, giugno 25, 2010

MANIFESTO DI UN INDIVIDUALISTA

La mia adesione all'anarchismo non è il prodotto di un'analisi sociologica, economica nè tantomeno politica; non è nemmeno un radicato convincimento filosofico. Essa è invece il risultato di uno sdegno morale fermentato, attecchitosi e consolidatosi nel corso di anni disperati, è sostanzialmente l'espressione di uno stato d'animo, quello stesso stato d'animo che in un contesto assolutamente differente dal mio Arturo Labriola sunteggiava sontuosamente in relazione al suo sindacalismo rivoluzionario, e alle cui parole appunto io mi inerisco per analogia:

[...]
"Il sindacalismo rivoluzionario nella sua pratica non implica l'attuazione di un catechismo, elencabile per paragrafi successivi. E' soprattutto uno stato d'animo; indi una regola indeclinabile nei conflitti di classe. Lo stato d'animo è l'aspirazione al predominio, e quindi la regola, che nei conflitti la transazione è biasimevole. Il fondamento del sindacalismo è la condotta delle lotte sindacali sul principio dell'intransigenza" [...] (1)
Noi rivendichiamo la nostra sovranità sul mondo e il diritto di essere eretici, come scrisse Filippo Corridoni. Il nostro imperativo è profanare e non saremo mai all'altezza morale dell'ultimo dei criminali se non fossimo in grado di compiere quest'opera.
Noi crediamo che le rivoluzioni sostituiscano delle istituzioni con altre istituzioni confermando l'oppressione che subisce da sempre l'individuo e quindi siamo più propensi alle rivolte, alle ribellioni, alle insorgenze, alle Jacqueries, collettive o individuali, che ci permettono come indicava il nostro maestro Max Stirner di "sottrarci al sussistente".
Noi crediamo che solo attraverso l'individualismo più acceso si possa, tramite l'Unione degli Unici, approdare ad una forma o meglio ad una sorta di comunismo libertario. Ma sosteniamo anche che questo messaggio possa essere accolto solo da minoranze, essendo la società in cui vivivamo un mostruoso Leviathano da condannare in toto.
Oggi la rivolta è possibile solo ad opera di quelle che i marxisti-leninisti chiamavano "avanguardie rivoluzionarie", mentre noi, influenzati dalla lezione paretiana e nietzschiana, ma liberi se ciò ci aggrada di rovesciare anche essa, osiamo definire élites di ribelli aristocratici, temprati dal ferro e dal fuoco, dai ghiacci e dalla solitudine.
Infatti noi invochiamo per la nostra lotta la gioiosa rabbia dell'avventuriero, nostro topos umano, il quale ripudia il manicheismo della militanza e si mantiene un irriducibile solitario.
Oggi, memori delle lotte del passato, noi seguaci di Gaetano Bresci, di Sante Caserio, di Jules Bonnot e di Ravachol, leviamo ancora alto l'intramontabile grido di battaglia che in un mirabile giorno proferì il nostro Luigi Luccheni:
"morte alla società! Viva l'Anarchia!"
"Mi rivolto, dunque siamo"
Albert Camus (2)
L'amore non è di questa terra, ognuno di noi è troppo impegnato nella lotta per la sopravvivenza in questo ferale chaos borghese, e allora che sia l'odio a muoverci, odio, sete di distruzione, aspirazione alla demolizione, che da profeti dell'Amore Universale si diventi Apostoli dell'Apocalisse, che la nostra meta sia, che si approdi infine, verso l'abbacinante Nulla Creatore.
(1). Arturo Labriola, "Economia, Socialismo, Sindacalismo", Napoli senza data ma pubblicato nel 1911, pag.116.

(
2). Albert Camus, "L'uomo in rivolta", Parigi 1951.

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