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giovedì, dicembre 05, 2013

IL LIBRO DEI PIACERI Raoul Vaneigem


IL LIBRO DEI PIACERI
Raoul Vaneigem

Introduzione


TABULA RASA

All'aurora in cui spunta la vita, si
spegne la lunga notte della merce unica e
derisoria luce di una storia inumana. Non
basta che le passioni siano state piegate
sul filo dei secoli sotto lo sguardo obliquo
della morte, avvitati i desideri, in senso
contrario alla vita e fondata la maggior
parte dell'esistenza sulla ricerca
sanguinosa del profitto e del potere?
Non basta che le vostre rivoluzioni portino
sulla fronte una macchia intellettuale di sangue? Anche la violenza
cambia di base.
La sopravvivenza svenduta oggi nella disfatta del mercato di scambio,
è la produzione della miseria quotidiana, una specie di industria
totalitaria se lo e’, e soccombe a sua volta a quella che voi chiamate la
crisi, e che è solo il crollo della vostra civilizzazione mortifera.
La società mercantile non ha plasmato niente di umano, all'infuori dello
stampo parodistico che è servito ad estenderla dappertutto. La
parcellizzazione che il valore di scambio impone al vivente non tollera
che dei frammenti di uomini, degli embrioni pazientemente disseccati
nella provetta sociale della redditività, degli esseri condannati a non
appartenersi ma perché appartengono a una potenza,prima spogliata
del mantello divino e poi denudata della sua carne ideologica fino a
rivelare il meccanismo scheletrico della sua astrazione: l’Economia.
Tutto si e’ giocato su di essa, in un destino che doveva da allora
giocare contro di noi.
E’ forse vero che la vita trae il suo senso dalla morte, che l'energia
individuale è necessariamente votata al lavoro, che nessuno sfugge al
giudizio degli dei, degli uomini, della storia, che tutto si paga presto o
tardi, che ragione e sragione guidano il corpo, che una esistenza vale
per la sua assenza - per il suo sacrificio, la sua utilità, la sua immagine
di riguardo -, e che l'autorità e il denaro vincono, in fin dei conti,
sull'amplesso amoroso, sul sorso di vino fresco, il sogno, il profumo del
timo delle Alpilles, perché ne regolano il prezzo? Se le cose stanno
così, si tratta delle verità di un mondo alla rovescia, con cui non ho
niente a che fare.
La vera vita non è ancora venuta alla luce. Essa spunta fra i passi
degli ultimi uomini incompiuti, fra i nostri passi. Poiché abbiamo
imparato bene a stancarci di tutto ci stanchiamo ora di morire sotto le
apparenze del vivente.
Alla fine della disperazione, la strada si ferma o risale. Alla vostra
società, dove la volontà diventa stupro e lo slancio vitale riflesso di
morte, sarò irrimediabilmente solo a opporle il godimento che non si
mercanteggia, a opporre il desiderio irriducibile all'economia, la
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gratuità del piacere strappato alle leggi del dare-avere? Anche lo
scoraggiamento e la mancanza di fiducia istillatami dall'infanzia hanno
perso il potere di persuadermene.
Se il progresso dell'umano nella merce ha potuto un tempo dissimulare
il progresso della merce nell'umano, non fatevi ingannare, il
comportamento individuale verificato sullo stato dei conti e del bilancio
quotidiani non resisterà di più all'irruzione della vita nella storia. Sulla
supremazia economica al declino si alza la clava collettiva della volontà
di vivere.
La noia crescente per i piaceri della
sopravvivenza -che sono i piaceri del
mondo alla rovescia- reclama la scoperta e
l'emancipazione dei piaceri della vita che vi
si trovano inghiottiti. La loro creazione
implica la distruzione di un sistema
dominante che essi non riusciranno a
distruggere senza prima avere avviato
immediatamente la loro realizzazione. La
rivoluzione non è più nel rifiuto della
sopravvivenza. Ma in un godimento_di_sé
che tutto congiura a interdire, a cominciare
dai sostenitori del rifiuto .Contro la
proletarizzazione del corpo e dei desideri,la
sola arma alla portata di tutti e’ il piacere senza partita.
Vivere controcorrente la vita, questa è stata la norma. Pertanto il
rovesciamento di prospettiva si opera oggi sotto i nostri occhi
scombussolando gli architetti dell'inversione. Esso segna la fine dell'era
economica alla soglia dell'autogestione generalizzata. Tiene occupato il
cuore di tutti e sta al centro delle condizioni storiche. E
Fonda sulla gratuità dei godimenti il sabotaggio del circuito mercantile
che paralizza i muscoli e spezza i nervi per inibire il desiderio in nome
del lavoro, del dovere, della costrizione, dello scambio,del senso di
colpa, del controllo intellettuale, della volontà di potenza. In esso, ciò
che mi uccide con le migliori delle ragioni, si separa da quello che mi
spinge a vivere senza ragioni. In esso, il rifiuto della sopravvivenza è
vinto dall'affermazione della vita insaziabile.
La gente è così abituata ad avere paura, a uccidere, a disprezzare
e odiare che tende ad annientare chiunque le dica che forse si sbaglia
e che il suo atteggiamento e’ solo odio della propria vita. Essa
preferisce le droghe che sopprimono la disperazione, e l'illusione di
averla guarita la entusiasma, ma il male è sempre là che la divora
L'emancipazione non ha peggiore nemico di chi pretende di
cambiare la società e non smette di dissimulare, esorcizzandolo, il
vecchio mondo che si porta dentro. Procuratori della rivoluzione,
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sniffatori di radicalità, bottegai del merito e del demerito, questi sono
gli avversari corazzati di nevrosi contro cui va a urtare, con incredibile
violenza, tutto quello che comincia a muoversi al ritmo di una vita
senza coercizioni
Gli uomini del rifiuto, io li conosco, essendo stato uno di essi per
diverse ragioni. Sotto le vesti del loro eccesso di critica si agita il
braccio secolare delle peggiori inquisizioni.
Che disprezzo di sé c'è in chi si traveste facendosi lustro di quello che
proietta in negativo sugli altri!
In un sistema che prolifera distruggendo i suoi produttori, e dunque,
distruggendosi, come non diventare alleati della merce quando,
celebrando il godimento con le grida della impossibilità a godere, si
rinuncia a emancipare i propri desideri dall'impresa economica
Che li capovolge?
I suicidi hanno un bel vituperare il mondo dominante, essi vi si
comportano da servi spingendo lo zelo fino a rinnovare il letamaio
sociale lasciandosi marcire dentro. A forza di patire perché niente
cambia, si sono adattati ad andare d’accordo nel non cambiare niente.
Il tramonto del vecchio mondo, loro l'hanno fatto così bene da
mescolare al suo de profundis la propria orazione funebre. « Vivere -
dicono - significa consumarsi alle evocazioni dell'amore e dell'amicizia
senza riscaldarsi ». Queste storie invecchiate puzzano di chiuso. E per
questo che le si rispettano, di più, sia che vengano da uno junker
moribondo che da un burocrate incallito. Anche la putrefazione rende
nobili.
Lavoratori dell'ordine e del disordine, della rimozione e della
disinibizione, il processo autodistruttore della merce programma la
vostra constatazione d'inesistenza. La morte vi coglierà come siete
usciti dalla vita con la malinconia del contabile che fa i suoi bilanci
quotidiani della miseria, o con il pennacchio dell’ambulante che si
esalta allo spettacolo critico della sua fine esemplare. Voi avete
appreso dal potere, esecrato e venerato a un tempo,l'altezzosità del
rifiuto che autorizza a tutte le bassezze, ma la vita si prende gioco
dell'ipocrisia dei migliori nel bicchier d'acqua della teoria. Dai piaceri
nascerà l'audacia, e il riso che ignora gli ordini, le leggi, la misura,
abbatterà, con l'innocenza del bambino, tutto quello che giudica,
reprime, calcola, e governa ancora.
Mentre l'intellettuale si dà da fare per passare dal buco della serratura,
a chi preme un mondo dei desideri spalanca la porta, volgarità
imperdonabile per chi attende l’avvento del pensiero, là dove la vita
soltanto può raggiungere il
compimento. L'astrazione progressiva del processo mercantile ha fatto
della testa il rifugio del vivente, ma non rimane, per regnare su una
parvenza di corpo, che un'ombra di potere in una torre di crani. Le
ferite dell'invecchiamento, fonte di tante nostalgie, sono la rinuncia di
se’, la scarificazione del piacere segnato nel vivo dalla rabbia della
parvenza, il biso-gno di dominare, la volontà di potenza.
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La maggior parte delle vostre verità non hanno per esse che la forza
del disprezzo che le ha versate. Esse s'impongono con durezza, da
quando delle generazioni hanno appreso ad ammettere le cose a forza
di schiaffi e di mortificazioni. Il primo argomento che arriva soggioga
d'autorità lo spirito, dal momento che lo viola, in modo che lo spirito
possa violarlo a sua volta. Cos'è un sapere fondato sul tacito postulato
che non si è mai così bene serviti come da se stessi?
L'uomo influente si accorge presto che,
mentre agisce su di loro, è un fantasma
nella testa degli altri. Se spera di salvare
questo fantasma di sé « per il bene dei
suoi simili » si perde e si sbaglia con loro.
E’ per questo che non ho l'intenzione di
convincervi. Non mi preoccupo affatto di
aggiungere disprezzo al disprezzo che già
portate per interposte persone. Per quanto
scrupolosi siate a prestare orecchio ai
messaggeri della vostra autodistruzione,
orecchio che vi sarà restituito con l'interesse, preferisco, con
disinvoltura, attendere che il piacere vi renda sordi prima o poi a tutto
quello che non viene ad accrescerlo
Noi ci siamo troppo battuti per mancanza, non abbastanza per
abbondanza. Che i morti seppelliscano i loro morti! La mia felicità non
si nutre di virtù, soprattutto non di virtù rivoluzionarie. Prendo il mio
piacere da ciò che vive. Chi rinuncia al suoi desideri muore avvelenato
dalle verità morte.
La buona terra sa vedere in tutte le cose, in tutti gli eventi e in tutti gli
uomini una semenza, una pioggia, un raggio di sole benvenuti. Si
arricchisce di quello che prende come di quello che offre.
Cos'è un libro che non conduce al di là di tutti i libri? Le cose che
rimandano a se stessi si scrivono con il gusto della pienezza e non
sotto la sferza degli imperativi.
Sicuramente il libro dei piaceri non sfugge alla menzogna della
intellettualità, del pensiero separato che regna sul corpo e lo reprime,
ma è la menzogna che ciascuno porta in sé e che il godimento
accettato senza riserve ha la facoltà di dissolvere. Le tracce che ne
rimangono qui, ebbene, che i vostri desideri le cancellino nello stesso
momento che cancellano il grande inquisitore della vostra cerebralità!
In ogni essere, in ogni creazione, io non prendo che quello che mi
piace e lascio il resto.
Alla larga, giudici integri! -Questo non è per voi. Perché dovrei essere
tollerato da uno che non sopporta se stesso? Quello che pensate del
libro, non m’interessa, quello che ne farete riguarda solo voi. Non ho
niente da scambiare. Se voi sapeste queste cose e di migliori, non le
fareste sapere?
Chi impara ad amarsi, al di là dei sensi di colpa e della paura di gioire,
sa che a dispetto dei miei errori non retrocedo di un pollice dalla mia
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volontà di creare, con la sovversione totale di una società che la
inverte una società fondata sulla volontà di vivere individuale. E non
ignoro che il suo desiderio è uguale al mio.
Cogliere il più gran piacere a essere quel che sono, ho mai cercato un
presente diverso? Rallegrarmi così che la mia gioia non si sciupi più nel
malessere limaccioso degli altri. Se sapessero questi bravi cittadini che
razza di dinamite si portano dietro! Gli stracci dell'umiltà e gli orpelli
della megalomania li hanno così bene convinti di non valere niente,
perché sono vestiti di niente, che i loro occhi sono spenti a ciò che
resiste di vivo sotto il blocco affettivo e le sue disinibizioni
compensatorie. Chi spezzerà la pietra millenaria posta sopra
l'autonomia individuale? E’ da troppo tempo che imparare a vivere
significa imparare a morire.
« Quando faccio una ruota - dice il carradore - se la faccio con
dolcezza, sarà molle e poco solida, se la faccio con durezza, sarà
solida, ma rozza. Se non faccio uso né di troppa dolcezza, né di troppa
durezza, ma come va spontaneamente la mano, essa sarà costruita
secondo le mie intenzioni. Non si può spiegare a parole ». Come le
parole cominciano qui dove tace la mia esperienza vissuta, così
l'esperienza di ciascuno nel prenderle « nel loro verso » mi offre la
possibilità di raggiungerla e di avanzare con essa. Solo la volontà di
vivere individuale farà del libro dei piaceri ciò che è per me, un
impulso a godere non imposto dall'esterno.
Mi piace ridere con l'umorista viennese che dichiarava: « molti sperano
di farmi fuori, molti di passare un'oretta di conversazione in mia
compagnia. Sono generalmente gli stessi ». Cercarmi o rifiutarmi, che
derisione! Ma non posso difendermi, di contro, dal sentimento che
chiunque si reprime, si rifiuta e si volge verso la morte aggiunge alla
mia emancipazione un ostacolo di cui farei ben a meno.
La chiave è in ciascuno. Non ci sono istruzioni per l'uso. Quando avrete
scelto di non riferirvi che a voi stessi, riderete del riferimento a un
nome - il mio, il vostro - a un giudizio, a una categoria, cesserete di
imparentarvi a quella gente a cui il rimpianto astioso per non aver
partecipato a un movimento della storia impedisce ancora di inventarsi
una vita per se stessi.
Dipende solo da noi diventare
gl'inventori della nostra vita. Quanta
energia gettata in questa vera fatica che è
vivere in virtù degli altri, quando sarebbe
sufficiente applicarla per amore di sé, al
compimento dell'essere incompiuto.
Voglio darmi all'anonimato dei desideri,
lasciarmi sommergere dalla mia propria
abbondanza.
A forza di snaturare ciò che pareva ancora
naturale, la storia della merce tocca il punto
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dove bisogna deperire con essa, o ricreare una natura, una umanità
totali. Sotto l'inversione dove il morto mangia il vivo, il soprassalto
dell'autenticità abbozza una società dove il piacere va da sé.
A ogni momento, il mio io si scopre intimamente mescolato ai residui
di ciò che l'ha represso e un dialogo appassionato incomincia a
sciogliere il nodo per liberare questo impulso sessuale globale, questo
soffio vivificante che niente dovrebbe soffocare. Il mio godimento
implica Così la fine del lavoro, della costrizione, dello -scambio,
dell’intellettualità, del senso di colpa, della volontà di potenza.
Non vedo alcuna giustificazione –se non economica- alla sofferenza
alla separazione, agli imperativi, ai rimproveri, al potere. Nella mia
lotta per l'autonomia, c’e’ la lotta dei proletari contro la loro
proletarizzazione crescente, la lotta degli individui contro la dittatura
onnipresente della merce. L'irruzione della vita ha aperto la breccia
nella vostra civilizzazione di morte.
Voi incriminate la mia soggettività? Come vi pare, ma fate attenzione
che la vostra non vi batta un giorno o l'altro sulla spalla e vi ricordi la
vita che state penosamente perdendo. La mia ingenuità ha sul vostro
candore un vantaggio incomparabile, essa trabocca di piacevoli mostri,
mentre voi chiamate chiaroveggenza l'ingenuità che vi abitua a vivere
da millenni nel disprezzo del godimento.
La rinascita degli individui io l'anticipo in me con una gioia che è come
l'emanazione della primavera dalla terra. E anche se fossi solo a
sentirla, mi resterebbe la piacevole follia d'aver voluto vincere la morte
liberando i desideri dal suo ascendente. « 0 mia volontà, tregua di ogni
miseria, che sei in me e sopra di me, volontà di vivere che chiamo
destino, preservami dalla vittoria e dalle sue disfatte, riservami per
insaziabili godimenti».

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