"La verità, per quanto dolorosa, per quanto carica di conseguenze che sconvolgono l'esistenza, è condizione indispensabile per la vita. Non si tratta della semplice verità di un nome, un origine o una filiazione. La verità afferma, è la condizione per essere se stessi". Victoria Donda
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mercoledì, dicembre 25, 2013
Lenin Stato e Rivoluzione
Prefazione alla prima edizione
Il problema dello Stato assume ai nostri giorni una particolare importanza, sia dal punto di
vista teorico che dal punto di vista politico pratico. La guerra imperialista ha accelerato e
acutizzato a un grado estremo il processo di trasformazione del capitalismo monopolistico
in capitalismo monopolistico di Stato. L'oppressione mostruosa delle masse lavoratrici da
parte dello stato, il quale si fonde sempre più strettamente con le onnipotenti associazioni
dei capitalisti, acquista proporzioni sempre più mostruose. I paesi più avanzati si
trasformano - ci riferiamo alle loro "retrovie" - in case di pena militari per gli operai.
Gli inauditi orrori e flagelli di una guerra di cui non si vede la fine, rendono insostenibile la
situazione delle masse, aumentano la loro indignazione. La rivoluzione proletaria
internazionale matura in modo visibile, e il problema del suo atteggiamento verso lo Stato
assume un significato pratico.
Gli elementi di opportunismo che si son venuti accumulando nel corso di decenni di
sviluppo relativamente pacifico, hanno fatto sorgere la corrente socialsciovinista che
domina nei partiti socialisti ufficiali di tutto il mondo. Questa corrente (Plekhanov,
Potresov, Bresckovskaia, Rubanovic, e, in forma appena velata, i signori Tsereteli, Cernov
e consorti in Russia; Scheidemann, Legien, David e altri in Germania; Renaudel, Guesde,
Vandervelde in Francia e nel Belgio; Hyndman e i fabiani in Inghilterra, ecc.), - che è
socialismo a parole e sciovinismo nei fatti - si distingue per l'adattamento piatto, servile dei
"capi" del "socialismo" agli interessi non solo della "propria" borghesia nazionale, ma
precisamente del "proprio" Stato, giacchè da lungo tempo la maggior parte delle cosiddette
grandi potenze sfruttano e asserviscono numerosi popoli piccoli e deboli. Orbene, la guerra
imperialista è appunto una guerra per la spartizione e la ridistribuzione di un simile bottino.
La lotta per sottrarre le masse lavoratrici all'influenza della borghesia in generale, e in
particolare della borghesia imperialista, è impossibile senza una lotta contro i pregiudizi
opportunistici sullo "Stato".
Esamineremo innanzitutto la dottrina di Marx e di Engels sullo Stato, soffermandoci più a
lungo sugli aspetti di questa dottrina che sono stati dimenticati o travisati
dall'opportunismo. Studieremo poi in special modo il più autorevole rappresentante di
queste deformazioni, Karl Kautsky, il capo più noto di quella Seconda Internazionale
(1889-1914) così miseramente fallita nel corso della guerra attuale. Trarremo infine i
principali insegnamenti dall'esperienza delle rivoluzioni russe, del 1905 e soprattutto del
1917. Quest'ultima, a quanto pare, volge in questo momento (principio d'agosto 1917) al
termine della sua prima fase di sviluppo; ma tutta questa rivoluzione non può essere
concepita se non come un anello della catena delle rivoluzioni proletarie socialiste
provocate dalla guerra imperialista. La questione dell'atteggiamento della rivoluzione
socialista del proletariato nei confronti dello Stato acquista quindi un significato non
solamente politico pratico, ma assume anche un carattere di scottante attualità, perchè si
tratta di far comprendere alle masse che cosa dovranno fare per liberarsi, in un avvenire
prossimo, dal giogo del capitale.
Agosto 1917, l'Autore
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